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 maria scarpe e parole... di Carvelli
 
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Quand'ero giovane, avevo ali instancabili,/ ma non conoscevo le montagne./ Quando fui vecchio, conobbi le montagne/ ma le ali stanche non tenevano più dietro alla visione./ Il genio è saggezza e gioventù.

Edgar Lee Masters
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 09/02/2004 @ 07:49:54, in diario, linkato 1133 volte)

A proposito di antologia due parolette sole. Silvia Magi. Che appunto nell'antologia ci sta con un bel racconto di porto e adolescenza anconetana in un giorno di bandiere della pace. Il libro qui a fianco, di fortunata (e allora non indiscriminata) copertina mattottiana, TUTTO QUELLO CHE MI STA A CUORE, uscito nel 2002 per la collana Sintonie Rizzoli è uno degli esordi più interessanti di questi ultimi tempi. La sua è una raccolta di racconti brevi e brevissimi che mi ha conquistato subito. L'inizio è bruciante "Io ho deciso che tutti quelli che mi sono stati vicini finché speravano nella mia fica sono morti. Sono morti perché sono scomparsi appena hanno trovato la ragazza, o appena il ragazzo l'ho trovato io, o appena hanno capito che non c'era niente da fare, o appena non gli piacevo più io a loro. Questo è il cimitero personale dove voglio compatirli" (Un cimitero personale). Ma poi mi sono piaciuti "Sto ridendo, coi brividi" (che credo possa cambiare anche la prospettiva di un bacio o restituircela nella sua esattezza scomposta, naturale, come una scena vista al cinema, ben girata) e  che ha un grandioso incipit come spesso questi racconti "Eh, è andata così, con questo mio giovane amore. Sorridevo tutto il giorno." Una straordinaria commistione di dolcezza e assolutezza, di cattiveria e personalismo come può avere una scrittura adolescente. E infatti c'è quell'essere acerbi in una scrittura di forte condensazione e maturità come la può avere uno scrittore/trice classici. E allora "Provateci ad essere bionde come Marilyn" o "Vorrei prendere sonno con un libro, e con l'odore di Anna" diventano aperture di mondi dentro le quali un libro è anche un legame affettivo, dele pagine hanno cuore, trasmettono vita. Avrei molto altro da dire.

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Di Carvelli (del 08/02/2004 @ 09:21:11, in diario, linkato 971 volte)

Quello che è successo ieri. Innanzitutto con nostra grande sorpresa c’era un bel po’ di gente. Eravamo talmente sorpresi che abbiamo letto bene e poi eravamo ancora più sorpresi, doppiamente sorpresi. Anche perché abbiamo letto bene, intendo e che la gente alla fine ce lo diceva. Fra tutti ha eccelso Michele Governatori, è inutile che ci diciamo cazzate. E’ stata lui la star grazie anche ai panni sporchi che si lavano in famiglia, ovvero alla lettura di mail di risposta di Paolo Nori post-lettura del suo “Venere in topless”, che al di cui (Nori) non era piaciuto ma. Poi Michele ha letto i suoi Esordi che sono sul sito dell’Ostile www.lostile.org. A Zanello è toccata la parte del più avant-pop del gruppo e io tra sentimental e trash gag ho fatto la mia porca figura. Abbiamo bevuto vino e abbiamo parlato di editoria, argomento che fa svoltare molte serate. Che faremo da grandi? Saremo sentimentalmente felici, forse, un giorno, chissà? No, abbiamo stabilito le vendite dei vari editori, tranne Mondadori che stampa e distribuisce da sé per cui va a sapere i dati reali. Io alla fine ho letto “Servitù di passaggio” che è nell’antologia “Sei nella guerra” e questo racconto-monologo gag (che va letto con un leggero accento umbro-marchigiano se le informazioni in nostro possesso sono legittime) che ho anticipato dicendo che nella vita spesso dietro un grande uomo c’è una grande donna (e sembrava un discorso post-femminista) invece volevo dire che spesso una buona segretaria è un buon amministratore, uomo politico, leader, ladro (traduzione italiana), manager ecc. Prendete e leggetene tutti…

 

