Immagine
 LondonLetto... di Carvelli
 
"
Affamato e inferocito, sapevo che nulla al mondo mi avrebbe costrtto al suicidio. Proprio in quel periodo avevo cominciato a capire l'essenza del grande istinto di conservazione, la qualità dui cui l'uomo è in sommo grado dotato. Vedevo i nostri cavalli sfiancarsi e morire - non posso esprimermi in altro modo, utilizzare altre parole. I cavalli non si distinguevano in nulla dagli uomini. Morivano a causa del Nord, del lavoro troppo gravoso, del cibo cattivo, delle botte - e anche se subivano tutto ciò in misura mille volte inferiore agli esseri umani, i cavalli morivano prima. E capii la cosa più importante: che l'uomo è diventato uomo non perché è una creatura di Dio, né perché nelle mani ha quella cosa straordinaria che è il pollice. Ma perché è FISICAMENTE più forte, più resistente di tutti gli altri animali, e poi perché in seguito ha saputo costringere il proprio spirito a servire con successo il corpo.

Varlam Salamov
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 08/01/2014 @ 14:24:00, in diario, linkato 719 volte)
Poi mia madre mi diceva “adesso andiamo” e andavamo. Mia madre mi diceva “semolino” e semolino era. Diceva “caldo” e caldo era. Poi mia madre mi diceva cose che non capivo e che ora purtroppo non ricordo più e credo siano successe. Di altre non ricordo bene se poi fossero davvero così vere. O meglio, credo che ci siano cose dette che dopo non erano vere ma non ricordo quali. Di certo le paure erano le paure. E credo che molte rimanessero tali, nonostante qualche ferma rassicurazione. Così mi ricordo di altri piaceri che non venivano detti, che venivano omessi, silenziati, glissati o, peggio, banditi. Piaceri rimanevano e magari c’era da capire cosa non collimava. Ricordo che molto che adesso non ricordo per tanto tempo è stato importante. Ricordo di averne sofferto. E adesso non so più dire se è stato necessario averlo dimenticato o se è stato inutile averlo ricordato. Per troppo tempo. E averne sofferto.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 02/01/2014 @ 14:24:56, in diario, linkato 724 volte)
“American Hustle” rischia di essere il film della stagione o uno dei. Al di là del riuscito bagno vintage e della corposa e ben selezionata compilation che rendono credibile l’ambientazione e leggero il notevole minutaggio della pellicola è la sceneggiatura senza cadute a fare del film un riuscito kolossal della bugia. Una scrittura con un sistema ad anelli (e gradini) che raccorda con anticipazioni e colpi di scena le fasi della storia. Un finescena proietta nel successivo e uno dentro l’altro come in una matrioska che nasconde inganni nell’inganno. Tanto che, in ultima istanza, il tema finisce per essere “chi ha davvero ingannato chi”. E: quale inganno tiene a sé ogni inganno con una morale finale non poi così retorica. Gli attori sono superlativi. Nelle scene aleggia una sensualità trattenuta e mai banale a dispetto delle tentazioni ben esibite e scollate. Ma non è il sesso (trattenuto e dilatato) il motore dell’azione e neppure lo sono i soldi. Alla fine – e questo è già il primo non scontato elemento unificante – sembra reggersi tutto sul chi fotte chi senza non darlo poi tanto a vedere. Il continuo slittamento bene/male, polizia/crimine non è cosa nuova ma il modo in cui viene declinato finisce per esserlo o sembrarlo. Insomma tanti buoni motivi per fare un po’ di bagno di folla dopo i cinema vuoti dei mesi passati. Ma forse la ritornata attenzione non è merito delle sale rinnovate quanto piuttosto di film di qualità migliore come “I sogni segreti di Walter Mitty” (semplice e un po’ retorico ma ben fatto), “La mafia uccide solo d’estate” (tutto sommato un modesto e riuscito esperimento di autofiction in pellicola), “L’ultima ruota del carro” (della serie: il ritorno del cinema comico d’autore) e “Still life” (lento e telefonato nella scrittura della storia ma credibile in quella del personaggio principale).
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 30/12/2013 @ 15:57:03, in diario, linkato 746 volte)
Oggi cadono le foglie
sul manto d'asfalto ghiacciato.
Finiamo un puzzle sul tavolo zoppo.
Remiamo scomposti.
Sudiamo.
Odoriamo di varechina.
Facciamo la spalliera svedese.
