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Colpa e senso di colpa
Di Carvelli (del 06/03/2004 @ 16:08:29, in diario, linkato 900 volte)

Mi è ritornato alla mente un fatto successo ormai un po’ di anni fa. Io portavo a scuola dei bambini Rom

                                                                    

e notai uno strano atteggiamento da parte di uno dei bidelli di una delle tre scuole a cui facevo riferimento per la scolarizzazione. Mi sembrava – il bidello – diciamo così…un po’ troppo gentile e premuroso nei confronti dei bambini. Gentilezza che rasentava una cura non richiesta e non dico altro. Nella mia proverbiale ingenuità e sincerità commiste andai dalla direttrice didattica e così, quasi per cercare delle conferme al negativo, glielo feci considerare. Lei scattò e disse: “No no ci abbiamo parlato…ha detto che non succederà più, è tutto sotto controllo e poi gli abbiamo parlato chiaro e ha promesso…” Immaginatevi la mia faccia. Immaginatevi che fine aveva fatto al premessa ricerca di una certezza! Beh mi è ritornato in mente. E insieme una pagina letta da Giuseppe Pontiggia (in “Prima persona”)…l’incommensurabile e compianto Giuseppe Pontiggia (“Nati due volte” rimarrà uno dei libri più importanti della letteratura italiana contemporanea… ma non dimentico neppure “Vite di uomini non illustri”).

                           

Lo scrittore milanese scrive: (Colpa e senso di colpa) non sono la stessa cosa. Però oggi la tendenza generale, tra solidale e complice, è dim liberarsi dal senso di colpa per liberarsi dalla colpa.” E dopo dice “le colpe esistono” e fa distinzione tra queste (“reali”) e i sensi di colpa (“immaginari”). I suoi strali sono per la vulgata della psicanalisi che crede di togliere con gli uni le altre. In realtà spesso è questo atteggiamento ricontrato nella 'vulgata' della religione cattolica. Ripeto nella vulgata, nella pretesa semplificazione dei principi di essa. Per cui il perdono della colpa e il perdono di quello che essa porta con se coincidono. Una persona cattiva (semplifico) diventerà buona perché la natura intrinseca della persona è la bontà. Da cui: diamo fiducia al peccatore, a chi sbaglia, diamogli una opportunità. E in questo concedere non c’è altro che remissione ma teorica, assoluta e non scientifica o razionale. Ritornando ai miei ricordi: ha sbagliato e non sbaglierà più…sono parole testuali. Eppure la colpa rimane e con essa il senso di colpa. Ora se anche noi ci industriamo per togliere l’uno a discapito dell’altra e magari così facendo riscattiamo la nostra natura fondamentalmente buona non facciamo nessun servigio a nessuno. Insomma via l'effetto rimane la causa. Ecco… ora mi sento un po’ cattivo ma è così… mi vengono i sensi di colpa pure a me.