LA SEGRETARIA

Pronto ah è lei presidente. Sì sì glieli leggo subito. (sussurrando) …presidente…presidente… di là c’è Scialoja… je l’ho detto, ma insiste pe’ aspettà… sì mo je lo vado a ridì. Aspetti che prendo l’agenda… Allora. No. Dellutti è dopo. Prima c’è la ballerina, lì… la…no… la Cansini… la Marani vie ner pomeriggio. (…) E dove gliela mettevo. Me scusi ma me l’ha detto lei: mettela tra Dellutti e Vallinieri e io l’ho messa lì. (…) Sì sì l’ho scritto, guardi qua: IL PRESIDENTE FA DIVIETO (sì scusi, c’ha ragione, no, infatti vede ho cancellato… no no se fidi ho cancellato) INVITA TUTTI I GIORNALISTI CHE LEGGONO IL TELEGIORNALE A NON INDOSSARE CRAVATTE TROPPO VISTOSE come dice? Okkei scrivo …ANCHE QUELLI DELLE EDIZIONI DELLA NOTTE… Me scusi ma forse non è il caso che ce mettiamo il nome? O no? No No, va bene i nomi no. Ma chi lo direbbe mai? Fascista lei? Ma fascista è certa gente che dico io. Quelli so fascisti mica lei, me scusi sa, ma lei che c’entra? Ma li lasci di’ e che è se credeno che lei… Ma che GOLPE… No, no ho chiamato ha detto che lui fa quello che può e che nun c’ha colpa se quella sta sempre lì a sbraità. Ma presidente, me scusi, ma l’ha vista quella, c’ha n’occhio che manda affanculo l’altro, è grassa…ma su… ma s’io ero in lei prima me facevo na bella dieta e poi se ne parlava di presidenza e che… Ecco, sì sì, m’ha rubato le parole de bocca: quella è fascista. Ma sì lasci dire tanto de lei nun se può dì niente de male…. Aspetti aspetti…sta vedendo la cravatta di questo, guardi guardi! Sì sul 5.. Sì… è vero… a sto punto sì… jelo stanno a fa a posta. E beh ma me scusi… de rosa e celeste er burino se veste… che sta a me dijelo?… c’è pure il modo de dì. Come? Lo aggiungo al messaggio? Vabbe, solo un momentino… No No lo scancello. Fatto. Me dica, quanno che va via la Cansini je devo chiamà il taxi no a quella? O la fa portà via a Guido?… me scusi ma lei è trooppo buono… la lasci andà via a piedi e che se crede che non ce lo sa che lei è pieno di soubrette, ballerine… quella crede che ce l’ha d’oro, lei merita altro Preside’ e quella me dia retta, quella è comunista, nun vorrei che ce fa pentì. Per tornà a Guido, invece, all’autista no?! A me quer ragazzo non me piace e quello poi sta qui ma vo fa televisione. Me scusi se approfitto ma lei è troppo buono. Ma sì sta lì sempre che se mette ‘n mostra che racconta le barzellette. E come no! Quello c’ha ambizione me creda presidente. Mo a djelo sicuro no ma m’hanno detto che stava in macchina con la Marani. E che facevano? Preside’ eh…E sì… almeno: lui stava sopra de lei mo va a sapè. Eh sì Presidente ma me scusi se me prendo la confidenza, io sto co lei da tanti anni a me questa ricorda la Dell’Erba. Guardi che pure quella na bella zoccolona de gnente. Troppo buono lei è stato. No no, s’è vendicato s’è vendicato. E beh quella s’è levata de torno ormai. Sì ho sentito. Se la fa con ‘n filosofo mo’, Vegas, quello delle manifestazioni. Ma come no, sì quello… ce fece chiama, ce chiese se poteva fa entrà non so chi. Mi sa ch’era 1991. I comunisti so così preside’ abbaia abbaia ma se niente niente je serve quarcosa li senti tu!? Vegas. Quanti ce ne abbiamo de rompicojoni tra le palle, quanti ne famo lavorà, poi dice ‘fascista’ ma chi? Lei dà da vivere ai comunisti che manco er partito loro, je pubblica i libri e quelli? Da la mattina alla sera a dì male de lei che se un giorno dico un giorno per caso lei decidesse di nun pubblicalli più? A chi se rivolgerebbero? Che n’antro po’ esistiamo pe’ pubblicà solo i libri loro!! Piuttosto su moje me chiedeva se può prelevà 25.000 euro… che je devo dì? No sta in Svizzera, ma sì, co’ quello, no no ha detto che nun se fa vedè ‘n giro. Ma certo. Ma che è stupida preside’? quella ce lo sa a che va ‘ncontro… ce lo sa ce lo sa me scusi lo so che nun me devo permette – lo sa che io dico quello che penso – ma tra ‘ste ballerine della striscia serale e su moje non è che… no no me scusi preside’ dicevo pe’ dire, nun volevo dì… me scusi nun so che m’è successo… Sì …scrivo! C H I A M A R E I C O N S I G L I E R I E S P O S T A R E I L S U M M I T RADIO T E LE VI SI VO… A Gaspare lo avviso io o lei? Io? No no, si nun se fida lo chiami lei… Sì ho capito nun de me de lui! E certo… quello mo ce vuo’ è ‘na macchietta, fanno bene che lo pjano per culo… (sussurrando) Senta piuttosto che facciamo co’ questo qui? Prendo un appuntamento… poi lo richiamiamo per cancellarlo? Va bene? Ah ha chiamato il professor Salvati, dice che deve controllà le cicatrici… se ricorda de chiamallo?… Se me richiama je dico che lo chiama lei direttamente allora. Bene! Grazie… (sussurrando) vado a di a Scialoja che lei è felice de incontrarlo eccetera eccetera e prendo l’appuntamento. Grazie. Arrivederci

