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 letto da giulia... di Carvelli
 
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L'Amore è l'agire in modo piacevole di udito, tatto, vista, gusto e odorato, ciascuno nel proprio ambito, presieduti dalla mente congiunta con l'anima. Ma in particolare l'Amore è, di quest'ultima, l'adeguata sensazione, pervasa dalla gioia che viene dalla consapevolezza e ricca di risultati, in relazione a uno speciale contatto.

Vatsyayana
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 13/04/2006 @ 09:05:27, in diario, linkato 929 volte)
Non ricordo quando, non ricordo come (sembra una canzone di Arigliano) sentii usare questa espressione: "un cinema". Chi l'aveva pronunciata intendeva qualcosa come "ti stai comportando come se fosse tutta finzione, un gioco di luci, una messinscena". Io forse avevo sentito dire nello stesso tono "un teatro" e la novità mi ha fatto effetto. Qualche volta mi viene da dire - magari non lo dico - rivolto a qualcuno che cerca colpi ad effetto, prestidigitazione e altri funambolismi "un cinema". Intanto ci sono state le elezioni.
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Di Carvelli (del 11/04/2006 @ 11:57:54, in diario, linkato 1163 volte)

Da Roberto Carvelli - VOTARE NEL MUCCHIO. Cronache da un Paese sprofondato nell'urna (Coniglio editore)

 

Un faccia a faccia astrologico

Fondamentalmente un’astrologa deve avere il fisico del ruolo e anche un guardaroba consono: scollature vertiginose, corpetti trasparenti, molti anelli molto onore, orecchini appendi abiti. Insomma, vistosa. Maria fa un po’ difetto e forse è questo che me l’ha resa subito più sicura e affidabile. Anche se, per onestà, va reso onore al suo decolleté. Dopo averla contattata e averle spiegato le mie richieste ne è venuta fuori una chiacchierata e solo dopo un altro appuntamento e un’altra intervista, un testo: questo, che rivisto e corretto a riprova della serietà che dicevo è qui a dir di sé. E di loro.

 

 

Il duello elettorale Prodi-Berlusconi analizzato dal punto di vista astrologico è a dir poco singolare.

Innanzi tutto c’è da dire che, se le elezioni si fossero tenute nel 2007, Romano Prodi sarebbe partito con molte più probabilità di vittoria (l’ingresso di Giove in Sagittario ed il sestile di Urano con Marte radix).

Ciò perché quest’anno, invece, il professore deve fare i conti con il transito di Giove in Scorpione che forma un aspetto di quadratura con il suo Sole natale.

Il che non è il massimo della positività, anche se spinge, controvoglia, a mettersi di nuovo in gioco.

Comunque, dal punto di vista astrologico, i due contendenti hanno attualmente qualcosa in comune: risultano abbastanza “antipatici” agli elettori ( Nettuno non è per nessuno dei due granché favorevole).

Invece di dire “io farò meglio”, in questo duello mediatico dal quale siamo tutti bene o male bombardati, si tende a dire “lui ha fatto o farà peggio”.

A complicare questa lotta, oltre a Nettuno, ci si è messa la pesante opposizione Marte in Toro – Giove in Scorpione che si è avuta per tutto gennaio e metà febbraio e la quadratura Marte  in Gemelli con Urano in Pesci che si protrarrà fino a tutto marzo. Ma vediamo uno per uno i loro temi natali.

Romano Prodi nasce Scandiano (RE) il 9 agosto 1939 alle ore 17.15.

Ha Sole, Mercurio e Plutone nel focoso segno del Leone, un’intellettuale Luna ai primissimi gradi dei Gemelli in 5° casa (l’insegnamento) e un ribelle anche se lento Urano in Toro in IV casa (desiderio di evoluzione).

Saturno in Ariete lo rende ligio al dovere, allergico ai colpi di testa, molto chiuso e timido in gioventù. Marte in Capricorno e in I° casa protegge il raziocinio e conferisce testardaggine, prudenza, tenacia e forza di volontà da vendere. Malinconie, brutti pensieri e paura delle malattie sono alimentati dalla quadratura che questo Marte invia a Saturno in Ariete.

