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 Il letto di Reykjavìk (altro)... di Carvelli
 
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Ne avevo viste troppe io di cose non chiare per essere contento. Ne sapevo troppo e non ne sapevo abbastanza.

Louis-Ferdinand Céline
"
 
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Di Carvelli (del 10/05/2010 @ 10:19:29, in diario, linkato 1131 volte)

Prima che il libro finisca nelle mani giuste ancora una poesia di Francesca Serragnoli da Il rubino del martedì

Tu li sbagli spesso i momenti della vita
le carezze troppo forti, i baci
che svegliano, le domande che irritano.
Ma io non li voglio cambiare
quei tratti di violetta nel muro slabbrato
quello sbagliarsi così limpido del vento
che non distingue il cappello dalla polvere.
Non avere paura di me
tiro i sassi per vedere volare gli uccelli
e ricadere la rotta verso di me.
Dopo l'esplosione della mia voce
ascolto il cinguettio non più mio
oh mio sole tiepido d'ottobre
che ritorni sempre
come se fossi una vetrata trasparente.


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Di Carvelli (del 10/05/2010 @ 09:19:21, in diario, linkato 643 volte)
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Di Carvelli (del 10/05/2010 @ 09:16:34, in diario, linkato 644 volte)

Ho fatto una "ospitata" a un corso di scrittura tenuto da un'amica. Non sono abituato a parlare più di tanto della mia scrittura in pubblico, né tutto sommato in privato. In privato parlo di più di quello che farei se... Che è sempre un modo di parlare di scrittura. la cosa divertente che mi è successa leggendo alcuni brani dei miei libri che un'allieva mi abbia chiesto (con aria di approvare la scrittura ma non capacitandosi di alcuni passaggi arditi nel senso di contratti o "sperimentali" (?)): "Ma la leggono? La recensiscono?. In effetti...

La mia collega scrittrice che tiene il corso si chiama Daniela Gambino e ha scritto di recente un libriccino che consiglio. Si intitola LE CATTIVE ABITUDINI ed è edito da Drago www.dragoedizioni.it Nel racconto, molto bello, che dà il titolo alla breve raccolta leggo: "Penso che ognuno spacci per il sentire dell'intera umanità quella manciata di sentimenti che sono le sue, limitate, percezioni. (...) Le donne non credono agli uomini e viceversa, proprio quando non credono in loro stessi. (...) Ho capito che una cattiva abitudine è comunque considerata migliore di un'altra da assumere ex novo. Ho capito che comunque, è solo limitato alla mia personale percezione".

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Di Carvelli (del 06/05/2010 @ 12:49:06, in diario, linkato 574 volte)
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Di Carvelli (del 06/05/2010 @ 12:02:23, in diario, linkato 567 volte)

<i>Il rubino del martedì</i>

Eccolo il libro che ti ho comprato. Quello che avevi chiesto. Chissà cosa ne leggerai. Dove la matita si fermerà. Che bisogno ne avevi. Inizio a leggerlo io. E leggo.

Non mi lasciare nel traffico
nel buio sordo di un attimo
quando non ti volti più
e caschi fra i rami
come un tramonto colpito
nel petto da uno sparo
non lasciarmi andare sotto i portici
che non hanno braccia
non farmi credere che la piazza
sia più bella dei tuoi occhi
che i gradini siano le tue ginocchia.

Francesca Serragnoli - Il rubino del martedì - Raffaelli

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Di Carvelli (del 06/05/2010 @ 11:26:32, in diario, linkato 609 volte)
Ho visto senza troppa felicità L'uomo ombra. Non so perché ma mi sento sempre un po' preso in giro dai film di Polanski. Un modo di stupirsi che non mi stupisce. Un clima indotto di sospetto che è sospetto e non mi fa tremare. Eppure il film regge (funziona). E' ben girato. Ben recitato. Ha ambientazioni magnifiche che si accordano nella lezione hitchkockiana con lo sviluppo della vicenda. Talvolta il gioco dell'imprevedibilità è prevedibile o posticcio, creato con troppo artificio. Film brutto? No. Eppure... Eppure andava pure bene non averlo visto.
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Di Carvelli (del 06/05/2010 @ 09:51:38, in diario, linkato 579 volte)
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Di Carvelli (del 05/05/2010 @ 10:10:33, in diario, linkato 632 volte)
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Di Carvelli (del 05/05/2010 @ 09:04:47, in diario, linkato 572 volte)

