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 Il letto di ML... di Carvelli
 
"
Fuggi da ogni grandezza: la vita nostra in una povera casa può andare oltre quella dei re e degli amici dei re. (...) la roba che non ci si adatta è come il calzare del proverbio che troppo largo ci inciampa e troppo stretto ci piaga.

Orazio
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 21/01/2008 @ 17:38:29, in diario, linkato 1504 volte)

Come se fosse un giallo del (più che nel) passato, una ricerca storica, una caccia al tesoro (dove il tesoro è la ricostruzione della memoria...in ogni senso). Libro d'avventure di tradizione salgariana. Un tuffo in una Lombardia d'antan. Ogni tanto mi ritorna alla memoria l'atmosfera natalizia in queste pagine, del mio Natale speso in questa prosa. Dialetto e amicizia senza interesse: l'uno e l'altra diventano attraverso la frequentazione legame confidenziale anche se il principio è nell'alterità. E il fatto che la strada di questa distanza si sia compensata nel corso della lettura è talento dell'invenzione o della scrittura?

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Di Carvelli (del 21/01/2008 @ 09:43:29, in diario, linkato 1767 volte)

Da la Poesia e lo Spirito (Franco Loi - Come mi piace il mondo!)

Cume me pias el mund! L’aria, el so fiâ!
j àrbur, l’èrba, el sû, quj câ, i bèj strâd,
la lüna che se sfalsa, l’èrga tra i câ,
me pias el sals del mar, i matt cinâd,
i càlis tra i amís, i abièss nel vent,
e tücc i ròbb de Diu, anca i munâd,
i spall che van de pressia cuj öcc bass,
la dònna che te svisa i sentiment:
l’è lí el mund, e par squasi spettàss
che tí te ‘l vàrdet, te ghe dét atrâ,
che lü ‘l gh’è sempre, ma facil smemuriàss.
tràss föra ind i pernser, vèss durmentâ…
Ma quan’ che riva l’umbra de la sera,
‘me che te ciama el mund! cume slargâ
te vègn adòss quèl ciel ne la sua vera
belessa sena feng nel so pensàss,
e alura del tò pien te càmbiet cera.

Come mi piace il mondo! l’aria, il suo fiato!
gli alberi, l’erba, il sole, quelle case, le belle strade,
mi piace il salso del mare, le matte stupidate,
i calici tra gli amici, gli alberi nel vento,
e tutte le cose di Dio, anche le piccolezze,
e i tram che passano, i vetri che risplendono,
le spalle che vanno di fretta a occhi bassi,
la donna che ti turba i sentimenti:
è lí il mondo, che sembra aspettarsi
che tu lo guardi, che gli dai retta,
poiché lui c’è sempre, ma è facile dimenticarlo,
distrarsi nei pensieri, essere addormentati…
Ma quando arriva l’ombra della sera,
come ti chiama il mondo! come si allarga
e ti viene addosso quel cielo nella sua vera
bellezza senza finzioni nel suo riflettersi,
e allora per la tua pienezza cambi colore.

 

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Di Carvelli (del 18/01/2008 @ 12:46:47, in diario, linkato 1461 volte)

Da www.mattatoia.splinder.com i propositi dell'anno (suo) che facciamo nostri (suoi), i nostri, i suoi...mi sono perso (come mio solito e come molti altri)...che noia...

verissimamente vivere di vera vita vera

un anno fa mi trovavo in sicilia per passare le feste di natale e il capodanno con la mia famiglia e i miei amici di lì, e così, un anno fa, scrivevo su questo blog:



lunedì 1gennaio 2007



la vita sognata da me


Eccomi, sono pronta. Anche per questo inizio d’anno ci sono, sono qui con tutta la mia vita. Nessun progetto né obiettivi, zero pianificazioni, niente sogni. In ogni campo. Mentre tutti salutano nuovi propositi, fiduciosi (ma davvero?!) e pieni di ottimismo, ché la speranza, si sa, è l’ultima a morire, io no. Tranquilla, guardo il cielo di stamattina. E mi sembra il cielo che ci deve essere. L’aria pizzica e sa di salsedine e tira dalla sua parte un lembo di ricordi ( io qui con i miei amici, io qui i primi baci, i primi libri amati, i primi dischi, da qui la voglia di fuggire ), mentre passeggio in una città vuota e piena di sole e aspetto che gli altri si siano svegliati, per un caffè assieme e un altro giro di auguri. Ancora qualche giorno, poi in viaggio verso Roma. Ricominciare. Ma senza aspettare sorprese. Perché se un desiderio si muove minuscolo dentro di me, è proprio questo: non incoraggiare sogni di meraviglie, vivere, finché si può, dello stesso battito, dello stesso respiro della vita vera. Non di quella sognata.


