Cosè questa? Tristezza? Chissà, forse./ Un motivo che conosco a memoria./ Che sempre si ripete. E sia./ Che continui così./ E risuoni anche nellora estrema,/ come la gratitudine degli occhi/ e delle labbra per ciò che qualche volta/ ci costringe a guardare lontano./ E fissando in silenzio il soffitto,/ perché visibilmente la calza resta vuota,/ capirai che tanta avarizia è solo indizio/ del diventare vecchio./ Č tardi ormai per credere ai prodigi./ E sollevando lo sguardo al firmamento/ scoprirai sul momento che proprio tu/ sei un dono sincero.
Di Carvelli (del 03/07/2006 @ 13:48:00, in diario, linkato 1018 volte)
Qua e là. A salti. A racconti. Ma soprattutto la felicità di un premio (Viareggio) ben assegnato. A questo libro prezioso Ma anche la gioia di una mia riscoperta. Che è come quando scopri una bevanda che hai sempre dimenticato e che disseta, nonostante il tempo e la dimenticanza. Che è questa Uno sguardo nitido sul dolore e sul tempo che gli passa di traverso (oltre, dentro e attraverso). Una prosa lucidissima che segna una delle pagine più alte della nostra novecentesca letteratura. Dove morire è un'incertezza (più che una certezza) e dipende dal tempo. Oggi che i giornali danno come iperusate le parole che ci hanno a che fare: time sopra tutte e hour e day. Insomma, il tempo. Quello che ci perseguita lento, irreversibile ma pure improvviso, senza sconti, senza dilazioni o rispetto contrattuale. Quello che ci ha fatto dire "è ora" e non lo era. O adesso e invece, ancora adesso, e come sempre è sempre mai.