Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 19/01/2004 @ 07:47:54, in diario, linkato 1006 volte)
Da Il Sole 24 Ore, scopro che l’Iraq è già diventato frontiera della lotta Pepsi vs. Coca per accaparrarsi nuovi mercati. Né sapevo che la Pepsi aveva conquistato il mondo islam in risposta alla scelta coca di Israele (quota di mercato 67%). E allora ecco per contrasto scegliere Pepsi la Giordania (61%), Kuwait (74%), Arabia Saudita (78%) e Libano (83%!!!). E intanto varianti autoctone in Zam-Zam Cola e Mecca Cola. Sempre nel Sole, articolo su Venezuela e Chavez. Critico. Io di Chavez ne so troppo bene. Poi leggo un articolo e ne trovo un tutto male che ti domandi: sarà perché è uno scomodo, davvero un bolivarista. Bah! Mi sembra un clima di poca attenzione (per quello per cui vale averne poca). Il caso Parmalat si sta risolvendo nella triste saga famigliare Tanzi che avrebbe (primi cinque o sei telegiornali) distratto un bel po’ di soldi. E’ strano (certo sappiamo che è variante linguistica, sì sì sì) scegliere una voce così poco truce per descrivere questa parabola triste del nostro triste capitalismo italico e per conoscenza del triste capitalismo mondiale. E intanto i new global sarebbero truci (loro sì) sfascisti e pericolose cellule impazzite del sistema…Mah! Verrebbe da ridere se non fosse che Beppe Grillo che aveva annunciato il crollo Parmalat è divenuto teste come persona informata sui fatti… Bah!
Di Carvelli (del 19/01/2004 @ 07:45:01, in diario, linkato 1203 volte)
Comprato “Poesie italiane” di Josif Brodskij (Adelphi). Mi piacciono i versi qua sotto.
1 “Così, alitando sul vetro, si tracciano/ le iniziali di coloro alla cui assenza/ non ci si può rassegnare e uno sgocciolo/ trasforma in una coda d’ippocampo/ l’amato monogramma.” (da San Pietro)
2 “Abbraccia l’aria pulita, come fanno i rami di questi pini:/ fra le dita ne resta quanto sul vetro, sul tulle./ Ma dalle nubi non torna più azzurro l’uccellino,/ e anche noi non siamo proprio dèi in miniatura./ Perciò siamo felici: siamo un niente.” (da Elegie romane)
Quasi diretta. Crozza - minuti fa - da Quelli che il calcio ha detto che il Presidente del C. si è rifatto gli occhi per dare una nuova immagine di sé e lo ha invitato a rifare gli occhi degli italiani per ottenere un risultato davvero soddisfacente.
Poi... mi dicono (vengo a sapere) il medesimo Presidente del C. essere stato buon babbonatale per i dipendenti donna della Presidenza del C. ...CD di Apicella per tutte... Non ho altro da dire.
Sta proprio bene la tazza (una delle due) che ho ricevuto per il mio compleanno. Io dico che è (sono) costata molto col suo Made in Japan, col sua hand made, le striature verde chiaro e scuro il suo cappello (è da tisana) che può diventare piattino. Sta bene il tè al computer con Amalia Grè a tappetino musicale e sigaro che fumo come un piffero (delle volte capita che la foglia che gira all’esterno il toscano è fallata - qui in duepuntidue - e non tira e ti rode perché a sapere lo tagliavi in due metà, in ragione dei buchi). Ed è una bella domenica di piaceri domestici quindi a cui farà allegria la Domenica del Sole 24ore. Oddio, gli inserti letterari li prendo (e quasi sempre) li leggo tutti: Alias, TTL. Ma la Domenica è la Domenica. Non credo ci sia da dire molto anche se dispiace l’assenza forzata di Pontiggia, insostituibile figura di intellettuale di cui conserverò a vita gli incoraggiamenti (una lettera) e la spontanea gratitudine per una recensione di un meridiano da lui curato (telefonò al giornale e si fece dare il mio indirizzo per scrivermi, e fanno due). E’ cosa comune a pochi (solo Laura Lepri, grande editor trasversale, fece altrettanto e la Signora Feltrinelli… ma cos’è… etica milanese?). Comunque tornando alla Domenica, quella già uscita non quella che attende dal giornalaio (la pigrizia è giustificata da 200 metri!), mi ha solleticato la classifica a corollario di un articolo di Diego Marani. “Le parole più aborrite” (che già… voglio dire…). Sono 10:
