Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Gli alberi? Le pietre? Ghiacciai? La carta su cui abbiamo scritto? I CD i DVD le videocassette? Delle volte penso a tutto quello che rimarrà fra migliaia di anni. Un'azione. Un evento storico. Un rotocalco. Cosa sarà giudicato fondamentale? La creazione di un'industria. La rivoluzione francese, quella russa, quella cubana o messicana. Cosa rimarrà?
Nell'ordine. Ieri il film DE REDITU da Rutilio Namaziano IL RITORNO, un poema che amo molto. Un film complessivamente gradevole anche perché a risparmio e tutto sommato corretto. Chi ha scritto pretenzioso non poteva avere occhi abbastanza lunghi per sapere che un film così forse tutto sommato te lo rivedi per fare un bagno di latinità e di senso della fine. Poi certo i limiti ci possono essere pure ma non mi sono dispiaciuto a vederlo con quell'aria da docu-fiction rosselliniana (si dice così per dire). Segue (dopo intervallo di Arancina a MONDO ARANCINA) ARIGLIANO. Non è la mia prima volta ma è sempre emozionante sentire questo crooner invincibile al tempo gigioneggiare e intonare poi ARRIVEDERCI "dammi la mano e sorridi"... Penso a quanti anni si salderanno con questo ricordo. A quando lo recupererò da questo quaderno sciatto della mia memoria e perché.
da L'espresso
In ogni bar c'è da capire come e dove sia disponibile la bustina di zucchero di canna. Alcuni la spacciano (da cui il nome) come oro colato dei ripiani del retro-bancone... e tra questi certuni qualcuno che me lo spiuegava il perché (se no passa qualcuno e se le prende per portarsele via...da cui la modica quantità). E allora ecco che al bar lo zucchero di canna va pietito. Generalmente io al bar il caffè lo prendo amaro (zucchero solo il primo della mattina, quello di casa) così, nulla. Amo i bar con il caffè bianco nei dosatori che fanno molta Germania e luoghi di lavoro (bar di porti o di quartieri industriali). In Francia ho amato le zollette vestite di carte con la pubblicità del bar al fianco di un caffè non eccellente ma che era finito per piacermi per la sua capacità di rivestirsi di unicità. Ma il dover chiedere la canna al bar e vedere tutto questo perdersi dei banchisti mi fa ancora un po' di piccola rabbia ora e sempre ora che lo zucchero nelle case diventa sempre più ambra (ci saranno delle statistiche?).
Di Carvelli (del 07/02/2005 @ 15:16:13, in diario, linkato 1016 volte)
Dopo un delirante venerdì un sabato ai fornelli (cicerchia con salsicce) e una domenica serena (Lazio a parte): orecchiette alla misticanza e Agotha Kristof con spunti di Kafka (davvero serviva Kafka per sentirsi normali. Dopo dicevo un lunedì di merda (e quando dico merda intendo quella poltiglia marrone che si schiaccia anche metaforicamente con la stessa spiacevole e maleodorante sensazione). Capita.
Aggiorno il blog da Fiumicino (Alice gratias) in una giornata disarginata, di tempi dilatati. Errori su errori: macchina in ritardo, incidente sull-autostrada... Il tipo (in ritardo che mi dice che ha dormito dalla sua donna...) salta tutto... Aspetta un nuovo aereo... altro che jetleg... merda. Per fortuna Agotha Kristof e la Piccola Cosmogonia portatile di Quenau
Leggo oggi da Repubblica che le bielorusse potrebbero ambire ad un marchio DOP e così il governo di lì avrebbe vietato di espatriare le bellezze per non imastardire la razza frutto di mistura antica di popoli. Coem se fosse un vitigno da non innestare.
Esiste un genere di persone che dichiara di volere il nostro bene – peggio di amarci – e c’è da credergli… Insomma, esiste un genere di persone che professa amore come un credo, nei nostri confronti. Eppure (eppure gli crediamo lo stesso) a queste stesse persone non va mai bene nulla di noi. Eppure non sono mai d’accordo con come abbiamo fatto noi, oppure avrebbero fatto diversamente, oppure avrebbero fatto una cosa in più o in meno. Se si litiga riprofessano amore come se fosse un credo. E infatti si è disposti a creder loro ancora. Ma perché alla lunga ci si sente così insoddisfatti… vorrei dire usurati? Il tipo di relazione che descrivo è del genere…. O meglio ha un genere preminente che è quello padre/figlio/a o madre-figlia/o. Ma forse va di moda tanto che mi sembra venga replicata in una grandissima parte delle relazioni a sfondo (qua sfondo ci sta davvero bene!) amoroso. Alla fine di questa contrastata vocazione all’amore si impossessa di noi un odio (un fastidio, una rabbia) piena di calore. Lo definirei un odio termico. Un disprezzo o un ribrezzo nei massimi casi ma pieno di calore. In definitiva il legame non si scioglie nonostante la fucina di rodimenti vari. Sono calori destinati a stemperarsi ma a fatica e sono spesso le relazioni più infrangibili e con legami indissolubili (appunto familiari) che destino vuole finiscano con senso di liberazione o bagni di sangue. Della serie…. Chi troppo vuole… Qui Alberini passo e chiudo.
Di Carvelli (del 02/02/2005 @ 17:12:17, in diario, linkato 1287 volte)
Questa era Karen Bach. Ex pornodiva uscita dal genere e finita nel mainstream (uno dei meglio riusciti) Baise moi . Il suicidio è raccontato come la strettoia di uan vita senza più luce. Un angolo buio a sentire le cronache che merita il silenzio più che la luce.
C'è un mio racconto qui.
PECCATI VENIALI (Coniglio editore)
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