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 Il letto di sarisari... di Carvelli
 
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Proverò a riscrivere tutta la vita non dico lo stesso libro, ma la stessa pagina, scavando come un tarlo scava una zampa di tavolino.

Luciano Bianciardi
"
 
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 17/03/2010 @ 16:59:23, in diario, linkato 627 volte)

Mesi fa, anni fa (perdo la cognizione del tempo), una amica mi ha parlato di questo blog e io ne ho parlato qui. Poi è passato quel tempo che non sappiamo quantificare e quel blog di Vivi è chiuso e finisce con questo post che mi piace regalarvi.

giovedì 14 maggio 2009

Epilogo

 
Come mi sono ripromessa da molto tempo, voglio dedicare l'ultimo post a spiegare l'origine del titolo di questo blog. You still have the waves in your eyes.

Era il 2 Marzo dell'anno scorso. Erano passate due settimane da quando ero arrivata a Trinidad. Avevo appena cominciato in ufficio, avevo conosciuto i miei coinquilini, Camilla mi guidava un po' nelle piccole cose quotidiane, come scegliere l'operatore telefonico e evitare le strade nella parte est della citta'. Avevo arredato la mia stanza. Non avevo ancora visto il mare.

Domenica 2 Marzo sono andata al mare per la prima volta, a Maracas beach. Con Abinta, Camilla, un'amica di Camilla (che poi avrebbe fatto il corso di diritti umani con me in Costa Rica qualche mese dopo). E Mister K, che vedevo per la prima volta. Io e lui eravamo in macchina da soli, abbiamo chiacchierato e simpatizzato. Ero a bocca aperta per la bellezza della strada che attraversava tutta la Northern Range. Ho fatto il bagno nell'oceano, spingendomi troppo lontano. Ho mangiato il bake and shark. Io e K abbiamo fatto una lunga passeggiata, fino alla fine della spiaggia, oltre i pescatori. Al ritorno sono andata con Camilla nella sua rastamobile. E' stato un giorno fondamentale, uno di quelli che restano impressi nella memoria. Molte cose nuove. Molti inizi di cose importanti, vissuti senza rendersene conto. Il mio battesimo a Trinidad.

Quando sono tornata a casa ero felice, avevo le guance scottate dal sole. Finalmente avevo visto il mio tanto amato mare. Mas mi ha vista salire le scale saltellando, ha sorriso e mi ha chiesto. Dove sei stata, Vivi? Io ho risposto raggiante. At the beach! E lui, schermandosi gli occhi dal sole del tramonto, con un impeto poetico senza precedenti, mi ha detto tutto di un fiato.

You still have the waves in your eyes.
Hai ancora le onde negli occhi.
 
 
Ora Vivi ha cambiato blog e paese e la trovate qui
http://humanitariancircus.blogspot.com/
ma vale la pena cercarla ancora lì, dove non è più ma ci sono ancora le sue onde
http://stillwavesinyoureyes.blogspot.com/


 
Di Carvelli (del 18/03/2010 @ 08:51:48, in diario, linkato 657 volte)

There was an Old Man on whose nose,
Most birds of the air could repose;
But they all flew away
At the closing of day,
Which relieved that Old Man and is nose.

C'era un vecchio il cui naso
Da ogni sorta d'uccellini invaso;
Ma al tramontare del giorno
Fuggì con tutti a stormo,
Il che alleviava quel vecchio e il suo naso.

Leggo dal LIBRO DEI NONSENSE di Edward Lear, nella traduzione di Carlo Izzo. Uno dei libri che sto leggendo in questo periodo. Troppi e troppo interrotti. Domenica ho comprato e iniziato a leggere Massimo Recalcati (L'uomo senza inconscio). Ho cercato ma non ho trovato Ian Stewart (L'altro segreto della vita). E ho leggiucchiato Franca D'Agostini (Paradossi).


Stamattina mi sono svegliato con Gaber. Non questo Gaber. Ma a questo ho pensato. Che poi è anche la sua ultima apparizione. A voi.

">.

 
Di Carvelli (del 18/03/2010 @ 10:49:25, in diario, linkato 679 volte)

Due parole su Giuseppe

 

 

Siamo un pezzo avanti nella storia di Anna e ancora nessuna parola su Giuseppe. Dov’è Giuseppe mentre raccontiamo di Anna e Carlo, di Sara? Mentre scriviamo di loro, dove si trova Giuseppe? In questo momento, nel momento, ad esempio, in cui Anna e Carlo sono al tex-mex o prendono i loro aperitivi con altri, Giuseppe sale e scende dagli aerei per lavoro. Sale e scende come un sintomo di carriera a cui purtroppo fa difetto lo stipendio. Il limite di molti lavori fondati sulla passione è la convergente ricerca di piacere o invito al sacrificio. E Giuseppe si sacrifica mentre pensa che in fondo nulla sta levando alla sua vita. Non sta togliendo attenzione a una compagna, non a una figlia o un figlio. Non sta togliendo nulla neppure a se stesso. E torna tardi la sera. E fa la spesa tardi la sera. Sceso da un aereo, salito su un taxi e risceso compra cose inutili anche se buone. Non dietetiche. Non sane. E, soprattutto, care. Perché ad entrare tardi in negozi aperti si finisce spesso per spendere di più. Potrebbe fare la spesa qualcun altro per lui? Potrebbe avere un’organizzazione della vita, anche fuori dal lavoro, più metodica?

