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Classificatori, classificazioni, libri
Di Carvelli (del 23/12/2013 @ 09:50:14, in diario, linkato 746 volte)
Partendo da un articolo su “Internazionale” di questa settimana di Taiye Selasi mi sono ritrovato a pensare alla mancata, perduta, rimandata sistematizzazione della mia biblioteca. La questione primaria è: i libri sono già stati disposti già su tutta parete fino a quasi quattro metri di altezza. Tornare sul libro sistemato, come sul latte versato, appare un’operazione ora titanica. Più facile è stato mettere insieme la poesia e separarla dalla saggistica o dal libro d’arte ma la narrativa – che è predominante – è irreparabilmente compromessa nel suo ordine. L’unico criterio resistente è quello della misura, della doppia misura (tascabile vs non tascabile). In definitiva, una piccola ossuta consolazione. Partendo dall’articolo della Selasi – in verità una ripresa dell’antico tema goethiano della “Letteratura Mondiale” – ho pensato di poter creare dei sistemi all’interno della prima logistica (piccolo e grande formato) improvvisata all’apertura degli scatoloni. Ad esempio: possono stare insieme Vonnegut, Ballard, Murakami, Bontempelli, Savinio e Landolfi (e, all’interno di questo imponente scrittore frusinate come modulare, per dire, “Cancroregina” e “Tre racconti”?)? Potremmo incrociare – o giustapporre facendoli convivere – criteri geografici (ad esempio, letteratura Noreuropea e, segnatamente, le edizioni Iperborea con il loro fuori-formato), criteri tematici (l’assurdo o il realismo o) e criteri temporali (il Novecento e i Contemporanei e il resto)? Fermo restando il criterio “piccolo/grande” si può adoperare in maniera mista la sistemazione per collare e case editrici e un criterio più trasversale? La letteratura di viaggio può stare tranquillamente fuori da ogni classificazione o finire ordinata per luoghi (le antologie di Chatwin, nel caso, potrebbero, però, sfuggire). La mistica va messa con i libri sacri (fatto salvo il buddismo che ha spazio a sé)? La letteratura popolare (“Lo cunto de li cunti” e “Le mille e una notte”) sta in un suo luogo segnato a sé anche quando incontra la religione? “Il minotauro” di Tammuz sta nelle spy stories o nei romanzi d’amore? Ecco: esiste una categoria “romanzi d’amore”? O non è, piuttosto, un macrotema che può contenere la saggistica come “L’amore e l’Occidente” o Fromm? Sospendo la piccola classificazione dei libri del cuore: Handke de “Il canto alla durata”, Thoreau, Attar, la trilogia di Bilenchi, Bichsel, Walser, Kureishi, Salamov ed “Essere e destino”, Orazio e Simic. Una piccola biblioteca separata che nella casa precedente tenevo distinta dall’altra. Mentre scrivo le mie ipotetiche/possibili classificazioni mi chiedo se, effettivamente, il mio gusto di lettura (diverso spesso dal mio gusto di scrittura e, anche se non lo pratico quasi mai, dal mio gusto “editoriale”) sia riconducibile a degli insiemi. Mi domando cosa tenga insieme i fili del gusto e se sia giusto o meno rendere disponibile al ritrovamento solo il praticato lasciando al ripescaggio difficoltoso quel che ad oggi non mi attrae più. Forse basterebbe una catalogazione per distanze. Sapere che – non ordinati – a quattro metri da terra galleggiano libri che non rileggerei – ma che mi perito di conservare per completezza di biblioteca – classificandone la sola presenza ad uso di un futuro ripescaggio.