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 il letto di fosdinovo... di Carvelli
 
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“Cos’è questa? Tristezza? Chissà, forse./ Un motivo che conosco a memoria./ Che sempre si ripete. E sia./ Che continui così./ E risuoni anche nell’ora estrema,/ come la gratitudine degli occhi/ e delle labbra per ciò che qualche volta/ ci costringe a guardare lontano./ E fissando in silenzio il soffitto,/ perché visibilmente la calza resta vuota,/ capirai che tanta avarizia è solo indizio/ del diventare vecchio./ È tardi ormai per credere ai prodigi./ E sollevando lo sguardo al firmamento/ scoprirai sul momento che proprio tu/ sei un dono sincero.”

Josif Brodskij
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 02/09/2005 @ 08:49:06, in diario, linkato 819 volte)
Meno di uno non è zero. C'è tanto altro in quello scarto breve tra la prima cosa e il nulla. C'è uno scatto di piccole cose. Un'emozione. Colori. Meno di uno c'è il poco che molti devono farsi bastare. Meno di uno c'è uno senza qualcosa, magari un uno appena consumato ma quasi al completo. Meno di uno non è zero.
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Di Carvelli (del 01/09/2005 @ 14:05:33, in diario, linkato 895 volte)
In piedi, alla Stazione, ho meditato silenziosamente, fumando il sigaro. Mi rendo conto di fare cose senza senso. Non questa ma quelle successive. Fissare senza timidezza persone troppo magre o troppo grasse. Squadrarle, pesarle. Ma senza giudizio. Osservare rapito un uomo che chiede l'elemosina. Sul cartone a pennarello c'è scritto AIUTATEMI SONO L'UOMO SENZA BRACCIO. Rimanere ad ascoltare la musica che esce fuori dalle vetrine (sembra che esca proprio da lì come una specie di irretimento all'acquisto...credo fossero i COLDPLAY). Chiedere a due signorette sui cinquanta passati che si stanno infilando a fatica e in carne in un ape (vi consiglio il bel librino dedicato da Franco La Cecla alla LAPA... nome palermitano per le tre ruote più famose al mondo...editore Eleuthera) se mi danno un passaggio. Camminare senza sapere dove andare mentre lo so benissimo. Sono giorni in cui scopro di non riuscire a comunicare. Non a parole almeno. Per presunzione mi stupisco. Poi rimango sfiancato dai processi linguistici come se fossero inventati lì apposta per prendermi in castagna e per confermarmi che non è come pensavo io. E' come se la testa non mi servisse più. Almeno per pensare. Magari è solo che non so cosa altro farci e quindi rimango lì come (economicisticamente) spaurito di un ingombro inutile. Forse bisogna solo andare più piano, come un ape o uno che gli manca un pezzo.
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Di Carvelli (del 01/09/2005 @ 11:59:59, in diario, linkato 884 volte)
Sharm el Sheikh, Santo Domingo, Santo Stefano, Santa Maria di Leuca, Santorini (e altri santini)... Pregate per noi. Noi noi. Noi che non siamo andati in vacanza. Gli altri... ma sì, pure per loro. I marciapiedi in questi giori, i bar, i tavoli d'ufficio, sono tutti un rosario di località turistiche. Provo a pensare a un santo mio ma non ce l'ho. Eppure, mai come quest'estate, mi sento in vaso di religiosità. Sarà il mare. Quello che non ho visto. Sarà la mia colonna romana da cenobita...
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Di Carvelli (del 31/08/2005 @ 08:52:30, in diario, linkato 854 volte)
Non so come si possa definire quella sensazione. Dovrebbe essere una parola tipo "ostacoli". Tu stai tutto concentrato a finire qualcosa o a sviluppare qualcos'altro e, all'improvviso, qualcosa si mette a congiurare contro te. Nella scrittura spesso. Per esempio il mio primo libro ha patito (come si legge nei ringraziamenti) una vicenda di carambole negative (dal file al cartaceo) che rischiavano di cancellarlo. La vicenda di ripete ora via USB. Che dire?! Che forse, proprio quando stai facendo qualcosa che è importante o bello o meraviglioso per te (e tu pensi che dato che sta succedendo qualcosa che è importante o bello o meraviglioso per te tutto deve andare per il verso giusto, di diritto e per definizione) qualcosa congiura contro. E allora che fai? Se ti spaventi crolli (se crolli vuol dire che ti sei fatto spaventare) se no rilanci, ti fai la punta come una matitae prosegui. Anche a matita.
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Di Carvelli (del 30/08/2005 @ 17:03:38, in diario, linkato 913 volte)