 


Quest'anno invece gli obiettivi ci sono, eccome, e anche i sogni di meraviglie. E se un desiderio si muove magnifico dentro di me, è proprio questo: vivere dello stesso battito, delllo stesso respiro della vita vera. E di quella sognata.

 

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Di Carvelli (del 18/01/2008 @ 11:36:55, in diario, linkato 883 volte)

Ve lo volevo scrivere da un po'. Ci pensavo da un po' a scrivervi in merito a questo e poi ecco che incontro (è già un po') in Englander (Il ministero dei casi speciali) questo riassunto e ve lo propino.

"B'kiso, b'kaso, b'koso" disse Mazursky. "Non ho imparato molte cose dalla scuola ebraica dell'Impulso Generoso., ma questa la trovo ancora convincente.  Sono tre i momenti in cui una persona mostra il suo vero volto: quando parla di soldi, quando è arrabbiata e quando è ubriaca." (p.180)

In verità, mi sembra che ci siano altri momenti ancora in cui si rivela il "vero volto" o che "arrabbiata" debba forse tenere in sé un catalogo di sfumature. Alla mia esperienza (piccola) è IL VANTAGGIO che rivela le persone. Ecco io avrei detto così: che di fronte al VANTAGGIO PERSONALE che si rivela il carattere delle persone. Nel bene e nel male. Nella mia breve esperienza gli anni fanno il resto. Anni fa pensavo che il vantaggio fosse una parola più grassa. Anni fa pensavo che è un vantaggio mantenere l'amicizia e di fronte a quello molte cose si ridimensionassero. Con quello si confrontassero. Ma erano anni fa. Era prima. Prima che le persone (e con esse anche io) rivelassimo il nostro vero volto. Vero? Forse è solo che anni fa era più necessario (e urgente e vitale) essere in un (come) gruppo, fare gruppo, essere insieme. Deve essere successo qualcosa, dopo. Dopo IL VANTAGGIO non era "non perdersi, rimanere, essere uniti". Dopo il VANTAGGIO era PERSONALE. Ed è così. Oggi.

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Di Carvelli (del 17/01/2008 @ 14:45:34, in diario, linkato 1286 volte)

“11.01.2008 - Scompare un nome storico e prestigioso della CULTURA cinematografica romana: il Labirinto ha infatti cessato la propria attività. L’altro ieri è stato eseguito lo sfratto per fine locazione del cineclub […] di PROPRIETÀ DELL’ORDINE RELIGIOSO DEI REDENTORISTI. […] Il Labirinto festeggia dunque i trent’anni di attività nel modo più amaro: «Lo stabile – si legge in un comunicato del cineclub – SARÀ ADIBITO AD ATTIVITÀ COMMERCIALI A PIÙ ALTA REDDITIVITÀ […]». Il parroco, […], si limita a dire che sul futuro dei locali nulla è stato deciso […].”

Questa è la notizia. Recente. Credo si possa fare qualcosa per esprimere solidarietà e appena so dico. Vorrei raccontarvi episodi meravigliosi legati a questo piccolo d'essai romano. Recenti e antichi. Anche antichissimi. E' una delle prime sale in cui ho iniziato ad apprezzare pellicole d'autore, anche grazie a S. che me lo aveva fatto conoscere. Poi c'è un seguito di appuntamenti unici. Ciclo Bresson, ciclo Tarkovskij. I film persi altrove. I film mai arrivati. La discesa della scala la triplice scelta delle sale, il senso del legame cinefilo che avvicinava nelle poltrone gli iniziati di questo rituale meraviglioso che è "si spengono le luci e scorrono le immagini". So che si studia una nuova sede per il Labirinto ma a me non basta. C'è quasi un diritto della memoria che chiama più forte. Chiama a gran voce che il Labirinto rimanga lì dov'è.

