Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 05/12/2011
Non ve la voglio stare a menare tanto con l'effettoserra, con le nonpiùmezzestagioni, con la glaciazione, con la tropicalizzazione. Ma stanotte ho dormito a intervalli dettati da punture di zanzare e stamane mi rode un po'. Vorrei pure mettere la testa sulla ManovraMonti. MareMonti?Solo Monti pare. Vorrei capire se vengono davvero solo colpiti i ceti medi. Stupirmi della sorpresa (o forse no). Forse solo mia. Vorrei davvero poter credere che questo Paese non è legato mani e piedi a una casta inattaccabile che decide, chiede di decidere, dimostra di condividere e poi recede e torna sulla difesa della sua stessa inattaccabilità complice il nostro silenzio, il nostro credere alle favole (nere o rosse, di piazza o di palazzo). Stupirmi che questa casta ha trovato i suoi più aspri guerrieri nel giornale più destromoderato di una volta (con i suoi AlesinaGiavazzi, RizzoStella, Gabanelli). Stupirmi e poi di nuovo irritarmi. Senza l'illusione che una volta schiacciata, la zanzara, tutto tornerà come prima. Meglio di prima.
Che ci faccio qui? Piazza Regina Margherita e la globalizzazione di Roberto Carvelli
Che ci faccio o, meglio, che ci facevo? Piazza Regina Margherita numero 27, un portone che ho varcato centinaia di volte e che forse non varcherò più. Erano qui gli uffici di un mio editore che la scorsa settimana ha annunciato la chiusura dopo trent’anni di onorato servizio. Francesco Coniglio, nell’area romana dell’underground – specie fumettistico e specie fumettistico d’autore – è un nome che evoca qualità e rispetto generale. Coniglio editore (prima Mare Nero) per molti ha voluto dire eros (dalla storica rivista Blue a saggi di genere e d’avanguardia) e culture alternative quando questa parola aveva un senso non sospetto e a sé, non in relazione a qualcos’altro. Quando questi settori erano un campo di battaglia di pochi contro le collane di editori più grandi e non a rischio fallimento. Coraggio contro presidio di un genere tra i tanti da aggiungere a un catalogo generalista. L’ho scoperto – che avrebbe chiuso – il giorno in cui lo annunciava in un’intervista a Gianpiero Mughini ma dalla sua viva voce. Domenica scorsa, incrociandolo per caso sotto il portone dei suoi uffici mentre sfogliava i giornali che riverberavano la notizia a dire che stavolta non si trattava di un’amara considerazione sulla resistenza dei piccoli editori (alle porte del classico appuntamento della Fiera romana dedicata). La crisi del mondo dell’editoria, un mercato sempre più self publishing e on line, sempre più catene e massimizzazione che sconfigge i Davide dello scouting contro il Golia della globalizzazione. La stessa elefantiaca pressa che sta minacciando di chiusura la storica Libreria Croce come nel romanzo di Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa. Piazza della Regina, il bar dei gemelli, la vineria più in là uno storico bowling da appuntamenti comitivari adolescenziali, il ristornate dei Butteri. Ci rifarò qualcosa da queste parti, comunque. Una piazza che ha cambiato così tante volte profilo da aver bisogno di cartoline e immagini a mente di chi ci ha vissuto. Mio padre la ricorda con la statua centrale e tutto che gli gira attorno. Io con i sampietrini e senza le larghe pedane con panchine che hanno voluto restituirle l’idea umana di uno scambio di parole invece che due strombazzate di clacson nel caos che anticipa il viavai universitario e medico. Chi ci passa forse ha un appuntamento all’Eastmann, una lezione di economia politica a La Sapienza, un fiore da mettere su una tomba in fondo, al Verano. Sta seduto su un tram o cammina sotto i platani magari per scegliere un regalino di Natale come in questo periodo di pochi soldi e molta fantasia per fare bella figura nel rispetto di una delle crisi peggiori che si ricordino da sempre. Crisi globale e crisi della globalizzazione: è bene ricordarselo ogni tanto. Piazza della Regina è una specie di sfiato che prelude o anticipa tutto. Un avamposto, un punto di riferimento per sapere che sei sulla strada giusta per andare da qualche altra parte. La necessità della domenica per scoprire di essere valida a sé e non come un addentellato del mondo degli uffici che hanno soppiantato l’umanità residenziale. Camminarci, allora, diventa un atto di resistenza come quello di un singolo contro l’Organizzazione. Un atto sempre più raro, destinato ai vecchi e ai fortunati che hanno potuto tirar fuori soldi per viverci o continuare a farlo e non contarli agli altri per lavorarci. In ragione di questo ha visto sparire i negozi per fare la spesa in favore dei locali per passare una serata a tavola (anche qui la globalizzazione c’entrerà qualcosa, no?). La domenica di piazza della Regina ha l’andamento slow e un po’ zombie di chi esce da casa a testimoniare che qualcuno ancora ci vive in mezzo a questi palazzi di muri spessi e riscaldamento condominiale. Disposti per scala e per lettera. Due passi in mezzo a questo rombo laico (come mai a nessuno è venuto in mente di costruirci una chiesa?) e ci si sente in un concetto senza poteri stabiliti, quello del transito, dell’andare in cui fermarsi è davvero un atto resistenziale. http://www.paesesera.it/Societa/Piazza-Regina-Margherita-e-la-globalizzazione
Fotografie del 05/12/2011
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