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 letto 2 di M e G a Lubriano... di Carvelli
 
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E poi, Machado, le tue poesie!/ E' un po' come quando un uomo di mezz'età/ s'innamora un'altra volta. Una cosa bella da vedere/ anche se un po' imbarazzante./ Ho fatto qualche sciocchezza, tipo metter su il tuo ritratto./ E andavo a letto con il tuo libro/ per averlo a portata di mano. Una notte un treno/ è passato nei miei sogni e mi ha svegliato./ E la prima cosa che mi è venuta in mente, con il cuore a cento,/ nella stanza buia è stata:/ va tutto bene, tanto c'è Machado./ E poi sono riuscito ad addormentarmi.

Raymond Carver
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 15/01/2007 @ 10:14:02, in diario, linkato 874 volte)

Ho comprato e iniziato a leggere Le Correzioni di Jonathan Franzen. Poche pagine quindi è difficile dire. Ma intanto la conferma che una poltrona è un universo. E che spesso si dice di più di un personaggio quando lo si fa fare qualcosa anziché dirla. Poi ho letto la recensione di Laura Lepri sul Sole della Domenica) e ho regalato Lettera a un giovane scrittore di Claire DeLannoy. che è un editor e una scrittrice e scrive quindi nella doppia prospettiva di chi lavora con la propria e l'altrui scrittura. Sono suggerimenti e riflessioni sul tema angelo o professionista sotto le cui doppie mentite spoglie si raccoglie una delle figure preminenti della editoria in toto. In entrambi i casi - spiritualità o materialità - non è ,ale che si parli di e parlino gli artefici delle buone cose dei libri.

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Di Carvelli (del 12/01/2007 @ 09:56:19, in diario, linkato 881 volte)

Rileggo un racconto di Vittorio Imbriani. C'è un certo Squillacciotti e mi viene in mente, non so perché, la saga di Scaramella. Intanto ecco una pagina dello scrittore.

Da Vittorio Imbriani -  La bella bionda. Costumi napoletani

 

 

(...) Un giorno, facendo non so che scampagnata, capitammo a pranzo sul Vomero in lieta brigata; e, caduto il discorso sulle prossime nozze d'un nostro compagno, il quale si pretendeva innamorato, indispettendosi che non volessimo credergli punto punto, lo Squillacciotti parlò press'a poco così: «Qual'è il miglior amore, o più esattamente, l'unico amore possibile in Italia? L'adulterio: e vel dimostro. In quattro condizioni può trovarsi la donna: o sarà fanciulla, o vedova, o pubblica, o maritata; di qui non s'esce, altri stati non vi sono. Vediamo in quale stato possa meglio amare ed amarsi. La fanciulla pensa a collocarsi, a trovare un buon partito, ad uscire dalla dipendenza della casa paterna, ad acquistare quella personalità, che solo il matrimonio può darle; non vuole amanti, anzi pretendenti; non fa alle compagne la storia delle sue passioni, anzi il racconto de' matrimonî, che le sono usciti, delle occasioni che ha avute. Quindi sta sempre come un cacciatore in agguato. Simula e dissimula. Le opinioni, i gesti, le virtù, le parole, il carattere suo, tutto è convenzionale. Del resto, non hai l'agio di trattarla con quella confidenza ed assiduità, che ti permetterebbero di riconoscere la fisonomia sotto la maschera. E spesso, non c'è fisonomia: l'ignoranza e la soggezione, in cui l'hanno educata, ne hanno compresso ed impacciato lo svolgimento morale; atrofizzano in lei la passione. La vedova ha più valore: conosce il mondo, comprende gli affetti, sente; ma, per lo più, medita anche essa di risituarsi, e sarà capace di conculcare gli affetti vostri ed i proprî per asseguir codesto bello scopo; o, se vi fa delle concessioni amorose, le limita, le subordina alla cura di tanti riguardi, all'apparenza, alla riputazione. La cortigiana, quella non ha riguardi quando ti vuol bene, e lusinga altamente la tua vanità, poiché in piena cognizione di causa antepone te solo a tutto il pubblico. Poi non ha imposture; Orazio Flacco l'ha detto in versi bellissimi: mercem sine fucis gestat. Ma è malsicura e mutabile; non t'offre alcuna guarentigia di costanza; accanto a lei, sei consumato da gelosia (se non altro retrospettiva ed indeterminata, che mi sembrano le due peggiori forme della gelosia), anche quando lei non ti dà alcun appiglio. Inoltre arrossisci d'amarla e d'esserne riamato; ti senti ridicolo; la disprezzi; ti disprezzi di amarla. E quell'amore e quella gelosia ti corrodono il cuore, simili a due ulcere infami, dalle quali ti lasceresti mangiare le carni, per non aver l'umiliazione di mostrarle al chirurgo, di raccontargliene l'origine. Rimane la donna altrui: essa ti ama disinteressatamente; da te non può chiedere, desiderare o sperare se non corrispondenza d'affetto; quest'unico contraccambio vuole, non altro. Conscia bene di quel, che si è l'amore, ti antepone agli altri corteggiatori, ti antepone al marito. È sicura, perché i nostri costumi rendono i legami di questo genere patti d'onore, come l'obbligo di pagare i debiti di giuoco; si sacrifica, si compromette per te; arrischia la pace e la tranquillità, e spesso la vita, sempre che ti accorda un quarto d'ora di piacere... Ed ora, ditemi voi: quale preferireste di queste quattro donne, di questi quattro amori?» (...)

