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 il letto di Silvia... di Carvelli
 
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Scopo ultimo dell'azione spirituale è non può non essere una realtà materiale, qualcosa di palpabile e apprezzabile da tutti, un oggetto insomma nella sua accezione più modesta e concreta, o un ordine forzato di fenomeni.

Tommaso Landolfi
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 28/07/2011 @ 12:56:49, in diario, linkato 1150 volte)

Ieri è morta Agota Kristof. Credo di aver qui scritto e detto spesso della mia passione per questa autrice. Ho scritto passione ma volevo dire approvazione di un percorso letterario completo, autoriale e non solo di una debolezza per i suoi libri che ho letto in tempi sospetti. Quando tutti parlavano della sua Trilogia. Quando tutti la sbandieravano nelle bibioteche o nelle borse da mare di un mare che trasudava sofisticazione. Su comodini che parlavano difficile. Io l'ho scoperta dopo. Un dopo che giustificava (aiutava a varcare) il salto dal "successo" al "classico" che è fortuna rivelare in vita.
Questa domanda è tratta da un'intervista a lei che leggete per intero nel link dal sito della Einaudi. Non parla di scrivere ma di non scrivere. Parla di silenzio e l'ossimoro sposa questo abbandono di oggi con la levità vuota che ha o dovrebbe avere la morte al suo grado zero.


Quanto materiale non scritto c’è nella sua testa?
Non scrivo più, sono molto malata. Non è stata una decisione consapevole, è successo e basta. Semplicemente non me la sento, non ho più l’energia necessaria. Però ci sono ancora tanti temi che mi interessano, e su uno di questi ho cominciato a scrivere due anni fa. Ho tutto il libro in testa, praticamente è finito. È molto facile mettere sulla carta quello che ho immaginato. Così ho buttato giù un paio di pagine, ma mi sembrava di ripetere cose che avevo già scritto. Ho ricominciato, poi ho scritto il finale, diverse volte, alla fine ho lasciato perdere.

Il resto è qui www.einaudi.it/speciali/Intervista-ad-Agota-Kristof

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Di Carvelli (del 28/07/2011 @ 10:46:51, in diario, linkato 868 volte)
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Di Carvelli (del 27/07/2011 @ 13:41:18, in diario, linkato 974 volte)
Le giovani coppie

Le giovani coppie del dopoquerra
pranzavano in spazi triangolari
in appartamenti vicini alla fiera
i vetri avevano cerchi alle tendine
i mobili erano lineari, con pochi libri
l'invitato che aveva portato del chianti
bevevamo in bicchieri di vetro verde
era il primo siciliano della mia vita
noi eravamo il suo modello di sviluppo.
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Lei
Di Carvelli (del 27/07/2011 @ 12:44:56, in diario, linkato 865 volte)
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Di Carvelli (del 27/07/2011 @ 09:20:14, in diario, linkato 597 volte)
Aggiorno il diario delle mie letture/visioni. Ho visto Il violino rosso che non avevo mai visto superando la mia resistenza ai film in costume. Ho letto o sto leggendo Middlesex di Eugenides (in parte lo avevo ascoltato anni fa al Festival delle letterature) e mi sta piacendo - L'uccello che girava le viti del mondo di Murakami (e in parte lo trovo un'opera minore per quanto ben costruita) - Alice nel Paese delle meraviglie (una rilettura, invero) - il Chatwin in lingua originale in vendita con L'Espresso (un Volga a diario di bordo rimaneggiato in diario di grande suggestione). Riprendo in mano a intermittenza il Faust di Goethe e il mio amato Canto alla durata di Handke. Rivedo con identica intermittenza i film di Truffaut. Senza requie e non senza pena al pensiero di che cosa avremmo potuto vedere e non abbiamo visto per la sua morte prematura.
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Di Carvelli (del 27/07/2011 @ 09:00:02, in diario, linkato 620 volte)
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Di Carvelli (del 21/07/2011 @ 15:37:19, in diario, linkato 763 volte)
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Di Carvelli (del 21/07/2011 @ 15:35:54, in diario, linkato 684 volte)

Se la mano potesse liberarti

Se la mano potesse liberarti,
cuore, dove andresti?
Lontano, oltre tutti i luoghi
della terra che questo cielo in corsa
rende desolata? Attraverseresti
città, colline mari,
se la mano ti potesse liberare.

