Immagine
 il letto di New York... di Carvelli
 
"
Mentire scopare morire. Avevano appena proibito di tentare qualcos'altro. Si mentiva con rabbia al di là dell'immaginabile, molto al di là del ridicolo e dell'assurdo (...) Così erano messi tutti. Si faceva a chi mentiva molto più degli altri. Presto non ci fu più verità in città.

Louis Ferdinand Celine
"
 
\\ Home Page : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 07/09/2009 @ 14:40:41, in diario, linkato 1415 volte)

Linko questa bella intervista a Edgar Morin apparsa su laRepubblica delle Donne (sabato scorso).

Morin e LA FOLLIA NECESSARIA
di Carlotta Mismetti Capua

Il mondo così com'è non va. Non vanno le città, aliene e malsane. Non va l'educazione, che manca di comprensione degli altri e conoscenza del pianeta. Non va l'economia, lontana dai nostri bisogni e dall'ecologia. E i rapporti umani sono solitari, senza poesia. Ma anche il nostro futuro non se la passa meglio: è fermo agli anni Sessanta e non ce ne siamo accorti. Secondo il sociologo francese Edgar Morin è tempo di reinventare tutto, partendo proprio dall'amore. E la crisi è l'occasione perfetta per ricominciare. "È necessaria una metamorfosi planetaria", ci spiega. "Abbiamo creduto che lo sviluppo tecnologico ed economico sarebbe stato la locomotiva della democrazia e del benessere. Ma oggi bisogna sostituire l'egemonia della quantità con quella della qualità, e mettere al centro beni immateriali come l'amore e la felicità". Edgar Morin, 88 anni e una carriera intellettuale tra le più brillanti del secolo scorso - direttore del Cnrs (Centre national de la recherche scientifique), presidente dell'agenzia per la Cultura dell'Unesco e accademico onorario in più di 15 università in giro per il mondo - si è occupato di etnologia, televisione, cinema, linguaggio della cibernetica, teoria dei sistemi, pedagogia e materie che erano snobbate dagli intellettuali degli anni Cinquanta. Tanto che la sua biografia, uscita quest'anno in Francia e firmata da Emmanuel Lemieux, lo definisce fin dal titolo L'indisciplinato. Ma oggi Morin si interessa soprattutto di ecologia. Nei suoi libri e nel dibattito pubblico propone "l'eco-sofia politica", e invita le sinistre (compreso il Pd) ad adottarla per trasformare il mondo. Come può il pensiero ecologico aiutare la politica? "La politica del risparmio energetico per esempio è anche una politica che lotta contro le intossicazioni consumistiche delle classi medie. È necessario che comprendiamo, e cominciamo a calcolare, anche l'ecologia della natura umana. La sofferenza, la felicità, l'amore, insomma tutto quello che è importante nelle nostre vite e che sembra extra-sociale, strettamente personale, non entra a far parte del Pil di un Paese. Tutte le soluzioni sono quantitative: ma quando la politica prenderà in considerazione l'immenso bisogno d'amore degli uomini?". Nel Metodo ha scritto che l'amore è la sola autentica religione dell'iper-complesso. Nella sua vita cosa ha imparato dell'amore? "L'amore per degli esseri iper-mammiferi come noi è la possibilità di rinascere, di ricominciare. Come cantava Bob Dylan, quello che non sta per nascere sta per morire: non c'è che l'estasi degli incontri per rigenerarci. E questo vale anche a livello collettivo: ho avuto la fortuna di vivere la liberazione di Parigi, nel maggio del 1968, e altri momenti di estasi della storia. Oggi mi pare sia uno di questi: non è straordinario che Barack Obama guidi gli Stati Uniti? L'imprevisto ci sorprende sempre, non bisogna mai dimenticare che è l'imprevisto a muovere il mondo".  E invece, che cosa ci intossica? "Le idee semplificatrici. I pensieri chiari e distinti, che rifuggono l'oscurità, l'incertezza, la complessità. Quei pensieri che credono di possedere il mondo ma sono posseduti dal fantasma folle della lucidità". Qual è un pensiero sano? "Un pensiero ecologico è necessario ma non potrà essere sano se non accetta la propria follia. È nel dialogo tra ordine e disordine che sta l'anima del mondo. Nella nostra specie, particolarmente iper-psichica, iper-emotiva, il dialogo tra la misura e l'eccesso, tra la parte sapiens e quella demens, è indissolubilmente legato. Un vero pensiero ecologico deve avere orrore del sano: perché il migliore dei mondi possibili è anche il peggiore". La nostra società sembra più solitaria che solidale, per dirla con Camus. Come ricostruire quel che si è spezzato? "Camus, ecco, non separava il personale dal politico: negli anni Cinquanta, quando questo comportamento era visto con sospetto. Adesso è vero che abbiamo più solitudine che solidarietà: e devo ammettere che non siamo ancora riusciti a elaborare un pensiero politico che metta insieme l'ideale e l'esistenza di tutti i giorni, l'amore e la solidarietà". Lei afferma che le città sono oggi luoghi poco umani. Come è cambiata la sua Parigi?  "Non è la stessa città dove sono cresciuto. Nuove solitudini, nuovi antagonismi, desideri frustrati e l'arresto di una prospettiva europea: tutto ciò ha reso la vita paralizzante. Ma io abito un mondo molto più grande di Parigi. Il Mediterraneo, per esempio, con i gusti musicali, gli odori, i piaceri". L'incertezza di oggi è sostenibile psicologicamente dagli esseri umani? "Siamo, come disse Heidegger, nel buio fondo della notte. Ma siamo anche al principio di un'alba, la seconda preistoria dell'uomo mondializzato. Non dobbiamo scordare che la vita è fragile, incerta e nello stesso tempo molto aperta: le potenzialità umane sono immense, dobbiamo usarle". Da oltre un secolo le malattie psichiche sono viste come malattie sociali. Come gestirle?  "La follia fa profondamente parte della condizione umana: è solo il culto della ragione, dell'ordine, che non la considera umana. Ma è il culto stesso a essere demens, perché la parte irrazionale e oscura di noi uomini non è solo distruttrice o asociale. Genera anche la tenerezza, l'eros, l'estasi, la gioia, la fraternité. È molto utile costruire un dialogo con la nostro parte incosciente, senza volerla dominare". Secondo lei la sinistra non ha idee: come arrivare a giustizia e felicità? "La sinistra ha sempre coltivato lo spirito del cambiamento, ma oggi lo fa in forme frammentate. È necessario che la politica veda nell'incertezza radicale di questi tempi non tanto, o non solo, una minaccia di disordine e quindi una necessità di ordine (l'istanza della destra) ma la nascita, dolorosa certo, di una nuova società-mondo". Come possiamo superare "la nostra barbarie interiore"? "Abbiamo vissuto tanti disastri e tragedie, dal nazismo alla bomba atomica. Cosa altro ci serve per comprendere che siamo tutti perduti su questo pianeta? Per scoprire che non ci resta che amarci, fraternizzare, sentirci in una sola comunità di destino?". Che cosa la incanta ancora? "Piangere, amare, ridere, comprendere. Mi sento sempre in cammino, e nello stesso momento un vecchio, un adulto, un adolescente e un bambino. La curiosità e la passione hanno "fatto" la mia vita. Una curiosità onnivora e una infinita passione".