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Di Carvelli (del 07/02/2004 @ 09:40:35, in diario, linkato 1149 volte)

Che cosa dire di Robert Walser se non che è una delle più belle scoperte di questi anni. Uno scrittore classico, antico e assoluto. E quando uno scrive in questa assolutezza può anche rischiare di suggerire banalità ma così non è. Compro “Pezzi in prosa” (Quodlibet, casa editrice maceratese di cose pregevoli) e aggiungo alla mia collezione adelphiana per lo più (Walser è uno degli scrittori del team tanto da finire in Adelphiana, rivista studi di casa-Calasso, già da subito) un altro capitolo della saga della brevità di questo scrittore svizzero morto passeggiando nella neve un 25 dicembre. Passeggiare (fino alla morte). Parola-chiave (parola-destino) dell’esegesi di questo sfortunato internato di cui conservo come libri di rilettura le raccolte “La rosa” e “La passeggiata”. Mi permetto di copiaincollare il bellissimo “Lo scrittore” tratta dal sito altrettanto interessante www.zibaldoni.it che contiene altri due brani importanti dello scrittore svizzero. Questo è da tenere a memoria.

Lo scrittore

Lo scrittore scrive su ciò che prova, vede e sente, oppure su ciò che gli viene in mente. Solitamente ha molti piccoli pensieri che non può affatto utilizzare, e questa è una circostanza che spesso lo porta alla disperazione. Gli accade d'altro canto di avere in mente molte cose utilizzabili, ma può succedere che il suo capitale resti inutilizzato per anni ed anni, perché non trova o perché nelle sue vicinanze non c'è nessuna persona benintenzionata che gli faccia disinteressatamente notare la sua ricchezza nascosta. Un bel giorno, ad alcuni stimati redattori di giornali può venire in mente di esortare un simile scrittore ad inviare una prova della propria arte. In un simile caso, lo scrittore si sente straordinariamente felice, ha sufficienti motivi per mostrare una gioiosa espressione del volto, e si dispone subito ad attendere nella maniera più precisa possibile ai desideri che hanno bussato alla sua porta. A questo scopo, si gratta anzitutto la fronte, poi si passa la mano tra i capelli, che possiede in enorme quantità, si sfiora il naso con il dito indice, forse si graffia anche, si mordicchia le labbra, assume un atteggiamento energico e nello stesso tempo apparentemente freddo e distaccato, pulisce la penna, siede al suo vecchio tavolo, sospira e comincia a scrivere.