Ma forse bisogna partire da un’altra domanda. Perché Giuseppe non ha una compagna visto che ha o, meglio, ha avuto e anche più volte l’età giusta per averne una? Non certo per il lavoro, la carriera. E’ una persona onesta: non darebbe mai la colpa a questa vita di sacrifici. Neppure per avere molte donne ché non ne ha né una né molte. Deve essere colpa di quello che ha pensato o che pensa.

In amore, chi ha buone gambe scappa. Questo pensa Giuseppe dell’amore. Grosso modo assioma omologo al più noto adagio “in amore vince chi scappa”. L’aggiunta del buone gambe sta a dire che non è per lui tanto una questione di “vincere” ma di salvarsi, e salvarsi per lui ha una virtù sola “correre” o “saper correre”. In definitiva salvarsi non è per tutti. Eppure c’è in Giuseppe, anche se non lo sa, anche se si stupirebbe se qualcuno glielo facesse notare, anche se dissentirebbe se qualcuno gliela attribuisse c’è in Giuseppe, dicevamo, una naturale propensione alla vita matrimoniale. Ed è tardi per dirselo, è tardi per scoprirlo passati i 40 anni. E soprattutto è difficile dirselo se non lo si pensa.

 

Quando Anna incontrerà Giuseppe – scusate il piccolo salto in avanti – noterà questo di lui. Questo dirà alle amiche e questo – anche se ci ritornerò poi, inizio col dirlo – è l’impressione che Giuseppe, nonostante, per usare le parole di Carlo, un curriculum sentimentale molto lacunoso e ricco d’ombre, abbia il ritmo delle persone che sanno stare in coppia, in relazione. Superate almeno certe ruvidezze e abitudini dello stare per troppo tempo da solo. Cose che comunque a anche Anna ha notato e ne ha sorriso.

 
Di Carvelli (del 19/03/2010 @ 08:22:33, in diario, linkato 768 volte)

Linko anche oggi un po' di nonsense di Edward Lear

C'era un vecchio di Messina
La cui figlia si chiamava Opsibina;
Portava sulla testa un parrucchino
E cavalcava in groppa a un maialino,
Con gran diletto di tutta Messina.

che in inglese suona così

There was an Old Man of Messina
Whose daughter was named Opsebeena;
She wore a small Wig,
And role out a Pig,
To the perfect delight of Messina.

E' uno dei pochi limerick di Lear in cui il traduttore Izzo (interessante la sua introduzione) non è costretto ad arrampicate sulle pagine dei vocabolari. Cosa che fa anche quando avrebbe la città di Ancona che però facendo rima con owner lo porta a un altro parallelo Crotone/padrone. Notizie su Lear le trovate qui o nella intro di cui si diceva dove vengono raccontati anche episodi della vita italiana (morì a Sanremo) del poeta inglese che fu anche notevole disegnatore coem nel disegno della poesia su in alto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Lear

 
Di Carvelli (del 19/03/2010 @ 08:35:33, in diario, linkato 686 volte)
 
Di Carvelli (del 19/03/2010 @ 10:53:07, in diario, linkato 743 volte)
 
Di Carvelli (del 22/03/2010 @ 09:13:27, in diario, linkato 705 volte)
 
Di Carvelli (del 22/03/2010 @ 09:15:38, in diario, linkato 628 volte)

Ho regalato questo libro. The Paris Review. Il libro (Fandango)


Praticamente un blocchetto più che un mattone. Prima di regalarlo, l'ho sfogliato. meglio, l'ho aperto a caso ed è spuntata questa poesia.

A.R. AMMONS

    Trovato sul retro di una busta da Helen Vendler 28.1.1981

Un giorno sei arrivata e
come sempre in questi casi
il senso ha empito tutto quanto -
i tuoi occhi, le cose che
sapevi, il tuo modo di girarti,
chinarti, stare in piedi, o sederti,
così o cosà: appena
sei partita, la regione qui è salita
in piena, una marea invertita e tutto
quanto offre desolazione è defluito via.

 

Frutti di corbezzolo (fuori stagione?)
Fiori-fiordalisi che spuntano all'improvviso.
Un pèrone rotto (senza che nessuno lo sapesse, neanche il pèrone)
Una lucertola nel prato (morta)
Un film (Crazy Heart) in cui il lieto fine lo è da un punto di vista più alto mentre da uno più basso non è lieto per niente. Ma è così che funziona: il vero beneficio non è mai la persona-altra oggetto d'amore ma l'amore che prende posto al volante della persona-prima.
La voglia di S.1 di provarci.
L'esempio di S.2, la sua voglia di riuscirci (meglio di qwella di S.1 anche se più dolorosa).
Libri: L'uomo che cade di de Lillo, L'altro segreto della vita di Stewart, 1984 di Orwell.
Il regalo di A.
">.

 
Di Carvelli (del 22/03/2010 @ 15:01:07, in diario, linkato 694 volte)
E' tutto oggi che ho in mentre questa canzone. E tre giorni che penso a quello che dice (ma senza ricordarla) o che vorrebbe dire. Ora la ricordo e la linko. Il solito imbarazzante video amatoriale collage di foto semiero_iche (molto semi).
">.
 
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