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      BOY BEBORibelle Urbano
 
 
 
 
 Lettere 
      da un circo senza piste (1)
 
   Caro Doctor   perché quelli che ci odiano 
      ci odiano ancora più forte e chi ci amava stempera o smette imbarazzato 
      della perentorietà del nuovo odio diffuso?Nessuna più distinzione di classe. E’ vero siamo tutti uguali 
      ora ma ci siglano nuove forme dello schiavismo. Interinali determinati parziali 
      precari. Ecco cosa siamo diventati: sequenze in levare del lavoro. Montaggi 
      veloci. Accoppiamenti senza piacere e senza procreazione. Funzionali ad 
      un profitto.
 Eppure nell’industria dove lavoriamo alla macchinetta del caffè 
      il nostro flusso di ristoro (mai più di due per volta per non gridare 
      alla sedizione) analizza specioso il 4/4/2 di Capello – per dire – 
      con una proprietà degna di Contro Campo o almeno di qualche tv regionale. 
      E così, come portandoci dietro una cornice a 14 pollici ce ne andiamo 
      in giro per lo stabilimento (interno notte) e poi fuori (esterno giorno). 
      E finiamo per camminare (poco) con attorno il rettangolo della visione. 
      Ci vestiamo come. Parliamo come. E quel che è più grave ci 
      sentiamo come. Il passaggio successivo è metastasi perché 
      è di consegne. Siamo come: e ci scambiamo con altro da noi. Così 
      uccidiamo l’origine e troviamo una non identità condivisa. 
      Magri gli uomini magre le donne. Effeminati gli uni mascoline le altre ma 
      belli. Nessuna imperfezione a parte la salute, a parte il lavoro, i diritti.
 Ci nascono bambini con l’imprinting catodico e a diciotto anni non 
      hanno dubbi su chi votare e su cosa essere contro (ma “per” 
      non sanno). Così nulla da eccepire che chi ci comanda è inoppugnabile, 
      simpatico, felice di sé. Ti dice “La sai l’ultima?” 
      e te ne racconta una su Marx in Nigeria, un’altra su di sé 
      e tu già le sapevi ma è quello che ti piace vedere che le 
      racconta male come qualsiasi altro clown di un circo di provincia, uno in 
      cui vai per sentire che il mondo in fondo è sempre lo stesso da sempre. 
      Lui come noi è figlio di una razza mediatica: la barzelletta è 
      il suo programma politico (come non votarlo) e le sue promesse sono quelle 
      che faremmo ad un’amante in qualche angolo remoto del globo o della 
      città sapendo di non essere creduti ma in fondo neanche di ingannare 
      (è per il bene di tutti, ci diciamo, far sognare mondi migliori). 
      Così ci sentiamo di amare e di essere ricambiati, ma senza fare troppi 
      sforzi, così, con un pilota automatico dei sentimenti e delle ideologie 
      viaggiamo nella direzione di un paese utopico in cui tutti sono uguali ma 
      qualcuno suo malgrado è più povero ed infelice di altri.
 Ciononostante noi continuiamo ad amare senza essere ricambiati e se qualcuno 
      ci odia forse vorrà dire cha abbiamo amato troppo e sarà bene 
      ricordarsi che troppo amore non fa bene a nessuno.
     Bad Boy Bebo
   
 
 
 
 
 
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