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 Il letto a Takayama... di Carvelli
 
"
Affamato e inferocito, sapevo che nulla al mondo mi avrebbe costrtto al suicidio. Proprio in quel periodo avevo cominciato a capire l'essenza del grande istinto di conservazione, la qualità dui cui l'uomo è in sommo grado dotato. Vedevo i nostri cavalli sfiancarsi e morire - non posso esprimermi in altro modo, utilizzare altre parole. I cavalli non si distinguevano in nulla dagli uomini. Morivano a causa del Nord, del lavoro troppo gravoso, del cibo cattivo, delle botte - e anche se subivano tutto ciò in misura mille volte inferiore agli esseri umani, i cavalli morivano prima. E capii la cosa più importante: che l'uomo è diventato uomo non perché è una creatura di Dio, né perché nelle mani ha quella cosa straordinaria che è il pollice. Ma perché è FISICAMENTE più forte, più resistente di tutti gli altri animali, e poi perché in seguito ha saputo costringere il proprio spirito a servire con successo il corpo.

Varlam Salamov
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 20/12/2005 @ 09:43:09, in diario, linkato 928 volte)

Il mio cuore è un cuscino. Mi ci appoggio ed è sonno. Un tutt'uno. Si sgonfia. Mi alzo, deluso e lo guardo. E' gonfio. Mi riabbasso e si riappiattisce. Mi alzo e si rigonfia. Mi riadagio e si abbassa. Il mio cuore è un cuscino. Se fosse un pinguino non sarebbe mai una lingua ma sempre una collina come la testa su una pancia o su una spalla di chi ami o ti ha amato. Il mio cuore è un cuscino, l'imperfetto distribuirsi delle piume o della lana o del trinciato di gommapiuma. Il peso umano della nuca sull'inanimato schiacciarsi della materia. Il mio cuore è un piumino, certe volte, il largo abbracciare di una stoffa, in una stanza, in un letto. Il mio cuore è un andare e un venire della rigidità e della morbidezza. Un andamento incostante o costante ma morbido sempre. Come una risacca di quiete. Come l'alzarsi e abbassarsi delle maree in un bicchiere che fa le bolle della notte. Il mio cuore è un cuscino. Sia che lo si guardi piatto e usato che morbido e desiderato. Una speranza, un piacere. Che ora diciamo sempre e ora diciamo mai. Che ci delude e si affossa ma si rigonfia. Come le fasi della vita, della luna, le stagioni. Che non puoi mai dire "ancora" o "mai più". Ma che dici "sempre" o "sarà".

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Di Carvelli (del 19/12/2005 @ 14:31:35, in diario, linkato 1003 volte)

 

AUTORE: Roberto Carvelli

FOTOGRAFIE: Mimmo Frassineti

PAGINE: 320

ILLUSTRAZIONI: 150

PREZZO: 35 euro

EDITORE: Electa

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2005

IN LIBRERIA: dicembre

 

 

"Una città respira, è allegra o triste, una città ha un ritmo e un colore, ha un carattere e un'anima, qualcosa che può abbracciare o dividere, irritare o unificare, provocare o sorprendere".

 

Un atto di amore nei confronti della città più bella del mondo, narrata e fotografata in modo davvero originale. AmoRomaPerché è un percorso nella Roma che ha ritrovato lo smalto del passato e la nuova luce del futuro. Nelle fotografie di Mimmo Frassineti e nei testi di Roberto Carvelli si scopre quello che c’è di nuovo e di rinnovato nella Capitale. I nuovi scavi, i ritrovamenti, le riaperture dei musei, le iniziative, le piazze tornate a gremirsi di gente ed eventi, i monumenti che sono tornati a brillare. Un viaggio metropolitano, con sconfinamenti periferici, che disegna la mappa culturale di una Roma che da anni non conosceva tanta sistematicità e tanta cura, raccontato in chiave personale e ricco di informazioni e curiosità. Alla ricerca “del dietro le quinte” di questa fortunata sinergia che ha reso l’Urbe uno dei luoghi di maggior prestigio internazionale recuperando lo stallo degli anni passati e risalendo le classifiche
del gradimento turistico. Il volume, edito da Electa, si apre con una presentazione di Walter Veltroni, e contiene un’intervista di Miriam Mafai e Gianni Borgna, assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma.

