Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mi hanno fatto sempre simpatia quelli che intercalano le loro deduzioni su di te con questa semplice clausola del gioco: "scommetto che tu". Più leggera dell' "Io penso che tu". Più deduttiva, e probabilistica. Più lenta e incerta, più rimediabile. Più allegra, quasi infantile. Anche se, alle volte, "io penso che io..."
Autobus (sempre leggendo Houellebecq). Mattina. Calca. Mi cade l'occhio sul campanellino della prenotazione della fermata. Tram antico, quindi bottoncino concavo su ovale di plastica (TUTTO MARRONE E NERO) che fa din. Un din preciso, squillante, da vecchio telefono a cornetta. Sotto, a pennarello, una scritta in stampatello:
(EVITIAMO LE DISCUSSIONI)
LA FERMATA E' A RICHIESTA!
Di Carvelli (del 05/10/2005 @ 16:38:33, in diario, linkato 1094 volte)
Ariodante Marianni
L'amore è una guerra, vuoi convincermi
L'amore è una guerra, vuoi convincermi,
con qualche tregua,con qualche armistizio,
e io devo essere un cattivo soldato
se vengo a te allo scoperto, senza difese,
a te che sai combattere bene, e colpisci
duro, ogni volta (ne porto i lividi
per giorni). Così elaboro tattiche,
complicate strategie: ma a che servono?
Come ti vedo, alzo le braccia, sventolo
un bianco sorriso; e non ti piace, lo so.
Ma forse è questa la mia inconsapevole
rappresaglia: eludere i tuoi piani,
sventare gli attacchi, rendere inutili
le armi, toglierti, insomma, ogni gloria.
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Una strana gioia
Strana gioia di vivere
la chiamò Sandro Penna,
un frizzante vinello
un diavoletto in corpo.
Ti svegli e vai alla finestra,
respiri largo, ti stiri,
senza volerlo sorridi:
cerchi un motivo ma non c’è,
niente è diverso da ieri,
nessun prodigio è in corso.
Forse è un compenso
o un premio perché vivi. |
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Di Carvelli (del 05/10/2005 @ 11:24:53, in diario, linkato 1055 volte)
Ieri un servizio radiofonico di un giornaleradio di una tv privata pur di solito molto corretta così chiosava la notizia della morte di Franco Scoglio, per infarto, in diretta televisiva: "Il cuore che lui aveva sempre messo nel calcio lo ha abbandonato". Le immagini televisive hanno mostrato il momento del colpo, poi i successivi lo hanno criptato. Sui giornali si additava gli audaci trasmettitori. Giorni fa un "negro" ucciso e riverso colante di sangue era ripreso a corredo della notizia della sua morte e sembrava una rarità di solito corretta da lenzuoli bianchi. Perché qui no? E perché la morte suscita questi imbarazzi? Con il sesso e poco altro? Ci fa bene tutta questa censura? O ci fa male la sovraesposizione di altre infingardaggini? E' più grazioso il vedo e non vedo delle modelle, i culi dell'Isola, le gambe sugli sgabbelli radiotelevisivi, le veline che mimano l'ancheggio del piacere a due? Perché usiamo le parole della scienza per il corpo?
Ecco due LETTI dalla fabbrica d'arte Levenson. Silvia Levenson per chi non lo sapesse è la magnifica artista in copertina al mio LETTI. Qui i letti della Quadriennale di Roma (RIGUARDATI è il titolo dell'opera).
Di Carvelli (del 30/09/2005 @ 08:48:22, in diario, linkato 1006 volte)
Ho ripescato un antico libretto del modenese Antonio Delfini. NOTE DI UNO SCONOSCIUTO (inediti e altri scritti) era uscito nel 1990 come un allegato ad una rivista (Marka) di Ascoli Piceno. Un racconto UN ROMANZO D'AMORE contiene la non inedita storia di un libro che cambia l'immagine dell'amore. Galeotto fu il libro, insomma, come si diceva puntate fa a proposito di Paolo e Francesca. Scrive Delfini: "La letura preferita di Elvira è D'Annunzio il quale purtroppo le va guastando tutto il suo candore il suo vero amore per Giovanni." E Giovanni è il marito. Immaginate il triste epilogo. Meglio, l'inevitabile precipitare anche se addolorato ma incolpevole cadere in braccia altrui. Potere dei libri. Dei libri?
Giorni fa assistevo ad un curioso siparietto che vedeva protagonista il mago otelma e quel conduttore tiberiotimperi... Il Mago parlava sempre al plurale... noi siamo, noi intendiamo... Non ho ben capito con chi ce l'aveva. Erano le due lauree, una forma di spersonalizzazione o una di quelle incontenibili cazzate che uno ha dentro e deve tirare fuori? Non so, timperi lo ha cacciato via ("la porta è quella") salvo ripensarci e riammetterlo. Che coglioni che siamo NOI certe volte...
Di Carvelli (del 27/09/2005 @ 08:55:22, in diario, linkato 1276 volte)
Con la sua voce fioca parla. Si mette per traverso sulla strada di oggi e sussurra. Che è meglio stare a letto, che è stanco e che si vuole riposare. Si sdraia davanti alla rampa di lancio delle tue giornate e ti dice di non uscire mentre tu scavalchi irritato e cerchi di recuperare lo slancio. Con la sua voce fioca ti dice che è il caso di far sfiammare la febbre, di non cambiare nulla, di lasciar andare le cose. Che non puoi controllare tutto e che stare senza far nulla non è poltrire. Con la sua voce fioca ti dice cosa è bene fare. Non giusto, non obbligatorio, non intelligente. E' bene e basta. Rimanere a casa a dormire. Ma la voce era fioca.
Di Carvelli (del 23/09/2005 @ 14:46:05, in diario, linkato 1111 volte)
Perdo Genova ma non ne perdo il ricordo. Il mio piccolo altarino in attesa di ritrovarla senza ormai punti di appoggio.
L'altro giorno ascoltavo il lamento di una persona amica. Il tema era gli uomini, il loro modo tamburellante di attaccare per avere, detenere, possedere, conquistare la grazia femminile... mi sono venute in mente immagini guerresche, assalti al fortino, catapulte e olio bollente. E' incredibile come, pur in presenza di porte aperte e la minima richiesta di uan cortesia, di un passaggio, di uno scambio, molti continuino a guardare alla donna come alla mossa di un risiko e scelgano di forzare le finestre chiuse piuttosto che varcare pacifici la porta dischiusa. La metafora non è della guerra. E' la guerra. Peccato!
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