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 il letto di Roberta... di Carvelli
 
"
Ho incontrato molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino. Ma l'opinione che avevo di loro non è molto migliorata.

Antoine De Saint-Exupéry
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 03/11/2010 @ 09:30:47, in diario, linkato 1112 volte)

Cito dal dizionario del futuro pensato da Douglas Coupland alcune voci che mi hanno colpito.

CECITA’ ALLA VOCE INTERIORE: la quasi universale incapacità degli individui di articolare il tono e la personalità della voce che forma il loro monologo interiore.
DENARRAZIONE: il processo attraverso il quale la nostra vita smette di sembrarci un racconto
DISFORIA IDENTITARIA DA AEROPORTO: definisce la misura in cui i viaggi moderni spogliano il viaggiatore della sua identità quel tanto che basta a creare il bisogno di acquistare adesivi e articoli regalo per puntellare una personalità lievemente erosa: bandire del mondo, stemmi nobiliari, gadget di scuole e università.
DISINIBIZIONE SITUAZIONALE: situazioni sociali in cui si è autorizzati a essere disinibiti, cioè momenti di disinibizione culturalmente approvata: quando si parla con un’indovina, con un cane o altri animali domestici, con estranei e baristi di locali pubblici, o con un medium.
DOMENICOFOBIA: paura delle domeniche, una condizione che riflette la paura del tempo libero. Anche nota come ansia calendarica. Da non confondersi con domingofobia o kyriakofobia, paura del giorno del Signore.
MIOTTRIE: l’incapacità dei vederci chiaramente come ci vedono gli altri.
POSTUMANO: qualunque cosa sia quello che diventeremo poi.
REINCARNAZIONE LAMPO: il fatto che quasi tutti gli adulti desiderano un cambiamento radicale anche quando  hanno una vita fantastica. Il desiderio di reincarnarsi è universale.
TEOREMA DI ROSENWALD: la convinzione che solo le persone sbagliate sono dotate di autostima.

Il resto, un po' del resto, lo trovate qui.
http://tutaonline.wordpress.com/2010/11/01/a-dictionary-of-the-near-future-by-douglas-coupland/

 

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Di Carvelli (del 02/11/2010 @ 17:18:21, in diario, linkato 739 volte)

Mi è piaciuta questa lettera su Il Primo Amore di Moresco. La linko.

Ci sarò di meno, ci sarò di più
di Antonio Moresco

   Oggi compio sessantatré anni e sono alla vigilia di una svolta. D’ora in poi ci sarò di meno. Per lunghi periodi dell’anno non sarò più rintracciabile nella mia casa di Milano e al mio numero di telefono, perché vivrò altrove.

   Approfitto di questo spazio pubblico per farlo sapere a chi segue il sito e magari anche a qualche lettore dei miei libri. Se mi telefonerete, è probabile che non mi troverete. Se mi scriverete, è probabile che non vedrò le vostre lettere fino al mio ritorno. Se mi lascerete un messaggio in segreteria, è probabile che potrò richiamarvi solo a distanza di un mese o due, quando passerò da casa e l’avrò potuto ascoltare, se sarà ancora memorizzato.

   Non traete delle conclusioni affrettate, non pensate male di me. Non è che sono cambiato, che non rispondo più alle lettere e alle telefonate perché sono diventato uno stronzo. È solo che non sarò più lì, che dove mi troverò non sarò raggiungibile e collegato.

   La spiegazione di tutto questo è semplice: sto cercando di cominciare a scrivere il nuovo romanzo che concluderà l’opera cominciata nel 1984 con Gli esordi e proseguita con Canti del caos, e che sarà portata al suo compimento e al suo inveramento da quest’ultimo azzardo. È un lavoro che mi impegnerà per anni e di fronte al quale -in questo momento- provo addirittura una paura fisica, che richiederà lunghi periodi di solitudine e di isolamento.

   Perciò, esauriti gli ultimi impegni presi nei mesi scorsi, cercherò di non prenderne altri, se non in rarissimi casi. L’unico impegno stabile che manterrò è quello con il Primo amore.

   Sono arrivato tardi a quest’ultima prova, perché nella prima parte della mia vita, per lunghi anni, ho fatto altro, perché la rincorsa è stata per me terribilmente sofferta e lunga.