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 07/09/2009 @ 12:28:00, in diario, linkato 790 volte)
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 07/09/2009 @ 08:40:09, in diario, linkato 666 volte)
Non esistono punti morti, ti dico, in questo piano cartesiano senza fine dove tu hai segnato piccoli spostamenti (tu dici, "piccoli"). Non esistono fermi infiniti. E' sicuro che dopo riparti. E' certo che non finisce qui la tua strada, che non dura questa stasi, che non muore questo viaggio. Mi guardi perplesso. Mi chiedi come si muove il primo passo. Ti dico come. Sei ancora perplesso. Mi spiego. Ma nulla. Il primo passo è quello più difficile, lo sappiamo. Facciamo finta che non saremo noi a farlo ma qualcuno dentro di noi. Facciamolo.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 04/09/2009 @ 08:30:02, in diario, linkato 691 volte)
Delle sei parole che mi hai prestato solo con due ho saputo farci qualcosa. La prima era responsabilità. La prima che ricordo. L'altra era "piano piano" che sono due. Due o una. Boh. Delle sei parole che mi hai dato ne ho perse quattro. Oggi provo a ricordarle.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 03/09/2009 @ 09:18:51, in diario, linkato 646 volte)
Aspetti che arrivi qualcuno a prenderti. Come se non avessi quasi quarant'anni. Come se aspettassi il suono della campanella. Come se qualcuno si fosse dimeticato che la scuola è finita e che ore sono. Ma che ore sono? Non ce l'hai mica un orologio tu. Ci deve essere stato un contrattempo, qualcosa. Stai seduta. Con la borsa sulle ginocchia e scalci - i piedi non toccano terra. Prima o poi qualcuno arriverà. Si tratta solo di aspettare, pensi. Mentre il tempo passa. La borsa che pesa. Un piccolo vento ti scompiglia i capelli. Pensi a che farai un momento dopo. Pensi a quello che succederà.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 02/09/2009 @ 15:22:38, in diario, linkato 741 volte)
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 02/09/2009 @ 08:39:30, in diario, linkato 765 volte)

Dentro questa bolla, nel rumore dei tuoi pensieri, nel rumore dei miei pensieri. Dentro i pensieri che stanno facendo altri vicino a noi. Come un fumetto, tu metti parole. Io metto parole. Scriviamo frasi che non sappiamo. Immaginiamo. Scriviamo aria e premonizioni. Ora, a un passo dal niente e a uno da tutto, come in un baratro metti nel balloon il mio nome e un ricordo che io ho già dimenticato. O uno che forse può ancora succedere e succederà. Succederà, sì, succederà.

