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 il sabsoppalco... di Carvelli
 
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Una volta mi disse che a New York l’arte del farsi strada dipende da quanto si è bravi a esprimere il proprio malcontento in modo interessante. L’aria è satura di rabbia e lagnanze. La gente non ha pazienza di stare ad ascoltare uno che si lamenta dei propri problemi, a meno che non lo faccia in modo divertente.

Don De Lillo
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 18/07/2004 @ 11:13:23, in diario, linkato 902 volte)

 

Ieri letto su La Stampa del tal Daniel Starer che in ombra lavora a ricerche per scrittori. Investigando su sistemi di sicurezza o parti di giraffe o altre sottigliezze di cui poi gli stessi grandi autori si gioveranno nell’ambientare le loro storie. Ha 46 anni e lavora per nomi grossi come Follett McBain. Insomma un bel lavoro, anche se nell’ombra come l’editor. E l’agente? Quanto vorrei poterne dire qualcosa! Figure che poi danno lustro ad un’autorialità senza che chi legge riesca tributare loro onori. Sono questi i generi di articoli che amo spesso nei giornali. Che lettore distratto: ieri ho scoperto che Francesco Coniglio, uno dei miei editori di riferimento, nonché a volte compagno di tavola ha dedicato parte dell’editoriale di BLUE e (figura di merda!) a recensire LETTI io non ne sapevo nulla pur curando per lo stesso la pagina dei libri. L’ombra è la disattenzione… anche se il numero alla fine pur uscito non lo avevo visto prima di ieri pomeriggio…leggi: sabato…leggi: a lavorare per i contatti stampa de LA COMUNITA’ PORNO…leggi: altro che wek end! Ancora ombre: quelle del lavoro in tempi di riposo. Mah! E ci piace pure. Mah!
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Di Carvelli (del 17/07/2004 @ 11:19:22, in diario, linkato 807 volte)

Intanto beccatevi questo

Festa d'estate!

Non partire per le vacanze senza aver acquistato un libro o un bijou d'epoca!

Passa alla Voland in via del Boschetto 129 - Roma
mercoledì 21 luglio
dalle ore 19.00 alle ore 21.00

brinderemo insieme all'autore per l'uscita del libro
Letti di Roberto Carvelli


oltre a un bicchiere di vino troverai:
libri lucenti come gioielli e
gioielli seducenti come libri!

ti aspettiamo!

Poi vi consiglio a seguire (stesso giorno) la presentazione del medesimo 

ore 21,30 con Carola Susani

alla FESTA DELL'UNITA'

AI MAGAZZINI GENERALI (spazio Rinascita).

E LUNEDI' SARò zona FIRENZE PISTOIA ma ahimè senza poter fare alcunchè che brindare alle rinascimentalità...Sarebbe stato carino incontrare quel lettore scrittore di FI mah...

Dunque... sull'uso del blog....penso che vada contestualizzato in un puro scambio di passioni per i libri. Io poi metto come ovvio le cose mie ma mi piacerebbe che ci si raccogliesse in un abbraccio alle pagine che amiamo...facciamo lo sforzo di non esserci antipatici o almeno di non odiarci (mi sento molto Mietta!).

 

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Di Carvelli (del 17/07/2004 @ 11:11:28, in diario, linkato 837 volte)

Intanto ti chiedono “me ne regali una copia?” o “se me ne regali una copia lo leggo” (una promessa o un ricatto?). Qualcuno addirittura “allora me lo devi regalare e mi ci devi fare la dedica”. Č “allora” che stona. Qualcuno ti chiede quanto hai pagato. Qualcun altro pensa che ti devono aver pagato molto, devi aver guadagnato un fottio di soldi. Sicuramente uno ti dira “che coincidenza scrivo anch’io ma non ho pubblicato” altri aggiungeranno “ma io scrivo per me”.  Alcuni ti chiederanno di leggere le cose loro. Qualcun altro ti guarderà strano. Altri ti osserveranno con disarmante normalità e dovrai capitolare sul fatto che alla fine non gliene frega proprio niente a qualcuno dei libri e di pubblicare  e delle recensioni ecc. E sarà inutile dire con fierezza il nome del tuo piccolo e stimato editore…per molti non sarà che un nome udito una volta da te e forse mai più. Sarà perfettamente inutile a quel punto aggravare la tua posizione recitando il catalogo dello stesso. E molte altre cose.
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Di Carvelli (del 16/07/2004 @ 09:11:52, in diario, linkato 1064 volte)