   Ma adesso sono qui, a questa età, di fronte a questo cimento, e non so se avrò gli anni, la salute e le forze. Per questo devo concentrarmi al massimo, aumentare il mio peso specifico, farmi fessura per questa cosa aliena che aspetta di irrompere nella mia vita.
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Di Carvelli (del 02/11/2010 @ 17:14:45, in diario, linkato 693 volte)
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Di Carvelli (del 02/11/2010 @ 10:09:05, in diario, linkato 620 volte)

Due notti. Due sogni. In uno c'è Rita Levi Montalcini. E' tutta testa, una testa enorme, quasi una caricatura a cui si attaccano due braccette e due gambette piccolissime. Con le braccette tiene in alto sulla testa una poltrona grande quasi quanto la testa e si muove agilissima. Provo ad aiutarla ma mi manda a quel paese. Nel secondo sogno do da mangiare con il cucchiaino a king kong (qui c'è una spegazione, la notte di halloween ho visto un paio di scimmioni in un bar) steso su una specie di dormieuse ma di tipo sanitario.
Mi devo preoccupare?

Avete presente la felicità? Beh dimenticatevene! O meglio dimenticatevi della felicità che vi aspettate. E più bella. E non si spiega. Lo penso oggi dopo aver sentito il racconto di una tipa domenica, o era ieri, a casa mia. Mi racconta la sua storia d'amore che è una storia d'amore strana. Lei sta male per una cosa che è successa in famiglia. E' in preda all'ansia. E prende psicofarmaci. Conosce un tipo. In realtà è talmente stordita che manco sa se le piace. ma un po' le deve piacere e ci fa quello che si fa in questi casi. E, in questo caso, l'atto non è senza conseguenze. Una bellissima conseguenza che oggi ha tredici mesi. Non fa neppure in tempo a pensare se ama o no questo uomo anzi pensa che no e che lo vuole lasciare coma ha fatto varie volte nella vita ma poi pensa alla bimba e dice no, stavolta non andrà così. E infatti questa volta cambia. E lo racconta con tutta l'aria di non sapere questa volta come è successo. Ecco, la felicità succede e quanto dovremmo essere distratti per potercene accorgere. Dico distratti e accorgercene pensando che la felicità passa per una dimenticanza. Di se stessi.

 

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Di Carvelli (del 02/11/2010 @ 10:07:27, in diario, linkato 570 volte)
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Di Carvelli (del 02/11/2010 @ 09:22:24, in diario, linkato 1020 volte)

Ho visto due mostre: Bronzino a Firenze e Cranach a Roma. Un po' di film che sarebbe lungo qui menzionare. Dico solo dell'ultimo. L'llusionista, opera che segue il bellissimo Appuntamento a Belleville. Siamo andati a vederlo tutti memori del bellissimo precedente. E tutti siamo rimasti un po' delusi dalla storia troppo debole (commissionata in un'operazione pro-Tati?) per disegni bellissimi durati ben sette anni. Chissà perché Sylvain Chomet da dato tutto questo tempo e la sua maestria al così poco di questa storia.

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Di Carvelli (del 29/10/2010 @ 09:45:11, in diario, linkato 937 volte)
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Di Carvelli (del 28/10/2010 @ 11:50:57, in diario, linkato 4609 volte)

Stamattina mi sono svegliato leggendo questi versi famosi di Eliot che vorrei sentiste dalla sua stessa voce. Li allego in orginale e nella traduzione di Sanesi (Bompiani). Mi incanta quando ripete "there will be time". E soprattutto quando scrive "There will be time, there will be time To prepare a face to meet the faces that you meet". Buona lettura barra ascolto.

">.

The love song of J. Alfred Prufrock


tseepigram2.jpg

Let us go then, you and I,
When the evening is spread out against the sky
Like a patient etherized upon a table;
Let us go, through certain half-deserted streets,
The muttering retreats
Of restless nights in one-night cheap hotels
And sawdust restaurants with oyster-shells:
Streets that follow like a tedious argument
Of insidious intent
To lead you to an overwhelming question. . .    10
Oh, do not ask, “What is it?”
Let us go and make our visit.

In the room the women come and go
Talking of Michelangelo.

The yellow fog that rubs its back upon the window-panes
The yellow smoke that rubs its muzzle on the window-panes
Licked its tongue into the corners of the evening
Lingered upon the pools that stand in drains,
Let fall upon its back the soot that falls from chimneys,
Slipped by the terrace, made a sudden leap,    20
And seeing that it was a soft October night
Curled once about the house, and fell asleep.

And indeed there will be time
For the yellow smoke that slides along the street,
Rubbing its back upon the window-panes;
There will be time, there will be time
To prepare a face to meet the faces that you meet;
There will be time to murder and create,
And time for all the works and days of hands
That lift and drop a question on your plate;    30
Time for you and time for me,
And time yet for a hundred indecisions
And for a hundred visions and revisions
Before the taking of a toast and tea.

In the room the women come and go
Talking of Michelangelo.

And indeed there will be time
To wonder, “Do I dare?” and, “Do I dare?”
Time to turn back and descend the stair,
With a bald spot in the middle of my hair—    40
[They will say: “How his hair is growing thin!”]
My morning coat, my collar mounting firmly to the chin,
My necktie rich and modest, but asserted by a simple pin—
[They will say: “But how his arms and legs are thin!”]
Do I dare
Disturb the universe?
In a minute there is time
For decisions and revisions which a minute will reverse.

