Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mi hai visto ridere, piangere, sperare, perdere e vincere. Mi hai visto da lontano. Poi, da vicino. Ti sei fatta un'idea. Un'idea sommaria. Da cui hai ricavato una tesi. Sommaria, pure quella. Non so se fosse giusta o sbagliata. Era quello che avevi visto e ci si fa sempre un'idea partendo da quello che si vede. Non si calcola mai la resistenza del vento e altri fattori di disturbo, influenze. Alla fine di tutte le tare rimane quel che si vede. Di cui ci si fa un'idea. Sommaria, forse. Ma mi hai visto e hai visto cose che altri non hanno visto. La tua idea è comunque un'idea di me. Che forse serve anche a me. O no.
Io sono soffocato dal mondo; e, quando parlo, mi pare che la mia anima riesca ad escirne fuora. E perché posso sentire odori che forse né meno esistono? Io avevo in mente di trovare alberi, ed alberi erano da per tutto. Ma quel cielo, tutto turchino uguale, che mi pareva fossesi chiuso soltanto pochi momenti innanzi che io arrivassi, mi metteva un rimpianto di sogni. Su i poggi cretacei l'aria splendeva, i fieni tremavano e luccicavano; e dalla strada, ch'io non vedevo, si fermavano, quasi salendo sopra i greppi, lunghe strisce di polvere dietro le automobili. Quella polvere pareva gialla; ma, diradandosi sempre di più, cominciava a brillare proprio nel momento ch'era per sparire affatto. Dopo aver guardato, scendevo lungo i confini umidi del mio campo, dove l'erba era sempre più fitta e più alta. Talvolta nascondeva l'acqua traboccata dal fossetto; e mi bagnavo tutte le scarpe. Arrivavo fino ad un pinzo, dov'era un nocciolo selvatico; fermatomi dinanzi a lui, a poca distanza, non andavo via senza prima aver troncato un ramicello che mettevo subito in bocca. Risalendo il confine, verso casa, mi chinavo, senza fermarmi, per strappare un ciuffo di nipitella; e la sfregavo tra le mani. Sul mio poggio, rivedevo i cipressi e le siepi. Allora guardavo lungamente il turchino, ed ero contento di vedervi un pettirosso che ruzzava con le sue ali.
Federigo Tozzi - Bestie
rEstate a San Basilio, continuano gli appuntamenti sotto le stelle!!! Nell’Arena esterna quest’estate si moltiplicano gli appuntamenti con ottimo cinema, a partire da Venerdì 5 luglio alle 21:00 quando, dopo la presentazione del libro “Alberto Sordi e Roma - passeggiate sui set" di Roberto Carvelli, sarà proiettato il film “Ladro lui, Ladra lei” di Luigi Zampa con Alberto Sordi e Sylva Koscina (1958; 100’). Centro Culturale Aldo Fabrizi – San Basilio, Via Treia – Roma INFO 06.4112115 www.centroaldofabrizi.roma.it ; info.aldofabrizi@zetema.it
Di Carvelli (del 03/07/2013 @ 09:45:13, in diario, linkato 3839 volte)
La pietra perifrastica
Dì qualcosa, una qualsiasi.
Soltanto non stare come un’assenza d’acciaio
Scegli una parola almeno,
che possa legarti più forte con l’indefinito.
Dì “ingiustamente” “albero” “nudo”
Dì “vedremo”
«imponderabile»,
«peso». Esistono così tante parole che sognanno una veloce, libera, vita con la tua voce Parla Abbiamo così tanto mare davanti a noi
Dove noi finiamo inizia il mare
Dì qualcosa Dì «onda», che non sta arretra Dì «barca», che affonda se troppo la riempi con periodi Dì «attimo», che urla aiuto affogo, non lo salvare, Dì, «non ho sentito»
Parla
Le parole hanno inimicizie, hanno antagonismi se una ti imprigiona, l’altra ti libera. Tira a sorte una parola dalla notte. La notte intera a sorte Non dire «intera», Dì «minima», che ti permette di fuggire. Minima sensazione, tristezza intera di mia proprietà Intera notte
Parla Dì «astro», che si spegne
Non diminuisce il silenzio con una parola…
Dì «pietra», che è parola irriducibile Così, almeno che io possa mettere un titolo
a questa passeggiata lungomare.
http://elettrastamboulis.wordpress.com/2010/08/28/la-pietra-perifrastica-di-kiki-dimoula/
La storia non si snoda come una catena di anelli ininterrotta. in ogni caso molti anelli non tengono. La storia non contiene il prima e il dopo nulla che in lei borbotti a lento fuoco… La storia non è poi la devastante ruspa che si dice. Lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli. C’è chi sopravvive…
La coppia
Spengono la luce ma la sua bianca campana di vetro Riluce ancora un istante prima di svanire del tutto Come una pastiglia in un bicchiere di oscurità. Poi si alza. E le pareti dell’albergo si slanciano nel buio del cielo.
I movimenti dell’amore si esauriscono e loro dormono Ma i pensieri più segreti si incontrano Come quando due colori si fondono Sulla carta umida del disegno di un bimbo.
Buio e silenzio. Ma la città stanotte si è avvicinata. Con le finestre spente. Sono giunte le case. Stanno molto vicine nell’attesa affollata, Di gente dal volto inespressivo.
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