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Il lettore come etilista (su Il declino dell'occidente di Kureishi)
Di Carvelli (del 21/03/2011 @ 08:34:13, in diario, linkato 650 volte)

Quando ci piace un autore o un libro di quell'autore qual è la linea che scegliamo? Leggere tutto di quell'autore è una delle linee più comuni. Consuete. Da un punto di vista editoriale trovo corretto anche pubblicare (nei limiti) tutto quello che quell'autore fa. Penso a tutto questo dopo aver ultimato la lettura dell'ultimo Kureishi di cui credo di aver letto davvero tutto. I racconti della raccolta Il declino dell'occidente non sono spaziali. Che mi piace mi piace trovo solo Ieri, tanto tempo fa e un po' meno Una storia terribile. Gli altri mi sembrano restituire la temperie da cui sono nate alcune sue cose migliori. E' una raccolta che lavora sul bilancio generazionale. Ma se uno legge, per dire, Il dono di Gabriel dentro ci trova quella temperie e tanta tanta poesia, la costruzione di un plot con tanti avvitamenti e soluzioni interessanti (lo sappiamo che il romanzo dà più possibilità rispetto al racconto ma non parliamo di questo). Qui sembra solo di vedere il colore che poi lì avrebbe usato e certe volte tradiscono i finali improvvisati o certi racconti-squarcio che stanno bene nelle raccolte come riempitivo a fronte di cose davvero buone.
Torniamo al punto di partenza. Quale deve essere il limite della omnipubblicazione editoriale? Io credo, nonostante tutto, che non ci sia (nei limiti e nei meridiani, ovvero nell'opera omnia, per dirla altresì). Ma per il lettore deve essere un esercizio fare la media di quel che legge e non bere da etilista tutto quello che sulla bottiglia porta il nome dell'autore e il segno della percentuale (tipo Kureishi 5%). Un buon esercizio per non diventare dipendente.