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      BOY BEBORibelle Urbano
 
 
 
 
 Lettere da un circo senza piste 3
 Caro Doctorla mia domanda era: come si calcola la verità? Quali sono le operazioni 
      che la producono, la inventano, la creano?
 Una donna ha ucciso suo figlio? Un estintore (o una pietra) rimbalzano mortalmente 
      un proiettile? E’ possibile ottenere una verità che ci si addica, 
      ci scagioni, ci determini più buoni? Si può inventare una 
      verità?
 Insomma, intendevo una verità non come teoria ma una come prassi.
 Per esempio: se io sono indagato – colpevole – per concussione, 
      falso in bilancio posso manifestare innocenza e come? Può bastare 
      il riconoscimento da parte di uno della verità che intento per inventarla? 
      Mi riferivo all’invenzione della verità quindi non alla sua 
      rivelazione. La verità non era prima ma è adesso in ragione 
      di una convenienza e di un’invenzione, appunto.
 Basta una comunicazione (“la verità va detta”, “dire 
      è dire la verità”) così per dare esattezza e 
      presenza all’invenzione, poi la verità è. E quel che 
      si oppone a questa identità è negazione del vero, falsificazione. 
      Tutto ora può apparire vero e il suo contrario falso.
 Scusa la lunga premessa. In verità volevo parlarti solo della televisione 
      e della sua capacità creativa. L’altro giorno per esempio (rai3) 
      dei giovani padani inneggiavano alla prossima costituzione di uno stato 
      padano. I telegiornali intimavano un emergenziale ‘dagli allo scafista’, 
      si gridavano innocenze, si protestavano colpe. Qualcuno persino attaccava 
      la magistratura. Nessuna delle notizie rifletteva la storia del suo accumularsi 
      di eventi e sembrava così ‘eventuale’ appunto, casuale 
      e inspiegabile. La verità si presentava così in una sua faccia 
      tutta esteriore e istantanea, quindi – come molti pensano – 
      in maniera del tutto appropriata al grande flusso informativo e bla bla 
      bla.
 Come sai nella mia piccola casa non c’è posto per la televisione 
      ma è una scelta – magari anche sbagliata ma già serenamente 
      biennale – che mi costringe a pensare a quanto in realtà sia 
      mutata la mia capacità di percepire la verità. So che in Palestina 
      e Israele si spara ancora (i miei vicini tengono la televisione molto alta 
      e leggo i giornali ogni mattina alla biblioteca comunale qui vicino) e pur 
      non sapendo il numero dei morti e la circostanza dei disastri so che c’è 
      una – pur complessa – sequenza di eventi che ha determinato 
      quell’odio e quella morte. So che le borse stentano, che le morti 
      su strada aumentano e così i divorzi e mi domando quanto la verità 
      abbia a che fare con la ripetizione di un fatto e quanto con la complessa 
      (ma non sarà anche semplice?) costruzione di nessi che lo hanno determinato. 
      Mi domando anche quanto la monodimensione televisiva (così apparentemente 
      contraddittoria se messa in relazione con le grandi capacità rivelative 
      di questo mezzo) possa spingere la percezione della verità nello 
      stretto di un imbuto al di là del quale passano sempre e solo momentanei 
      (eventuali, appunto) rancori, delusioni e sconcerti. Mi sembra così 
      che la digestione si faccia più facile, dosata e soprattutto dimentica 
      di sé. Dopo, a stomaco vuoto, si può aspettare con calma un 
      nuovo evento che ci confonda la percezione nel vuoto della storia dei nessi 
      e un nuovo telegiornale.
 Bad Boy Bebo
 
 
    
 
 
            
 
 
 
 
 
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