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La giustizia (oggi) da Scaruffi
Di Carvelli (del 14/06/2005 @ 10:10:04, in diario, linkato 1252 volte)

Desumo da www.scaruffi.com  questo intervento che mi sembra di interesse oggi che si parla di Michael Jackson e della sua assoluzione.

 

 

 

La crisi della sfiducia nella giustizia

Al tempo stesso il pubblico sembra credere sempre meno nella giustezza delle leggi. Negli anni '90 dilagano i casi delle giurie che fanno giustizia non somministrando la giustizia. I casi piu' spettacolari sono quelli del 1994: Lorena Bobbitt, che evira il marito reo di averla violentata (e viene assolta per insanita' mentale, benche' sia chiaro che e' sanissima), e i fratelli Menendez, che uccidono i genitori rei di averli sottoposti ad umilianti violenze fin da piccoli (e vengono assolti per la stessa ragione). Ma un principio analogo era stato applicato per assolvere nel primo processo i poliziotti di Los Angeles che avevano picchiato Rodney King e per assolvere poi i neri che durante i disordini successivi avevano picchiato quasi a morte un bianco. Nel 1995 O.J. Simpson viene assolto nonostante le prove schiaccianti a suo carico.

In tutti questi casi il crimine era evidente e persino confessato, ma in ciascun caso la giuria ha ritenuto di non dover applicare la legge ma il proprio buon senso.

Giudici sempre piu' eccentrici si antepongono alle leggi. Fa epoca Walter Williams, un giudice di colore di Chattanooga (Tennessee), che commina pene quantomeno bizzarre: una sculacciata al ragazzo colpevole di un furto, penitenze varie ai rei di vandalismo, e infine la sua specialita', l'obbligo di prendere un diploma ai giovani delinquenti senza titolo di studio (piu' di 500 condanne di questo tipo a tutt'oggi).

D'altronde, come ha fatto notare un sondaggio presso quegli elettori del Colorado (il primo stato ad approvare una legge contro gli omosessuali), non e' piu' chiaro a nessuno perche' mai non si possa discriminare contro gli omosessuali, o contro i mussulmani o contro i neri o contro le donne, ma si possa invece discriminare contro le prostitute, i drogati, gli adulteri e persino i fumatori. In un certo senso il messaggio e': o tutti o nessuno; o tutti hanno eguali diritti, o nessuno li ha.

"Affirmative action" e' il nome dato a un programma federale per favorire l'integrazione dei neri (e delle minoranze in genere) nella societa' americana. Fu uno dei due frutti principali delle lotte civili degli anni '60, del processo di de-segregazione che pose definitivamente fine a secoli di schiavitu'. L'altro fu il "Civil Rights Act" del 1964, che proibisce la discriminazione sulla base di razza, sesso, etnia e religione. E' ironico che negli anni '90 il secondo venga usato per tentare di abolire il primo.

Secondo i suoi critici, l'"affirmative action" ha fatto il suo tempo e oggi punisce ingiustamente i bianchi. In innumerevoli professioni i neri non sono per nulla svantaggiati rispetto ai bianchi. Alcuni neri sono persino ricchi. Eppure, applicando quelle norme, hanno diritto prima loro al posto di lavoro. Fra i critici si conta tutto il gotha del Partito Repubblicano: Pete Wilson, il governatore della California, Bob Dole, il principale candidato repubblicano alla Casa Bianca, Newt Gingrich, il portavoce del Congresso, e Rush Limbaugh, il commentatore televisivo piu' ascoltato d'America.

Wilson e' il promotore del primo referendum in materia, che si terra' in California nel 1996: il referendum dice semplicemente che al governo dovrebbe essere proibito discriminare sulla base di razza, sesso, etnia o religione, ovvero cio' che prescrive il "Civil Rights Act". Soltanto che questa volta la minaccia non e' diretta ai bianchi, ma ai neri.

