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Una buona sorpresa
Di Carvelli (del 21/07/2008 @ 09:39:16, in diario, linkato 667 volte)

Non capita spesso di avere buone sorprese dal web e in specie dal mondo dei blog ma mi piace scoprire grazie alla mia amica lontana ma sempre presente nelle letture e negli scambi epistolari - Rima - questo piccolo spazio di racconti fuori dal Continente. Lo scrive una ragazza italiana, Viviana, con una grazia leggera che rafforza lo stridore di certi contrasti che racconta. Aveva ragione la mia amica: "si legge come un romanzo, un pezzo di seguito all'altro senza pausa, come se si volesse andare avanti in una lettura seriale". Mi domando come mai si dia e si sia dato tanto spazio editoriale a quei campionari un po' veloci di sessopratica e non abbia trovato luce nella stessa onda "esperienziale" una generazione di cooperatori, sostenitori del diverso, aiutanti nella lotta alla emarginazione, scopritori e raccontatori di altri mondi. Qui vi segnalo un post recente. Il resto lo trovate qui.  Dimenticavo: Il titolo del blog è You still have the waves in your eyes

 

Botte

 
Qui, a scuola picchiano i bambini. L'ho scoperto mesi fa, in una serata qualunque nel sottobosco con qualche amico di Orisha. Parlavano di quando erano alle elementari, di quando la maestra tirava fuori la riga. Non potevo credere a quelo che stavo sentendo, mi sembrava una cosa da Medio Evo. E da quel momento ho cominciato a sollevare l'argomento con frequenza, per capire quanto questa pratica fosse diffusa, ma soprattutto per sentire le opinioni della gente. "Ma certo, tutti le prendono, prima o poi", mi diceva una ragazza con una scrollatina di spalle. L'ho chiesto a molti, tutti hanno confermato, nessuno e' stato risparmiato. Chi piu' chi meno, tutti le hanno prese.

"Ma Vivi, devi capire che questa non e' l'Europa", mi diceva Trudy. "Qui i ragazzini non hanno rispetto. Crescono in strada, senza padri, senza figure di riferimento. Non sanno nemmeno cosa sia l'autorita'. Non ascoltano, disturbano, distruggono le sedie, le aule. Come si fa a tenerli sotto controllo senza il pugno di ferro? Come credi di poterli minacciare?", "Con una nota, un brutto voto?" ho azzardato io. Lei e' scoppiata a ridere. "Cosa vuoi che gliene importi ai piccoli delinquenti di un voto o di una nota? Cara grazia se vengono a scuola!". Il ragionamento a suo modo teneva, ma io ero agghiacciata. Semplicemente, non era una soluzione accettabile.

Man mano che proseguivo con le domande mi si formava un quadro piu' completo della situazione. I piu' fortunati venivano colpiti solo sulle palme delle mani. I piu' discoli ricevevano botte sul sedere. La cosa forse piu' scioccante e' stato scoprire che nella maggior parte dei casi non si trattava affatto di colpetti simbolici, ma di vera e propria violenza sui bambini. Un ragazzo grande e grosso con un sorrisone bianco sulla faccia nera ricordava di quando andava a scuola con cinque paia di pantaloni sovrapposti, perche' gia' sapeva che le avrebbe buscate, e cosi' avrebbe fatto meno male. Mi sono chiesta quanti pianti ingoiati stessero dietro alla sua risata indifferente.

Un'altra brutta scoperta e' stata l'arbitrarieta' di questo trattamento. Coloro che hanno frequentato scuole piu' o meno prestigiose hanno vissuto questa esperienza solo come metodo disciplinare, che per quanto aberrante aveva una sua logica. Ad ogni errore corrispondeva un numero preciso di botte, e punto. Era un sistema di giustizia. Ma i ragazzini piu' indisciplinati, o quelli che finivano nelle scuole peggiori, ricevevano un trattamento ben diverso.

Ne parlava anche Mister K in uno dei suoi shows nel cortile di casa, in cui lui regolarmente commenta i piu' delicati argomenti di attaulita' traducandoli in un linguaggio comprensibile ai suoi amici cannaioli. "I bambini vengono picchiati nella piu' assoluta impunita'. Da maestri che non fanno altro che sfogare le loro frustrazioni. Che ci godono. Pieno cosi' di maestri che ci godono". E faceva l'imitazione di una maestra sadica che picchiva, picchiava e godeva, e i suoi amici ridevano a quello spettacolino grottesco. Poi lui si zittiva per un secondo, pieno di rabbia. E su tutti loro passava un'ombra di qualche ricordo fugace a cui non potro' mai avere accesso.