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 il letto open di Sogno... di Carvelli
 
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E, come per la maggior parte del genere umano, fu così anche per me: scelsi il lato migliore per trovarmi poi nella condizione di non sapere come restargli fedele.

Robert Louis Stevenson
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Un messaggio nel bagno dell'ufficio

 

LA CARTA DEL COPRITAVOLETTA

NON DEGRADA RAPIDAMENTE

NELL'ACQUA, SI PREGA PERTANTO

PER EVITARE DISSERVIZI A

DISCAPITO DI TUTTI DI NON

GETTARLA NEL WATER.

Normalmente quando ci si trova a dover scrivere questi messaggi, in un ufficio, si crea un capannello di menti improvvisate parolieri. Ogni frase è sbagliata o non è ancora quella. La giusta. Quella che tiene in considerazione i principi basilari delle buone maniere e la fermezza necessaria quando si intimano divieti. L'assembramento - l'accozzarsi di intelligenze artificiali - contiene sensibilità distinte che dissentono le sensibilità altrui. Ragion per cui la scrittura si rivelerà un terribile acclararsi di indecisioni. Il ruolo più ambito e fortunato resta quello dell'estensore del processo verbale (mai titolo sarebbe più appropriato alla mansione) che deve solo avere molta carta, un buon pennarello e necessaria pazienza e scrivere solo quando un ehhh della maggioranza approva d'ufficio. In ufficio è così.

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Di Carvelli (del 30/05/2006 @ 09:17:42, in diario, linkato 1470 volte)

Un film mi piace o non mi piace. Un film mi stride, mi lascia perplesso. Un film cambio canale, per una frase che non mi torna, un'incongruenza, un'anomalia della storia, cattiva recitazione (come se fosse "cattiva digestione"), cattivo doppiaggio (che si scatena nei film non continentali come qui, per cui sembra che un cinese sia un cletino, un giapponese un automa, un peruviano una statuetta di pancia ventriloqua). Un film qualcosa non mi torna, un film esagerazioni. Ma poi mi seducono dei particolari o mi lascio ammaliare da un piccolo rito ripetuto. Un piano sequenza lungo di un amore circolare che gira i palazzi e ritorna nel giro di un coito per riconoscenza. E il film può non essere tutto bello, tutto interessante, tutto giustificato. Può non avere stellette e premi ma ha avuto un guizzo che rimane. Come il tanto vuoto, i muri screpolati, la bandiera che si alza con una procedura sempre uguale di monomania militare. Un film può essere anche una sequenza che ti servirà a pensare altro o ricordarlo per un click che ti ha fatto scattare. E potresti sospendere il giudizio, non pronunciarti in maniera definitiva ma far valere questo piccolo premio di qualche fotogramma.

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Di Carvelli (del 30/05/2006 @ 08:34:36, in diario, linkato 1448 volte)

Il cappello da cow boy e gli stivali di El Paso. Le mani in tasca. Gli occhiali fumé, da dietro occhi annuiscono di sottecchi. La vita nelle basi militari "che poi ti prendono per strano ma in quei locali lì...beh lì sì, lì nessuno ti dice niente...ché se vai in giro vestito così la gente commenta. Alla gente non piacciono gli americani. Cioè non in queste manifestazioni..." Quei locali in cui si trasporta una mitologia (nel suo caso una nostalgia, anche se breve), quei locali - dicevo - sono un avamposto del Grande Impero. Luoghi in cui si sente la forza, la certezza. "Lì capisci cosa vuol dire essere americano. Lì sai cos'è essere membri di un continente di forza." Un contingente? "Lì capisci cosa vuol dire essere per salvare il mondo dalle dittature..." (l'inflessione veneta) "Ché il mondo ha bisogno degli americani mica viceversa... Ché gli americani già sono il mondo. Anche questo qui è il mondo americano."

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Di Carvelli (del 29/05/2006 @ 14:31:33, in diario, linkato 1533 volte)

"E io m'ero tolto la giacca/ e m'ero sdraiato sul letto/ aspettando che il tempo passasse/ con l'amarezza nel cuore./ E mi immaginai che ero vecchio/ e anche tu eri vecchia,/ e ci vedevamo, e ci ritrovavamo/ e potevamo sedere, e parlare/ stando accanto, senza più il desiderio d'amore./ E tu mi raccontavi di come avevi sofferto/ dopo che c'eravamo lasciati,/ per quanti giorni ti sentivi un automa/ che ti muovevi pur senza avere la vita/ e ti sentivi come se t'avessero tolto/ i polmoni, e non potevi respirare./ E io ti raccontavo come camminavo/ e mi trascinavo da una stanza all'altra/ con una palla di piombo incatenata al petto.../ Sì, fu così, e guardavamo le cose/ intorno a noi, cose semplici, foglie/ che si staccavano dagli alberi nel primo autunno/ e altre che erano già cadute,/ bambini che correvano gridando/ e alberi che stavano fermi, vicino a noi, al loro posto."