1 QUANT’ALTRO 2 ASSOLUTAMENTE (SÌ) O (NO) 3 UN ATTIMINO 4 PIUTTOSTO CHE… 5 ESODO E CONTROESODO 6 COME DIRE… 7 VACANZIERI 8 SPALMARE 9 TRA VIRGOLETTE 10 POLEMICA
Proviamo ad allungare la lista? A stravolgerla? PS: Io per parte mia nell’ottica del divertissement dico che una volta durante un corso di scrittura sentii dieci minuti dieci di critiche a “un attimino” e poi lo stesso (relatore) delatore pronunciare le due parole con inconsapevole naturalezza. Lì mi sono fatto un’idea…
Di Carvelli (del 18/01/2004 @ 12:40:30, in diario, linkato 6732 volte)
Nell’attesa di risvegliarmi al piacere della lettura del regalatomi “Corri, Coniglio” di John Updike trovo all’usato e divoro il libro di Juan Manuel de Prada “Coños (fiche)” (e/o). Non dico che lo divoro per non apparire onnivoro o (meglio) peggio cannibale e perverso, sessualmente disturbato che poi in questi tempi di assoluta normalità (vestita di trasgressione) sarebbe diamante… non dico che lo divoro ma lo leggo con piacere magari per una malattia di campionatura e catalogazione a cui non mi sento indifferente. Va detto che è un libro surreale e onirico quindi bando alle letture onaniste. Libro che va letto così come un sogno, una proiezione di attenzione alla linea-ferita, porta del mondo a cui dedicò poesia Tonino Guerra (soggetto/oggetto della mia tesi di laurea), la straordinaria “La figa l’è una telaragna” (La fica è una ragnatela) che è ne “Il miele” e poi rivisitata in Fellini “Casanova” voltata al veneto…la mona. Eccola:
La figa l'è una telaragna (La fica è una ragnatela) un pidriùl ad sàida (un imbuto di seta) é sgarzùl ad tòtt i fiéur (il cuore di tutti i fior)i; la figa l'è una pòrta (la fica è una porta) ch'la dà chissà duvò (per andare chissà dove) o una muràia (o una muraglia) ch'u t tòca buté zò. (che devi buttar giù). U i è dal fighi alìgri (Ci sono fiche allegre) dal fighi mati s-cènti (delle fiche matte del tutto) dal fighi lèrghi e stretti, (delle fiche larghe e strette,) fighi de caz (fiche da due soldi) ciacaròuni ch'al tartàia (chiacchierone o balbuzienti) e quèlli ch'al sbadàia (e quelle che sbadigliano) e a n dòi una parola (e non dicono una parola) gnènca s'ta li amàzz. (neanche se le ammazzi.) La figa l'è una muntagna (La fica è una montagna) biènca ad zòcar (bianca di zucchero) una forèsta in dò ch'e' pasa i lop (una foresta dove passano i lupi,) l'è la caròza ch'la tòira i caval; (è la carrozza che tira i cavalli;) la figa l'é una balèna svòita (la fica è una balena vuota) pina ad aria nira e ad lòzzli, (piena di aria nera e di lucciole,) l'è la bascòza dl'usèl (è la tasca dell'uccello) la su còffia da nota, (la sua cuffia da notte,) un fòuran ch'e' brèusa inquèl. (un forno che brucia tutto.) La figa quand ch'e' tòcca (La fica quando è ora) l'è la faza de' Signour, (è la faccia del Signore,) la su bòcca. (la sua bocca.) L'è da la figa ch'l'è avnèu fura (E' dalla fica che è venuto fuori) e' mond sa i èlbar, al novli, e' mèr (il mondo con gli alberi le nuvole il mare) e i òman é un a la vòlta (e gli uomini uno alla volta) e at tòtt al razi. (e di tutte le razze.) Da la figa l'è avnù fura ènca la figa. (Dalla fica è venuta fuori anche la fica.) Os-cia la figa! (Ostia la fica!)
I capitoli del libro di de Prada parono tutti con ‘La fica…’ Cito appena “La fica delle sarte”, “fica che suda quattro camicie per otto ore al giorno, meno un breve intervallo per mangiare un boccone” o quella delle zitelle che “non necessariamente vergine, conserva ancora, come un perenne retrogusto, il sapore dell’amante disperso in battaglia o perso fra le braccia di un’altra”. Perché dico (lo penso?) che è un libro colto, letterario?
PS A questo punto devo cercare l’immagine che illustri il mio post. Troverò in google la copertina del libro? O...
