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 il letto di silvietta con rios... di Carvelli
 
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Una volta mi disse che a New York l’arte del farsi strada dipende da quanto si è bravi a esprimere il proprio malcontento in modo interessante. L’aria è satura di rabbia e lagnanze. La gente non ha pazienza di stare ad ascoltare uno che si lamenta dei propri problemi, a meno che non lo faccia in modo divertente.

Don De Lillo
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 14/06/2006 @ 14:17:19, in diario, linkato 779 volte)

Segnalo da www.ilpostodeilibri.it il prezioso lavoro di Gaja Cenciarelli e Angela Scarparo dal cui mi permetto di estrarre...

Le donne felici (almeno un po’) sono quelle capaci di fuggire, non quelle che stanno a casa.

 

Un’altra cosa che si scopre da parte di scrittori meno cattolici e più rivoluzionari (non ho detto più grandi, Dostoevskij è sì grande, ma reazionario, e non c’è nulla di male in questo) è che per essere felici bisogna fuggire dalla casa paterna. Bisogna rifiutarne la morale, il diritto. Questo ha in mente Mathilde de La Mole dopo che si è innamorata di Julien Sorel ne Il rosso e il nero, meraviglioso romanzo di Stendhal. O bisogna fuggire dalla casa del fratello conservatore e rompicoglioni, come fa Angela Pietranera ne La certosa di Parma. altro moderno romanzo stendhaliano. Angela che nella fuga, nella mancanza di denaro e in un quartierino a Milano riesce, se non a essere felice, almeno a starsene tranquilla. Sono tutte indicazioni precise, queste: indicazioni di vita, di morale, di diritto, di diritti, e quindi anche politiche. Così come è politico, quel personaggio di donna anziana creato da Dickens. Una signora settantenne, che passa il suo tempo in fuga, con una casa provvisoria, (la sua casa è dentro di sé, sembra dire!) raccattando (siamo nella metà dell’800) bambini abbandonati per spirito di solidarietà. E’ forte. Sa tutto E’ una della poche che (con quel senso di anticipazione tipico dei bravi artisti, Dickens descriva) mentre muore dentro una fabbrica dove ha cercato rifugio, ci racconti quanto di brutto e di disperante possa portare la rivoluzione industriale. Un’altra indicazione: Middlemarch, George Eliot. Una donna intelligente, istruita, bella e brava, nella casa del marito (istruito, ma noioso e borghese) trova la più completa fra le infelicità. Ma che bisogno aveva questa meravigliosa, di questo marito, ti viene da chiederti? E ancora: La lettera scarlatta, Hawthorne. La fuga imposta alla protagonista che ha fatto una figlia fuori dal matrimonio si rivelerà una fortuna. Passati i primi tempi, lei, attraverso il rapporto con la bambina, lei che ha rinunciato a una solida casa in Europa, si libererà della morale che le ha imposto l’esilio – che era anche la sua – per trovare qualcosa che assomigli alla felicità. Libera dai padri – c’è la storia di una delle prima colonie americane in questo libro – dal padre, dalla casa, dalle case. Con una piccola casa dentro di sé, per sé, per sempre. Perchè chi la casa ce l'ha dentro di sé per una volta assumerà un'abitudine a cui farà fatica a rinunciare.

Il resto in www.ilpostodeilibri.it/joyce_55.htm#1

Post-illetta mia

Mi affascina l'idea di animare l'inanimato o meglio di restituire l'anima (è un vero e proprio atto di risarcimento) agli oggetti. Forse è che non siamo più animisti, siamo troppo antropocentrici, siamo consumisti...boh magari c'è statto un atto che ci ha separato dalle cose. E non dev'essere stato come mangiare una mela vietata. Forse però ogni giorni degli atti ci possono restituire le cose e ci dobbiamo provare. Come se fosse una piccola missione verso quello che riteniamo senza anima (inanimato). E invece moriamo per aver respirato una sostanza, bevuto o mangiato cose che non ci fanno bene, investiti dalle macchine. O ci ammaliamo per le cose. Insomma forse bisognerebbe dire che "le cose non sono le cose". Forse.