Di tutt’altra natura è il tema natale di Sivio Berlusconi “l’uomo migliore del mondo”, che nasce a Milano il 29 settembre 1936 alle ore 6.

Il Sole va a sorgere proprio all’Ascendente nel venusiano segno della Bilancia e si congiunge a Mercurio in I° casa ( il massimo dell’egocentrismo). Anzi, in astrologia, si dice che Mercurio è bruciato (combusto) dal Sole che lo marca stretto (solo 4’ di distanza l’uno dall’altro).

Tutta l’energia che il soggetto dimostra è racchiusa nella quadratura a T tra Giove espansivo in Sagittario ( in 3° casa, quella della comunicazione) e l’opposizione di Nettuno in Vergine (la razionalità) con la congiunzione Luna-Saturno nel segno dei Pesci in 6° casa (quella del lavoro).

Il soggetto in questione è un vulcano di idee, movimento, contatti, mobilità. E’ nato per brillare, apparire, “comunicare”.

Venere natale nel passionale e fisso segno dello Scorpione, ben piazzata in 2° campo, conferisce ricchezza e accumula beni, mentre Urano in Toro (altro segno fisso) e in 8° casa (ricchezza che arriva dagli altri) completa il tutto, donando a piene mani successo e realizzazione personale.

Questo, in sintesi,  è ciò che promettono i temi natali che, come si sa, sono soggetti a continui mutamenti dati dai transiti, dalle progressioni e dalle rivoluzioni solari annuali.

Non essendo in grado di essere precisi sulle rivoluzioni solari dei due contendenti (per la non conoscenza del luogo dove si è trascorso l’ultimo compleanno), ciò che si può dire è che in nessuno dei due temi si osservano eclatanti transiti tali da poter definire con certezza una spiccata vittoria dell’uno o dell’altro.

Per il 9 aprile 2006,  il Professore può contare su un bel sestile che Urano di transito invia all’Ascendente; una bella Luna proprio nel segno del Leone dove lui ha il Sole; su un Giove che, fino ad ottobre 2006 sarà in Scorpione, quindi nel suo X° campo, quello del successo. Nettuno in Acquario opposto a Mercurio natale fa pensare, però, ad un momento di riflessione, a un ripensamento, ad un fermo. Quasi come se, in caso di vittoria, Romano Prodi voglia mettersi momentaneamente da parte, cedendo il testimone ad un altro.

Berlusconi, invece, dovrà confrontarsi con un Urano dispettoso stretto tra Venere e Mercurio in Pesci che stuzzicherà la congiunzione Luna – Saturno radix.

Si batterà, fino all’ultimo istante, in un bombardamento mediatico teso a conquistare fino all’ultimo elettore se non altro per stanchezza.

Sono previsti colpi di scena o qualche asso nella manica da tirar fuori all’ultimo momento.

Ma la Luna in Leone a lui non sarà positiva, perché quadrata a Urano in Toro e perché andrà a toccare Marte natale.

Saturno in Leone si avvia in punta di piedi verso l’11° casa e proprio in questo periodo sta per abbandonare il X° campo (quello del successo) dove ha regnato indisturbato fino ad ora. E’ forse tempo di alzarsi dal trono?

E che succederà quando, tra non molto, l’esplosivo Urano  raggiungerà – attivandola – la tanto mediatica congiunzione Luna – Saturno in Pesci, svegliando contemporaneamente un pianeta lento come Nettuno, che gli si oppone dalla nascita per via di quella famosa quadratura a T di cui sopra?