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Di Carvelli (del 11/01/2007 @ 09:40:50, in diario, linkato 832 volte)

"Ci dovrebbero essere anche gli ospedali per i dispiaceri, con i convenienti reparti; dispiaceri amorosi, dispiaceri per affari". (Cesare Zavattini - Parliamo tanto di me) Sì ci dovrebbero essere. E cure adeguate e pene severe per chi li procura. Magari anche qualche senso di colpa se può servire anche se il senso di colpa non è mai servito a nessuno se non agli estensori dei pensieri religiosi. E colpa per colpa ecco un ritratto che ieri mi ha fatto ridere da solo in metro (non ridevo così dal film di Lars Von Trier -Il grande capo- una manciata di ore prima...ma proprio a crepapelle, anche se unico o quasi nella sala. Dicevo: ieri mi sono imbattuto (ultimo numero di Internazionale) in un simpatico profilo tratteggiato da Nora Ephron: "una cosa che Jane aveva fatto con un buon numero di promettenti giornalisti, editor e scrittori (andare a letto/ fare sesso/ farsi tresca NdR), il più famoso dei quali, al termine della unica notte insieme, le avea regalato una copia del suo libro. Ne teneva una scatola vicino all'ingresso e Jane raccontava che mentre stava per andarsene lui le aveva detto queste esatte parole: 'Prendine pure uno uscendo'." (anche ora non riesco a non ridere). Spero nessuno si dispiaccia.

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Di Carvelli (del 18/12/2006 @ 10:46:16, in diario, linkato 1396 volte)
Sotto la pelle cammina il male sotterraneo. L'onda blocca muscoli e tessuti, sangue, vene, grassi. Poi all'improvviso ci blocca le giunture e ci schiaccia a letto, sul divano o in posizione eretta. Ho la cravatta gialla. Il male sotterraneo ci fa dire le parole sbagliate: le parole belle, le parole brutte. E ci fa litigare. E ci fa stare male. Oggi ho la cravatta gialla. O è ocra? E il male sottopelle mi fa dire che nulla sarà mai come deve essere. Anche se ho la cravatta ocra. Anche se il medico dopo mezz'ora di chiacchierata non ha scritto "simpatico" ma "ottima salute". And it breaks my heart It breaks my heart
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Di Carvelli (del 15/12/2006 @ 10:30:26, in diario, linkato 1510 volte)
Ha detto una cosa così "e l'ho aggiunta nel mio vocabolario personale" ed è bello sapere che c'è qualcuno che cerca le parole, che impara nuove parole. Il mio vocabolario personale. Quali parole ci aggiungerei o ci aggiungo? Quali toglierei? Alcuni verbi sostantivati, per esempio. Ma adoro le parole tecniche usate a sproposito o adattate a cose sentimentali o più calde. Le parole della lirica, quelle frasi che ormai nessuno potrà mai dire a nessuno: fremea, fulgor, uscio...
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Di Carvelli (del 14/12/2006 @ 15:03:26, in diario, linkato 1543 volte)