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Di Carvelli (del 16/06/2006 @ 09:13:55, in diario, linkato 721 volte)
Fragole impastate con sapone come un dentifricio infantile. L'odore dei copertoni bruciati e poi la pila del fumo vista lontana. "Pagliericcio" una parola che ti piace. Iol ricordo di tre sabati fa: all'improvviso su via La Spezia (destino dei nomi) l'odore del mare. Tanti chilometri, forse poche macchine, la via che incava l'aria di Ostia...nessuna spiegazione ha ragionevolezza. L'odore della salsedine in piena città a chilometri dalla sabbia. Tutto questo fa felicità. Solo con il naso. Nient'altro.
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Di Carvelli (del 16/06/2006 @ 16:07:43, in diario, linkato 676 volte)
Nient'altro, tutt'altro: oggi parlavo così: per grandi partizioni di cose, deciso, definitivo, per insiemi compiuti. Domani sarò più indeciso ma forse poi risceglierò questo parlare per tutto e niente. Tutto e niente.
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Di Carvelli (del 19/06/2006 @ 09:09:50, in diario, linkato 753 volte)

Ogni tanto ci si apre un vuoto ed è come se fosse un piccolo squarcio di niente sul niente. Non è definitivo quello che pensiamo, né quello che scriviamo, né niente di quello di cui abbiamo avuto esperienza sinora lo è. Alla fine il tempo sta meglio sugli oggetti che su noi. Lì produce danni, lì segna enfasi o riprove. Meglio è quello che accade in un seminterrato, nell'estemporaneità di una metropolitana fuori dall'orario di punta. Noi, siamo unacartina muta: si vede tutta la nostra geografia di dolori o piaceri ma non se ne individuano tempi e cause e alla fine sembriamo un rebus senza numeri (e quindi senza parole). Meglio gli oggetti, meglio gli ambienti. Specie se vuoti. Meglio pensare così e andarsene in giro con questo mite proposito dell'inferiorità rispetto alle cose o solo un pareggio, un uguale, un come tutto il resto. Niente di speciale, insomma.

I quadri qui riprodotti sono di Andrea Chiesi (Modena 1966).

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Di Carvelli (del 19/06/2006 @ 14:36:36, in diario, linkato 759 volte)
Un piede avanti all'altro e vanno a mensa o al bar per il caffè. Le parole sollevano il velo del niente della forma. Gratifiche e promozioni. Promozioni e gratifiche. Buoni e buoni. Mai buoni a nulla. Il mio grado. Il tuo grado. E' tempo di scrutini. Di promozioni o di previsioni. Ma fermarsi è più simile a retrocedere e molte cose vengono date per scontate. Tipo: meriti, demeriti, diritti, doveri. Un piede avanti all'altro e finisce la pausa-pranzo. Senza premi se non immaginari. Pensati. Prefigurati. Attesi.
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Di Carvelli (del 20/06/2006 @ 09:02:07, in diario, linkato 740 volte)

"Perché essere una ragazza se puoi essere una dea?" Così una pubblicità stamattina all'alba. Io riponevo il libro di ieri della Mansfield ("La passione della scrittura") e prendevo il Proust di "Sulla lettura". Mi attardavo sul passo in cui lo scrittore francese decanta il potere fantastico dei libri letti in età giovanile. Il fantastico determinato dall'atmosfera di quelle letture così lontane nel tempo e di quei generi così in voga per quegli anni e trasudanti colore e nuvole. Il Capitan Fracassa, per esempio, da cui legge: "Il riso non è per sua natura crudele; distingue l'uomo dalla bestia, e, come ben apparisce nell'Odissea di Homero, ellenico poeta, è attributo degli dei immortali e felici che ridono a sazietà risate olimpiche negli ozi eterni".

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Di Carvelli (del 20/06/2006 @ 14:54:10, in diario, linkato 862 volte)

Balconi che sembrano consolati dell'Italia all'estero, piccoli comitati patriottici in quartieri polacchi della romana periferia. Mentre i muri lusingano il Sì e il NO con identico attaccamento al "fratellid'Italia" nazionale, l'11 di Lippi sta per affrontare la RepCeca. Mai come stasera, mai come domani e giorni prossimi l'italico patriota difende i colori della sua bandiera. Il bandierosterone è ormai in circolo vizioso. C'è da sperare che...

