Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Scrive e. che si definisce lettrice recente ma retroattiva. Ebbene sì, lo siamo tutti lettori retroattivi. La letteratura è retroattiva. Ogni lettura è retroattiva. Forse lo è pure ogni scrittura (anche quella di anticipazione). Una frase che mi è stata regalata per questo Natale da un collega era questa (forse arcinota) di Jules Renard (che amo soprattutto per le sue Storie naturali): "Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti". In definitiva anche questo fa riferimento al tempo e alla retroattività. Scrivere è finire un discorso (finché non è finito). Completare un tempo che è già stato. Raccontare (anche) un'immaginazione e così renderla passata. Definirla. Attivarla (e retroattivarla). Nell'ambito della mia retroattività continuo a perlustare il pianeta Bennett. La signora nel furgone, me lo ha prestato una collega. Lo leggo. Scrive bennett parlando di uan serie che scriveva: "Quello che li rendeva divertenti dal punto di vista sociale era il contrasto fra il tenore di vita che i nuovi arrivati scoprivano di potersi permettere e le loro idee progressiste: in poche parole avevano dei sensi di colpa, notoriamente sconosciuti agli yuppie di oggi (che "non vedono il problema"). Noi il problema lo vedevamo eccome, anche se non potrei dire con sicurezzache questo cui rendesse migliori di loro". Si sposa bene con il film visto ieri con f. La bellezza del somaro. Nel frattempo la miccia che ci regala e. (per far saltare il post di ieri).
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SMS di notte è una mia amica vicina di casa che sta male. Sono le 3e30 ma non si può far finta di nulla. La chiamo. Ci parlo, piange. Oggi penso: è tutta questione di miccia. Ognuno di noi dilata lo scoppio come può. Srotola una miccia e spera che più lunga è più si dilata il rischio. Eppure - se pure si è visto un solo film western - si sa che la miccia (dopo che uno si è stancato di srotolarla) brucerà comunque in un attimo. E allora? Tanto vale fare esplodere quello che deve esplodere. Che poi, non è detto che sia male. In chiave entropica, dico. In senso risolutivo, definitivo, mi capite?
Cena di capodanno: pesce spada affumicato, fregola con vongole veraci, orata sotto sale. Film: Heimat2. Il tutto in buona compagnia. Ovvero, solo. Ma lo sarebbe stato comunque con una buona compagnia. Ma così mi andava. Spendo due parole su Heimat. La considero una delle opere in senso universale più importanti del secolo passato. La prima volta che l'ho visto - tutto - è accaduto in un momento per me speciale. Un tempo in cui sui stavano giocando attorno a me carte decisive. Separazioni, volute o meno, che mi avrebbero lasciato un po' diverso. Più grande? Più solo? Ci sono cose che non ti lasciano uguale. Anche con Heimat è stato lo stesso.
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Di Carvelli (del 30/12/2010 @ 16:15:08, in diario, linkato 1040 volte)
Di Carvelli (del 30/12/2010 @ 08:54:25, in diario, linkato 1179 volte)
Ho conservato un articolo di Massimo Ammaniti apparso su laRepubblica 10.12.10 dal titolo è il caso di dire sintomatico "Il narcisismo non è più malattia". Fa riferimento all'atteso (2013, ma molto ritardato) DSM5, sigla che sintetizza il sistema diagnostico più diffuso al mondo in campo psichiatrico. Oggetto dell'articolo è l'esclusione del disturbo narcisistico di personalità. Mi ha colpito questo brano: "Era questo il contesto in cui ha preso corpo il concetto di narcisismo patologico, caratterizzato da un senso grandioso di sé e dal costante bisogno di conferme da parte degli altri. Inevitabilmente la vita emotiva dei narcisisti è particolarmente povera e superficiale, con un bisogno di costanti rassicurazioni e una incapacità a provare empatia per gli altri, soprattutto per le loro sofferenze". E le conclusioni (anche un po' ad effetto) da leggere nell'era di facebook e dei blog - mea culpa - del Grande Fratello ecc): "Ma forse il mondo sta cambiando: il narcisismo non solo aiuta a vivere, può addirittura, se assume un carattere di grandiosità personale, predisporre verso una carriera politica". Il resto lo trovate qui http://formazioneinrete.myblog.it/tag/massimo+ammaniti
La domanda è: il narcisimo si toglie dalle diagnosi per esubero, soprannumero (e quindi l'eccezionalità diventa normalità)?
Di Carvelli (del 29/12/2010 @ 08:35:09, in diario, linkato 1336 volte)
David Foster Wallace risponde a una curiosa intervista di Arnaldo Greco (pubblicata in un laRepubblica delle donne recente). Lo fa accettando l'ingaggio un po' "fuori registro". In una delle risposte ribadisce il suo amore per Calvino qui da noi adombrato dalla fine (appannarsi) di una moda. Il suo scrittore di riferimento è Melville mentre Pynchon lo approva 2 libri contro 4 (e il tennis sembra sempre una delle sue metafore preferite). Dichiara di non amare le traduzioni delle sue opere in altre lingue. Per il resto e per tutto dimostra coraggio e apertura cosa che nella norma agli scrittori seriosamente presi sul serio (da se stessi) manca spesso. Spesso da noi.
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