 

SOMMARIO

  

La città inizia così

Il miraggio dell’assuefazione

Lo spirito dei luoghi

Tra il Partenone e Costantinopoli

La hit-parade dei monumenti

 

Roma città di città

Più di uno, più di due, più di tutto

Sotto il segno dei gemellaggi

Il Monopoli della cultura

Il nomadismo delle mostre

 

Culture del contemporaneo

La storia a una cifra

La contestata incursione del nuovo

Luna, pignatte, champignon

Fabbriche d’arte

Ricalcare le scene

Shakespeare nel verde

Loggioni

 

Il passato come sistema. Mura, acqua, ponti

Beati gli antichi

Il principio primo

Camminando su macchine e case

A.C. Antichità

Di acqua sotto e sopra i ponti                

La Fontana “torno subito”

La Fontana dell’eterno ritorno

 

L’invenzione del tempo

Loro sotto i piedi

Vie, piazze e città

Le terribili sorti

Il Tempo dalla nostra parte

 

La storia come cura del presente

Storia di un inerte e clonazioni

La fantasia all’intonaco

Resuscitare tesori

Preparare un futuro al passato

Lottare contro le sofisticazioni

 

Roma segreta

Lontano dagli occhi è il segreto del nostro passato

Magazzini Montemartini

La provvisorietà definitiva

La bellezza celata

Sette, nove Sale

Zanne, zolle, nani

Scolpire la voce

L’impero dei cocci

 

Roma tra pagine, schermi e palcoscenico

Tu che abiti nel cuore della folgore

Essere senza avere

Roma due punti

I libri in mostra

Un segno che trasforma

In pellicola

                  

La permanenza del paesaggio

Roma sua maestà e i cimeli di Napoleone

Foscolo al Verano

Ville, verde, viva

La Tor Tre Teste Cup

 

E’ scientifico

Nell’anno del sudoku

C’è e ci sarà

Ferragosto con il muflone

La tassidermia non è una malattia

 

L’orizzonte degli eventi

Finché l’alba non ci separi   

Un’antologia per la città

A caccia di vento, 2005

 

Io, la mia storia

Crescere a Roma

Il taoismo dei genitori e il Capodanno dei bambini

Un chilometro al futuro

Album di altrui famiglie

                  

Al futuro di Roma

 ___________________________________________________________________________

Il volume AMOROMAPERCHE' sarà presentato in anteprima
 
Mercoledì 21 dicembre 2005 ore 18 
 Complesso del Vittoriano - Roma
via San Pietro in Carcere
 
 saranno presenti
 l'Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma Gianni Borgna
gli autori Roberto Carvelli e Mimmo Frassineti
 
intervengono
Vittorio Emiliani, Franco Ferrarotti e Melania Mazzucco

La ricchezza artistica, monumentale e umana di Roma come "volano" di crescita culturale e di promozione economica in un libro che ripercorre gli ultimi dodici anni di vita della città. Dal centro alle periferie "AmoRomaPerché" illustra attraverso i racconti di Roberto Carvelli, le strutture e gli eventi che hanno determinato il "nuovo Rinascimento romano". Foto inedite, scatti di Mimmo Frassineti, conducono il lettore dall'antico basolato dell'Appia Antica all'ex Mattatoio di Testaccio, una delle sedi di Macro, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, dai Mercati di Traiano alla Centrale Montemartini, dal Parco archeologico di Centocelle al Galleria Lapidaria dei Musei Capitolini. Nel libro appare "l'altra Roma", volti e colori delle persone e di una città immersi nella loro vita culturale che è poi la vita di ogni giorno, flash di luoghi e di eventi come l'Estate Romana e la Notte Bianca che, negli ultimi anni, hanno reso questa città una "fabbrica di cultura", riconosciuta da tutto il mondo.