Oggi è il giorno più giusto
per dirci quanto sappiamo
di avere sempre saputo.
Oggi viviamo perduti
in un piccolo lago di luce.
Oggi moriamo felici.
Oggi non accade più niente.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 23/12/2013 @ 09:50:14, in diario, linkato 773 volte)
Partendo da un articolo su “Internazionale” di questa settimana di Taiye Selasi mi sono ritrovato a pensare alla mancata, perduta, rimandata sistematizzazione della mia biblioteca. La questione primaria è: i libri sono già stati disposti già su tutta parete fino a quasi quattro metri di altezza. Tornare sul libro sistemato, come sul latte versato, appare un’operazione ora titanica. Più facile è stato mettere insieme la poesia e separarla dalla saggistica o dal libro d’arte ma la narrativa – che è predominante – è irreparabilmente compromessa nel suo ordine. L’unico criterio resistente è quello della misura, della doppia misura (tascabile vs non tascabile). In definitiva, una piccola ossuta consolazione. Partendo dall’articolo della Selasi – in verità una ripresa dell’antico tema goethiano della “Letteratura Mondiale” – ho pensato di poter creare dei sistemi all’interno della prima logistica (piccolo e grande formato) improvvisata all’apertura degli scatoloni. Ad esempio: possono stare insieme Vonnegut, Ballard, Murakami, Bontempelli, Savinio e Landolfi (e, all’interno di questo imponente scrittore frusinate come modulare, per dire, “Cancroregina” e “Tre racconti”?)? Potremmo incrociare – o giustapporre facendoli convivere – criteri geografici (ad esempio, letteratura Noreuropea e, segnatamente, le edizioni Iperborea con il loro fuori-formato), criteri tematici (l’assurdo o il realismo o) e criteri temporali (il Novecento e i Contemporanei e il resto)? Fermo restando il criterio “piccolo/grande” si può adoperare in maniera mista la sistemazione per collare e case editrici e un criterio più trasversale? La letteratura di viaggio può stare tranquillamente fuori da ogni classificazione o finire ordinata per luoghi (le antologie di Chatwin, nel caso, potrebbero, però, sfuggire). La mistica va messa con i libri sacri (fatto salvo il buddismo che ha spazio a sé)? La letteratura popolare (“Lo cunto de li cunti” e “Le mille e una notte”) sta in un suo luogo segnato a sé anche quando incontra la religione? “Il minotauro” di Tammuz sta nelle spy stories o nei romanzi d’amore? Ecco: esiste una categoria “romanzi d’amore”? O non è, piuttosto, un macrotema che può contenere la saggistica come “L’amore e l’Occidente” o Fromm? Sospendo la piccola classificazione dei libri del cuore: Handke de “Il canto alla durata”, Thoreau, Attar, la trilogia di Bilenchi, Bichsel, Walser, Kureishi, Salamov ed “Essere e destino”, Orazio e Simic. Una piccola biblioteca separata che nella casa precedente tenevo distinta dall’altra. Mentre scrivo le mie ipotetiche/possibili classificazioni mi chiedo se, effettivamente, il mio gusto di lettura (diverso spesso dal mio gusto di scrittura e, anche se non lo pratico quasi mai, dal mio gusto “editoriale”) sia riconducibile a degli insiemi. Mi domando cosa tenga insieme i fili del gusto e se sia giusto o meno rendere disponibile al ritrovamento solo il praticato lasciando al ripescaggio difficoltoso quel che ad oggi non mi attrae più. Forse basterebbe una catalogazione per distanze. Sapere che – non ordinati – a quattro metri da terra galleggiano libri che non rileggerei – ma che mi perito di conservare per completezza di biblioteca – classificandone la sola presenza ad uso di un futuro ripescaggio.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 18/12/2013 @ 08:53:03, in diario, linkato 733 volte)
Ti sembra essenziale arrivare a delle conclusioni. Così praticando una strada piena di svolte e curve tiri dritto. Tagli le curve e le svolte e arrivi all'unico punto che somiglia all'essenziale. Un essenziale che sembra il tuo personale punto di vista sulle cose. Che è fatto di alcuni convincimenti, alcune paure, certe velleità che ti si adattano poco. Dopo tutto questo sei pronto a condividere il tutto. Premetti: è così. Finalmente non dici più "per me".
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 11/12/2013 @ 10:29:36, in diario, linkato 1066 volte)