Oh era ora. Finalmente ho visto e sentito Aldo Nove. (nella foto, in versione new dandy). Era a Roma per presentare MILANO NON E' MILANO una guida (Laterza) 

storta di cui scriverò appena ne so. Solo da dire che ha un inizio geniale (letto) e altre pagine virtuose (lette) per il resto vi dirò. Ma per intanto ...come si dice... chi non ha comprato questo

peste lo colga. Ma mica perché ne ho percentuali. E' solo che è uno dei libri più belli di questi ultimi anni...fate voi. Io dico solo che ne vale la pena. Di Aldo Nove che dico...già detto tutto in giro...il più talentuoso scrittore della new generation prima che ce ne fosse una super-new. Credo sia meglio leggerlo che vederlo e questo non sia detto giammai come disapprovazione della persona sua ma è che è uno scrittore da studio non da live. Sia per la fruizione che per la stessa cifra della sua composizione e della sua creatività. E' uno da playback, da remix... e credo che alla fine condividerebbe. Poi presentavano Erbani con piglio forse eccessivamente sociale e Trevi che come al solito è un diesel che parte lento e poi trivella ovunque e getta terra in faccia a tutti...terra conoscitiva dico...insomma un sacco di spunti sollecitazioni e zampilli d'acqua per chi li sa raccogliere.

 

PS. Copio dal sito laterza un estratto del libro

Una Madonnina segreta

L’altro idolo (in senso architettonico) di piazza Duca D’Aosta è il Pirellone.
I giapponesi quando lo vedono fanno la ola.
A Tokyo c’è di molto meglio.
Ma sulla guida turistica giapponese c’è scritto che bisogna fare la ola e loro la fanno quando vedono il Pirellone.
Il nome originario è palazzo Pirelli, ma considerato che è molto alto, lo si è sempre chiamato Pirellone.
Io ho un amico che si chiama Michelone.
Però il suo nome non è Michele, e lui non è particolarmente alto. Si chiama Guido Michelone.
Michelone è il cognome vero.
Michelone ha scritto tanti libri.
Sui Beatles, sui Simpson.
Ma non ha mai parlato né di Milano né del Pirellone.
Il Pirellone sta lì, sulla sinistra della stazione.
Č alto 127 metri.
Ha dieci ascensori e trenta piani.
Č l’edificio più alto d’Italia.
Il suo nome (palazzo Pirelli, non Pirellone, lo abbiamo già spiegato perché si chiama così) è dovuto al fatto che venne progettato tra il 1955 e il 1960 per sostituire gli uffici della società Pirelli, che stava in via Galvani.

A dire il vero, è bello.
Slanciato, imponente.
Lo scrittore Bianciardi lo aveva definito “una fiaba in verticale”. Inoltre, il Pirellone è detentore di un importante primato. Durante il fascismo c’era una legge che proibiva di costruire edifici che superassero in altezza la Madonnina del Duomo. La Madonnina è il simbolo della città e non può essere superato. Fa un po’ ridere. Come quando in televisione il presentatore rifiuta al suo fianco vallette più alte di lui, per non fare brutta figura.

La Madonnina è posta all’altezza di 108,5 metri.
Il Pirellone la supera quindi di un bel po’.
Il cardinale Montini (che diverrà poi papa Paolo VI) decide che la cosa non è affatto bella né rispettosa della Madonna e fa mettere, senza che alla notizia venga dato alcun risalto, un’altra Madonnina in cima al Pirellone. Poi tutti se ne dimenticano e la Madonnina del Pirellone viene riscoperta a metà degli anni Novanta.

Il Pirellone ha fan in tutto il mondo.
A lui si sono ispirati, negli Stati Uniti, per progettare il grattacielo Pan Am, uno dei più celebri del mondo. Però, a un primo sguardo, ma anche a un secondo, a chi non è proprio ben addentrato alle vicende dell’architettura e dell’urbanistica sfugge un po’, tutta questa bellezza. Anche se in effetti è bello dicevamo.

Leggo su un manuale di architettura che Ponti (il principale architetto che l’ha progettato) “ha saputo dare alla costruzione insolita eleganza e dinamicità, grazie allo sviluppo su pianta rastremata e non rettangolare come di consueto”. Leggo su un vocabolario che “rastremata” deriva da “rastremare”, detto di “colonne che si restringono verso l’alto”. In effetti, le colonne del Pirellone si restringono appunto verso l’alto, e a questo punto anche un profano nota che grazie a questo accorgimento l’edificio ne acquista in snellezza. Con la vicina stazione Centrale c’entra come i cavoli a merenda.

