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Susanna Basso (letture)
Di Carvelli (del 11/10/2010 @ 09:08:04, in diario, linkato 1049 volte)

Sto leggendo un libro molto bello della brava traduttrice Susanna Basso, Sul tradurre. Esperienze e divagazioni militanti (Bruno Mondadori). Grazie al prestito di un amico di ottime letture. All'improvviso mi imbatto in questa citazione e ne rimango folgorato.

Lìtost è una parola intraducibile in altre lingue. La sua prima sillaba, che si pronuncia lunga e accentata, suona come il lamento di una cane abbandonato. Per il significato di questa parola cerco invano un equivalente in altre lingue, sebbene io non riesca a immaginare come senza di esso si possa comprendere l'animo umano. Farò un esempio: lo studente faceva il bagno con una sua amica studentessa nel fiume. La ragazza era sportiva, mentre lui nuotava malissimo. Non sapeva respirare sott'acqua, nuotava adagio, con la testa spasmodicamente eretta sulla superficie. La ragazza era follemente innamorata di lui ed era così piena di tatto che nuotava con il suo stesso ritmo. Ma quando il bagno stava ormai per finire, volle dare per un attimo libero corso al suo istinto sportivo e si diresse con rapide bracciate verso la riva opposta. Lo studente si sforzò di nuotare, ma inghiottì acqua. Si sentiva umiliato, smascherato nella sua inferiorità fisica e provò lìtost.

Il brano è di Kundera e proviene da Il libro del riso e dell'oblio. Il motivo per cui la Basso lo cita è in quella parolina intraducibile. Invidia, un tipo di invidia. Un tipo intraducibile di invidia. E quello che mi è piaciuto è il tipo intraducibile di sentimenti che ci attraversano davanti alle cose e solo un po', solo certe volte alcuni scrittori (e alcuni traduttori) sanno restituirci. In questa scena ho sentito la pelle d'oca delle cose belle ma incongrue. Cose che sai e che non sai dire a parole. Cose che sai. Brividi che hai. Hai provato. Una volta. Nella vita.