Le attenuanti sentimentali

Premetto che il libro di Antonio Pascale “Le attenuanti sentimentali” (Einaudi) mi è piaciuto. Lo scrivo prima perché so che dovrò dire che molto di quello che c’è in questo libro irrita. E deve irritare. Che molto di quello che dovrebbe suscitare adesione parimenti talvolta irrita (e non è importante che questi siano effetti voluti). Che l’autofinzione (genere che avrebbe irritato e irrita nelle premesse colui che racconta) si realizza e anche in una forma compiuta. Il personaggio che dice io e che trova molte ragioni di convergenza biografica con lo scrittore Antonio Pascale. Ma questa è la regola d’ingaggio del genere (ed è una regola che ha molte controregole: la prima è che non è verità il racconto di sé per quanto attendibile). Ci sono molte avventure sessuali nel libro. Poche portate a compimento. Il divano e il letto sono gli oggetti – verrebbe da dire transizionali – di questa incompiutezza o compiutezza incompiuta. A pagina 35 viene dichiarato un tema che diventa sempre più moderno (e il libro di Pascale è nelle premesse e anche nelle soluzioni un libro sulla modernità sentimentalsessuale): “Ci sono alcuni ragazzi che fanno esercizi spirituali con le donne”. Andare a casa loro, surfare sulla possibilità di un amplesso e poi via. A pagina 39 viene sollevata la teoria darwinista della bellezza (questo ragionare sulle spiegazioni del comune, del quotidiano – oddio che brutta parola! – è una delle caratteristiche interessanti del lavoro di Pascale sospeso tra sociologia (anche se a lui forse non piacerebbe che io lo dicessi), psicologia (lo irriterebbe in una qualche forma), scienza (per deformazione professionale) e buona letteratura (con un talento speciale per la forma breve). La scelta continua dell’opinione meno condivisa dai più è, qualche volta, telefonata per noi che ormai leggiamo (e non smetteremo certo di farlo per questo) i suoi articoli sul Corriere della Sera che mettono a nudo alcuni partiti presi ecologici o a(nti)scientifici. A pagina 77 (ma era già accaduto pagine prima) si parla del tradimento e della necessaria distanza spaziale: della serie non “l’occasione fa l’uomo ladro” ma “creando l’occasione propizia si ruba con più leggerezza d’animo”; ovvero: i furti nelle case di città lasciate libere o quello nelle ville della villeggiatura abbandonate per la stagione. A pagina 79 c’è un bel bacio dato a un semaforo e poi nulla più. A pagina 81 si cita Cechov: Un uomo deve divertirsi, far pazzie. Commettere errori e soffrire. Una donna vi perdonerà un’impertinenza o una sfrontatezza, ma non vi perdonerà mai questa vostra ragionevolezza. A pagina 83 si parla degli uomini (del ruolo degli uomini) nelle mutate generazioni. A pagina 89 di nuovo la teoria darwinista della bellezza di Denis Dutton. A pagina 134 (dopo un siparietto trascurabile sull’essere del sud) una bella citazione da Fanny Ardant che chi racconta adatta a sé mutandola ma che era davvero molto bella di suo: “Cosa ti hanno insegnato i tuoi genitori?” chiedono alla bellissima attrice francese. E lei? Lei dice: “A non correre sotto la pioggia perché non è dignitoso”. La mia lettura si chiude qui, prima che piova.

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 10/12/2013 @ 14:00:34, in diario, linkato 750 volte)

Che cosa ho a che fare io con l'amore?
Che cosa ho a che fare io con la lana di vetro?
Con le stringhe delle scarpe?
Con il lucido, con il grasso di foca?
Che cosa ho a che fare io con le lacrime?
Le pene, il sole, il sapone liquido?
Che cosa ho a che fare io con le bollette, le lettere di dimissioni?
Che cosa ho a che fare io con tutti quelli che mi odiano?
Che mi amano?
Che mi amerebbero se solo fossi diverso?
Se fossi come dicono loro?
Che cosa ho a che fare io con il vinile?
Che cosa ho a che fare io con la carta oleata?
Con una lettera mai spedita?
O con una mai arrivata?
Che cosa ho a che fare io con l'esame delle urine?
Con i cocci di vetro su un muro?
Con le gomme da cancellare?
Con quelle da masticare?
Che cosa ho a che fare io con te?
Che cosa ho a che fare io con l'amore?

