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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 14/09/2010

Il mio vicino di branda nella stanza dei caporali fu per molti mesi Pavel Pavlovic Kuznecov, un idraulico moscovita di trentacinque anni. Trentacinque anni è l’età giusta per violare la legge. E’ il momento in cui un uomo si convince, in cui scopre, come diceva Heine, “che sotto il peso della croce lordo di sangue si trascina il giusto, ovunque il disonesto con fama e onori è accolto”. E’ la logica che induce l’uomo onesto a commettere un crimine. Ma poiché il suddetto è poco scaltro, violata una qualche legge, non riesce a svignarsela, e allora vien preso, processato e condannato a un periodo di detenzione dopo il quale non c’è ritorno nella società”.
Varlam Salamaov – Visera – Adelphi
Leggete e fate leggere questo libro. O ancor prima I racconti della Kolyma (stesso autore-stesso editore).
Ho rivisto NON COMMETTERE ATTI IMPURI, episodio del Decalogo di Kieslowski. E' incredibile alle volte quanto in questo regista polacco apprezzi quello che non sembra invitato ad essere apprezzato. In genere non ne amo i finali né le premesse. Motivo per cui ho amato più Film Bianco di Film Rosso e Film Blu. Motivo per cui spesso non amo i film a tesi. Atti impuri (che forse vorrebbe essere una stigmatizzazione dell'amore autoreferenziale...la prendo come una metafora alla lontana ma alla fine è forse proprio questa, la metafora e non quello che ha da dire, il centro della questione) è la storia di una ragazzo che fissa una donna - decisamente non parca di incontri amorosi - dal suo (della madre di un amico che partendo gli ha lasciato le consegne) appartamento con un cannocchiale. Poi si decide con tanta timidezza a conoscerla. Viene preso in giro. Quando la donna accetta il corteggiamento e ricambia come sa il ragazzo scappa spaventato. Si taglia le vene. Scompare (sì vi ho raccontato tutto il film!). Mentre si compie questa tragedia personale la donna compie la sua: sapere di non essere guardata, aver perso uno sguardo su di sé, la spiazza. Forse è innamorata. Forse non può più fare a meno di sapersi ammirata. (Qual è l'atto impuro? Può forse essere anche quello della donna? Può essere il chiamare l'amore senza ragione, come un pretesto inultile, disturbarlo per nulla?) Torna il ragazzo nell'ufficio postale in cui lavora. Lei lo fissa. Lui, con molta semplicità, senza rispondere a nessuna domanda, dopo un lungo silenzio le dice "Ho smesso di guardarla". Ho ripensato a una parte poco citata de Il piccolo principe di Saint Exupery. E' quando il principe gira tra i pianeti. Ricordate? Il bevitore che dice di bere per dimenticare la vergogna di non riuscire a smettere (che sunto perfetto delle dipendenze), il re con l'ingombrante ermellino che occupa per intero il suo pianeta e - quasi collegato - il pianeta del vanitoso che (espiazione dantesca - come forse vuole essere il ciclo visivo dello scrittore) è condannato a essere solo nel suo mondo. Al passante principe chiede ammirazione e quello si domanda ma cosa se ne farà. Ecco. Ho ripensato a quanto è spiazzante il vuoto della vanità. La vanità svuotata. La vanità da sola.
Fotografie del 14/09/2010
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