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 Il letto di Katia... di Carvelli
 
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Avevo amato le donne con le quali ero vissuto. Tutte. E con passione. Anche loro mi avevano amato. Ma sicuramente con maggiore sincerità. Mi avevano dato un po' di tempo della loro vita. Il tempo è una cosa essenziale nella vita delle donne. Per loro, è reale. Per gli uomini, relativo. Mi avevano dato molto. E io, cosa avevo regalato? Tenerezza. Piacere. Felicità sul momento.

Jean-Claude Izzo
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Di Carvelli (del 30/11/2009 @ 09:14:46, in diario, linkato 966 volte)

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5 libri ecco qua.

Felix Feneon - Romanzi in tre righe
Yasushi Inoue - Il fucile da caccia
Schulz - Le botteghe color cannella
Maupassant - I racconti (traduzione di Oreste Del Buono)
+1 regalo

2 treni (+macchina+moto+metro) follia affettiva che dura 1 ora più viaggi. Follia affettiva che dura un cappuccino, due ore di i-pod, ottanta pagine di libri (vedi alla voce LIBRI). Follia affettiva tutto sommato utile e inutile. E' il fiensettimana dei mezzi di trasporto. Come per stare in tutte lecasistiche di movimentazione.

2 film uno è Parnassus (cui segue festa...vedi all voce FESTA). Bello e onirico. Parliamo di Gilliam quindi tocca ricordare Brazil e nel ricordarlo un po' di nostalgia. L'altro è Su la testa. Peccato: film sbilanciato e diviso, con un po' di vuoto in mezzo, personaggi appena abbozzati, caricaturali (problemi di scrittura) e tanto sopra le righe (attori che si innamorano del loro personaggio e strabordano). Di questo regista avevo visto L'aria salata e mi era piaciuto. Come dire: secondo film con più soldi, meno ingenutità, più possibilità, più aspettative (personali e altrui). Il risultato manca un po' le coordinate di tutta questa attesa.

1 festa ore 24 arrivo. Una checca isterica vestita da donna bussa a tamburello alla porta di un bagno. Un altro disegnato a pennarello sulla faccia balla scatenato in un salone viola. Non ricordo niente altro che ridere, ridere.

2 paia di scarpe ovvero 4 di cui 2 stivali. Mi sento non dico un millepiedi ma un quadrupede sì.

1 nostalgia l'estate, la sabbia, una festa di paese. E fa tre!

1 consiglio se non vuoi veramente cambiare tieniti stretto quello che hai.

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Di Carvelli (del 30/11/2009 @ 09:14:27, in diario, linkato 989 volte)
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Di Carvelli (del 30/11/2009 @ 08:46:20, in diario, linkato 1022 volte)
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Di Carvelli (del 26/11/2009 @ 16:58:22, in diario, linkato 1012 volte)

Non sono stato buono e così non ho avuto nessun premio. Ma voi siete stati bravi e così un premio lo meritate. Un doppio premio. Pure con la panna se la volete. Un invito a spese vostre al cinema. E una canzone. Un piccolo duplice premio di consolazione o almeno consolatorio. Il film vi divertirà L'uomo che fissa le capre. Mi spendo perché sono stato a vederlo sabato sera con una combinata di differenze che mi ha fatto sorridere e gioire già di partenza, allo strappo dei biglietti. E tutti ci siamo divertiti di noi stessi e del film. Mi spendo perché sono andato a vederlo nonostante le recensioni negative di amici e affidabili visionatori. Ma io ho toccato con mano e mi sono divertito. Ecco. Infatti. Appunto. Ciao ciao.

Premio 1
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Premio 2
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Di Carvelli (del 26/11/2009 @ 09:44:22, in diario, linkato 1030 volte)
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Di Carvelli (del 26/11/2009 @ 08:57:05, in diario, linkato 1358 volte)

Portiamo tutti e tre un Car nel nome o nel cognome. Io, C. e G. Ieri G. passa a sorpresa da casa mia. Ore 22: una roba così. E' andata da poco via F. G. mi racconta cose sue recenti. E mi stupisco del grande parallelismo in cui viaggiano le nostre tre vite. Da luglio io, C. e G. abbiamo fatto un giuramento, una specie di voto. Vite diverse, fatti diversi abbiamo deciso che qualcosa sarebbe cambiato e ognuno aveva di che cambiare qualcosa. A suo modo. Con una propria urgenza - propria in ogni caso. Ora siamo ad una svolta. Senza saperlo stiamo chiudendo o aprendo qualcosa, non so. E' successo. Non ce lo siamo detti. Diciamo che io che ho raccolto le confidenze di entrambi e ci ho sommato la mia me ne sono accorto per primo. E, di nuovo, non posso che dirmi stupefatto.

Leggo un raconto di Carver che si intitola LA MOGLIE DELLO STUDENTE. Parte così:

"Le aveva letto Rilke, un poeta che gli piaceva, e lei si era addormentata con la testa sul suo cuscino. Gli piaceva leggere a voce alta, e leggeva bene - con voce sonora e sicura, ora con un tono basso e cupo, ora crescente, ora penetrante".