Misteri delle stelle che, per concludere, danno un quasi zero a zero, che ai tempi supplementari potrebbe conferire la palma della vittoria al paziente e tenace Professore che, tutto sommato, sogna solo di poter fare l’insegnante in pace lontano dai riflettori…
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Di Carvelli (del 10/04/2006 @ 12:04:30, in diario, linkato 945 volte)
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Di Carvelli (del 06/04/2006 @ 14:13:42, in diario, linkato 978 volte)
Dove lo scrivi? A chi lo leggi prima che sia pubblicato? E dopo, chi lo legge? A cosa pensavi quando lo scrivevi? Sei andato tutto filato o hai avuto una crisi? Da qui a lì e poi da lì alla fine? Come finisce? Finiva così? C'ha lavorato molto? Che computer hai? Che fai mentre aspetti? Che fai mentre pensi? A che/chi pensi? Lavori? A che ora? Hai un passatempo sciogliansie? E poi? E ora? E dopo? E il prossimo libro? E i vecchi? E quanta distanza? Cosa non più? Cosa ancora? Quando? Cosa leggi ora? Cosa leggevi allora? Che musica senti quando? E quando no? Cosa si vede dalla finestra di casa tua? Come sono i tuoi vicini? Se citofonano rispondi? Se bussano alla porta ti fai zitto e fai che non ci sei? O apri? O? Chi la fa la spesa? Fai la doccia spesso? Vai a comprare i giornali? E a che ora? Ai libri fai le orecchie? Hai segnalibri? Li lasci aperti rovesciati o forsi il dorso? Ti sei mai dimenticato un libro sotto la pioggia? Quanto pesi? A quali ore vai in bagno? Scrivi mai sulla tazza? Prendi appunti? Ci sono domande che vorresti ricevere? Quali? E domande che non vorresti ricevere? Quali?
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Di Carvelli (del 05/04/2006 @ 15:20:26, in diario, linkato 991 volte)
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Di Carvelli (del 04/04/2006 @ 15:10:50, in diario, linkato 984 volte)
Se uno dopo diventa vecchio... se uno riuscisse ad invecchiare in un attimo. Tutto adesso, in un minuto, una giornata, un anno... Se uno adesso diventasse vecchio tutto d’un colpo e si mettesse ad aspettare? Aspettare e basta. Senza avere fretta. Come va va. Come succede. Come viene. Se uno adesso facesse come se è morto o fra poco, come se non servisse darsi pena per quel che succede o non succede, come fanno gli altri o cosa fanno gli altri? Se uno adesso si fermasse al bar ad aspettare che passi questo scroscio di pioggia, questo acquazzone?
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Di Carvelli (del 03/04/2006 @ 16:04:03, in diario, linkato 952 volte)
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Di Carvelli (del 03/04/2006 @ 10:49:48, in diario, linkato 985 volte)

Alle volte nei libri non è importante quello che succede. Anzi, spesso. Per esempio ho riletto le prime cinquanta pagine de LO STRANIERO di Camus solo perché mi faceva piacere ricordarmi l’atmosfera del racconto e ho riscoperto una donna anziana in un ospizio. Morta. Una donna che è lo scatto del racconto (la sua morte è il clic della narrazione) ma che non compare mai. Se ne resta nella sua bara senza neanche rivedere per l’ultima volta il figlio. Ed è come se non ci fosse, quindi. La sua non presenza rafforza l’assenza. Rimarca la morte ma la sbugiarda anche (nichilisticamente?). E il fatto che il figlio non la voglia più inquadrare, evitando il riconoscimento persino legale, la sottrae al racconto (e quindi al nostro incontro). Dei dolori conosciamo solo (o meglio direttamente) quelli esterni al racconto ovvero le sensazioni degli ospiti dello stesso ospizio, due più affezionati e quindi uno sguardo più sentimentale. Molti laterali – quegli sguardi di altri anziani del centro – e anche questo rafforza la percezione della freddezza del dolore che guarda alla morte coetanea come a una condizione imminente e necessaria. Il carattere della prossimità di chi è vicino biologicamente di contro al distacco di chi è vicino nel sangue.