For I have known them all already, known them all;
Have known the evenings, mornings, afternoons,    50
I have measured out my life with coffee spoons;
I know the voices dying with a dying fall
Beneath the music from a farther room.
So how should I presume?

And I have known the eyes already, known them all—
The eyes that fix you in a formulated phrase,
And when I am formulated, sprawling on a pin,
When I am pinned and wriggling on the wall,
Then how should I begin
To spit out all the butt-ends of my days and ways?    60
And how should I presume?

And I have known the arms already, known them all—
Arms that are braceleted and white and bare
[But in the lamplight, downed with light brown hair!]
Is it perfume from a dress
That makes me so digress?
Arms that lie along a table, or wrap about a shawl.
And should I then presume?
And how should I begin?

.  .  .  .  .

Shall I say, I have gone at dusk through narrow streets    70
And watched the smoke that rises from the pipes
Of lonely men in shirt-sleeves, leaning out of windows? . . .

I should have been a pair of ragged claws
Scuttling across the floors of silent seas.

.  .  .  .  .

And the afternoon, the evening, sleeps so peacefully!
Smoothed by long fingers,
Asleep . . . tired . . . or it malingers,
Stretched on the floor, here beside you and me.
Should I, after tea and cakes and ices,
Have the strength to force the moment to its crisis?    80
But though I have wept and fasted, wept and prayed,
Though I have seen my head (grown slightly bald) brought in upon a platter,
I am no prophet–and here’s no great matter;
I have seen the moment of my greatness flicker,
And I have seen the eternal Footman hold my coat, and snicker,
And in short, I was afraid.

And would it have been worth it, after all,
After the cups, the marmalade, the tea,
Among the porcelain, among some talk of you and me,
Would it have been worth while,    90
To have bitten off the matter with a smile,
To have squeezed the universe into a ball
To roll it toward some overwhelming question,
To say: “I am Lazarus, come from the dead,
Come back to tell you all, I shall tell you all”
If one, settling a pillow by her head,
Should say, “That is not what I meant at all.
That is not it, at all.”

And would it have been worth it, after all,
Would it have been worth while,    100
After the sunsets and the dooryards and the sprinkled streets,
After the novels, after the teacups, after the skirts that trail along the floor—
And this, and so much more?—
It is impossible to say just what I mean!
But as if a magic lantern threw the nerves in patterns on a screen:
Would it have been worth while
If one, settling a pillow or throwing off a shawl,
And turning toward the window, should say:

“That is not it at all,
That is not what I meant, at all.”    110

.  .  .  .  .

No! I am not Prince Hamlet, nor was meant to be;
Am an attendant lord, one that will do
To swell a progress, start a scene or two
Advise the prince; no doubt, an easy tool,
Deferential, glad to be of use,
Politic, cautious, and meticulous;
Full of high sentence, but a bit obtuse;
At times, indeed, almost ridiculous—
Almost, at times, the Fool.

I grow old . . . I grow old . . .    120
I shall wear the bottoms of my trousers rolled.

Shall I part my hair behind? Do I dare to eat a peach?
I shall wear white flannel trousers, and walk upon the beach.
I have heard the mermaids singing, each to each.

I do not think they will sing to me.
I have seen them riding seaward on the waves
Combing the white hair of the waves blown back

When the wind blows the water white and black.

We have lingered in the chambers of the sea
By sea-girls wreathed with seaweed red and brown    130
Till human voices wake us, and we drown.

[1915]

 

Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock

 

tseepigram2.jpg

Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l’insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono…    10
Oh, non chiedere « Cosa? »
Andiamo a fare la nostra visita.

Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.

La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri,
Il fumo giallo che strofina il suo muso contro i vetri
Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
Indugiò sulle pozze stagnanti negli scoli,
Lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,
Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,    20
E vedendo che era una soffice sera d’ottobre
S’arricciolò attorno alla casa, e si assopì.

E di sicuro ci sarà tempo
Per il fumo giallo che scivola lungo la strada
Strofinando la schiena contro i vetri;
Ci sarà tempo, ci sarà tempo
Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
Ci sarà tempo per uccidere e creare,
E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;  30
Tempo per te e tempo per me,
E tempo anche per cento indecisioni,
E per cento visioni e revisioni,
Prima di prendere un tè col pane abbrustolito

Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.