                                                   

                                                     

 

 

 

La vita di un vero scrittore ha sempre due lati: un lato in ombra e un lato luminoso. Ha due posti: un posto a sedere e un posto in piedi. Ha due classi: una prima ma anche una deprimente quarta classe. Il mestiere dello scrittore, all'apparenza così allegro ed elegante, può anche essere molto duro, talvolta molto noioso, e spesso può addirittura essere pieno di pericoli. La fame e il freddo, la sete e l'aridità, l'umido e la siccità hanno notoriamente fatto parte, in tutte le epoche storiche e culturali, della mutevole vita dell'"eroe della penna", e sarà probabilmente così anche in futuro. Ma è altrettanto noto che ci sono scrittori che fanno un sacco di soldi, si costruiscono ville a forma di castello in zone lacustri e vivono di buonissimo umore fino alla fine dei loro giorni. Beh, se lo saranno onestamente guadagnato...

                                                 

Lo scrittore, così come deve essere, è uno che fa la posta, un cacciatore, un predatore, uno che cerca e trova: insomma, una specie di essere vestito di cuoio che sta sempre a caccia. Fa la posta alle cose che succedono, si mette a caccia delle stranezze del mondo, cerca lo straordinario e il vero, e aguzza le orecchie quando crede di udire dei suoni che annunciano non già l'avvicinarsi al galoppo di indiani a cavallo, quanto piuttosto l'avvicinarsi di nuove impressioni. È sempre sul chi vive, sempre pronto ad assalire di sorpresa. Se ad esempio vede passeggiare un'innocente e inconsapevole beltà femminile, ecco che lo scrittore sguscia fuori dal suo nascondiglio e infilza il cuore della signora che passeggia da sola con la punta acuminata della sua penna intinta nel terribile veleno della capacità di osservazione. Lo scrittore, di regola, è però in grado di dominare anche ciò che è odioso e terrificante, e non si sottrae nemmeno alla violenza descrittiva e poetica nei confronti dell'infanzia. Per la qual cosa, com'è noto oggi più che mai, viene punito col carcere. Lo scrittore, in qualsiasi tempo e occasione, ha sempre ficcato dappertutto il suo naso avido e curioso, e non smette di annusare. In questo, esattamente in questo, si ritiene generalmente che consista il compito più nobile di un solerte e coscienzioso scrittore. Tiene le narici costantemente aperte, è uno che fiuta e che annusa, e considera come un dovere il fatto di affinare fino alla massima perfezione le capacità sensoriali del suo naso. Uno scrittore non sa tutto. Soltanto gli dei, com'è noto, sanno tutto. Lo scrittore, però, sa qualcosa di tutto, e intuisce delle cose che nemmeno l'imperatore in persona si immagina. Approdando su questa terra, lo scrittore ha ricevuto in dote dei cartelli segnaletici, che si trovano nella sua testa e gli indicano sempre la direzione verso la quale devono volgersi i pensieri, se si vuol riuscire ad osservare ciò che è pieno di presentimenti o che addirittura è già quasi indefinibile. Lo scrittore si occupa di tutto quanto al mondo è degno di essere conosciuto e imparato, ed è sempre profondamente convinto che la cosa sia di giovamento per se stesso e per gli altri. Non appena ha provato un sia pur lieve arricchimento interiore, si crede nell'obbligo di mettere nero su bianco questo incremento e questo ampliamento. E per giunta lo fa immediatamente, senza lasciar passare nemmeno un'ora. Questa io la trovo una bella cosa, perché mostra come lo scrittore sia un uomo mosso da una sincera tensione verso il bene, un uomo che troverebbe ingiusto accumulare delle esperienze senza comunicarle nemmeno in minima parte al mondo che lo circonda. Di conseguenza, è il contrario di uno spilorcio che si arraffa tutto. Quale uomo, se non lo scrittore, si sente un servitore dell'umanità e un volenteroso amico dei poveri in questo secolo dominato dal carrierismo e dalla ricerca del piacere? E ne ha le sue buone ragioni, perché si rende conto che nel momento in cui dovesse cominciare a pensare solo al proprio tornaconto, il suo desiderio di creare qualcosa di vitale si spegnerebbe. È un misterioso qualcosa che lo spinge a dimenticare se stesso, un qualcosa che gli sta continuamente attorno. Si sacrifica, perché in fondo che cos'ha dalla vita? Quando gli altri ridono, al punto tale che arrivano perfino a piangere belle e chiare lacrime, ecco che lo scrittore se ne sta appartato nella penombra, tutto preso dal senso del dovere, che gli sussurra: Studia questa allegria, imprimi a fondo nella tua mente i toni di questa gioia, di modo che, quando tornerai a casa, tu li possa descrivere e dipingere con le parole!