Di Carvelli (del 17/01/2004 @ 12:04:12, in diario, linkato 1012 volte)
Stupor vacuooooo… Se ci sei batti un colpo. Ieri cinema. Non di neve. Ieri 21 grammi: perplessi, indecisi, intontiti. Seduti su due sedie isolate nella platea, ultimi, come su un divano. American beauty senza facile satira cryptogay e middle class con un più di cattiveria. Vado cauto. Bello? Sì ma… quante perplessità. Stupor diceva che con 21 grammi saremmo precipitati nel successo annunciato. Film costruito (paraculo) ad arte per palati, per un identikit di palati… Nulla di diverso dal frontaliero Vacanze in India. Insomma, un fatto solo di opportunità e life style… Forse aveva ragione… Vorrei che si esprimesse sul successo (predefinito e tarato) annunciato. Dài Stupor, manifestati! Che dire poi: Benicio del Toro enorme. Sean Penn, forse uno dei migliori attori a tiro. Quest’anno Sean merita (gli) oscar. Davvero. Di Inarritu che dire. Talento, ottima direzione degli attori. Montaggio (quanto montato!) ping pong, musica buena. Ma…
Dareste mai l’esecuzione dei lavori a una ditta che si presentasse con una strana manfrina litigiosa tra architetto geometra direttore dei lavori? Affidereste un appalto a chi vi lascia intendere che comunque subappalterà l’impianto elettrico ma forse la ditta a cui toccherà la buona sorte non è decisa a lavorare per la stessa? Vi fidereste di chi vi dice che i lavori saranno guidati da X (che invece dichiara di non volersene occupare) mentre Y dice di essere lui il capomastro? Più o meno è questo quello che succede alla grande ala sinistra che si prepara a pedalate corte alle incalzanti elezioni. E nel frattempo chi ci aveva promosso radicali trasformazioni è solo un po’ più ricco, un po’ più sicuro della propria vecchiaia e del futuro della sua famiglia. E (nell’un caso come nell’altro) la vita va avanti… Andrebbe comunque avanti…
Che dire? che ora è chiara la triste genia di presidenti di calcio a qual fine... Repubblica ultim'ora:
1.Vertice pm e Guardia di Finanza "Il Parma ha evaso 640 miliardi" Incontro in Procura a Milano. I Tanzi avrebbero truffato il fisco per mancata denuncia di plusvalenze relative alle cessioni di calciatori ...
E inoltre:
2.La fotografia del Censis "Roma produce più ricchezza di Milano" Nel 2003 ben il 6,4% della ricchezza del paese è stato generato nella Capitale. Al secondo posto Milano (4,8% del Pil nazionale), poi Torino (2,2%) e Napoli (1,5%).
Roma pride...in un certo senso...
Di Carvelli (del 16/01/2004 @ 08:05:07, in diario, linkato 1047 volte)
E’ il titolo di un racconto che ho pubblicato in un’antologia per un piccolo editore siciliano (Coppola) anche se mi dispiace dover dire che il libro è in sé introvabile o quasi. Nonostante sia un raggruppamento discreto di storie e racconti. Il racconto era dedicato all’amicizia di un benzinaio di un’area di servizio con un autotrasportatore. In definitiva era un racconto sulle aree di servizio, vero luogo di elezione per me. Isole di luce allegra nella notte e anche posto di emozioni, di incontri e di promiscuità. Alla fine si finisce per ripetere gli stessi aggettivi ma come non dire che è un luogo laterale quando dice quello che è e lo dice al quadrato? Se penso alle aree di servizio mi tortura l’idea di quanti amori abbia generato anche magari nella forma compendiata e rapida della giustapposizione dei corpi. E amicizie? E odi e rancori? E mi tocca ricordare un'area di servizio fatta di silenzi che difficilmente si riempiranno di nuove parole. E’ incredibile come certe frasi ti entrino nella testa e sia pure stronze finiscano per diventare tormentone della tua coscienza. Così è stato per le parole della mamma di una ragazza dei tempi del liceo: “una donna sola sull’autostrada è una puttana”. Non so se fosse autobiografica ma se era generica era infelice. Magari era detta da signora non-patentata, magari no. Magari erano solo gli anni ’80. Noi giovani, i costumi in via di trasformazione…
Direi che c’è così poco da dire a proposito che quasi mi vergogno a scriverne. Che la televisione del dolore o della verità sia fatta di frusti attori di secondo piano e di speranze lo sanno pure gli stupidi che se li vedono con la partecipazione della verità. Succede anche al cinema. Sala vuota o quasi (visione pornomane, quasi, uno lontano dall’altro) a vedere Oshima de L’impero dei sensi, scena dell’evirazione, si ode un noooooooooo preoccupatissimo e freudiano. Come dire? Anche la più estrema visione narrativa del cinema ci conduce l’identificazione. Così tornando a B e R, due lettere che non possono che stare separate mi sembra capziosità allo stato puro che ci ricorda come se un figlio parte e se ne va in giro magari la gente lo accetta lo stesso. Ma se, cresciuto a dismisura nella casa, la lascia all’improvviso per l’avventura non deve più sperare nel ritorno. D’altro canto la pretestuosità non fa simpatia quindi…
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