E di sicuro ci sarà tempo
Di chiedere, « Posso osare? » e, « Posso osare? »
Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
Con una zona calva in mezzo ai miei capelli -   40
[Diranno: « Come diventano radi i suoi capelli! »]
Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento,
Con la cravatta ricca e modesta, ma asseríta da un semplice spillo -
[Diranno: « Come gli son diventate sottili le gambe e le braccia! »]
Oserò
Turbare l’universo?
In un attimo solo c’è tempo
Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà

Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: -
Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,    50
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che muoiono con un morente declino
Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei rischiare?
E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti -
Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora cominciare
A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini?   60
Come potrei rischiare?
E ho già conosciuto le braccia, conosciute tutte -
Le braccia ingioiellate e bianche e nude
[Ma alla luce di una lampada avvilite da una leggera peluria bruna!]
E’ il profumo che viene da un vestito
Che mi fa divagare a questo modo?
Braccia appoggiate a un tavolo, o avvolte in uno scialle.
Potrei rischiare, allora?-
Come potrei cominciare?

. . . . .

Direi, ho camminato al crepuscolo per strade strette   70
Ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe
D’uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?…

Avrei potuto essere un paio di ruvidi artigli
Che corrono sul fondo di mari silenziosi

. . . . .

E il pomeriggio, la sera, dorme così tranquillamente!
Lisciata da lunghe dita,
Addormentata… stanca… o gioca a fare la malata,
Sdraiata sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei, dopo il tè e le paste e, i gelati,
Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?   80
Ma sebbene abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,
Sebbene abbia visto il mio capo (che comincia un po’ a perdere i capelli)
Portato su un vassoio,
Io non sono un profeta – e non ha molta importanza;
Ho visto vacillare il momento della mia grandezza,
E ho visto l’eterno Lacchè reggere il mio soprabito ghignando,
E a farla breve, ne ho avuto paura.

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Dopo le tazze, la marmellata e il tè,
E fra la porcellana e qualche chiacchiera
Fra te e me, ne sarebbe valsa la pena   90

D’affrontare il problema sorridendo,
Di comprimere tutto l’universo in una palla
E di farlo rotolare verso una domanda che opprime,
Di dire: « lo sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,
Torno per dirvi tutto, vi dirò tutto » -
Se una, mettendole un cuscino accanto al capo,
Dicesse: « Non è per niente questo che volevo dire.
Non è questo, per niente. »
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena,  100

Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento
E questo, e tante altre cose? -
E’ impossibile dire ciò che intendo!
Ma come se una lanterna magica proiettasse il disegno dei nervi su uno schermo:
Ne sarebbe valsa la pena
Se una, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
E volgendosi verso la finestra, dicesse:
« Non è per niente questo,
Non è per niente questo che volevo dire. »  110

. . . . .

No! lo non sono il Principe Amleto, né ero destinato ad esserlo;
Io sono un cortigiano, sono uno
Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l’avvio a una scena o due,
Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
Deferente, felice di mostrarsi utile,
Prudente, cauto, meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po’ ottuso;
Talvolta, in verità, quasi ridicolo -
E quasi, a volte, il Buffone.

Divento vecchio… divento vecchio…  120
Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.

Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca?
Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho udito le sirene cantare l’una all’altra.

Non credo che canteranno per me.

Le ho viste al largo cavalcare l’onde
Pettinare la candida chioma dell’onde risospinte:
Quando il vento rigonfia l’acqua bianca e nera.

Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune  130
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo.

[traduzione di Roberto Sanesi]

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Di Carvelli (del 28/10/2010 @ 10:28:23, in diario, linkato 987 volte)
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Di Carvelli (del 27/10/2010 @ 09:05:34, in diario, linkato 19605 volte)

chinawall
Credo di avervi già parlato di Mao II e di quando nomina (senza nominarla) il lavoro di Marina Abramovic http://it.wikipedia.org/wiki/Marina_Abramovi%C4%87 sulla Muraglia cinese*. Anche se qui si smentisce parzialmente http://www.corriere.it/Speciali/Scienze_e_Tecnologie/2006/miti/16.shtml  
DeLillo scrive dopo partendo da quell'immagine (il fatto che la Muraglia sia l'unica opera umana visibile dallo spazio):

 "E' un nuovo modo di vedere la gente. (...) Abbiamo imparato a guardare noi stessi come se ci vedessimo dallo spazio, come da una cineperesa su un satellite, tutto il tempo, tutti uguali".

Oggi mi vedo un po' così.

* Chissà se in questo libro, che si annuncia oggi, Importanti oggetti personali e memorabilia dalla collezione di Lenore Doolan e H (Rizzoli), http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/4458_importanti_oggetti_personali_e_shapton.html
dedicato a quel che resta degli amori è stato inserito il lavoro della Abramovic che decide di separarsi dal compagno di vita e di lavoro prendendo, ognuno da un verso, la via della Muraglia per separarsi con un gesto artistico in mezzo ad essa. Restato come un atto artistico e amoroso insieme. (to be continued)

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