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Non presenze (Camus)
Di Carvelli (del 03/04/2006 @ 10:49:48, in diario, linkato 958 volte)

Alle volte nei libri non è importante quello che succede. Anzi, spesso. Per esempio ho riletto le prime cinquanta pagine de LO STRANIERO di Camus solo perché mi faceva piacere ricordarmi l’atmosfera del racconto e ho riscoperto una donna anziana in un ospizio. Morta. Una donna che è lo scatto del racconto (la sua morte è il clic della narrazione) ma che non compare mai. Se ne resta nella sua bara senza neanche rivedere per l’ultima volta il figlio. Ed è come se non ci fosse, quindi. La sua non presenza rafforza l’assenza. Rimarca la morte ma la sbugiarda anche (nichilisticamente?). E il fatto che il figlio non la voglia più inquadrare, evitando il riconoscimento persino legale, la sottrae al racconto (e quindi al nostro incontro). Dei dolori conosciamo solo (o meglio direttamente) quelli esterni al racconto ovvero le sensazioni degli ospiti dello stesso ospizio, due più affezionati e quindi uno sguardo più sentimentale. Molti laterali – quegli sguardi di altri anziani del centro – e anche questo rafforza la percezione della freddezza del dolore che guarda alla morte coetanea come a una condizione imminente e necessaria. Il carattere della prossimità di chi è vicino biologicamente di contro al distacco di chi è vicino nel sangue.