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Che succede a Jane Campion?
Di Carvelli (del 27/01/2004 @ 07:25:50, in diario, linkato 980 volte)
Non so quanti hanno visto “IN the CUT” ma mi è chiaro perché. Sicuramente per la fiducia riposta in una regista che, per quanto LEZIONI DI PIANO possa definirsi film scorsoio (la questione femminile per esempio) per la capacità di legare ai propri temi con una tensione alla creazione di un assenso di politica correttezza che a molti ha dato fastidio. Ma che fosse un bel film nessuno ha dubbi. Né li ha a maggior ragione chi ha visto UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA e aggiungo che io apprezzai quella paradossale fiaba che fu il precedente film indo-americano. Forse tra pochi. C’era qualcosa che bruciava da quelle parti e anche con fiamme imprevedibile, storte. Mi era piaciuto. Ma questa ultima prova è imbarazzante da ogni punto di vista anche del semplice prurito. A parte le inquadrature (stavolta non quelle dell’amore come lo furono contrariamente quelle bellissime di Lezioni) il film è inconsistente. Ridicolo l’abbraccio craniale. E non entro nel merito delle recitazioni ma del perché. Perché fare un film così? Leggo sull’Espresso la recensione di Mario Fortunato e mi piace riscontrare la stessa percepita gratuità anche nel libro ispiratore della Moore. Nella consonanza, mi pregio di pensare che il film trattasi di VERA MARCHETTA DI LIMONE VERDE in cui entra anche la povera (e brava, supponendo un quanto non sufficiente) Nicole Kidman, qui produttrice e si dice attrice fino ad un attimo prima di girare, poi dimessasi. Marchetta forse vuol dire che qualcuno aveva interesse a fare il libro della Moore e a pagare saporitamente una registadonna (ma proprio donna, cfr. Lezioni di Piano) e la registadonna che fa? Accetta.