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Di Carvelli (del 19/12/2005 @ 10:25:14, in diario, linkato 959 volte)

Che è una promessa velata di pianto in mezzo agli ostensori, all’incenso e alla mirra, che tu non sai cos’è e neppure lui. Non fai il presepio e neppure il presepe e neppure l’albero e neppure le lucette. Anche quest’anno. Di domenica stai a casa. Di lunedì vai a lavoro. Oggi stai male e ti fai un brodo caldo e ci metti un formaggino che è come tornare bambino. Che l’amore, l’amore… l’amore passa, l’amore si ferma. Che c’è la guerra ma non qui. Qui ci sono le conseguenze. Che come l’amore. Anche lì, altre conseguenze. Il tamburellare delle dita, un fioco rantolo di dolore nel sonno. Una parola forse alac, una cosa così. O forse alat o calat. Ma su quale vocabolario cercare. Una carta dei tarocchi ma quale? La coincidenza delle scacchiere: basta dire una volta una parola e compare ovunque. Perché? C’è un destino fattivo che ha la nostra lingua? Una gestualità? Uno scaturire e un creare? Scacchiera. Ed è ovunque. E non sai mai quando finisce una partita. E non hai mai vinto fino alla fine. Fino all’ultima pedina. Le facce che fai per dire “è buono”, le cose che dici per dire “sono triste”. Amico mio. Amica mia. Che vi possiamo fare da mangiare? Quanto vi trattenete? Sei mio ospite. E ti siedi. Allarghi le braccia per dire “fosse per me” per dire “io vorrei ma” per dire “non dipende da me”. Ed è brutto che tu faccia così, ed è triste ma come allarghi le braccia tu… Un cristo pari. E ti si perdona tutto. E poi oggi c’è il sole. E ti ricordi come pioveva ieri? Una pizza. Non sarà una cosa lunga. Eppure pare infinita. Eppure pare il massimo del niente, del poco. È una pizza ma è la migliore che esista. Te lo avevo detto no? Michele a Forcella. Due tipi e basta ma è la migliore e basta. Che anche mio nonno anni fa... Se vai a Napoli… questo e quello…se vai a Napoli questo e quello. E quando torni?

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Di Carvelli (del 16/12/2005 @ 14:31:16, in diario, linkato 1029 volte)

Voglio dire che, se dietro ad ogni spavento ci sta un dio, noi non possiamo sempre bestemmiare curandoci dallo spavento.

(Parlando di UNA QUESTIONE PRIVATA di Beppe Fenoglio) Emanuele Trevi da ISTRUZIONI PER L'USO DEL LUPO (LETTERA SULLA CRITICA) Castelvecchi

PS Cosa fate voi quando vi regalano una nuova edizione di un libro che già avete?

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Di Carvelli (del 16/12/2005 @ 09:03:47, in diario, linkato 869 volte)
C'è una caratteristica somatica che rende riconoscibile a vista un poliziotto o un commissario? Come si fa a riavere sedici anni ma felici? Perché si deve tifare la squadra della propria città? Da dove a dove è amore e da dove a dove non è più? Perché, pur la carta essendo molto delicata, non si trovano in giro banconote troppo lise? Come mai, pur tanta gente tagliandosi o ferendosi, non si vede per terra mai un cerotto accartocciato? Come si fa a capire le intenzioni degli altri? E quelle nostre? E a cosa serve capirle?
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Di Carvelli (del 15/12/2005 @ 16:56:38, in diario, linkato 1458 volte)

Mentre leggo Alicia Erian BEDUINA (Adelphi) che recensirò per BLUE voglio qui declinare la mia debolezza visiva per volti e forme mediorientali...