                                                

Spesso, nella vita, lo scrittore si presenta come una cosiddetta persona ridicola, e ad ogni modo è sempre un'ombra, è sempre discosto; mentre gli altri godono dell'indicibile piacere di trovarsi sotto le luci, lo scrittore svolge invece il proprio ruolo quando tiene in mano la sua operosa penna, e quindi di nascosto. È questa pressappoco la scuola dove, tra mille dolorose offese e privazioni, ha imparato la modestia. Nel rapporto con le donne, ad esempio: lo scrittore, che volge seriamente i propri sforzi verso un unico fine e che si sente del tutto compreso nel proprio servizio, si vede costretto ad una prudenza che spesso ha effetti umilianti per la sua immagine di uomo. Adesso comincio a capire perché non si ha paura di definire lo scrittore un "eroe della penna". Questa definizione sarà forse banale, però è vera. Lo scrittore, con le proprie sensazioni, vive tutto: è carrettiere, oste, attaccabrighe, cantante, calzolaio, dama da salotto, mendicante, generale, apprendista di banca, ballerina, madre, figlio, padre, mentitore, creatore, amante. È il chiaro di luna, è il mormorio della fontana, è la pioggia, il caldo nella strada, la spiaggia, la barca a vela. È l'affamato e il sazio, lo spaccone e il predicatore, il vento e il denaro. Quando scrive, mette il proprio tesoro sul tavolo, e lei (una contessa polacca) conta il denaro. Lo scrittore è il rossore sulla guancia della donna che si accorge di amare, è l'avversione che prova una persona grettamente dominata dall'odio. In breve: lo scrittore è tutto e deve essere tutto. Per lui c'è solo una religione, solo un sentimento, solo una visione del mondo, e questa consiste nel nascondersi con amorevole attenzione nella visione del mondo, nei sentimenti e nella religione degli altri, forse di tutti. Ogni volta, quando scrive la prima parola, non ha più nulla a che fare con se stesso; e quando ha dato forma alla prima frase, non si riconosce più. Penso che tutto questo glielo si possa consigliare.

(Traduzione di Mattia Mantovani - da Berliner Tageblatt, 21 settembre 1907, ristampato in Feuer, di Robert Walser, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 2003. Copyright: Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main - Carl Seelig Stiftung, Zuerich, 1978)