Leggo su L'espresso la rubrica di Giorgio Bocca. Che è come spesso di spiazzante lucidità. E non è l'argomento. E non è un interesse immediato. Eppure se uno compie la trasformazione, se uno trasporta la storia singola nell'universale a cascata tutto sembra rotolare verso un precipizio. Farà bene?

L'ANTITALIANO
Life is now. Senza passato e senza futuro
di Giorgio Bocca
Vladimir Putin Credevamo con la Seconda guerra mondiale di esser usciti dalla brutalità del mondo, ma siamo solo passati dalla tragedia alla infamia. Allora l'uomo del terrore era Stalin, il tiranno che fece morire milioni di persone, oggi al suo posto c'è Vladimir Putin, un colonnello dell'ex Kgb che va in palestra ad allenarsi al karatè. Questo Putin è al di sotto anche della tirannia e della sua violenza. Lui non nega di essere un assassino, uno che fa uccidere i suoi nemici. Lui dice: anche voi lo fate; io ho i miei sicari della polizia, ma voi avete i vostri mafiosi, la vostra malavita organizzata. Voi mi accusate di neo imperialismo energetico, di tenervi legati al mio petrolio e al mio gas, ma voi mi ricattate con la finanza e il riarmo. Il dio del terrore, Stalin, il dittatore che mandava a morte milioni di persone nei campi siberiani non c'è più. Ma la vita della nuova Russia è segnata dai soprusi, dalle lotte per bande, dai nuovi feudatari che si sono impadroniti dello stato in modi che ignoriamo. Perché alcuni di essi languono nelle prigioni dell'Estremo Oriente e altri, come Roman Abramovich, scialano miliardi a Londra? Non si è neppure capito se è il piccolo padre del Cremlino che ha fatto uccidere una giornalista a Mosca e un agente dello spionaggio a Londra, o se quei cadaveri glieli hanno gettati fra i piedi i suoi nemici. La violenza e la brutalità dominano il mondo. Gli Stati Uniti per difendersi dal terrorismo hanno violato tutte le leggi internazionali, i diritti umani, hanno catturato centinaia di persone, le hanno recluse nei loro campi di prigionia. Nel Medio Oriente il sopruso è la regola e la confusione dei soprusi è totale. Il nostro ministro degli Esteri è pronto a inventarne uno al giorno. Siamo andati nel Libano a fare che cosa non si capisce, a interporre pochi nostri soldati male armati a eserciti numerosi e bellicosi e adesso non sappiamo come uscirne. In Iraq e in Afghanistan la guerra è irrimediabilmente persa, ma la continueremo per anni. In un gioco perverso non perdiamo occasione per correre nuovi rischi: il Giappone va verso il riarmo atomico, evento che nel 1945 sembrava impossibile. Il riarmo atomico è generale: si fabbrica la bomba l'Iran, se l'è fabbricata la Corea del Nord. Siamo persino tornati alla pirateria, le marine militari europee dovranno scortare i mercantili davanti al Corno d'Africa e nel mar della Sonda. I tragici problemi dell'ambiente sono irrisolti: non si è fatto nulla per contrastare l'inquinamento, non si fa nulla per affrontare i disastri idrogeologici. Mai come oggi il sistema politico appare inadeguato a governare il mondo e neppure la società civile sembra capace di autogovernarsi, ma una pubblicità dissennata continua a ripetere da tutte le televisioni che 'Life is now', che la vita è il presente, che tutto il resto, passato e futuro non contano niente. E per gridarlo hanno scelto due famosi calciatori, due cicale che già si stanno bruciando le ali. Qui non si tratta più di essere ottimisti o pessimisti, ma di conservare un minimo di ragione, di capire di che morte moriremo. I nostri politici girano come ubriachi per la Penisola cantando ciascuno le sue flebili canzoni. I napoletani oppongono allo sfascio generale le loro innocue memorie; il presidente napoletano della Repubblica celebra Enrico De Nicola e riabilita Giovanni Leone. E per emozionare gli italiani Silvio Berlusconi non trova altro di meglio che svenire in un comizio. Abbiamo passato mesi a discutere della Finanziaria, togli questo aggiungi quello, gioco defatigante mai avvenuto in altro paese.
 Le cose non stanno su per giù così? La violenza e l'improvvisazione non hanno sostituito dovunque la ragione? E che vita è questo rotolare di eventi?
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Di Carvelli (del 13/12/2006 @ 08:58:09, in diario, linkato 1451 volte)