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Di Carvelli (del 29/05/2006 @ 14:21:21, in diario, linkato 1426 volte)

Accessori per tavolo 0,80x2 = 1,60.

Pane affettato 0,55x2 = 1,10.

Prosciutto maiale kg. 0,392 €/kg 24,00 = 9,40

Mozzarella di bufala kg 0,250 €/kg 15,00 = 3,75

Formaggio adagiato nel fieno kg 0,282 €/kg 28,00 = 7,90

Lattina chinotto neri 1,50

TOTALE € 25,25

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Di Carvelli (del 26/05/2006 @ 09:04:51, in diario, linkato 1492 volte)

Ci guardiamo le suole per vedere come sono consumate. Le tue, dici, non hanno più tallone e ti fa male il piede. Sarebbe inutile ma bello prenderti a cavalcioni e fare la strada insieme, impilati. Abbiamo dimenticato tanti gesti servili che forse funzionavano, avevano una loro utilità, un loro decoro, una ragione più assoluta. E invece no: andiamo piano: arrancando al fianco. Io ti mostro la sagoma dei miei piedi arcuati che scava gli esterni. Come fossi un fantino o un calciatore. E sono invece un libero pensatore. Uno che le cose non se le fa dire. Uno che cammina a memoria. Uno comune.

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Di Carvelli (del 26/05/2006 @ 09:03:20, in diario, linkato 1462 volte)

 

FRANCA MANCINELLI

Camminare di notte fra la terra in collina
è come tornare agli inizi del mondo.

(Il piede va senza sapere
                            se precipita o ascende
nell’abisso di terra e di cielo
eppure come spirito avanzo leggera
e non so nemmeno se avanzo).
Ogni volta la terra è un miracolo.

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 I

Canto il corpo elettrico, le schiere di quelli che amo mi abbracciano e io li abbraccio, non mi lasceranno sinché non andrà con loro, non risponderà loro, e li purificherà, li caricherà in pieno con il carico dell’anima.

E' mai stato chiesto se quelli che corrompono i propri corpi nascondono se stessi? E se quanti contaminano i viventi sono malvagi come quelli che contaminano i morti? E se il corpo non agisce pienamente come fa l’anima? E se il corpo non fosse l’anima, l’anima cosa sarebbe?

II

L’amore del corpo di un uomo o di una donna è al di là di ogni descrizione, il corpo stesso ne è al di là, quello del maschio è perfetto, perfetto quello della femmina.

L’espressione del volto è aldilà di ogni descrizione, ma l’espressione di un uomo ben fatto non appare soltanto sul suo volto,

è anche nelle membra e nelle giunture, stranamente ènei suoi fianchi, nei suoi polsi, nel suo passo, nel modo di portare il collo, nel flettere la vita e le ginocchia, i vestiti non lo nascondono, la forte buona qualità che possiede erompe da sotto il cotone e il panno nero vederlo passare trasmette quanto la migliore poesia, forse anche di più, ti soffermi a guardare la sua schiena, la sua nuca, le spalle.

Il corpo morbido e pieno dei neonati, il petto e il capo delle donne, le pieghe delle loro vesti, il loro stile mentre attraversiamo la strada, la loro sagoma dall’alto in basso, il nuotatore nudo in piscina, visto mentre nuota attraverso il trasparente verde brillo, o fa il morto e dondola silenziosamente avanti e indietro sul sollevarsi dell’acqua, il piegarsi ritmico dei rematori sulle barche, il cavaliere sulla sua sella, ragazze, madri, massaie che fanno le loro faccende, il gruppo dei manovali seduti a mezzogiorno con le loro gamelle aperte, e le mogli che aspettano, la donna che calma un bambino, la figlia del fattore nel giardino o nel prato, il giovane che sarchia il granoturco, il cocchiere che guida i sei cavalli della sua slitta tra la folla, la lotta dei lottatori, due apprendisti, sviluppati, vigorosi, di buona indole, nati lì, su uno spiazzo vuoto al tramonto dopo il lavoro, gettati a terra giacche e cappelli, l’abbraccio di amore e di resistenza, la presa sopra la vita e sotto la vita, i capelli scompigliati che scendono sugli occhi e li accecano;

la marcia dei pompieri nella loro uniforme, il gioco dei muscoli mascolini attraverso i pantaloni puliti e le cinture, il lento ritorno dall’incendio, la pausa quando la campana riprende all’improvviso a suonare, il loro tendere l’orecchio all’allarme, le naturali perfette varie attitudini, la testa piegata, il collo curvo e il contare; cose simili io amo - io mi abbandono, passo liberamente, sono al seno della madre con il neonato, nuoto con i nuotatori, lotto con i lottatori, marcio in fila con i pompieri, e mi fermo, ascolto, conto.