Sono infine innumerevoli i casi di cause intentate per ragioni frivole, ma che pure finiscono per far muovere cifre colossali. Il sistema legale degli Stati Uniti funziona anche troppo bene, al punto da indurre molti a tentare di approfittarne. In questo modo il concetto di giustizia perde un altro po' di senso.

L'altra grande componente di scetticismo riguarda la credibilita' delle forze dell'ordine. Non sono soltanto gli estremisti (di destra e di sinistra) a dubitare della parola di poliziotti e giudici. E' ormai sentimento comune che l'F.B.I., la C.I.A., la D.E.A., e le varie polizie locali costituiscono dei corpi separati che combattono le loro piccole guerre private all'insaputa, e talvolta alle spese, dei cittadini. La polizia di Los Angeles viene (giustamente o ingiustamente) incriminata per il pestaggio di King, l'F.B.I. viene biasimata pubblicamente dal Congresso per l'assedio di Waco in cui persero la vita ottanta fanatici religiosi, e cosi' via.

E' curioso che siano piu' le destre che le sinistre a montare questa campagna di diffamazione nei confronti del governo. Negli anni '60 erano le sinistre ad accusare le istituzioni di comportamenti irregolari e le destre a difendere un sistema che sostanzialmente le proteggeva. Negli anni '90 le sinistre non sono praticamente visibili, sempre piu' zittite da una maggioranza silenziosa che vuole soprattutto ordine e un ritorno ai valori morali. Le destre invece sono entrate in rotta di collisione con il governo, forse perche' il loro potere di prevaricazione e' stato drasticamente ridotto.

 

Nell'estate del 1995 la marea di reclami contro le autorita' diventa inarrestabile. L'F.B.I. accetta di pagare tre milioni di dollari di danni a Randall Weaver, il suprematista bianco che ingaggio' un duello con la polizia sulle montagne dell'Idaho durante il quale i poliziotti uccisero sua moglie e un suo figlio, e infine Timothy McVeigh e Terry Nichols, i responsabili dell'attentato di Oklahoma City, sfruttano il momento propizio dichiarandosi innocenti e vittime di un complotto del governo. La fiducia nella giustizia ha toccato il nadir.

Il processo al giocatore di football O.J. Simpson, accusato dell'omicidio della moglie Nicole Brown, diventa il principale spettacolo del 1995, teletrasmesso in diretta da diverse reti televisive. Quello spettacolo riassume un po' tutte le contradizioni del sistema giudiziario. La prima morale che se ne ricava e' che chi ha soldi difficilmente viene condannato: avendone i mezzi, si possono assoldare i migliori avvocati del mondo e protrarre il processo al punto da rimettere in discussione tutte le prove. Al posto di Simpson un povero diavolo sarebbe stato condannato nel giro di pochi giorni, ma l'esercito di avvocati assoldato da Simpson segue tutte le piste e finisce per creare quantomeno il dubbio nel pubblico.

A forza di scavare, gli avvocati trovano anche un tesoro: una serie di nastri in cui il detective che ha condotto le indagini, Mark Fuhrman, confessa di aver commesso ogni sorta di bassezze nella sua carriera, compreso manomettere le prove, e si rivela un razzista e fascista della peggior specie; quanto basta per sospettare che abbia fabbricato lui tutte le prove ai danni del nero Simpson (e che questa sia l'abitudine della polizia di Los Angeles).

In ogni caso il processo viene trasformato in un grande circo in cui tutti, avvocati, giurati e testimoni, fanno a gara nell'accaparrarsi l'attenzione delle telecamere, nonche' contratti esclusivi per interviste, libri e film. Dopo qualche mese il pubblico ha praticamente dimenticato che questo e' un caso di omicidio, in cui e' stata ammazzata una donna. Lo spettacolo del processo non e' insomma molto edificante.