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Di Carvelli (del 21/06/2006 @ 09:24:41, in diario, linkato 772 volte)

Euridice aveva un cane

Rileggo (?) "I palloni del signor Kurtz" da "Euridice aveva un cane" di Michele Mari ed è una perfetta metafora di questi giorni. I bambini giocano in una specie di libro Cuore e i palloni che calciano finiscono nel giardino del signor Kurtz che non li rende neppure sotto preghiere delle suorine ("Signorine"). A scavalcare e a scoprire il mistero ecco emergere lo strano collezionismo del signor K. (mi vengono in mente i racconti di Savinio). UN pallone, un vaso e una data. Anche l'aldiqua degli schermi televisivi di questi giorni ci urge un collezionismo di palloni mandati in tribuna e oltre fino ai nostri tinelli e salotti e cucine e monocamere...e sui vasi dovremmo scrivere i minuti più che i giorni. E allora noi che facciamo? Glieli ridiamo indietro oppure ce li teniamo in ostaggio questi palloni non nostri e non loro?

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Di Carvelli (del 21/06/2006 @ 14:17:06, in diario, linkato 1443 volte)

Nuntereggae Più


Abbasso e alè
abbasso e alè
abbasso e alè con le canzoni
senza fatti e soluzioni
la castità
la verginità
la sposa in bianco il maschio forte
i ministri puliti i buffoni di corte
ladri di polli
super pensioni
ladri di stato e stupratori
il grasso ventre dei commendatori
diete politicizzate
evasori legalizzati
auto blu
cieli blu
amore blu
rock and blues
NUNTEREGGAEPIU'
Eya alalà
pci psi
dc dc
pci psi pli pri
dc dc dc dc
Cazzaniga
avvocato Agnelli Umberto Agnelli
Susanna Agnelli Monti Pirelli
dribbla Causio che passa a Tardelli
Musiello Antognoni Zaccarelli
Gianni Brera
Bearzot
Monzon Panatta Rivera D'Ambrosio
Lauda Thoeni Maurizio Costanzo Mike Bongiorno
Villaggio Raffa Guccini
onorevole eccellenza cavaliere senatore
nobildonna eminenza monsignore
vossia cherie mon amour
NUNTEREGGAEPIU'
Immunità parlamentare
abbasso e alè
il numero 5 sta in panchina
s'è alzato male stamattina
mi sia consentito dire
il nostro è un partito serio
disponibile al confronto
nella misura in cui
alternativo
aliena ogni compromesso
ahi lo stress
Freud e il sess
è tutto un cess
ci sarà la ress
se quest'estate andremo al mare
solo i soldi e tanto amore
e vivremo nel terrore che ci rubino l'argenteria
è più prosa che poesia
NUNTEREGGAEPIU'
Ue paisà
il bricolage
il quindicidiciotto
il prosciutto cotto
il quarantotto
il sessantotto
il pitrentotto
sulla spiaggia di capocotta
Cartier Cardin Gucci
portobello e illusioni
lotteria a trecento milioni
mentre il popolo si gratta
a dama c'è chi fa la patta
a settemezzo c'ho la matta
mentre vedo tanta gente
che non c'ha l'acqua corrente
e non c'ha niente
ma chi me sente...
ma chi me sente
e allora amore mio ti amo
che bella sei
vali per sei
ci giurerei
ma è meglio lei
che bella sei
che bella lei
vale per sei
ci giurerei
sei meglio tu
che bella sei
NUNTEREGGAEPIU'

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Di Carvelli (del 22/06/2006 @ 09:59:29, in diario, linkato 1361 volte)

Metropolitana. Ancora Michele Mari, ancora "Euridice aveva un cane" (il racconto omonimo): bellissimo. Ed ecco di nuovo il passato che ritorna. Ecco, mi dico perché ci leggo tutta la mia infanzia in campagna sulle rive del Fùcino. Ecco mi dico, ancora io negli anni come quando l'altroieri uno spiacevole campanello ha suonato una porta che volevo vedere serrata. Che è stata serrata anni fa e tale deve rimanere. Non aperta a convenienza o ufo. E dici che è finita? E guardi l'oroscopo e chiedi auspici? E disponi le carte sul piano alla ricerca di segni. E non è finita. Mi scrivi da lontano. Dal lontano degli anni senza che io riesca a fare zero del tempo, a ripensarlo nell'oggi. Non ora, almeno. Ma provo. Proverò (c'è un limite invalicabile di tempo al ricordo?). Intanto spunta una formica in viaggio su di me che viaggio in metro e mi ricordo delle blatte (eri appena arrivata a Roma, è la tua immagine di Roma?) addosso al barbone. Spunta una formica a mezz'ora dalla mia uscita da casa, frutto del mio piccolo prato asciutto di una sera di lenzuola calde senza che capiamo da dove arrivano le scampate. Sarà un'ennesima metafora del ricordo? E poi, uscendo dalla metro, i Tears for Fears. Tutto qui.
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