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Io, non io, nessuno, niente
Di Carvelli (del 21/06/2010 @ 08:26:40, in diario, linkato 549 volte)
Domani cito con più precisione visto che sono pensieri che vengono dalla Muller di cui già ho parlato. Estensioni di un passaggio del suo libro in cui reclama la piccolezza, l'ovvietà, le cose in apparenza meno profonde. Ma da qui già sto estendendo, appunto. Felice, davvero felice, lo sono stato e lo sono. Se mi ricordo il perché è un perché stupido. E allora ecco che cerco di ricavare non la legge, non dico la regola, neppure il meccanismo. Forse una contingenza. E la contingenza mi sembra che fosse/è sempre la stessa. Sono felice quando mi dimentico di me. Non che mi annulli, no. Sono felice quando sono con me, senza solo me. Sono felice quando sono uno qualsiasi, un nessuno qualsiasi. Quando tutto è pieno ma è niente. Tutto e niente. Ecco questa piccola fotografia che voglio salvare sul mio desktop, una cartolina che mi voglio spedire oggi sperando che mi arrivi un giorno, quel giorno lì, in cui mi starò domandando che cosa sono e perché non sono quello che sono. Nell'immagine a ben vedere non mi si vede. L'immagine è piena di cose, una paesaggio stracolmo di cose e gente. Se ho tempo, se la guardo bene ecco che comincio a riconoscere qualcuno, se fisso punto per punto quell'inquadratura vedo cose che hanno avuto un legame con me. E poi, a furia di guardare, eccomi. Laggiù, in un angolo. Un punto poco chiaro dell'immagine. Fianco a fianco con persone che ricordo a malapena, oggetti che ho avuto per poco. Eppure sì, quello sono io. Continuo a fissare l'intera inquadratura e mi sembra di percepire un senso unico di tutto. Qualcosa che tiene in sé il resto. Qualcosa che è in tutto. Che è tutto. E che non so dire. Ma che - ne sono certo - non sono io. Ed è bello perché ci arrivo dopo. La prima risposta - una risposta un po' facile, la prima che veniva da dare - era stata "Io". Ma era sbagliata. Un errore facile da fare. Un piccolo tranello, uno di quelli che ti fa pentire di aver risposto subito. Uno di quelli che a scuola doveva essere seguito da un "guarda bene!" dei professori. Ecco, il tema di oggi: la seconda risposta, quella giusta, a una domanda importante, la più importante che ci sia.