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 Il letto di Nadia... di Carvelli
 
"
Avevo amato le donne con le quali ero vissuto. Tutte. E con passione. Anche loro mi avevano amato. Ma sicuramente con maggiore sincerità. Mi avevano dato un po' di tempo della loro vita. Il tempo è una cosa essenziale nella vita delle donne. Per loro, è reale. Per gli uomini, relativo. Mi avevano dato molto. E io, cosa avevo regalato? Tenerezza. Piacere. Felicità sul momento.

Jean-Claude Izzo
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 18/03/2010 @ 08:51:48, in diario, linkato 655 volte)

There was an Old Man on whose nose,
Most birds of the air could repose;
But they all flew away
At the closing of day,
Which relieved that Old Man and is nose.

C'era un vecchio il cui naso
Da ogni sorta d'uccellini invaso;
Ma al tramontare del giorno
Fuggì con tutti a stormo,
Il che alleviava quel vecchio e il suo naso.

Leggo dal LIBRO DEI NONSENSE di Edward Lear, nella traduzione di Carlo Izzo. Uno dei libri che sto leggendo in questo periodo. Troppi e troppo interrotti. Domenica ho comprato e iniziato a leggere Massimo Recalcati (L'uomo senza inconscio). Ho cercato ma non ho trovato Ian Stewart (L'altro segreto della vita). E ho leggiucchiato Franca D'Agostini (Paradossi).


Stamattina mi sono svegliato con Gaber. Non questo Gaber. Ma a questo ho pensato. Che poi è anche la sua ultima apparizione. A voi.

">.

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Di Carvelli (del 17/03/2010 @ 16:59:23, in diario, linkato 622 volte)

Mesi fa, anni fa (perdo la cognizione del tempo), una amica mi ha parlato di questo blog e io ne ho parlato qui. Poi è passato quel tempo che non sappiamo quantificare e quel blog di Vivi è chiuso e finisce con questo post che mi piace regalarvi.

giovedì 14 maggio 2009

Epilogo

 
Come mi sono ripromessa da molto tempo, voglio dedicare l'ultimo post a spiegare l'origine del titolo di questo blog. You still have the waves in your eyes.

Era il 2 Marzo dell'anno scorso. Erano passate due settimane da quando ero arrivata a Trinidad. Avevo appena cominciato in ufficio, avevo conosciuto i miei coinquilini, Camilla mi guidava un po' nelle piccole cose quotidiane, come scegliere l'operatore telefonico e evitare le strade nella parte est della citta'. Avevo arredato la mia stanza. Non avevo ancora visto il mare.

Domenica 2 Marzo sono andata al mare per la prima volta, a Maracas beach. Con Abinta, Camilla, un'amica di Camilla (che poi avrebbe fatto il corso di diritti umani con me in Costa Rica qualche mese dopo). E Mister K, che vedevo per la prima volta. Io e lui eravamo in macchina da soli, abbiamo chiacchierato e simpatizzato. Ero a bocca aperta per la bellezza della strada che attraversava tutta la Northern Range. Ho fatto il bagno nell'oceano, spingendomi troppo lontano. Ho mangiato il bake and shark. Io e K abbiamo fatto una lunga passeggiata, fino alla fine della spiaggia, oltre i pescatori. Al ritorno sono andata con Camilla nella sua rastamobile. E' stato un giorno fondamentale, uno di quelli che restano impressi nella memoria. Molte cose nuove. Molti inizi di cose importanti, vissuti senza rendersene conto. Il mio battesimo a Trinidad.

Quando sono tornata a casa ero felice, avevo le guance scottate dal sole. Finalmente avevo visto il mio tanto amato mare. Mas mi ha vista salire le scale saltellando, ha sorriso e mi ha chiesto. Dove sei stata, Vivi? Io ho risposto raggiante. At the beach! E lui, schermandosi gli occhi dal sole del tramonto, con un impeto poetico senza precedenti, mi ha detto tutto di un fiato.