Da questo punto di vista (per l’affastellamento caotico di stili) Milano sembra spesso una di quelle botteghe di paese dove sullo scaffale delle Barbie trovi le cartucce per le stampanti del computer e i giornali di caccia e pesca, i libri allegati ai giornali quotidiani e le stringhe di liquirizia. Diciamo che c’è una certa confusione, ma è anche il suo fascino.

Attualmente, il Pirellone è sede del consiglio regionale della Lombardia. Ed è recentemente diventato famoso più di quanto non lo era prima per essere stato protagonista di un caso involontario di trash apocalittico, e che coinvolge i drammatici fatti dell’11 settembre 2001.

Ora, per capire bene cosa è successo bisogna avere chiara la nozione di trash, e quale sia il suo aspetto apocalittico. Tommaso Labranca, il filosofo milanese (più esattamente di Pantigliate, alla periferia della metropoli), ci insegna che il trash è “l’emulazione fallita di un modello alto”. Per fare un esempio che a tutti dovrebbe apparire immediatamente famigliare, Little Tony è il trash di Elvis Presley, così come tutte le “creme spalmabili al cioccolato” non sono altro che il trash della Nutella. Nella dimensione apocalittica, le cose funzionano allo stesso modo.

Veniamo all’apocalittico. Dice Jean Baudrillard, il filosofo francese (che di apocalissi se ne intende): “Di eventi mondiali, ne abbiamo avuti tanti, dalla morte di Diana ai Mondiali di calcio – come di eventi violenti e reali, guerre e genocidi. E invece di eventi simbolici di portata mondiale [...] neppure uno. Per tutta la stagnazione degli anni Novanta, abbiamo avuto ‘lo sciopero degli eventi’. Ebbene, quello sciopero è terminato. Gli eventi hanno smesso di scioperare. E ci troviamo di fronte, con gli attentati di New York e del World Trade Center, all’evento assoluto, alla madre di tutti gli eventi, all’evento puro che racchiude in sé tutti gli eventi che non hanno avuto luogo”. Insomma, dice in sintesi Baudrillard, l’11 settembre ci siamo spaventati tutti molto, moltissimo, e quello spavento aveva e ha un valore simbolico, che ancora ci investe ed ha avuto luogo a New York. New York è la città simbolo dell’Occidente. Le Torri Gemelle, oggi fantasmi di un atto folle che ha cambiato per sempre la Terra, nella desolazione di Ground Zero, erano simbolo di quella città. Ma Milano, a suo modo, che era ed è simbolo di un certo Occidente, più europeo, più piccolo, energico efficiente...

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Di Carvelli (del 15/07/2004 @ 09:11:15, in diario, linkato 808 volte)
Dunque...in riferimento al post di cui ieri... Di cui è un libro di intervte e cronache di set porno. Di cui vine data ampia visibilità a tutte le figure minori che gravitano attorno. Di cui in pratica è un documentario che cerca di raccontare la pornografia dal punto di vista di chi la fa. Di cui alla fine è una lunga gestazione, quasi un parto e la metafora è completa. Di cui c'è tutta una amicizia dietro...quella con l'editore quella con il pornologo Capozzi, quella col pornoattore Franco Trentalance senza i quali di cui non era possibile. Uso il di cui così...per farmi capire da tutti, da Totti, da tutti quelli che leggono Totti, di cui...ho una gran stima di cui... E' uscito LA COMUNITA' PORNO. LA SCENA HARD ITALIANA IN PRESA DIRETTA... Coniglio editore. FINE DELLO SPOT...Riserva a chi oh ...
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Di Carvelli (del 14/07/2004 @ 18:33:26, in diario, linkato 763 volte)

E' uscito...

il mio libro più intimista...

Nelle migliori librerie

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Di Carvelli (del 14/07/2004 @ 10:33:55, in diario, linkato 932 volte)

JOSÉ  LUÍS  PEIXOTO

 

 

 

na hora de pôr a mesa, éramos cinco:

o meu pai, a minha măe, as minhas irmăs

e eu. depois, a minha irmă mais velha

casou-se. depois, a minha irmă mais nova

casou-se. depois, o meu pai morreu. hoje,

na hora de pôr a mesa, somos cinco,

menos a minha irmă mais velha que está

na casa dela, menos a minha irmă mais

nova que está na casa dela, menos o meu

pai, menos a minha măe viúva. cada um

deles é um lugar vazio nesta casa onde

como sozinho. mas irăo estar sempre aqui.

na hora de pôr a mesa, seremos sempre cinco.

enquanto um de nós estiver vivo, seremos

sempre cinco.