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Di Carvelli (del 03/04/2006 @ 08:48:09, in diario, linkato 1086 volte)

 

 

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Di Carvelli (del 31/03/2006 @ 13:47:01, in diario, linkato 1695 volte)

A Gamba Tesa/ Andrea Di Consoli

 

 

 

 

S’impara qualcosa da tutti. Da tutti quelli che ti parlano. Anche da chi ti fa del male. Anche da chi sta chiuso in casa, rintanato, lontano dagli uomini. S’impara qualcosa anche da chi non conosciamo (per esempio lo struggimento di volerlo conoscere, quell’uomo sconosciuto). Bisogna avere coraggio, per imparare. E anche per insegnare, bisogna avere coraggio. Viviamo un tempo in cui tutti vogliono fare gli allievi, perché fare i maestri significa disfarsi un po’ di se stessi, e quindi imparare a morire. Mi piacerebbe, un giorno, insegnare quello che ho imparato. Anzi, già insegno, a chi ne sa meno di me, le mie acquisizioni. Ho le idee chiare, su questo. Non sono un giovane scrittore. Non li temo, quelli più giovani di me. Non ho paura di invecchiare. Sono già vecchio. Mi assumo la responsabilità di indicare, a chi mi sta intorno, piccole rotte, mappe, gusti. Detesto quelli di quaranta o cinquant’anni che ancora mendicano un maestro. Di questi paurosi detesto l’individualismo mascherato di timidezza, la mancanza di generosità, la paura di rischiare, la necessità di nascondersi sotto l’ala rassicurante del potente di turno. Io imparo da tutti. Ma questo è normale. Piuttosto ho deciso d’insegnare quello che so, senza salire sulla spalla di un gigante generoso. I giganti non m’interessano. Li ascolto. Ma da pari a pari. Se qualcuno non mi sta bene, esco dalla porta e tolgo il disturbo. Non ho paura di nessuno. Non cerco padri. Ne ho già uno, di padre, e per me è il migliore della terra. Bisogna saper imparare da tutti. Ascoltare ogni discorso, con le mente ben aperta. Mi fanno ridere quelli che hanno mitizzato un maestro: di solito o ne sono rimasti schiacciati o lo hanno avversato con rancore. Io sono per la pluralità degli insegnamenti. Per la pluralità dei metodi e dei pensieri. Sono, della mia generazione, lo scrittore più vecchio di tutti. Mi sento di cento anni. Detesto la giovinezza che dura oltre i diciotto anni. Ho un sacco di difetti, lo ammetto. Ma rubrico tra i pregi la generosità di condividere con gli altri le mie cose. Di vedere gli altri superarmi in bravura e in riuscite di lavoro. Non bisogna solo imparare a imparare. Bisogna innanzitutto imparare a insegnare. In questo vorrei che la mia generazione fosse diversa. Vorrei che tramontasse definitivamente la stagione dei quaranta-cinquantenni che stanno marcendo nella prudenza, nella giovinezza protratta all’infinito, nella fiacca delle non-posizioni. In una parola: nel relativismo, che decade solo quando c’è da ottenere qualche misera commessa dal mondo dei giganti. Così, del proprio lavoro, non rimarrà nulla, neanche l’eco. Insegnare significa provare la vertigine di disfarsi di se stessi, cioè di morire. Significa indicare rotte, ben sapendo che quanto più sono precise e chiare, queste rotte, tanto più potranno essere contestate e superate. Per quanto mi riguarda, invertirei il problema: anziché almanaccarci sui buoni o i cattivi maestri, sarebbe interessante capire quanti di noi abbiano veramente il coraggio di ‘ergersi’ a maestri. Sì, con sicurezza. Con passione. Con coraggio. Rischiando qualcosa, quando si apre bocca. Senza marcire nel triste e misurato epigonismo dei giorni nostri, alibi perfetto per vivere una vita mediocre, senza infamia e senza lode.

 

 

 

pubblicato su Sud (numero dedicato ai maestri) e ripreso da www.nazioneindiana.com
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