You still have the waves in your eyes.
Hai ancora le onde negli occhi.
 
 
Ora Vivi ha cambiato blog e paese e la trovate qui
http://humanitariancircus.blogspot.com/
ma vale la pena cercarla ancora lì, dove non è più ma ci sono ancora le sue onde
http://stillwavesinyoureyes.blogspot.com/


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Di Carvelli (del 17/03/2010 @ 11:48:39, in diario, linkato 677 volte)
E' una questione numerica, in definitiva. Penso. Magari non semplice ma, in definitiva, solo una questione di numeri. Ieri ho perso un guanto. I guanti, si sa, sono due. Come gli orecchini che però - la New Wave insegna - possono essere indossati pure singolarmente. Come le scarpe che invece è difficile che non siano due. I calzini. Tutte cose che vanno in coppia. Anche se è vero che esiste un guanto da lavoro singolo. Ma io ho perso un guanto da freddo (si può dire guanto da freddo? Forse no. Ma io ho perso un guanto da freddo: e questa è una questione lessicale, concedetemelo). Non come i pantaloni che sono uno. Come era bella mia madre quando mi diceva "ti ho stirato il pantalone". Nella sua infinita semplicità aveva risolto ogni contraddittorio scegliendo nel vocabolario la versione mono. Ieri sera, passeggiando attorno ai palazzi del nostro quartiere, io e S. e il suo cane R., io ho perso un guanto. Ora ne dovrei avere uno e invece lo ha S. che ha promesso di rifare lo stesso giro oggi con R. per ritrovare il secondo. Forse glielo darà da annusare e lo troverà lui, R. - oddio sto prendendo una deriva eccessivamente fantastica. Forse il secondo guanto non si troverà e a S. o a me rimarrà un solo guanto. Ma un solo guanto non funziona. Un guanto da solo non dura. Oggi penso a tutte le cose o le persone che dovrebbero essere due e invece sono uno. E non basta.
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Di Carvelli (del 17/03/2010 @ 08:37:38, in diario, linkato 876 volte)

Due citazioni da due libri e due autori che amo. Non casualmente sono rispettivamente una lettura notturna e insonne e una diurna e assonnolita. Dal Viaggio al termine della notte, la prima e da Le lettere, la seconda.

Mentire scopare morire. Avevano appena proibito di tentare qualcos'altro. Si mentiva con rabbia al di là dell'immaginabile, molto al di là del ridicolo e dell'assurdo (...) Così erano messi tutti. Si faceva a chi mentiva molto più degli altri. Presto non ci fu più verità in città.
LOUIS FERDINAND CELINE

Fuggi da ogni grandezza: la vita nostra in una povera casa può andare oltre quella dei re e degli amici dei re. (...) la roba che non ci si adatta è come il calzare del proverbio che troppo largo ci inciampa e troppo stretto ci piaga.
ORAZIO

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Di Carvelli (del 16/03/2010 @ 08:34:16, in diario, linkato 681 volte)

Oggi 16 marzo Tonino Guerra festeggia i suoi 90 anni. Come qualcuno forse sa nel lontano 1992 mi laureai proprio con una tesi sulla sua opera narrativa - a cui di gran lunga si è sempre preferita quella poetica in dialetto romagnolo e cinematografica (è stato uno sceneggiatore di molti e importanti film) - e sulle dinamiche di scambio tra essa e la scrittura del film. Proprio da un film nacque il mio interesse per questo autore di Sant'Arcangelo. Non un film strepitoso ma da un soggetto che poi letto avrebbe fatto da carota per il mio lavoro. Era Il frullo del passero, di Mingozzi. Il plot era di Tonino. La storia di una giovane mantenuta che rimane senza protezione alla mote dell'amante e decide di accettare quella di un ottantenne che le chiede solo di ascoltare i suoi racconti. In un crescendo di realismo magico i racconti del vecchio anticipano le vicende d'amore della ragazza. Cito oggi una poesia - solo nella traduzione in italiano - molto bella di Guerra che è nella stessa raccolta di prose e poesie dal titolo Il polverone.