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Di Carvelli (del 14/07/2004 @ 09:19:03, in diario, linkato 2730 volte)

Ho delle mie piccole manie. Degli usi. Uno è quello dello sfogliare il giornale al contrario. Sempre e comunque. Parto dall'ultima pagina e vado a decrescere. So che lo fanno altri. So di non essere l'unico eppure non posso non pensarci con un misto di perplessità. Trattasi di atavico retaggio mediorientale? Lo stesso che mi lascia praticamente entusiasmato all'udire note di quegli stessi paesi là. Non so....è come una febbre...avete presente IL MARITO DELLA PARRUCCHIERA? Beh qualcosa del genere. Il giornale del mattino è un piacere che ho da anni e sdalvo ristrettezze mi ha sempre accompagnato. Ricordo l'Unità con uno strepitoso inserto di libri (Grazia Cherchi!!!!) poi per anni LO MANIFESTO. Poi per anni LA STAMPA poi LA REPUBBLICA poi il CORRIERE DELLA SERA. Ecco: non sono uno di quelli che pensa che il giornale ti influenzi. Anzi. per me il giornale è leggere notizie o commenti su fatti. Farmi delle idee a partire dalle idee degli altri o in contrasto con quelle. Per cui leggere questo o quello è legato a interessi diversi. Intanto adoro gli inserti libri (ALIAS TTL DOMENICA DEL SOLE) e li compro settimanalmente. Manco un po' nell'acquisto delle riviste di settore...mi riprometto ma poi mi dimentico. ma il giornale al mattino è un piacere speciale. Specie se sei il primo a fruirne se l'hai preso all'alba e ci fai colazione davanti come ad una immagine votiva. Tutto prende un altro colore. La lettura scema con il decrescere della pagine. Adoro le pagine della cultura (a cui rimprovero l'ormai definita assenza di recensioni a parte MARCHETTE interne e convenienze) i reportage, gli articoli di cronaca. Senza questi uno dovrebeb accampare dubbi sulal conoscenza del reale. Oggi leggo della denuncia al 41enne reo di aver ospitato (e fornicato con)  la 14enne...mi sembra tutto sommato poco grave. Pure mia nonna...sposandosi (ma erano altri tempi!) aveva fatto più o meno la stessa cosa e mio nonno (è morto) ma era in libertà fino alla fine...vigilata da mia nonna. Insomma la cronaca tien dentro un mondo e va letta per aprire quella sfera come cercando un nocciolo che produrrà altri frutti di senso. Ecco...uan cosa che adoro sono le prime pagine de il manifesto

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Di Carvelli (del 13/07/2004 @ 13:34:46, in diario, linkato 946 volte)
Mi dispiace che non potrai dirmi se poi Letti alla fine ti era piaciuto e che sono rimasto contento di vederti entrare un attimo lì solo per esserci e per prendere la tua copia e fartici scrivere una cosa e poi via come se in fondo ci fosse anche un destino in questo passare veloce dei luoghi. Non so. Ritornerò a Vigevano e forse avrò modo di vedere persone che hai visto anche tu tante volte. Verrò e forse potrò solo pensare di averti potuto conoscere un po' di più, un po' meglio ma non potrò mai dimenticare quel tuo ingresso fugace nella galleria e quel poster che hai stampato e che tengo ancora arrotolato della copertina del mio libro. Addio si scrive sempre ciao e vale un arrivederci che spero tu possa sentire. Ciao Chiara
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Di Carvelli (del 13/07/2004 @ 09:52:33, in diario, linkato 917 volte)
Peixoto a Roma. Libreria dell'auditorium. Pomeriggio tardo splendido. Una stagione meravigliosa questa...e penso al tg4...come faranno adesso a non parlare del governo fallimentare del signor B. delle sue innumerevoli gaffes? La serata è ottima anche nell'introduzione di Filippo La Porta che appoggio il cappello del Vuoto e della Simettria sul romanzo Una casa nel buio. Davvero un'ottima esegesi del libro. Interessante chiarificazione della rutilante e reiterata prosa del portoghese. Straordinario il momento della lettura di una poesia (sarà interessante leggere le poesie che precedono queste qui in aprte in appendice e funzionali al romanzo!) CINQUE che spero di riuscire a farvi tradurre dal gruppo di Monicuzza...spero e spero anche che in post aggiungano quanto più possibile di tradotto. Peixoto ha l'aria di un ragazzino buono ma vivace eppure di una saggezza estrema e una grande facilità. Sembra che la sua scrittura sia il frutto di un accoppiamento molto naturale tra immaginazione e buona scrittura. le tante possibilità a cui allude La Porta effettivamente ci consegnano l'immagine di un autore in maturazione come è legittimo che sia (non ha ancora anni 30) ma che parte da una base molto alta.
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