 

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Di Carvelli (del 15/12/2005 @ 11:41:40, in diario, linkato 1036 volte)

Dal Corriere della Sera Magazine. Una foto di Jeff Wall

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Di Carvelli (del 15/12/2005 @ 09:19:32, in diario, linkato 1026 volte)

Vi comunico che a casa mia è scoppiata la primavera. Non sono io che parlo ma una fila sterminata di formiche. Hanno fatto la loro tana nel gradino della scala che porta al terrazzo soprastante. Sentito il calore dei termosifoni si sono fatte due calcoli (sbagliati) e sono uscite a caccia di cibo. Il cibo si divide in 1 molliche (le hanno trovate) 2 rimasugli (c'erano) 3 zuccheriera (eccola!) 4 frigorifero (ci hanno girato intorno a giostra estasiate ma fallimentari). Non vorrei dare una troppo buona impressione della mia casa - né dal punto di vista alimentare né da quello climatico - ma casa mia saluta la primavera con un degno anticipo di tempo e festeggia con la Natura (madre e non matrigna) il rifiorire di tutte le specie. Precorre, insomma, i tempi e le stagioni e saluta la vita. Io meno.

PS Perché si dice in fila indiana e non in fila di formiche?

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Di Carvelli (del 14/12/2005 @ 14:11:33, in diario, linkato 1737 volte)
Spero di ricordare bene ma c'è un racconto di Cechov che si intitola CHIRURGIA in cui viene raccontata una dolorosa e incompiuta estrazione dentaria ad opera di un medico in seconda. Dottorino... si dice a Roma per indicare l'inesperta gioventù dei neo-laureati. In Cechov siamo davanti ad un "secondo" invece e il risultato non cambia. Mi viene da pensare alla mia disavventura ortodontistica al Fatebenefratelli di Roma (di cui ampiamente in Perdersi A Roma) in cui l'eroico, violento, spocchioso chirurgo chiamavasi come un panettone. Per anni ho conservato la testa del dente che non mi ha estratto, che mi ha lasciato dentro e ricucito. Per anni ho conservato la traccia della scarsa titolarità di quel luminare. Ancora è lì (lo spirito è evaporato) in un contenitore di plastica che suona come un giocattolo per infanti. Certe volte le cose vanno lasciate andare, evaporare. Conservare le tracce della propria scarsa fortuna è la ferita mal remarginata di altre future sventure. Bisogna saper glorificare le proprie sconfitte invece che portarsele dietro come un album di rancori. La chirurgia deve essere estrattiva, se non lo è non è. Anche il tempo incide (come se indicasse il male, come una freccia su quel che non serve o non va) ma se non toglie forse sta a noi levare quel che non serve o non va prima che si rimargini quel taglio. Alle volte il dolore dell'incisione ottunde e si preferisce vederla chiusa presto più che pulita la ferita.
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Di Carvelli (del 14/12/2005 @ 09:08:11, in diario, linkato 992 volte)

Ecco Doctor avere il tempo vorrei... di vedere andare le palline al posto loro, i pezzi al quadrato, le pedine alla meta della linea di fondo che delimita una fine. Una fine allegra da cui ripartire e andare verso una nuova fine. Avere il tempo di tanti "fine". Avere il tempo di tanti ri-cominciamenti. Ecco cosa vorrei. Ora che le forze mi abbandonano e ritornano per quel breve tratto di una strada, quei passi che mi separano dalla toppa della porta. Come in quelle corse disperate al bagno e quelle promesse fatte con la vescica gonfia o... Avere il tempo. E vedere le cose che cambiano e sapere che le cose si sistemerannoe  cambieranno e non avremo tentennamenti e sapremo cosa è giusto, cosa è bene, cosa è meglio. Vorrei guardare alle nuvole con la certezza del sole, anche di un sole futuro, un sole fra giorni, o fra settimane. Avere il tempo di aspettare un'altra stagione, un altro paio di scarpe, un pantalone non più liso, una ruga che ora è bella, un pensiero che ora è sereno e tenero e felice. Avere il tempo di vedere come va a finire. Senza ansia. Così. Come un orologio.

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