AGGIORNAMENTO: Manifestate la vostra solidarietà scrivendo a: crslabirinto@hotmail.it

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Di Carvelli (del 17/01/2008 @ 11:17:45, in diario, linkato 8291 volte)
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Di Carvelli (del 16/01/2008 @ 17:46:07, in diario, linkato 903 volte)
Il fattore T è il fattore Tempo. Non solo. Almeno in questo caso. Breve e curioso fattarello: mesi fa, poco meno di un anno fa diedi senso al denaro investendolo nell'acquisto di un giaccone della Tucano Urbano. Senso? Senso, sì: speravo almeno vista la penuria di quei giorni particolari. L'indumento tecnico da moto sarebbe servito ad affrontare i rigori dell'inverno - l'anno scorso in verità brevi - nel migliore dei modi centauri. "Lo compri! E' una capo per sempre!" queste le frasi infide. Risultato: messo 50 volte si è già rotto il dentino ultimo della lampo. Ed ora è inservibile: in un anno e 50 volte. Imbarazzante: il resto del capo è intatto, non ha mai conosciuta lavanderie né altro. Ripasso dal negozio e loro come io ci rivolgiamo alla Tucano Urbano. Ma la domanda su cui tutto s'infrange è: "ha conservato lo scontrino?". Dunque l'invito a voi tutti è quello di inventare dei catalogatori di scontrini: tutti gli scontrini. Un catalogatore organizzato per categorie merceologiche e giorni. Vi servirà. A me sarebbe servito oggi: per dimostrare che in quel giorno (ho testimoni ma in questo caso non serve averne) ero davvero lì, che lì l'ho comprato, che era proprio del Tucano Urbano ecc ecc. Qualcuno obbiettera che lex è lex ma classe è classe. Mio fratello ha comprato degli scarponi da sci Tecnica che si sono rotti in modo che evidenziava difetto di fabbricazione e l'ha avuti sostituiti senza se e senza ma (stessa situazione: senza scontrino ecc). E attenzione: dopo tre anni (3, TRE, tve - per chi ha l'erre moscia). Come dire: questione di classe e di tecnica! Dunque? Inventiamo i catalogatori di scontrini visto che la classe...e la tecnica...lasciano spesso a desiderare.
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Di Carvelli (del 16/01/2008 @ 09:35:53, in diario, linkato 987 volte)

Metro1.

Arrivo tardi per scrivere e diffondere una caccia allo strumento. Felicemente tardi. Ieri un musicista che abita nel quartiere ha perso nella metropolitana il suo strumento. Lui si chiama Fabrizio Bosso e lo strumento (per molti sarà ovvio) è la tromba. Forse è la stessa tromba che ho sentito risuonare qualche domenica mattina dal giardino di casa. Forse quella è un'altra. Ma, quella o un'altra, lui l'aveva persa. Buon per lui che l'ha ritrovata: era una tromba di anni - suonata da anni - con un ricordo nella custodia eccetera. E' una bella storia. dal punto di vista suo lo è di più adesso. In genere lo era già da prima e lo sarebbe stata per un bel po'. Non troppo certo: giusto il tempo di una ricerca. Ma questa è letteratura.

Metro2.

Oggi mi sono tormentato sulla parola "sise". E' successo in metro vedendo una ragazza un po' grossa. Alta e grossa. Mi sono chieso se "sise" fosse la parola giusta per quel seno. Sise scese (come se il fatto che fosse in piedi davanti alle porte potesse avere conseguenze lingustico-anatomiche). Sise. Sise. Sise scese. Sise. Mi ha tormentato lessicalmente per qualche fermata. Finché non è scesa. Mi sono detto: ora controllo sul de mauro paravia (fatelo anche voi www.demauroparavia.it ). La sopresa è che non c'è. Mi è ronzata in testa una parola apocrifa, non ufficiale. Neanche gergale, volgare: come direbbe qualche annotazione. Eppure sono convinto che quella fisiologia attenda quelle quattro lettere. De Mauro mi perdoni l'intromissione.

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Di Carvelli (del 15/01/2008 @ 16:50:17, in diario, linkato 888 volte)
Vedi bene che... Mi piacerebbe iniziare un discorso così. Non ne ho molte occasioni purtroppo. Non devo spiegare cose ad alcuno. Capita di rado che ne sappia più di qualcun altro di alcunché. Tutto sommato non eccello in nulla - ma anche questa può essere alla lunga una risorsa. Dunque mi devo accontentare di immaginarmi, solo immaginarmi, alle prese con un "vedi bene che".
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Di Carvelli (del 14/01/2008 @ 10:40:11, in diario, linkato 869 volte)

Continua il torneo dei libri. Nathan Englander "Il ministero dei casi speciali" (Mondadori) regge il campo. Un campo un po' ristretto. Da calcetto (rima involontaria). Libro cimiteriale e non dovrebbe essere il momento giusto. Libro di lapidi. Ma l'una e l'altra cosa mi affascinano. Mi incuriosisce la possibilità di una rimozione. Una rimozione forzata. Della memoria. Del passato. Ora, più che mai, mi piace l'idea di cancellare parentele sbagliate, filiazioni nocive. D'altronde si parte sempre da noi. Ma pur sapendolo forse non è male acclarare una rinascita con una cancellazione.

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