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Capitani e anime
Di Carvelli (del 01/03/2010 @ 10:38:06, in diario, linkato 952 volte)


Preparato l'orto per la semina (dal verde emerge il rosso di un radicchio ancora vivo e bello). Tagliato l'albicocco dei vicini. Letto Amalia, un racconto di Tecchi di cui parlerò. Rivisto in francese il film di Sautet di cui già vi scrissi.

Visto INVICTUS, il nuovo film di Eastwood - senza farlo respirare che uno spettacolo appena. Non batterà la bellezza sentimentale di Million dollar baby, l'essenzialità di Mystic River, la significatività (per me) di Gran Torino. Ma resta una nuova grande prova di regia. Non è facile fare film agiografici, camminare sul dritto sentiero della retorica, scrivere il già scritto, far piangere il già pianto e non irritare.
La poesia (è di un poeta inglese, Henley) che recita Nelson Mandela nel film è questa e la posto per mandarla o farla mandare a memoria. Un buon punto di partenza per affrontare l'ingiustizia dove sia. Siamo noi i capitani delle nostre anime.


Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’orrore delle ombre
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Son Io il signore del mio destino.
Son Io il capitano dell'anima mia.

Visto il film La bocca del lupo. Chi l'ha visto con me l'ha trovato pretenzioso. Io scollato (o incollato, meglio). Una impropria unione di cose belle. Questa sì pretestuosa e intellettualistica. Insincera. E mi è dispiaciuto perché era somma di cose belle. Giustapposte per far felice la nostra classe intellettuale, farle gridare al miracolo, all'arte (ed è vero che il film d'autore è alle volte un genere - citazione - come un horror o uno spy). Peccato. Posto la bella canzone di Gainsbourg (Serge) che a un certo punto campeggia in un balletto scamuffo, una strizzata d'occhio alla Roberta Torre, Almodovar, Corsicato (ennesima e insincera pur se bella commistione di generi citati).

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