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Alberto Pellegatta (una poesia)
Di Carvelli (del 07/09/2006 @ 14:09:30, in diario, linkato 2373 volte)

Ricevo da Alberto Pellegatta, un giovane poeta milanese con già una notevole attenzione critica e pubblicazioni, nove poesie. Scelgo questa poesia-luogo che tratteggia la geografia di un abbandono. Le parole che la disegnano la liberano dal tempo di prima in un tempo di adesso, e il vuoto è ora - grazie ai versi - abitato come in un "cambio di destinazione d'uso" che rende familiare e contiguo, presente, quello che l'incuria aveva reso inospitale senza che ci sia bisogno di un restauro e quindi di un futuro.

 

Vedo dure campate di pietra
da questo schermo d’ingegno.
Sono le due direzioni
del corpo, elaborate e eventuali.
Salivano da una curva a dieci metri
dall’acqua, ferme all’albero vincolato
e ultramorto. I circuiti di siepi,
il grande salone del mondo e la veranda,
il posto delle seghe nella torre.
 
Negli anni sessanta è stata una casa
di cura, un posto imbiancato nel verde,
un acquario tiepido. I mobili non so,
sono spariti; le palafitte nel lago, per difendersi
e resistere, a noi non sono servite.
Ciò che rimane scende nel parco e nei vincoli
condominiali, insieme ai miei gattopardi.