La farfalla

Contento proprio contento
sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte quando ci hanno liberato
in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla.

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Di Carvelli (del 15/03/2010 @ 09:46:29, in diario, linkato 660 volte)

">.


THIS BITTER EARTH  BY CLYDE OTIS SUNG BY DINAH WASHINGTON
 
This bitter earth
What fruit it bears
What good is love
That no one shares
And if my life is like the dust
That hides the glow of a rose
What good am I
Heaven only knows

This bitter Earth
Can it be so cold
Today you're young
Too soon your old
But while a voice
Within me cries
I'm sure someone
May answer my call
And this bitter earth
May not be so bitter after all
##
Non crede di aver sbagliato persona. Ma non parla di me ché non sono quello che dice. Non sono quello che pensa. Non mi riconosco nelle sue parole. Dico: non fidarti del tuo sguardo. Piuttosto domandati cosa vuoi vedere a prescindere da me. Lo dico perché tu possa trovarlo altrove. Non qui dove non c'è. Ma non c'è verso ed è probabile dunque che quel qualcosa c'è e che io non lo vedo. Un'ipotesi che non prendo in considerazione. O almeno non per via teorica.
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Di Carvelli (del 15/03/2010 @ 09:01:57, in diario, linkato 630 volte)
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Di Carvelli (del 10/03/2010 @ 16:17:42, in diario, linkato 625 volte)

Trangugio spesso a garganella le risposte di Milana Runjic su Internazionale come questa della settimana che chiude...

Sensibilità maschile

Cara Milana, le donne dicono sempre che gli uomini dovrebbero essere più sensibili. Ma non sopportano quando il loro uomo piange. Perché?

Internazionale 836, 3 marzo 2010

Ho sempre pensato che quello maschile sia il sesso più sensibile. Le donne sono più complicate ed esigenti. Per molti uomini la cosa più importante è essere lasciati in pace. Con i loro amici, i loro hobby e la tv.

Ma per noi donne non è facile accettarlo. Rispetto agli uomini siamo più combattive, abbiamo rapporti più burrascosi, umori più intensi, insoddisfazioni più grandi e la quantità di parole che possiamo pronunciare è superiore a quella del più logorroico degli uomini. Facciamo fatica a spiegarci perché gli uomini sono così pigri. Forse si tratta di una loro fragilità innata, scritta nel dna.

Le teorie sulla possibile estinzione dei maschi, e quindi del futuro autosufficiente delle donne, non sono così folli come sembrano. Ma non mi piacerebbe vivere in un mondo senza uomini: riescono a rendere la vita più sopportabile, a volte anche magica. Piangono raramente, ma quando succede sono commoventi. Abbassano lo sguardo e lasciano scorrere le lacrime lungo il viso, senza smorfie, senza singhiozzi. Per secoli hanno dovuto essere “maschi alfa”, ma oggi non lo sono più.

Sono dolci e letteralmente smarriti in questo mondo dai contorni affilati. Ecco perché bisogna lasciarli piangere quando hanno voglia di farlo. Perché per loro non è affatto facile.

www.internazionale.it/firme/articolo.php?id=23079

 

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Di Carvelli (del 10/03/2010 @ 09:26:46, in diario, linkato 652 volte)
Dove c'è vento lì sono io
ma non in persona,
in parole.
Cose che ho detto tanto tempo fa,
cose che ho scritto perché fossero dette.
Dove c'è vento lì sono io
e dico le parole
che vorresti aver sentito o sentire.
Dove c'è vento lì sempre sarò.
Non penserai
"da quanto non c'è?"
e se sono morto.
Ci sarà vento
e dentro le mie parole.
in un certo modo
pure io ci sarò.
O così ti sembrerà.
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Di Carvelli (del 10/03/2010 @ 09:25:36, in diario, linkato 661 volte)
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