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Di Carvelli (del 07/02/2004 @ 09:32:53, in diario, linkato 873 volte)
Stanno bene due recensioni così, insieme. Stanno ad indicare come la strada della maniera (del manierismo) possa essere un dirupo di rischiosa valicabilità. Se “Segreti e bugie” mantiene le aspettative teatrali che lo muovono alla messa in scena di un conflitto grazie ad una ottima direzione degli attori e recitazione degli stessi. E lo fa rischiando la banalità della rappresentazione di un reale così tale da apparire banale. “La casa dei matti” (salutato come capolavoro e rimproveratomi diverse volte!!!) non esce dalla maniera, ci rimane invischiato e questo avviene secondo me per una sbagliata direzione di regia (non certo per lacune degli attori). Alla fine è un film banale sulla normalità della pazzia e sull’anormalità della guerra. Meglio “No man’s land” allora. Per dire. Ma non è il caso di fare confronti quanto di interrogarsi su quel confine che fa del primo film un tributo felliniano furbastro (meglio allora quello post-moderno) di W.Allen) e del secondo la coraggiosa rappresentazione di una sfumatura anche ambiziosa (l’adozione, bianco vs. nero, il rapporto coniugale, la società inglese ecc.) nelle premesse e nell’esecuzione.
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Di Carvelli (del 03/02/2004 @ 07:45:03, in diario, linkato 932 volte)
E’ incredibile come basti poco a rendere un film un’inutile sequenza di stupori. CITY OF GOD è un film di cui dire male sembra impossibile: ben girato, ricco di artifici di regia neobarocca (cose che piacciono molti di questi tempi). Eppure ne esce che ti dici magari leggo questo libro e l’effetto saga intelligente divisa per capitoli mi apparirà meno fastidiosa. Eppure fatichi a trovare motivi di delusione. Ben girato, ben recitato (buona direzione degli attori). Non puoi dire sia scritto male. Ma è un film lungo, troppo lungo per portarti a qualsiasi conclusione pur non avendo altre ambizioni che queste, altrimenti non stare lì a giocare sugli stupori. E ti ritrovi alla fine che non sai perché. Freddezza, esercizio di stile sfacciato (addirittura una divisione di schermo, una sola, isolata). Film freddo e senza comunicazione. Anche se non trovi difetti formali (forse perché film formale|). Sarà un regista da Oscar? Da inglobare nel sistema USA come Inarritu?
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Di Carvelli (del 02/02/2004 @ 07:15:38, in diario, linkato 865 volte)
E’ un noleggio di palazzo. Uno scambio DVD condominiale. E mi vedo QUALCOSA E’ CAMBIATO doppio premio oscar (migliori attori attrice protagonisti) a Jack Nicholson ed Melena Hunt. Chiaramente è un film così, emotivo ed emozionale. Va da sé è un film che deve (riesce) a far commuovere ma anche questi possono essere nel breve dei pregi. Naturalmente mica si riesce a vedere chi è il regista di questa pellicola, come spesso negli americani… Boh. C’è una battuta divertente per quanto sessista e misogina. Domandano al suddetto Nicholson come faccia a raccontare così bene il mondo delle donne, a descriverle. Lui: “Penso a un uomo e gli tolgo razionalità e affidabilità.” Ma, privilegio di specie, una battuta successiva della lei suddetta ristabilisce proporzioni. Domanda (la risposta è no, che in questo caso è una risposta molto maschile): “Un momento romantico ti ha mai portato a fare una cosa anche se sai che è una stupidata?” Ma anche se alla fine le proporzioni si riequilibrano non si risolve l’equazione e questa è la storia. Da sempre.
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Di Carvelli (del 01/02/2004 @ 10:36:29, in diario, linkato 937 volte)
Prima (con L.) ci rivediamo IL SORPASSO di Risi, con Gassman e Trintignant. Che dobbiamo dire? Che ci è ripiaciuto? Che ci è sempre piaciuto e che sempre ci piacerà? Intanto ci tocca dire che è un film scritto girato e recitato benissimo. Ma che diciamo di nuovo? Che Maccari (come Flaiano e quella generazione lì di sceneggiatori) è un creatore di personaggi di rara forza e suggestione. Tu vedi sti film e ti dici ma adesso che cazzo fanno gli sceneggiatori. Anzi, ti domandi, ma dove vivono? E ti viene anche un dubbio (ma prima ti viene un assunto: qualsiasi mediocre film di allora è meglio di molto di un mediocre film di oggi) che la televisione abbia rovinato la percezione/fruizione del cinema. Ed è un tormento che ti fa vergognare perché ti sembra di stare alle fermata dell’autobus a discutere di Berlusconi. Come se ci fosse qualcosa di cui discutere! E allora VABBE non ci sono più le mezze stagioni e la tele ha rovinato il cinema. Per dire un VACANZE DOVE CAZZO VI PARE è tutto sommato vergognosamente peggio di cento film stupidi di allora. Allora, almeno, dateci un Pieraccioni quotidiano che tanto Antonioni non ce l’abbiamo più (memorabile Gassman: “Hai visto l’eclisse? Ho dormito….Bel regista Antonioni!”… chissà se ci furono contenziosi) ma in compenso non abbiamo nemmeno un Risi e se arriva un Monicelli (Virzì) che fine fa poi? La sera non può che finire altrove: al freddo della sala esterna de La Palma (party ZU) o all’interno incomunicabile (e ridaje con Antonioni) dei grandi Bertallot e Costantino.
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Di Carvelli (del 31/01/2004 @ 15:23:31, in diario, linkato 1630 volte)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si apre con una bella citazione di Borges e cade a proposito un articolo su La Stampa di oggi di Maurio Baudino sull’editor (chi in o per una casa editrice, valorizza e puntualizza un testo, lo migliora, lo aiuta nel verso della sua stessa espressione alla completezza, alla perfezione). La citazione era questa, da Borges (il citatore Claudio Magris): “Altri si godano i libri che hanno scritto. La mia gloria sono i libri che ho letto.” L’articolo non menziona la grandiosa Grazia Cherchi a cui pure la miglior editor in circolazione Laura Lepri deve molto e che merita di essere letta (c’è un libro feltrinelli di cui non cito il titolo a perfezione per non averlo inglobato nell’ultimo trasloco ma che deve considerarsi una specie di vademecum all’uopo). La perplessità e la prevenzione che connota questo mestiere nasce dalla falsa credenza che un testo debba essere lasciato (per naturalezza e verità, questi gli alibi) così com’è. Trattasi di falsi problemi in uno come nell’altro caso. Reale il rischio invece che pochi editor che lavorano allo stesso modo (scegliendo e lavorando su uno stesso tipo di testo allo stesso modo) finiscano per rendere i libri uguali. Reale. Intanto muore Janet Frame. In silenzio come si scrive da più parti e come se altri morissero facendo gazzarra. Ma lei davvero se ne va nell’ombra. Citazione: “Mi piacciono i fiori ma preferisco le erbacce. E’ un sentimento basso, ma io sto assolutamente dalla parte degli esclusi. Proprio come i personaggi delle mie storie.” Me too. A proposito di citazioni: sarei curiosi di sapere una classifica dei più citati. E poi: esistono citazioni moderne e non il facile intingere nel classico? E se esiste a chi va l’arte dell’espungere? A Moretti? E perché e a chi altri? Sarà possibile interrogarsi sulla mancanza di pesca nel contemporaneo? Si deve morire per farsi citare? O si deve (non si scrive) scrivere come un classico? E allora: esistono scrittori classici, contemporanei? Quante domande!