Particolare =≠ Universale.
Ieri mattina come tutte le mattine di questa settimana ero da S. di cui già ebbi a dire "la persona più intellettuale che abbia mai conosciuto nonostante faccia di mestiere l'estetista" e lo ribadisco senza tema di supponenza ma per dire esattamente come le cose stanno e anche perché la correttezza politica qui poco conta o conta poco tout court. Ieri mattina mi rimproverava così "Tu non ascolti. Tu non cogli i particolari" e usava quel "particolari" come se dicesse "universali". Cioè dava alla parola proprio una sinonimia. Diceva particolari ma intendeva "quello che conta, che è importante". E non conta qui dire cosa. Conta che io spesso vado per le generali e in questo andare per intendo "vado per le cose importanti". Sono le cose importanti le cose generali, in genere (generiche)? Forse no.

Eppure sono un osservatore di particolari. Mi piace for example certi piccoli gesti che fanno le persone. Il modo in cui si spostano fisicamente nell'asse della conversazione. I sorrisi che uno non trattiene. I moti incontenuti delle mani. Persino quella pubblicità di un olio in latta in cui un uomo salta uno steccato e la moglie lo guarda con aria maliziosa. Mi piace quando per radio sento il rumore delle sedie su cui sono gli ospiti. E persino questa piccola macchia che non è andata via sui pantaloni e ora mi ricordo di che cos'era.

E allora perché sulle cose umane (amichevoli o sentimentali) vado per universali, per norme, per assunti? Provo a concludere con semplicità: perché gli universali sono innocui. Si commentano da soli. Si autoaffermano o autonegano. Insomma si prendono e si tolgono da soli. Non come certe macchie piccole, particolari. Che non vanno via.

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Di Carvelli (del 04/05/2010 @ 15:00:14, in diario, linkato 604 volte)

 

Di Anna vedova non viene facile dire

Di Anna vedova non viene facile dire. Il fatto è che – e già l’ho detto – una donna senza figli a cui muore il marito rimane con un dolore corto. O almeno è opinione diffusa che un dispiacere in solitaria non debba avere la stessa vibrante attenzione che merita un male spartito con altri, figli piccoli o adolescenti.
E così, a esequie avvenute, a qualche mese di attenzione di amici e parenti suoi, amici e parenti di lui, Anna è rimasta lì, in un angolo un po’ sfortunato. In un cono di ombra infelice e sconsolato. E stiamo ancora parlando della percezione altrui.

Anna ha fatto pace con il suo passato. E’ come se si fosse detta “ho avuto questo dalla vita” e fa un elenco:

un uomo che mi ha amato per anni

un uomo che ho amato per anni

dei viaggi in moto, in tenda

litigare e (soprattutto) fare pace

delle ore in cui ho fatto l’amore

un silenzio lungo ore o il sonno subito dopo

un cane già vecchio da portare per qualche anno a fare la pipì a turno

una macchina a cui pagare l’assicurazione facendo a chi si ricorda prima

uno specchio grande davanti al quale vedersi in due

due, la mia e la sua, cerimonie di laurea fatte da grandi e quindi senza tutte quelle bramosie e aspettative giovanili

estati da pianificare

feste da santificare e (soprattutto) da spartire con equanimità tra le famiglie

andare e (soprattutto) tornare dai grandi magazzini

la spesa fatta insieme alla domenica

la lista che l’anticipa

le discussioni sulla lista medesima

tanti oggetti brutti (secondo me) per scelta di lui a cui ora non rinuncerei per nulla al mondo

libri (di lui) che non ho letto, che mai avrei letto e che ora sto leggendo

libri miei (che lui mai avrebbe letto) e che ora leggo a brani, ad alta voce come se lui potesse sentirmi

apparecchiare per due

mangiare anche se non ho fame per fargli piacere

strofinare col sapone i colletti delle camicie (magari facendo un po’ di storie)

lavare la biancheria intima sua o la mia pensando a quando erano indosso.

 

E ora che ci ripensa le sembra davvero molto. 

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