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 01/09/2009 @ 11:44:57, in diario, linkato 656 volte)
Non è una pozione. Neppure un'illusione. E' una magia. Una magia piccola. La sola che so fare, una che mi riesce ancora. Mi concentro e penso a un giorno, a una persona, a un luogo. E' lì che succederà. Io rimango qui. Aspetto che mi racconti cosa è successo per dire che è riuscita ancora. Era tutto previsto, dirò. Senza essere creduto. Che vita grama quella di chi crea bellezza per altri.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 01/09/2009 @ 10:24:43, in diario, linkato 960 volte)

Trovo su NazioneIndiana e prendo in prestito

Morrissey: Psico-inchiesta sull’ultima rockstar
di Gianluca Veltri

Nel 1987 un giovane disturbato di Denver, Colorado, prese in ostaggio con le armi una stazione radiofonica locale, costringendo i conduttori a mandare in onda soltanto canzoni degli Smiths. Andò avanti per quattro ore. Un’azione di zelo ossessivo, utile a spiegare il livello di fanatismo raggiunto dai fan della band di Manchester, che viene ricordata nella “psicobiografia dell’ultima rockstar” dedicata a Morrissey, che degli Smiths fu la voce, la faccia e molto di più. Il libro di Mark Simpson dal titolo “Saint Morrissey” è edito in Italia da Arcana, proprio mentre Morrissey compie mezzo secolo. “Saint Morrissey” è un libro davvero illuminante sugli Smiths e sul loro leader. È un’inchiesta su un’anima bella e traumatizzata, un viaggio che si infila nella terra desolata della sua testa. Steven Patrick Morrissey e Johnny Marr diedero luogo alla più bella avventura musicale degli anni ’80, quella degli Smiths. Che, se senti solo loro, potresti farti un’idea di quel decennio un tantino fuorviante. Morrissey scriveva le parole, Marr le musiche. Si coprivano a vicenda di amorevole genialità, di passione. Johnny, che all’inizio della storia-Smiths era appena diciottenne, compose musiche travolgenti e favolose; il cantante, catapultato direttamente sul palco dal mesto auto-esilio della sua stanzetta, mise a frutto anni di letture ostili. Trasformò la timidezza patologica in un’arma corrosiva, sottile e micidiale. Adorava Oscar Wilde, più di tutti. Durò un lustro appena. Ma nacque una di quelle alchimie che realizzano, al suo meglio, quello stupido giocattolo che chiamiamo pop. Qualcosa che, nella sua forma più riuscita, è una specie di meravigliosa malinconia masturbatoria, un sublime piangersi addosso. Ma che è anche come andare in bici coi piedi sollevati dai pedali. La magia del pop sta tutta nell’equilibrio narcotico tra felicità e tristezza, speranza e disperazione. Morrissey, definito dal New Musical Express (che lo odia) «l’artista più influente di tutti i tempi», secondo Simpson ha reinventato e pervertito gli anni Ottanta. Ha inteso gli Smiths (e poi la carriera solista) come una maniera anti-igienica e insalubre di reclamare il desiderio di bellezza, di urlare al mondo la passione, il bisogno d’amore («Tutto quello che ti chiedo è una cosa che non farai mai: potresti abbracciarmi?») e il suo malanimo («Stai attento. Porto più rancore io dei solitari giudici d’alta corte»). Nel primo quarto della sua vita, Steven Patrick ha avuto tutto il tempo per sentirsi, letteralmente, un mostro. Si sentiva superiore, e al contempo assai inferiore, a tutti gli altri. Stava sempre da solo. Quelli come lui, considerati imbranati, pappamolle e effeminati, erano esseri meno amati di un cucciolo abbandonato. Il loro destino più felice era diventare parrucchieri in qualche sobborgo di Londra. Viveva a Manchester. Leggeva. Non aveva amici. Odiava il mondo. Scriveva. Era infelice. La sua stanza era tappezzata da poster di James Dean. Era un ragazzo ossuto, un perdente predestinato di famiglia working class e genitori separati, senza una ragazza e senza un lavoro. Il glam e Johnny Marr gli salvarono la vita. I T-Rex di Marc Bolan, David Bowie e i New York Dolls gli accesero una lampadina: era possibile una musica fatta di ambigua eversione, di scorbutica allusività, di ribellione estetica. «Loro gli mostrarono – scrive Simpson – i regni di un mondo alternativo e ozioso, un mondo in cui quelli come lui sarebbero stati riveriti come membri della