(...)


V

Questa è la forma femminile, un nembo divino ne esala dal capo ai piedi, attrae con una fiera irresistibile attrazione, io sono spinto dal suo respiro come se non fossi Mente più che un vapore indifeso, tutto scompare fuorché noi due, libri, arte, religione, tempo, la terra solida e visibile, e ciò che ci si aspettava dal cielo o si temeva dall’inferno, ora sono consumati, folli filamenti, ingovernabii germogli che ne promanano, altrettanto ingovernabile la reazione, capelli, petto, fianchi, gambe che si piegano, mani che cadono in negligente abbandono, come le mie, riflusso colpito dal flusso e flusso colpito dal riflusso, carne d’amore che inturgidisce e fa dolcemente male, getti d’amore senza limiti caldi ed enormi, tremante gelatina d’amore, biancofiorito, delirante succo, notte d’amore dello sposo che dura sicura e dolce sino all’alba prostrata che ondeggia sino al giorno compiacente e docile, perduta nella fessura del giorno che abbraccia ed ha tenera la carne.

Questo è il nucleo - dopo che il bambino è nato di donna, l’uomo è nato di donna, questo è il bagno della nascita, questo il fondersi di piccolo e grande, e lo sbocco di nuovo.

Non vergognatevi, donne, il vostro privilegio racchiude il resto ed è l’esito del resto, voi siete i cancelli del corpo, voi siete i cancelli dell’anima.

La femmina contiene tutte le qualità e le tempera, è al suo posto e si muove con perfetto equilibrio, e tutte le cose debitamente velate, è insieme passiva e attiva è fatta per concepire figlie e figli, allo stesso modo.

Come vedo la mia anima riflessa nella Natura, come vedo traverso la nebbia, un Essere dalla inesprimibile completezza, salute, bellezza, vedo il capo ricurvo e le braccia piegate sul petto, la Donna vedo.

VI

Il maschio non è né più né meno che anima, anche lui è al suo posto, anche lui ha tutte le qualità, è azione e potere, il traboccare dell’universo conosciuto è in lui, il disprezzo gli si addice, il desiderio e la sfida gli si addicono, le più vaste selvagge passioni, l’estrema felicità, l’estrema pena gli si addicono, l’orgoglio è per lui, l’orgoglio profuso dell’uomo calma l’anima, è ottimo per lei, la conoscenza gli si addice, lui l’ama sempre, sottopone ogni cosa alla prova di se stesso, qualunque sia la ricerca, qualunque il mare e la vela lui lancia i suoi scandagli alla fine soltanto qui, (dove potrebbe gettare scandagli, se non qui?)

Il corpo dell’uomo è sacro e il corpo della donna è sacro, non importa chi sia, è sacro - è il più umile nella squadra dei manovali? È uno degli immigrati dal volto inespressivo appena sbarcati sul molo? Ciascuno appartiene a questo luogo o a ogni luogo come i benestanti, come te, ciascuno ha il suo posto nella processione.

(Tutto è una processione, l’universo è una processione dal movimento regolato, perfetto.)

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Di Carvelli (del 24/05/2006 @ 16:34:01, in diario, linkato 3236 volte)
L'altro giorno camminavo in moto e quindi guardavo la strada (anche se non è un'abitudine di sempre) e sono stato invaso da un odore lattigginoso. Dentro di me mi sono detto "ecco qui intorno c'è l'alianto" (che è come dire il sempre e l'ovunque, l'infestare, la sporadicità, l'ogni angolo di terra) e non mi sbagliavo. Deve essere così per gli altri animali, con fiuti diversi, rapidità diverse. Sapere dove sei per il naso.
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Di Carvelli (del 24/05/2006 @ 14:36:21, in diario, linkato 1460 volte)
Come se cercassimo la storia di una ruga. Una sola. Il suo inizio, il suo procedere. Come se volessimo fissare il tracciato di quel tempo nella sua forma fisica dello scavo, del rilievo. Un disegno che ora non intuiamo, un verso. Un separarsi.
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