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Di Carvelli (del 30/01/2004 @ 09:09:25, in diario, linkato 957 volte)
Andiamo al rashomon anche per vedere che succede, com'è lo spazio visto che ci dovremo andare a fare il reading il 7 alle 21 (non più alle 19 come detto). E' la serata di Accattone. Leggono (finché resistiamo al freddo) Lagioia (bel racconto ma forse da lettura silenziosa) Danco (un ritmatissimo incidente intestinale con ritmo e situazionismo indovinati, brava), Pacifico e Raimo. Insomma il team MinFax (per ora). Di tutti mi piace di più raimo che mi sembra stia inseguendo con successo un modello di letteratura (diverso dall'esordio LATTE più autoreferenziale e meditabondo) mimetica con ritmo e voce. Il suo racconto non ha cadute ed è letto benissimo. Mi sembra una bella evoluzione. Aspettiamo libro. Per ora sicuramente tocca leggere Accattone (o forse era già uscito) per ritrovare il suo Canottieri Lazio.
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Di Carvelli (del 29/01/2004 @ 15:02:40, in diario, linkato 1081 volte)

A DENTI STRETTI

L'Ostile e Inguine Mah!gazine, editoria radicale tra fumetto, scrittura e provocazione

 4 febbraio ::::: 7 febbraio

L'ingresso nel nuovo decennio ha segnato un ritorno alla radicalità ed un vistoso melting pot nel mondo del fumetto e delle arti visive. Due riviste recentemente si sono fatte portavoci, in forme e modi diversi, di queste tendenze. Da una parte «L'Ostile», magazine militante che miscela politica, fumetto e letteratura e dall'altra «Inguine Mah!gazine», estensione cartacea di un sito diventato in breve tempo punto di riferimento per il nuovo fumetto italiano ed internazionale, ed il suo accostamento all'arte contemporanea. L'iniziativa che prenderà il via al Rashomon il 4 febbraio per concludersi sabato 7 vedrà la presentazione delle due testate sotto forma di mostre, proiezioni video, reading e incontri.