famiglia reale e non trattati come freak». Questo fece il glam. Johnny Marr spinse Steven allo scoperto, liberandolo dall’incantesimo della solitudine. Poi Steven, diventato Morrissey, porta in scena il suo lacerante desiderio per qualcosa di irraggiungibile («Voglio quello che non posso avere. E questo mi sta facendo impazzire. Lo porto scritto in faccia»), la sua visione di amore derelitto, il cinismo («la vita é semplicemente prendere senza dare»), la malizia e l’urgenza di un canto che induce molti all’infatuazione, alcuni alla follia. In breve il cantante di Manchester arriverà autoironicamente a definire se stesso come «l’ultimo dei celebri rubacuori internazionali». Le morbose indiscrezioni sulla sua sessualità, Morrissey le ha liquidate proclamandosi esponente del quarto sesso: gli astinenti. Quelli che non ne possono più né degli uomini, né delle donne, né dei gay. Quelli che non credono, tout court, nelle relazioni. «Ora il mio cuore è colmo, e non so proprio spiegarlo, perciò non ci proverò neppure». Il resto è illazione. Dice: «Non mi piace il telefono. Manca di interesse. Di solito c’è una persona all’altro capo». Morrissey è un’allitterazione dell’anima. È ostinato rifiuto a comportarsi come una rockstar, e di fare tutto quello che le altre persone sane di mente farebbero e fanno, una volta diventate postar. Pratica una forma di autoconservazione quasi patologica, di culto di sé, di nevrosi, che lo induce ad annullare concerti e interi tour, rifiutare interviste, rifiutarsi di rispondere al telefono e ai telegrammi, rifiutarsi d’essere gentile; scaricare case discografiche e manager. Maledire i giornalisti e ancor di più i suoi biografi. In realtà Morrissey, nonostante le sue colpe e il pessimo carattere, nonostante l’incapacità di socializzare alle feste, aveva l’anima più bella al mondo e Johnny Marr la seppe illuminare dal lato giusto, per cinque anni. Insieme, nota Simpson, decisero di «infliggere i loro sogni a tutti noi», infettando e rovinando a meraviglia milioni di vite. Anche rimasto da solo, dopo capitoli smithsiani irripetibili come “Hatful Of Hollow” e “The Queen Is Dead”, Moz è riuscito a raggiungere l’apice in un paio di occasioni, nella prima metà degli anni Novanta, con album come “Your Arsenal” e “Wauhxall And I”. Lì si ripete il miracolo di una musica pop rovente e evocativa, straziante e sensuale: la «malinalgìa» – la chiama Simpson con un neologismo-crasi che salda malinconia + nostalgia. Al suo apice di melodramma, la musica di Morrissey è un fascio di luce tossica che agisce da reagente nelle tue emozioni. Illumina le tue zone nere. È capace di far venire a galla il nervo scoperto. È un formidabile moltiplicatore sentimentale. Ti strugge intimamente, col suo carico di disillusione irresolubile, col racconto di un amore a cui non è stata mai data possibilità d’essere vissuto. Il senso di tempo scaduto, di perdita irrevocabile per qualcosa che nemmeno hai avuto. Uno strazio di desiderio e rimpianto, un’ubriacatura passionale e rancorosa. Morrissey porta alla luce (e al successo) il sentimento d’essere disadattati, inadatti alla vita e al mondo. Diversi. La porta d’accesso a questo sentimento è duplice: da una parte il malessere che dà il sapersi mostruosi; dall’altra la sicurezza di una perfetta «unicità» pagata a caro prezzo, ma della quale non è possibile fare a meno. Morrissey non potrebbe mai essere — non potrebbe mai rappresentare — uno di quegli ordinary boys, «nel recinto del loro mondo ordinario, nel quale si sentono così fortunati». Lui invece, è un apolide del vivere, «negato ad amare», «condannato a desiderare», di casa in nessun posto.

www.nazioneindiana.com

 

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4
Ci sono 821 persone collegate

< aprile 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
         
             

Cerca per parola chiave
 

Titolo
diario (3972)

Catalogati per mese:
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024

Gli interventi più cliccati

Titolo
casa (8)
diario (1)
Letti di Amicizia (81)
libri (7)
Roberto (9)

Le fotografie più cliccate


Titolo

 


webmaster
www.lorenzoblanco.it








25/04/2024 @ 06:31:28
script eseguito in 210 ms