Specie se ci hai a che fare. Specie se fanno parte del tuo bagaglio di ogni giorno arriva il momento in cui i libri diventano un gravame della mente. Non esagero: scatta una vera e propria corsa alla loro eliminazione fisica. Li butti, li regali. Non voglio dire che arrivi a bruciarli: davvero quelli mi sembrano casi di un sopra le righe da cancellare dalla nostra storia personale. Ma arriva il momento della resa. Ho avuto sei mesi di separazione dai i miei libri. Sei mesi di scatole chiuse e nemmeno un'indicazione se non sommaria (S era la sigla di quelli più cari e stava per SOTTO: un semplice riferiemnto spaziale legato alla casa di prima). E ora che riapro l'universo della S e dalla 1/2 S e tutto il resto scopro tutto l'amore che c'era. E per davvero vorrei rileggerli tutti mano a mano che escono dalla scatola che è una specie di posizione da amatore più che professionale come sempre in me. E' come se (retorica a lato) avessi voglia di abbracciarli (e capisco che possa davvero sembrare retorico, davvero). E' come se davvero avessi bisogno di ritrovarli in un incontro molto affettuoso in cui entrano in gioco non le sole parole ma l'affezione al colore e all'odore di quella copertina. Alla scarsa managevolezza di un altro. E non mi dispiace che da questa infinita guerra qualcuno ne sia uscito malconcio (più gonfio, più umido) come se ora tornasse da uan lunga spedizione. E non importa se vincente o perdente.

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Di Carvelli (del 06/12/2006 @ 14:07:51, in diario, linkato 1498 volte)
"Non so quanto sia educativo" è la fase che dice più spesso. E' quasi un refrain. Adattato a qualsiasi cosa. C'è un momento nella vita delle persone che coincide con la continua scelta tra bene e male. Grande Bene e Grande Male. Forse non coincide con la coeva vita dei figli.
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Di Carvelli (del 05/12/2006 @ 09:07:27, in diario, linkato 1400 volte)
Esiste un tipo di efficientismo tipicamente romano. Meno freddo di quello nordico è però più ottimista e partecipativo. Non si tratta di dire "quanto sono/siamo bravi" ma "quanto possiamo risolvere le cose con il nostro impegno". Il tutto è condito da un coinvolgente "capito come?", "allora è chiaro no?" che ha la doppia funzione di rafforzare l'ensamble e riconfermarsi nella giustezza della direzione.
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Di Carvelli (del 04/12/2006 @ 14:24:12, in diario, linkato 1396 volte)
Se ora io ti dico che non c'è nulla che non possa essere diverso tu probabilmente non mi credi. Se ti dico come fare tu sicuramente mi disprezzi. Se me lo dici tu forse è lo stesso. In tutti i casi, se nulla cambia nessuno di noi è contento. Quindi? Non c'è soluzione?
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