Fuhrman e' soltanto la punta dell'iceberg. A New Orleans dal 1993 al 1995 sono stati arrestati cinquanta poliziotti per crimini che vanno dallo stupro al traffico di droga. Uno, Len Davis, e' stato persino colto in flagrante dall'F.B.I. mentre ordinava l'omicidio di una donna, Kim Groves, che lo aveva appena denunciato di brutalita'. Nel 1995 Antonoinette Frank e' stata condannata a morte per aver rapinato un ristorante e ucciso tre persone, fra cui un collega che era di guardia (Frank fu uno dei primi agenti inviati sul luogo per le indagini del caso e, se un testimone non fosse sopravvissuto, non sarebbe mai stata scoperta).

A Philadelphia sei poliziotti hanno confessato ogni sorta di scorrettezza, compresa quella di aver fatto incriminare degli innocenti. A New York nel 1995 vengono spiccati decine di mandati di arresto contro poliziotti sospettati di traffico di droga ed estorsione. Il loro cervello, Michael Dowd, organizzava i raid contro i trafficanti e poi istruiva i compari su come smerciare la droga. Sempre nel 1995 sei poliziotti vengono arrestati ad Atlanta, incriminati da una cinepresa che li ha ripresi mentre infilavano freneticamente nelle uniformi il denaro confiscato in un'operazione antidroga.

Gene Lomazoff, poliziotto di Philadelphia, e' stato condannato all'ergastolo per una serie di rapine. Gregory Becker, poliziotto di Chicago, e' imputato dell'omicidio di un senzatetto di colore. A Philadelphia un nero di nome Abu-Jamal e' in attesa dell'esecuzione della condanna di morte nonostante uno dei principali testimoni abbia rivelato di essere stato costretto con la forza dalla polizia ad accusarlo e un altro sia una prostituta con alle spalle piu' di venti condanne rimessa in liberta' subito dopo aver testimoniato contro di lui. In West Virginia il nero O'Dell Harris e' stato rimesso in liberta' nel 1994 dopo aver trascorso sette anni in un penitenziario di massima sicurezza per un omicidio che non aveva commesso: ma un perito chimico della polizia, Fred Zain, aveva falsificato i risultati del test di DNA per farlo incriminare (si scoprira' che aveva compiuto lo stesso crimine in diverse altre occasioni ed e' ora in attesa di giudizio).

Quando la polizia funziona, e' invece la giustizia a non funzionare. In qualche caso il criminale ci guadagna addirittura. E' il caso di Tanya Harding, rea di aver fatto bastonare la rivale Nanci Kerrigan per vincere il campionato nazionale di pattinaggio, che accetta di pagare un'ingente multa per evitare il processo; ma quella multa e' una frazione minima di tutti i soldi che lei guadagnera' grazie alla pubblicita' del caso. La colpevole se ne va libera e ricca, senza aver trascorso neppure un giorno in carcere.

Sono innumerevoli i casi di criminali che sono stati rilasciati ripetutamente senza processo finche' hanno commesso un omicidio.

A San Francisco (una delle citta' piu' "generose" con gli arrestati) nel 1988 uno psicopatico di nome Michael Briggs, che aveva gia' alle spalle numerose condanne, venne arrestato per aver violentato, sodomizzato e seviziato una donna; venne rilasciato quasi subito per "mancanza di prove" (benche' la polizia lo avesse trovato ancora addormentato nudo nel letto della donna con al suo fianco tutto l'arsenale che aveva usato per torturarla); nove giorni dopo violento' un'altra donna, dopo averla accoltellata con un cacciavite e averle tagliato un occhio, e il giorno dopo violento', sodomizzo' e uccise una terza donna. La polizia, pur riconoscendo il suo stile, non lo sospetto' fino all'ultimo, dando per scontato che si trovasse ancora in carcere.

Quell'anno il pubblico ministero di San Francisco rilascio' senza processo piu' della meta' degli arrestati. Briggs fu soltanto uno dei tanti che tornarono nelle strade a commettere gli stessi crimini.