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Di Carvelli (del 21/07/2011 @ 08:43:20, in diario, linkato 670 volte)
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Di Carvelli (del 21/07/2011 @ 08:34:38, in diario, linkato 1018 volte)

Ieri un amico mi ha inviato una tesi di laurea scritta da uno studente torinese (onore al merito il suo nome è Alessandro Romeo) e incentrata sulla gloriosa stagione del MALTESE-NARRAZIONI - una rivista che come giusto doveva passare alla storia - dove si faceva menzione del mio unico racconto lì ospitato e poi confluito in Perdersi a Roma (Andare per mare, in città). Il punto in cui se ne parlava era quello della virata della rivista verso la no-fiction. La scrittura sporca di vita - diciamo così un po' retoricamente. Su L'Espresso avevo letto sabato questo contributo di Eugenio Salfari in risposta a Umberto Eco che del tema pare respirare e che ci invita ad allargarne la riflessione. Ve lo linko.

Anche se finto è tutto vero

di Eugenio Scalfari

La realtà è una cosa, i romanzi un'altra, dice Umberto Eco. E ha ragione. Eppure molti romanzi e opere d'arte hanno influenzato la loro epoca. Tanto che credo si possa parlare di destini incrociati

(14 luglio 2011)

Nell'ultima "Bustina di Minerva" uscita una settimana fa su questa stessa pagina con i l titolo "Mentire e far finta" Umberto Eco affronta un tema di notevole interesse letterario: verità della vita reale e finzione in quella narrativa e romanzesca. Accade spesso, dice Eco, che i lettori si immedesimino a tal punto con la trama e con i personaggi del romanzo da credere (o aver la sensazione) che quella storia sia realmente accaduta e quelle persone siano veramente vissute.
Molti autori sono talmente scrupolosi da avvertire i lettori a non credere nella finzione mentre altri fanno invece di tutto per trarli in inganno simulando d'esser stati loro stessi i testimoni delle vicende vissute dai personaggi che magari nascondono sotto nomi di fantasia persone in carne e ossa e fatti realmente accaduti.

Eco ha ragione: la realtà è un cosa, i romanzi un'altra. Se i lettori si identificano con i protagonisti del romanzo, questa è un gran fortuna per l'autore e per l'editore perché il romanzo avrà successo. Se l'identificazione non c'è vuol dire che il romanzo è sbagliato e resterà largamente invenduto. E tuttavia i fatti sono fatti, le finzioni sono finzioni e tali restano. Questa barriera non va dunque mai dimenticata altrimenti può procurare danni alla società.

Ma è proprio vero che le cose stiano così? E' proprio vero che la finzione non abbia un ruolo concreto e non eserciti un'influenza oggettiva sull'epoca entro la quale è stata creata? Eco cita alcuni esempi a cominciare dal Don Abbondio dei "Promessi Sposi". Manzoni racconta il suo incontro con i "bravi" di Don Rodrigo come se quel colloquio sia veramente avvenuto e il lettore può essere indotto a crederlo dall'efficacia e dalla vivezza di quella prosa. Il fatto che Don Abbondio non sia mai esistito non toglie però che Manzoni non abbia colto e narrato una storia reale creando con la sua fantasia una figura eterna, quella del vile, del timoroso che si piega alla forza prepotente dei forti sui deboli.

"Il coraggio, se non ce l'ha, uno non se lo può dare", scrive l'autore mettendo nero su bianco una verità eterna e reale. E così, naturalmente, avviene per gli altri personaggi di quel grande romanzo: Don Rodrigo, Renzo, Fra' Cristoforo, il cardinale Federigo, l'Innominato, Perpetua, Agnese, Lucia, la Monaca di Monza.

La storia si svolge nel Seicento, nel Milanese dominato dagli spagnoli. Naturalmente è tutta inventata. Ma i "Promessi sposi" crearono il movimento dei cattolici liberali che ebbero un ruolo fondamentale nel Risorgimento, così come l'ebbero i romanzi del Guerrazzi, del D'Azeglio e del Grossi, le poesie del Giusti e del Berchet e le musiche di Giuseppe Verdi nella nascita del movimento mazziniano e del Partito d'azione.

Vorrei fare un altro esempio, quello del "Werther" di Goethe e delle "Affinità elettive". Due romanzi che ebbero un successo europeo, crearono un modo nuovo di sentire e di comportarsi, dettero l'avvio nella realtà dell'epoca al romanticismo e all'amore romantico.

Fu la società europea del primo Ottocento a far nascere nell'animo di Goethe quei romanzi o furono essi, la loro forza, a dare l'avvio al romanticismo della società civile? O ci fu un rapporto incrociato tra i fatti reali e quelli creati dalla finzione degli scrittori?

Personalmente credo a questi destini incrociati tra realtà e finzione e penso che anche Umberto Eco sia del mio stesso parere. Per cui non starei a preoccuparmi di separare realtà e finzione: sono solo le due facce della stessa luna.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/anche-se-finto-e-tutto-vero/2156148/18
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