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 letto da giulia... di Carvelli
 
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Scopo ultimo dell'azione spirituale è non può non essere una realtà materiale, qualcosa di palpabile e apprezzabile da tutti, un oggetto insomma nella sua accezione più modesta e concreta, o un ordine forzato di fenomeni.

Tommaso Landolfi
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 19/04/2010 @ 17:31:48, in diario, linkato 610 volte)

Ha 86 anni e poesia che mi risulti non l'ha mai letta. Né che mi ricordi gli interessa. Ha 86 anni e legge pure poco. Ora. Fa le parole crociate. Cose così. Narrativa zero, ora. Un po' di saggistica psicanalitica. Da lui non ho ereditato nessun libro di poesia, in ogni caso. Solo alcuni classici. Alcuni letti in parte. Letteratura psicanalitica. Economia politica. Maigret, tanti. Ora ha letto una recensione di un libro di poesie. Ha ritagliato la recensione e dice che lo vuole comprare. Mi sono offerto di andarlo a comprare io. Quindi il ritaglio (da La Domenica del Sole) ora è a me. Prima di andare cerco queste poesie in Rete e mi domando cosa l'abbia colpito. Linko e penso. Leggo.

Francesca Serragnoli

TRE POESIE

 

Non sono tipo che sviti con un’unghia

non rimango in mano

scendo in angoli torno

in urti brevi come spigoli

per entrare poso

i pugni in porte socchiuse

non so nemmeno se sarò chi sono.

Non amo i legni nudi

i nidi in vista ai vivi

non cerco le cascate di quelli in piena

fra i volti nelle folle.

Adoro chi riparte e batte

il piede insieme all’onda, io

nel quadrato di un bagno

piango i piatti prenotati a vita

che una voce timida disdice

privata, per non essere ascoltata.

E’ un’ora di punta

uno stridore di ruote

ferme davanti a un viso nudo

nelle dolci fiamme umane.

*

Anche la sola idea

di venirti incontro male

scendere scale per niente

salire in battiti

a metà fra sincerità e pena

di vedersi coperti di fiocchi

che altri occhi

vogliono davanti

m’inchioda

e nemmeno più muovo un gesto

alzo lo sguardo pesante

cerco di destare un saluto sono

una che cammina tacco tacco

rompe ovunque punte lunghe.

Ma quando ti vedrò

punto preciso della scala

scioglierò i capelli

le mie mani diventeranno correnti

uscirò dai paraventi inventati

trucco e paglia in terra

indurirò la corsa.

*

Anche tu me lo ridici il viaggio

le soglie e le madri che passi

fra le poche mani magre

c’erano fiori e linee a guardarti che

mi attraversavano e non osavo

le ricche tue miserie di foglia

- e rinasci ovunque cadi -

allora se chi perde ritorna

cercami chiusa nell’inverno

poiché anch’io amo le partenze

fra treni che non conosco

e buio è il bosco al tramonto

all’ingresso di un nuovo sentiero

nel mio letto invece caldo il sonno

nuove le lenzuola

una frenesia delicata adempie

al compito segreto della culla

nella madre nel ventre…

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Di Carvelli (del 19/04/2010 @ 11:22:30, in diario, linkato 748 volte)
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Di Carvelli (del 16/04/2010 @ 15:44:30, in diario, linkato 635 volte)

Vede qualcosa che altri non vedono. Sente qualcosa che altri non sentono. Sa cose che altri non sanno. Non lo chiama "intuito". Nessuno lo chiama "intuito" questo. Non dice quello che sa, non quello vede. Non avendolo visto altri, né essendosi realizzato non viene preso in considerazione. Parla di altro. Altro che nulla ha a che vedere con tutto questo che non c'è. Semplicemente perché non c'è. Si può dire di quello che c'è. Si può dire quello che si vede. Solo quello. Il resto è successo dopo.

">.

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Di Carvelli (del 16/04/2010 @ 08:49:30, in diario, linkato 680 volte)
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Di Carvelli (del 15/04/2010 @ 15:45:55, in diario, linkato 642 volte)
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Di Carvelli (del 15/04/2010 @ 12:38:24, in diario, linkato 653 volte)

Ancora da L'uomo che cade ancora DeLillo

"Lei viveva  in una condizione di imminenza costante. Si abbracciavano, senza dire nulla. Più tardi cominciavano a parlare in toni sommessi, che contenevano una sfumatura di tatto. Prima di parlare di cose rilevanti arrivavano a condividere anche quattro giorni interi di discorsi indiretti. Era tempo a perdere, progettato fin dal primo istante per non essere ricordato. Quel che avrebbe ricordato invece era la colonna sonora. Trascorrevano notti a letto con le finestre aperte, rumori di traffico, voci che si trascinavano, cinque o sei ragazze che camminavano per strada alle due di notte cantando una vecchia ballata rock che Lianne cantava con loro, a bassa voce, con affetto, parola per parola, copiando i loro accenti, le pause e le interruzioni, dispiacendosi quando le voci sfumavano. Le altre parole, quelle fra loro due, erano poco più che suoni, flussi di fiato informe, corpi che parlavano".

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Di Carvelli (del 15/04/2010 @ 12:32:08, in diario, linkato 633 volte)
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Di Carvelli (del 15/04/2010 @ 08:45:59, in diario, linkato 710 volte)
Ieri sera in metro A il train A. Al concerto di un amico. Questa è la versione di Dave Brubeck (buon ascolto).
">.
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Di Carvelli (del 14/04/2010 @ 10:52:00, in diario, linkato 1275 volte)
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Di Carvelli (del 14/04/2010 @ 10:28:59, in diario, linkato 762 volte)

Be-lli-ssi-ma (anche se non un bel modo di sillabare)

Più tardi lei diceva ciò che si dice sempre.
-       
Devi per forza andare?
Lui era in piedi accanto al letto, nudo.
-       
Dovrò sempre andarmene.
-       
E io dovrò sempre dare un altro senso al fatto che te ne vai. Un senso romantico o sexy. Ma non di vuoto, non di solitudine. Sarò in grado?
(…)
Lei disse: - Sarò in grado di trasformare una cosa nell’altra senza fingere? Potrò rimanere quella che sono o dovrò diventare come tutte le altre persone che guardano qualcuno andarsene via? Noi non siamo come le altre persone, vero?
Ma il modo in cui lo guardava lo faceva sentire in dovere di essere qualcun altro, lì accanto a quel letto, pronto a dire ciò che si dice sempre.

 

 

 

Don DeLillo - L'uomo che cade (Einaudi)

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