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 04/12/2013 @ 14:46:55, in diario, linkato 1135 volte)

 

"Ma è meglio così, pensa Zena - se l'amore con Marco Bologna non fosse platonico, sarebbe finito da un pezzo". Così nel primo racconto di "Urbino, Nebraska" di Alessio Torino. E dopo: "Se una volta ci incontriamo al campo possiamo fare qualche giro insieme. Al di là di questo non potrà esserci niente. Non mi prenderei mai bene per uno che si ferma a dare passaggi così" dice sempre Zena a un rimorchiatore da strapazzo. Leggendo questi dialoghi dal primo racconto della raccolta mi è ritornata in mente una cosa che mi disse decenni fa un'amica: l'amicizia a mio modo di vedere è più dell'amore; l'amore finisce l'amicizia no. Aveva ragione, nella quantità almeno. Ma tutto può finire e tutto può durare. A volte anche a costo della sua stessa naturale durata. Scadenza. A volte l'amore sarebbe meglio che non iniziasse proprio. A volte anche l'amicizia. A volte avrebbero dovuto iniziare l'una o l'altra. E invece: nulla. Altre volte bisognerebbe essere chiari come lo è Zena. Ma si impara col tempo. Si scopre con gli errori. Ed errori arriva un momento che non si ha più voglia di farli. Aggiungo un "purtroppo"? Aggiungo un "purtroppo". Eppure c'è chi come Zena ha questa lucidità da presto. Ed è una bella dotazione. Non so se talvolta pentita ma lo è. Ecco, voglio spendere una lancia a favore della chiarezza. La lancia che spezzo - in nome della sua etimologia (nei tornei cavallereschi spezzare una lancia equivaleva a dichiararsi pronti a battersi e quindi a incrociare le lance fino a vederle infrangere) - è per fronteggiare un avversario almeno pericoloso. Il suo nome è: bisogno di riconoscimento, necessità di ritorni di qualsiasi tipo. Ecco: se riconoscete questo vostro insidioso avversario interno, rompetegli addosso la lancia. Vi sembrerà di aver perso qualcosa ma non è così. Per la lancia che spezzate avrete in cambio quello che davvero vi serve: il coraggio di essere voi per voi (e per gli altri) un degno alleato. Uno che c'è e che non finge di essere (alleato).

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 27/11/2013 @ 08:48:50, in diario, linkato 941 volte)
Ho completato la lettura di due libri, entrambi editi da Feltrinelli. Andrea Bajani (Mi riconosci) e Maylis de Kerangal (Nascita di un ponte). Il primo (che bella e azzeccata la copertina di Daniele Benati) è un commosso ricordo di Antonio Tabucchi. Scritto con una sensibilità che non cede mai al dolore facile, il libro vibra di una poesia commossa e molto corporea. Con talento rarefatto Bajani racconta un'amicizia che cammina sulla linea della fine, del dolore e della malattia. Forse il tema che più pressa sulla coscienza è quello dell'incontro tra le età dell'uomo, il bisogno dei buoni maestri, lo scambio tra questi due orizzonti della vita: chi dovrebbe imparare da chi. Senza didascalia e facili vettori. "Nascita di un ponte" è la bella storia senza dialoghi della edificazione di un bridge americano. Con tutto quello che gli gira intorno. Le masse che si muovono con forza da quarto stato verso l'edilizia maestosa. Una bella idea di epica del fare. In una veste così immaginifica (e immaginata) da risultare veementemente metaforica e generativa.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 25/11/2013 @ 09:13:35, in diario, linkato 789 volte)
Ho due modi di dire le cose. Una volta parlo senza le parole. Una volta parlo con le parole. Non per forza in questo ordine. Ma poi c'è un tre che cambia tutta questa perfetta organizzazione tabellare. Ho due modi di dire le cose o forse tre. Ecco, se ci penso - se penso a tutto questo discorso mai iniziato e mai finito - se penso ai numeri - e a quanta poca dimestichezza ne ho - se penso... Se parlo. O se non parlo. Se dico i modi che ho di dire le cose neppure io lo capisco fino in fondo. E chiedo qua dentro, dentro un'eco, chi parla a chi. Chi tace a chi.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Ci sono 644 persone collegate

< ottobre 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
 
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
     
             

Cerca per parola chiave
 

Titolo
diario (3972)

Catalogati per mese:
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024
Maggio 2024
Giugno 2024
Luglio 2024
Agosto 2024
Settembre 2024
Ottobre 2024

Gli interventi più cliccati

Titolo
casa (8)
diario (1)
Letti di Amicizia (81)
libri (7)
Roberto (9)

Le fotografie più cliccate


Titolo

 


webmaster
www.lorenzoblanco.it








14/10/2024 @ 01:14:39
script eseguito in 261 ms