Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sì proprio così c'è scritto in copertina. Giapponese senza sforzo. Sembra un ossimoro. E invece è un pacchetto fai da te per districarsi tra segnacci, sgorbi e astruserie (così per i più) che sono in definitiva uno dei sistemi più calligrafici e complessi di tutti i segni di scrittura mondiali. Senza sforzo suona presa in giro. Ma magari è uno degli innumeri miracoli editoriali come le ricette di 5 minuti, le posizioni dell'amore, riparare la motocicletta, riconoscere i funghi.
Che non si accorga dopo anni e colleghi che viene scansata, evitata. Anni e colleghi e a ripetizione una specie di sfinimento. Lei casca dalle nuvole. Anzi. Mentre quelli inventano archibugi che li proiettino altrove, lei, come un masso, sta. Inamovibile e liscia a farsi scivolare il fastidio altrui. E' una cosa misteriosa come possa riuscire questa strana alchimia che annulla i difetti propri. Terribile cecità che non si fa scalfire. Io, ogni giorno, come una goccia verso acido muriatico su una incrostazione della tazza del bagno e la guardo corrodersi di un poco ogni giorno nella speranza che la continuità del poco scalfisca e alla fine corroda definitivamente. Mi sembra, alle volte, che questa disposizione scientifica all'esperimento sia l'unica accessione alla possibilità che le cose possano cambiare. Seppure lentamente.
Domani su ecoradio, alle ore 19,35 per radio (Roma 88,3 FM altrove controllate) e alle 20,45 (su Telenova a Roma, altrove controllate) e - stesso orario - sul satellite (telegenova, ma controllate)... si parlerà di KAMASUTRA IN SMART e di una innominata antologia di cui vi dirò appena avrò almeno un jpg e un comunicato stampa.
www.ecoradio.it ...per controllare appunto!
Di Carvelli (del 30/06/2005 @ 13:26:02, in diario, linkato 1198 volte)
VOLO
Certe sere d’estate, quando la tavola
è apparecchiata di fuori
e appena buio l’aria diventa elettrica,
sa di terra e di temporale,
capita di sentire sui capelli
e sulle orecchie
due, tre carezze leggere.
La tovaglia è già nera
di formicoli con le ali.
Stringe lo stomaco vederli
- ancora presi dalla smania
del loro volo - nuotare in un bicchiere,
spasimare sull’uva.
Così cadevo io
verso i trent’anni
dalle nuvole
in mezzo alla gente vera.
Umberto Fiori "Tutti" Marcos y Marcos
Hai scoperchiato il vaso della tua insoddisfazione
come se fosse un'anfora modesta e fetida
e invece - lo stupore non fu solo il tuo -
nell'aria si libravano tempi felici
fotogrammi della bella vita
un pulviscolo inatteso di gioie
evidenza è il male
ma pure la sua supponenza
la fine non viene per la fine
a saper vedere
di ogni cosa
una cosa
si salva.
Il libro stava lì. In biblioteca. Scampato alla lettura. Riservato ad un altro tempo. Nel frontespizio "x.... da..." X sono io. Da... è una collega universitaria di cui ebbi più che stima. Il libro: I quaderni di Malte Laurids Brigge. L'autore Rilke. L'edizione "i grandi libri Garzanti". Lo leggo ora. Così. Come ovvio, se il libro aveva dei significati, dei messaggi, un fra le righe, ora non posso leggerli. Lo leggo così. Poche pagine ed è già meraviglia. Della scrittura e dei temi. Mi fermo in particolare su una pagina in cui il grande poeta "...con i versi si fa ben poco, quando li si scrive troppo presto" ...riflette. Il seguito bellissimo riflette l'importanza che ha la vita sulla scrittura e di quanto di essa entri nella seconda. "Bisognerebbe aspettare e raccogliere senso e dolcezza per tutta una vita e meglio una lunga vita, e poi, alla fine, forse si riuscirebbe poi a scrivere dieci righe che fossero buone." I versi non sono sentimenti come pensa la gente (dice Rilke) ma esperienze. Ecco. L'esperienza di questa lettura rimandata contiene esperienze più che sentimenti. Forse è per questo che la lettura ne è oggi benedetta. Lei diceva che l'amore è un sentimento minore, che l'amicizia ne è di gran lunga il passaggio precedente e felice. Ora so, con l'esperienza, che è così e che l'amore deve avere le sue valide premesse nell'amicizia per essere quello che è al meglio di quel che presuppone. Il tempo: che metafora diversiva dell'esperienza. Battito vuoto e storia.
e mi è piaciuto. Poi altro di cui scriverò presto. Pagine sull'infanzia bellissime e una lezione di scrittura.
Vista da lassù Roma ti apparirà - se hai la fortuna di un'aria tersa in questa bella notte - come un deserto di luci e spari lontani colorati che non fanno rumore. Tutto risulterà innaturale dal ponte di Ariccia, persino che sia così tristemente famoso per il gesto definitivo. Il decoro generale sembrerà la replica di quello più interno del Pincio come se avessero esportato o importato uno sguardo e un posatoio per ripeterlo. Ti sentirai un vedutista sette-ottocentesco e l'unico colore per la sanguigna sembrerà disattendere il buio. Così scatterai un chiaroscuro e ti riproporrai di definirlo alla luce di un mattino. Non stanotte. Stanotte vorrai precipitare su Roma come una enorme balla silenziosa di sterpi che rotola nei deserti americani.
Martedì 28 alle ore 6 RAI2
Una piccola intervista su Kamasutra in Smart: a beneficio degli insonni o di chi si lava i denti, o rassetta casa, o prepara la colazione.
Piedi e pavè sconnessi. Entrambi. Grandi e piccole ruote. Le divise bianche che annotano targhe sui taccuini come poesie ad acronimi e numeri. Le raccolte si chiamano: Passaggio col rosso, Divieto di sosta, Mancato rispetto dello stop. Ruote piccole e grandi. Coi raggi o le razze. Sgonfie, consumate, lise. Lui che si porta dietro sgasando e sgommando l'uccellino appeso della notte. Che pencola, che scivola e si sorregge alle corna posteriori dello scooter. Tra delirio di onnipotenza e collasso di impotenza. In attesa di mettere i piedi e di gridare Terra. Tombini muti e risuonanti. Pensieri fuori dai caschi e caschi vuoti appesi ai gomiti, pronti all'uso o disattivati da poco. E tutto un movimento di polsi e dita. Freno acceleratore frizione e bestemmie.
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