E' una poesia... di questo bel tipo qua...un maestro: Samuel Beckett (Ho detto Beckett non Bekham)

 

 

I.
cascando

I.

perché no semplicemente la deprecata
occasione della
effusione verbale?

non è meglio abortire che essere sterili?
le ore dopo la tua partenza sono così plumbee
cominciano sempre troppo presto a trascinare
i rampini a artigliare ciecamente il letto della mancanza
svellendo le ossa i vecchi amori
orbite già riempite di occhi come i tuoi
tutto sempre è meglio troppo presto che mai
il nero bisogno spruzzato sulle loro facce
di nuovo dicendo nove giorni mai fecero galleggiare l'amato
né nove mesi
né nove vite

2.

di nuovo dicendo
se non mi insegni non imparerò
di nuovo dicendo anche per le ultime
volte c'è un'ultima volta
ultime volte di mendicare
ultime volte di amare
di sapere di non sapere di fingere
un'ultima anche per le ultime volte di dire
se non mi ami non sarò amato
se non ti amo non amerò
il battiburro di parole stantie di nuovo nel cuore
amore amore amore tonfo del vecchio pistone
che pesta l'inalterabile
siero di parole

di nuovo atterrito
di non amare
di amare e non te
di essere amato e non da te
di sapere di non sapere di fingere
fingere

io e tutti gli altri che ti ameranno
se ti amano

3.

a meno che ti amino

1936.

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Di Carvelli (del 30/08/2005 @ 12:37:40, in diario, linkato 768 volte)
La forma dell'estate è il caldo, il calco di sudore, l'incapacità di pensare a lungo e in profondità. La forma dell'estate è il vuoto, l'economia dei movimenti, una stasi obbligatoria, la voce più bassa, il non contare, il non ricordare. La forma dell'estate è tutte le estati di prima, che non ricordi e tutte le estati dopo che non sai pensare. Forse per avere più pace dentro bisognerebbe avere più estati fuori. Caldo sudore e altre smemoratezze.
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Di Carvelli (del 29/08/2005 @ 09:20:09, in diario, linkato 815 volte)
Come si dice se uno lavora anche se poi ha piacere di lavorare ma comunque non lo fa sulla spiaggia o in montagna ma nella sua casa? Ma la sera esce e in parte si diverte ma è lì per lavoro. E torna a casa e lavora. Come si dice? La parola giusta non è vacanza. Ma sei riposato e non sei invidioso delle vacanze altrui. la parola giusta non è nemmeno riposo (che chi riposa dorme). Ma anche se manca la parola è stata una bella estate.
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Di Carvelli (del 04/08/2005 @ 14:06:04, in diario, linkato 892 volte)
Le mode iniziano in un certo modo. Un passaparola e si diffondono. Non so perché ma sono attratto dalla fase2. Quella in cui la stessa moda è fatta propria da chiunque. Per esempio il piercing o il tatuaggio o l'ombellico scoperto. Chi inizia ha tutti i requisiti a posto. Per esempio ventre piatto. E fin lì tutto bene. Per me il bello inizia quando tutto si corrompe e scadono le regole, le inibizioni, la prassi, i divieti, i "sarebbe meglio". Solo allora le mode si democratizzano e si corrompono. Solo allora sono interessanti.
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Di Carvelli (del 04/08/2005 @ 14:02:16, in diario, linkato 847 volte)
Tutti i discorsi di questi giorni (amici, bar, ufficio echipiùnehapiùnemetta) vertono su una domanda precisa: dove vai in vacanza? Ma non finisce lì. C'è un seguito: con chi vai? Ma soprattutto: fino a quando? Al che interiezioni di ogni sorta...e uno (maschio adulto) che ha avuto il coraggio di dire "quest'anno solo tre settimane" e non aveva un'aria felice.
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Di Carvelli (del 04/08/2005 @ 09:11:04, in diario, linkato 821 volte)
Il senso della misura. Meglio l'autocontrollo. L'essere presenti a se stessi. Tre come uno: mi sembra questa una delle caratteristiche più importanti di un essere umano senziente. Clonato o no che sia. Non intendo che uno non possa fare le cazzate che vuole. No no. Ma che abbia il senso del giusto. Direte voi...hai pensato tutto ciò in rilievo a quella povera mano di marmo amputata a Firenze? Dirò di no. L'ho pensato ieri sera osservando un tipo che intervistava un altro tipo dal vivo. Imbarazzato io, fischiati loro. Irritati tutti. Il perché era nell'ovvio ma chi appunto non ha il suddetto senso del limite, avvertimento di sé, rimane stupito, interdetto. Farsi qualche domanda in certi casi può servire invece di farle agli altri.
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