Nel racconto la donna si addormenta. Poi si risveglia ma stavolta è lui che dorme e non c'è verso di svegliarlo. Mi addormento anch'io. Quando mi risveglio penso a Rilke e alle bellissime ELEGIE DUINESI. Alla prima elegia in particolare (che possiedo nella bella traduzione e cura di Franco Rella, BUR). Quella che inizia così:

Se pur gridassi, chi mi udrebbe dalle gerarchie
degli angeli ? E se uno mi stringesse d’improvviso
al cuore, soccomberei per la sua troppo forte presenza.
Perché nulla è il bello, se non l’emergenza
del tremendo: forse possiamo reggerlo ancora,
ed ammirarlo anche , perché indifferente
non degna distruggerci. Ognuno degli angeli è tremendo.
E mi trattengo così, e inghiotto l’appello d’oscuri
singulti. Ah! Chi possiamo allora chiamare in aiuto ?
Gli angeli no, gli uomini no, e i sagaci
animali lo notano già quanto noi inadeguati
siamo qui di casa nel mondo già interpretato.
Ci resta forse un albero là sul pendio, che ogni giorno
possiamo rivedere; ci resta la strada di ieri e anche
l’adusata fedeltà ad una abitudine, che in noi
si è rintanata, è rimasta, e non se ne andò.
Oh, e la notte, la notte, quando il vento colmo
di cosmici spazi ci corrode il volto – a chi mai
potrebbe mancare l’agognata , che sì dolcemente disillude,
essa, che di fronte al cuore solitario penosamente
si leva ? È forse più lieve agli amanti ?
Il destino lo nascondono soltanto l’un l’altro.
Non lo sai ancora ? Getta dalle tue braccia il vuoto
fin dentro gli spazi che respiriamo; forse gli uccelli
con volo più intimo sentono l’aria così dilatata.

Sì, le primavere ebbero bisogno di te. Di te cercava
qualche stella, chè tu ti mettessi sulle tue tracce.
Saliva attraverso il passato un’onda, o forse là dove
passasti, da una finestra spalancata, ti si offriva
un violino. Tutto questo era un compito. Ma tu, tu
lo potresti reggere ? Non eri forse, ancora una volta,
sempre disperso nell’attesa, come se tutto annunciasse
un’amata ? (Dove vorresti custodirla, che i grandi
pensieri stranieri in te vengono, vanno, e indugiano
spesso di notte). Se lo vuoi, canta allora le amanti;
non è ancora immortale il loro sentimento famoso.
Quelle che tu quasi invidi, le abbandonate, a te
più care delle appagate. Ricomincia sempre
di nuovo l’inattingibile celebrazione; pensa:
l’eroe rimane; anche il trapassare fu per lui
solo un pretesto per essere: la sua ultima nascita.
Ma le amanti l’esausta natura in sé le riprende
di nuovo, come non ci fosse più altra forza per
questo compito. Hai parlato abbastanza di
Gaspara Stampa, così che una qualche fanciulla,
cui sfugga l’amato, ne senta dentro di sé
entusiasmante l’esempio: e se come lei fossi io ?
Non devono forse alla fine questi così antichi dolori
diventare fecondi per noi ? Non è tempo che amando
ci liberiamo noi dell’amato restando frementi:
come la freccia, che è tesa alla corda, raccolta
nello scatto per essere oltre e più di se stessa.
Perché non c’è più luogo alcuno per stare.

 

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Di Carvelli (del 25/11/2009 @ 17:02:39, in diario, linkato 991 volte)
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Di Carvelli (del 25/11/2009 @ 14:08:50, in diario, linkato 920 volte)
Che da così lontano guardi, vedi le facce strane che faccio, le smorfie, i denti che li stringo. Guarda ora che non hai altre cose da sbrigare, quelle cose lì tipo rassettare (da chi altro sentirò usare un verbo così dispositivo), cucinare. Tenere le ginocchia in terra e le mani a tutt'andare nella vasca. Lenzuola, lenzuola, sapone, sapone. Che sono diventato bravo a fare errori e a far finta di niente. A tenere nascoste le emozioni. Si diventa bravi a crescere. Ma io sono stato al banco tuo ed è il mio piccolo vantaggio. Quello degli occhi tuoi a piangere. Io so da te come si fa a stare in un angolo. A diventare invisibile se ti guardano. Niente mai stato così, anche da laggiù se guardi bene.
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Di Carvelli (del 25/11/2009 @ 09:53:38, in diario, linkato 1040 volte)
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Di Carvelli (del 25/11/2009 @ 09:06:21, in diario, linkato 951 volte)
Fa così la storia - come nella frase di Marx che campeggia random a fianco dei letti nell'apertura del sito - fa così la vita. Si ripresenta. La prima volta tragedia e ne soffri. La seconda farsa e ridi. Pensi di ridere. Non è un riso allegro, no. E' la tua vita in forma tetra che dispettosamnte rifà capolino con l'aria beffarda di chi ti lusinga con un sarcasmo mirando a uno scacco matto e, pensi alla fine, la sa lunga. E la sa lunga? Parrebbe di sì. Riniziamo da qui.
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