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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 30/10/2007
Segnalo l'interessante intervista di Giovanna Zucconi a Silvia Ballestra, uscita su Tuttolibri di sabato scorso. L'inizio. Il resto qui.
Succede tutto prima dei vent'anni, diceva Flannery O'Connor e dice Silvia Ballestra. Sarà forse perché di anni ne ha trentotto che Silvia è così tosta e così d'altri tempi, o anzi una tosta d'antan (visti questi, di tempi, è un complimento massimo). Nelle piccole cose e nelle grandi, quando parla della sua formazione underground, di femminismo, o quando dice che ogni volta che esce per comprarsi un golf, perché li ha tutti a pezzi, torna a casa senza maglioni ma invece carica di saggi e romanzi. «Finisco sempre in libreria, come i cavalli che tornano alla stalla». Quale libreria? «In una Feltrinelli, anche se mi secca dirlo perché non mi piacciono più. Negli anni in cui abitavo a Bologna andavo in quella di piazza Ravegnana, dove Romano Montroni e gli altri erano bravi librai. Non è più così. Una volta le vetrine erano piene di piccoli editori, adesso sono vendute alla monomarca. È un grande dolore». Silvia Ballestra non ama il mainstream. Mai, in nulla. Forse perché prima dei vent'anni, quando tutto è successo, si è formata nella ricerca, nell'underground. «È il mio peccato originale, forse il mio difetto. Nella musica, sono più affezionata agli esordienti che ai grandi cantanti. Nel cinema e nelle letture, idem. Non leggo premi Nobel, sarei più per i piccoli, per la nicchia. Per me conta come arrivi alle cose, quanta fatica fai per scoprirle, è un percorso anche emotivo. Da ragazza ho letto tantissimo, essendo cresciuta in un posto desolato dove c'erano soltanto due librerie... ». San Benedetto del Tronto, nelle Marche. «...i libri andavano cercati, scoperti. Era un piacere in più, come pure parlarne con l'unico amico che leggeva, e che poi è finito anche lui a scrivere, Emidio Clementi. Erano anni di scoperte, in letteratura, nel cinema, nella musica. Adesso tutto è a portata, allora Paris, Texas di Wim Wenders in un cineforum era un'emozione. La difficoltà valorizzava ». Non c'è niente di nostalgico né dimoralistico, nel rilevare la distanza fra allora e oggi. Semmai una sana incazzatura politica. «La televisione ha vinto, Moccia è il Grande Fratello. Nelle case editrici non c'è più progetto, ricerca, catalogo: si spera soltanto nel prossimo bestseller». Qualcuno vince alla lotteria, però. Tamaro, Mazzantini, Moccia... «Le grande aziende funzionano così, e sono loro che contano. La tragedia di questi anni è questa, si restringono gli spazi di libertà e democrazia. Agli inizi degli Anni Novanta io ho fatto in tempo a passare; è passato Tondelli, uno di provincia, non figlio di notabili. Oggi l'editoria è cambiata, governa il marketing, il criterio è l'utile. Ma i libri non sono mocassini o scaldabagni. E in chi legge, e in chi scrive, sarebbe auspicabile una conoscenza della letteratura, non dei prodotti editoriali di mercato».
L'intervista completa.
Fanno che non devono andare a lavoro: le mani indugiano sulle pagine del giornale, il dito suona il bordo della tazza dove fuma il the. Spezzano lentamente un biscotto, lo posano sul piattino, lo rotenano nella bevanda calda e poi fumano e si alzano e si risiedono. Fra venti minuti li prende una scossa da capo a piedi e si vestono. Fuori pestano il marciapiede come un fronte da conquistare e poi con le loro auto aggrediscono tutti i motorini e le altre macchine che incrociano. E' la loro guerra. Se la vincono, dopo, in ufficio, ritorneranno a parlare quieti di licenziamenti e promozioni, di pratiche da sbrigare. Come tutti i giorni.
Fotografie del 30/10/2007
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