Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Finalmente è arrivata la neve è ha fatto bianchi i due giardini. Quello di dietro, dove scrivo, proietta una luce abbagliante nella stanza. Sul divano il mio gatto google conta le pecore o i topi o i pappagalli o i pettirossi che ha ucciso come il killer seriale che è. Ma non questo a cui ho dato da mangiare un po' di fette biscottate e che va e viene un po' impaurito. Ogni tanto il limone si scrolla di dosso un po' di neve. Sul sentiero le impronte di google che comunque ha voluto fare una mezzora di passeggiata prima di ricadere nel sonno invernale. Io al pc scrivo sistemando i lavori in corso che viaggiano in parallelo al mio lavoro già corso. Le casse mandano un vecchio cd di gillespie e machito ed è l'unica cosa equatoriale della giornata. Fuori un silenzio spettrale e nemmeno un segno di ruote sulla strada ma il mio emporio indiano non cede neppure davanti al gelo e promette una salvezza alimentare di cui comunque non avrò bisogno. Il telefono tace come è giusto che sia oggi. Compreso il team di calcetto che, come la serie A, credo abbia accettato seppur a malincuore il salto del turno. Il resto ce lo diremo dopo il disgelo. Almeno quello atmosferico.
Fiocchi qui o lì, dicono. Bianco qui o lì, riferiscono. Qui solo pioggia. Qui solo acqua e ombrelli. Qui nient'altro che zuppame vario. Di stivali. Di scarponcini. Di caviglie scoperte. E di tante parole per dire ancora no. Non neve.
Di Carvelli (del 02/02/2012 @ 09:00:49, in diario, linkato 1473 volte)
che sollievo poter anche dire almeno una volta: no non era efficiente e cambiava spesso lavoro no non era diligente e lavorava soltanto se non aveva altra scelta
se no preferiva leggere SPORT o PLAYBOY si piazzava al cinema già al pomeriggio (EDDIE CONSTANTINE era il suo preferito) sorseggiava cognac nei caffè all’aperto meditava sulla grazia delle donne o sulle colombe sopra il campanile
in primavera vagava nel verde tenero e sfacciato dei campi l’estate la passava a pancia all’aria bene oliato e comodo in piscina poi in autunno se ne andava lungo i boschi silenziosi prima di cercarsi per l’inverno un lavoro e un’amica perché non gli piaceva passare le feste da solo
che sollievo in un mondo che si scardina per troppa efficienza: un uomo che ha saputo godersi i giorni buoni prima che dopo qualche giorno cattivo ora arrivasse per lui l’ultimo
Alla fine sì, l'ho compilato il censimento. Buon ultimo o quasi, ho fatto il mio dovere, anche per l'ansia da multa serpeggiante. L'ho fatto online dopo aver perso il plico e aver richiesto con fatica nuove password. L'ho fatto veloce ma con tante domande. Qualcuno mi ha detto più delle sue. A me è servito per riflettere sui miei tanti microspostamenti quasi tutti di quartiere. Un casa-ufficio di davvero imbarazzante rapidità. Quasi un telelavoro anche se non so quanto ancora durerà. La casa intendo. Mi domando ora se il mio fosse vero telelavoro. Se fossi lì in pigaiama a digitare su una tastiera a conversare online coi colleghi e le colleghe. Che penseremmo ognuno dell'altro? Ci piaceremmo di più? Ci troveremmo migliori? Più interessanti? Più bravi? Ci odieremmo di più o ci ameremmo meglio? Lì nel chiuso delle nostre case, davanti al nostro schermo, magari scrivendoci senza imbarazzi o con qualche cautela in più? Ma tutte queste cose le penso io, non l'Istat. Però mi piacerebbe che una delle domande mi avesse lasciato lo spazio per poter dire o immaginare che ne sarebbe di me senza spostamenti. Con gli spostamenti. In casa. Fuori casa. Senza metro e moto.
Calamari a colazione. Dici compari/ ma io capisco/ calamari/ è che è presto/ e io non sono proprio un ragazzo/ sveglio/ anzi non sono proprio/ un ragazzo/ anzi/ non sono/ ancora.
Nell'ultimo numero di Internazionale si parla di questo curioso Buena Vista SC algerino. Vi linko uno dei brani di questa orchestra. http://youtu.be/8incLTxVuqc
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