Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 25/08/2009 @ 15:26:31, in diario, linkato 1032 volte)
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So come se ne esce. So come si fa. L'ho fatto altre volte. L'ho fatto tante volte. Anche questa volta potrei. Senza dire una parola. Senza parlare. Non è un problema. E' facile basta prendere le misure prima e un po' d'aria ogni tanto. Il resto viene da sé. Forse non il resto del resto ma del resto...
Di Carvelli (del 25/08/2009 @ 08:35:15, in diario, linkato 1017 volte)
Batto il tempo. Cerco un ritmo mio. Qualcosa di semplice. Qualcosa che si possa ballare. Un passo facile che un altro può imparare, che posso insegnare. Batto un dumdum per tutti. Chi adesso pensa di non farcela, chi crede che sia ormai tardi. In fondo lo diceva pure Gandhi "Ho sempre creduto che ciò che è possibile per uno è possibile per tutti" (citazione da C.).
Di Carvelli (del 24/08/2009 @ 15:04:30, in diario, linkato 1108 volte)
Nella mia zona (quattro vie a quadrilatero sulla Tuscolana) le ragazze si chiamano tutte Laura. Non una, non due. Sembra così. Di una si devono essere innamorati in due. Di due due o uno. Scusate ma mi fermo: la matematica non è mai stata il mio forte. Vicino casa mia abbondano frasi spray dedicate a una o due o tre di queste Laure. E niente per le altre o poco. Insomma, il sillogismo è che ti devi chiamare Laura per avere mille attenzioni o qualche frase carina mi pare funzionare a guardare le mie strade. Laura con i capelli lisci stai da dio. E in effetti i capelli lisci a chi li ha ricci dà sempre il brivido della bellezza e della vanità. Lo sanno, lo sappiamo: chi si chiama Laura e chi no. Una di queste Laure deve anche essere straniera (ma qui di stranieri ce ne sono tanti) e la frase è ispanica. Nina (con l'accento circonflesso) eccetera eccetera (ma in spagnolo). Tutte le frasi sono ex post...un abbandono, un dolore, una separazione. Ma tant'è... l'amore arriva sempre dopo. Ma è l'amore che arriva dopo... o noi? Come sia, le Laure del mio quartiere ricevono complimenti, non è facile staccarsene, si vorrebbero rivedere, riavere, rincontrare, riceverne il perdono eccetera eccetera. Non so se alla vernice abbia fatto seguito un ritorno. Ignoro se l'amore abbia avuto una coda e temo che ci possano essere nuove scritte ( e non è che dalle nostre parti i muri - liberi - abbondino). Così per ora mi accontento di pensare che da qualche parte, dietro una di queste poche finestre, qualcuna ogni giorno si svegli ricordando il suo nome. In fondo, la gente cosa vuole...
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Di Carvelli (del 24/08/2009 @ 10:39:15, in diario, linkato 1019 volte)
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Sono in macchina. E' buio. Nemmeno una luce qui. Sotto, più sotto, le luci del mare. Risalgo in montagna. Tornanti e buio. Prima mare, prima pesce. Ore e ore di sole e acqua marina. Poiun combattimento di breve durata con un polpo in umido. Ascolto un CD. E all'improvviso mi accorgo che questa canzone, sì era questa canzone, una volta mi è stata dedicata. Quando? Non ricordo. Non ricordo neppure tutte le svolte di questo buio illuminato dagli abbaglianti. Non incrocio nessuno. Musica che esce dal finestrino nella notte. Anima che esce nella notte. Anima che torna indietro. Anima che va avanti. Nella notte. Nel buio. Con un bel fascio di luce che illumina la strada.
** Grazie. Grazie a te. Ma io non ho fatto altro che chiedere di accendere un paio di volte. Era più semplice mettere un gasdotto sotto la sabbia da asciugamano a asciugamano e invece ho avuto il mio accendino in prestito (più semplice di una tubatura). Restituisco. Grazie. Grazie a te. (A me).
** Dovrei dire della bellezza di Rumore bianco di De Lillo. Un libro che ne esce tutto rigato di sottolineature. Un libro bello così bello come non mi accadeva da tempo di leggere. (Dovrei dirlo un'altra volta)
** AVVISTAMENTI Un'aquila reale (parco delle alpi apuane) Una volpe (perché ti guardano un attimo e poi spariscono nel verde? perché ti guardano un attimo?) Una signora che riscalda il latte del bambino tenendo una mano con il biberon fuori dall'ombrellone, al sole. Una cicogna in volo (Follonica). Un airone cenerino (Grosseto). La centrale di Montalto. Le macchine di Roma. Le macchine.