:: A DENTI STRETTI :: al RASHOMON Da mercoledi 4 febbraio a sabato 7 febbraio. Dalle ore 20.30 in poi Via degli Argonauti, [quartiere Ostiense] Tel. 06/97602477 rashomon@email.it

::: WHO'S WHO? >>> L'OSTILE (act + pop + politics) L'Ostile è un collettivo dalle dimensioni non dichiarate che si occupa delle pratiche sociali nella cultura popolare. O della cultura popolare nelle pratiche sociali. Dal fumetto alla scrittura, passando per arte visiva e fotografia l'Ostile è una mappa che si ridisegna incessantemente, seguendo il ritmo delle ondate sociali e culturali. L'ultima mareggiata ha prodotto un magazine da edicola, dal taglio giovane e pimpante, con un ardito mix tra fumetto, socialità e personaggi "contro" della cultura popolare. Terminato l'esperimento si stanno tracciando nuove rotte mirate sull'editoria underground, l'organizzazione di mostre ed eventi, l'autoproduzione e internet. L'Ostile - www.lostile.org

WHO'S WHO? >>> INGUINE MAH!GAZINE Nata da appena un anno Inguine Mah!gazine si è già affermata come la migliore rivista di fumetti underground italiani ed internazionali. Creata da una equipe esperta composta da Gianluca Costantini, Alessandro Micheli e Marco Lobietti sta per varare il suo terzo numero, "America, America". Una rivista ormai di culto nel panorama italiano. Autori introvabili se non in pubblicazioni all'estero. La pubblicazione è stata recensita in quasi tutte le riviste Italiane, tra cui Donna di Repubblica, Rumore, Rockerilla, NextExit, Urban Magazine, Fumo di China ecc? Una rivista ricercata da tutti i collezionisti del genere. Inguine - www.inguine.net

::: >>> MOSTRA - inaugurazione mercoledì 4 febbraio ore 21.00 L'AUDACE EPOPEA DEL CAVALIERE E DEL SUO BUFFONE Alessio Spataro è uno dei vignettisti politici più conosciuti tra le nuove generazioni. Le sue vignette compaiono in decine di siti internet, riviste militanti e non, fanzine, volantini, manifesti e magliette. Silvio Berlusconi è il presidente del consiglio italiano, assolata nazione del sud dell'Unione Europea.

>>> MOSTRA - inaugurazione mercoledì 4 febbraio ore 21.00 INGUINE MAH!GAZINE 2004 La rivista di fumetti Inguine Mah!gazine propone una collettiva dei suoi autori più rappresentativi, tra i quali Andrea Bruno, Maurizio Ribichini, Sara Colaone e Stefano Zattera impegnati in un "Omaggio a Marjane Satrapi". E ancora, Paper resistance, Claudio Parentela e Gianluca Costantini.

>>> INCONTRO - giovedì 5 febbraio ore 21.00 ANGOULEME 2004 Luci e ombre di ritorno dal più grande e importante festival europeo di fumetto. Un breve resoconto, a metà tra un diario di viaggio e un dietro le quinte da addetti ai lavori, dal festival di Angouleme, conclusosi domenica 25 gennaio. Proiezione di immagini e interventi di Dario Morgante (del collettivo de L'Ostile) e Laura Scarpa (direttrice della rivista Scuola di fumetto).

>>> PROIEZIONI - venerdì 6 febbraio ore 21.00 SOPRATTUTTO ERA FASTIDIO Un viaggio nella malattia mentale e nelle sue manifestazioni con i cortometraggi realizzati con varie tecniche da una selezione di autori curata da Inguine.net. A brand new psycho di Daveide Saraceno - Davide Ragona (Italia, 2003, 3') Bio. Hazardus di Paper resistance/minimalab/Manfred Regen, (Italia, 2003, 5') Decorso di Davide Catania, (Italia, 2003, 25') Dr. Makùmba Voodoo Sanatorium di Squaz (Italia, 2003, 9') La rabbia di Ericailcane (Italia, 2003, 3' 30") Un giorno a mio fratello è scoppiato un piede di Gianluca Costantini- Leonardo Guardigli (Italia, 2003, 4')

>>> READING - sabato 7 febbraio ore 21.00 TRE OSTILI CON SORPRESA Roberto Carvelli, Michele Governatori e Fabio Zanello sono tre scrittori che hanno pubblicato su L'Ostile e che leggeranno una selezione di loro brani. Un quarto ospite a sorpresa irromperà sulla scena...

-- ---------------------------------------- L'Ostile act + pop + politics Coniglio Editore Piazza Regina Margherita 27 00198 Roma 06 8417393 (t) 06 8415284 (f) redazione@lostile.org http://www.lostile.org ----------------------------------------

 

 

 

 

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