Altman e il Novecento 
		
			Di  Carvelli (del 22/11/2006 @ 09:25:12, in  diario, linkato 1460 volte)
		  
	 
	
	
		  
Alla morte di Robert Altman mi viene in mente il suo ultimo bel film. Un film che rischia di rimanere un testamento della sua opera. Cerco tracce dellla sua fine nei ricordi di quelle immagini che mi piacevano e mi stavano distanti di un passo. E la morte c'era anche senza doverla cercare col lumino dell'equilibrismo critico o sensoriale. La morte era lì e girava per le quinte del teatro di Radio America. Era una morte dolce e un po' beffarda ma alla somma affascinante. Seducente. Forse è il modo migliore per andarsene. Insieme a Novecento di Paolo Conte e al suo tempo. 
  
  
Dicono che quei cieli siano adatti  al cavalli e che le strade  siano polvere di palcoscenico  Dicono che nelle case donne pallide  sopra la vecchia «Singer» cuciano  gli spolverini di percalle,  abiti che contro il vento stiano tesi  e tutto il resto siano balle,  vecchio lavoro da cinesi… eh… eh…  Dicono che quella vecchia canzoncina  dell’ottocento fa sorridere  in un dolce sogno certe bambole  tutte trafitte da una freccia indiana,  ricordi del secolo prima, roba di un’epoca lontana,  epoca intravista nel bagliore bianco  che spara il lampo di magnesio  sul rosso folle del manganesio.. eh… eh…  Indacato era il silenzio e il Grande Spirito,  che rellentava la brina, scacciava  i corvi dalla collina…  come una vecchia cuoca in una cucina  sgrida i fantasmi del buongustai  in una lenta cantilena…  Lasciamo stare, lasciamo perdere, lasciamo andare  non lo sappiamo dov’eravamo  in quel mattino da vedere… eh… eh…  Dov’eravamo mai in quel mattino  quando correva il novecento  le grandi gare di mocassino…  lassù, sui palcoscenico pleistocenico,  sull’altopiano preistorico  prima vulcanico e poi galvanico…  dicono che sia tutta una vaniglia,  una grande battaglia,  una forte meraviglia… eh… eh…  Galvanizzato il vento spalancava  tutti i garages e liberava grossi motori entusiamati…  la paglia volteggiava nell’aria gialla  più su del regno delle aquile  dove l’aereo scintilla…  l’aereo scintillava come gli occhi  del ragazzi che, randagi,  lo guardavano tra i rami del ciliegi… eh…eh… 
	 
          
	
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