** Lui è in America. Mi manda un messaggio. E sono le 4. Ma io lo sto sognando. Nel sogno mi chiede se gli presto il golf/pullover/cardigan (sto un po' a interrogarmi sul termine) blu. Sono sorpreso dalla coincidenza. Il messaggio dice dov'è e che sta bene. Non riesco a rispondere. Mi riaddormento. Il giorno dopo scrivo la strana coincidenza. Due giorni dopo mi dice che quando mi ha mandato il messaggio mi stava comprando un regalo. Una felpa blu.
** Che ci faccio con tutti questi sogni? Che ci stanno a fare? Cosa deve dirmi tutta questa attività onirica? A giugno ho addirittura sognato per quattro notti consecutive la stessa persona. Paura? Un po' sì, lo ammetto. Ma forse era la semplice vittoria del serial sul film? Continuità invece di discontinuità. ma lì per lì corri ai ripari.
1 Sei tu che puoi nessun'altro può. Quindi ora sta a te. Inutile aspettarsi che lo faccia qualcuno per te. 2 Sei stato a un concerto e ti è piaciuto. Ti sei svegliato presto ma non eri stanco. Dunque sei in buona forma, dunque sei in un periodo bellissimo. Sei sicuro? 3 Sei quello che gli altri definiscono una persona lunatica: troppo caldo e troppo freddo, troppo vicino e poi irraggiungibile, troppo dolce e troppo duro. Sei troppo in tutti i casi. 4 Sei osservato ma non te ne accorgi. Altre volte ti comporti come se lo fossi mentre nessuno ti pensa. 5 Sei colpito dall'aria leggera che hanno gli altri. Perché non avvertono i pericoli delle cose, la grande opportunità della vita. ma è solo il tuo modo di pensare visto che degli altri sai poco. Come sentono, cosa provano... Sei proprio arrogante... 6 Sei... ma ora non ti ricordi la sesta cosa....qual era?
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Leggo per lavoro Fisiologia del gusto o Meditazioni di gastronomia trascendente di Jean-Anthelme Brillat-Savarin (Slow Food Editore). Leggo: "La dieta ha un effetto altrettanto importante sul sonno e sui sogni". Penso (ricordo) che stanotte mi sono svegliato incalzando una specie di mousse o un semifreddo a insistenti cucchiaiate. Era morbido ma non troppo, l'esatta mezza consistenza tra mousse e semifreddo. Appunto. Un cucchiaino dopo l'altro in quella morbida dolcezza avorio e verde. Ho pensato: pasticceria - sicilia - mangio piano per finire dopo - che buono (non so se in quest'ordine). E poi mi sono svegliato: seduto sul letto come se avessi ancora in mano il cucchiaino e davanti il dolce. Ci sono rimasto male un po' (anche nel riprendermi dall'assenza incomprensibile del piatto) e mi sono rimproverato di non aver ordinato il dolce la sera prima. Non vivere di rimpianti mai. Me lo dico anche per un dolce.
Esiste un nesso. Una cosa e un'altra. Una persona e un'altra. La nostra storia e quella di un altro. Esiste, sì, un nesso. Niente succede per niente. Per caso lo si scopre (il nesso). Ma non è un caso quello che succede dopo né a ben vedere lo era quello che ci ha messo a contatto. Esiste un nesso di cui non sappiamo dire a parole. Un nesso a cui non sappiamo opporre altro che perplessità e rifiuti. Ma anche qui: agiamo dentro a un nesso. Che non è detto che sia positivo nel presentarsi né che sia disastroso nel suo svilupparsi. Il fatto è che dopo ci siamo noi. Noi e il nesso. E' da lì che tutto viene. Come e quando. Più e meno. Più o meno.
Da BURNT NORTON (No. 1 of 'Four Quartets') T.S. Eliot
I
Time present and time past Are both perhaps present in time future, And time future contained in time past. If all time is eternally present All time is unredeemable. What might have been is an abstraction Remaining a perpetual possibility Only in a world of speculation. What might have been and what has been Point to one end, which is always present. (...)
Come tutti siamo noi. Come chi è ricco. Come chi è povero. E abbiamo poca fortuna. E abbiamo un dolore che ci tormenta. Un dente cariato. Una fitta continua. Nessuna mano che si appoggi sulla nostra spalla. Nessuno che ora venga qui e ci dica "ce la farai... ci sono io qui". Come tutti, no, non ce l'abbiamo. Come tutti andiamo a tentativi. Sbagliati. Ripartiamo. Ancora una volta. Come tutti. Forse meglio di altri ma non so. Parlo di me e davvero non potrei dire nulla di buono. Da nessun punto di vista. E invece, credimi, mai sentito così bene. E non è da tutti.
(discorso di M. a G.)
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