Immagine
 Il letto di Katia... di Carvelli
 
"
Qui l'attenzione raggiunge forse la sua più pura forma, il suo nome più esatto: è la responsabilità, la capacità di rispondere per qualcosa o qualcuno, che nutre in misura uguale la poesia, l'intesa fra gli esseri, l'opposizione al male. Perché veramente ogni errore umano, poetico, spirituale, non è, in essenza, se non disattenzione

Cristina Campo
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 23/01/2012 @ 09:17:52, in diario, linkato 655 volte)

Ho letto ieri sul Corriere della Sera la rubrica di Aldo Grasso questa volta dedicata alla tragedia del Giglio. Come al solito è interessante il suo punto di vista. Anche se non mi convince in pieno. Per esempio quando chiama tutti a correo: "il vero dramma: il naufragio della Concordia è stato quello della nostra mediocrità o incuranza". E io non mi sento corresponsabile del Giglio. Né mi sentivo "comunista" quando approvavo la Tobin Tax che ora approvano anche molti liberisti illuminati. Ed è solo un esempio. Non mi piace questa idea della compromissione generale. Non a tutti i livelli. La capisco appena quando, come fece Fellini, nella sua libera intoccabilità ammette "fummo tutti fascisti". Ma molti non lo furono ed è irrispettoso, penso ora, dimenticare quei pochi che hanno pagato per essere coraggiosi oppositori. Ma approvo questi due passaggi di Grasso: "Da noi si è dissolto il principio di autorità, non si sa più chi comandi. E chi comanda non sa più comandare" e "La delegittimazione di chi ricopre un qualsiasi incarico è continua: il concetto di responsabilità personale è uno dei beni più preziosi che abbiamo perduto, tanto c'è sempre qualcuno che discolpa o giustifica. Alla lunga, non c'è da stupirsi se un comandante viene meno al suo principale compito, perché il suo ruolo ormai è completamente svuotato. Il dovere resta una sorta di rassegnazione endemica". Ma qui davvero ci vorrebbe una chiamata alla corresponsabilità. Perché nel corso del tempo abbiamo costruito poteri forti senza responsabilità o mitigato responsabilità svuotandole di potere? A zolle. A interessi particolari. Ecco, questo sistema del perdono e del servigio, del totalitarismo (in senso lato) ha trasformato il potere in un concetto vuoto. Anche e soprattutto quando è pieno. O riempito. Spesso solo di galloni.

 

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 22/01/2012 @ 21:08:55, in Diario, linkato 623 volte)
Da Da presso:(...) L'ingenuità non si dà gratuitamente, si mette in scena e si recita, se sei uno dei pochi milioni che danno un senso all'umanità
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 22/01/2012 @ 10:18:48, in diario, linkato 623 volte)
Ieri siamo andati a vedere Emotivi anonimi e, per diverse ragioni, non ci è piaciuto. La ragione comune è che forse oggi non è più il tempo per consumare (stante la crisi) con leggerezza x euri per un film che non ti cambia nulla. La mia ragione è che non mi piace vedere il pubblico ridere di una debolezza che è una malattia. L'altra è che, quando si annunciava questo film, ero portato a pensare che il tema "emotività sentimentale" fosse interessante. Quasi importante. Ora penso che è una malattia e anche poco romantica. E che se qualcuno di noi non riesce ad avere l'amore che desidera (per diverse e non tutte sane ragioni) ha un suo dramma dal quale la bonomia dovrebbe essere sottratta. Perdonate la durezza ma quello che non si realizza non c'è. Quello che non vogliamo che si realizzi è il punto della questione non la cosa in sé. Va poi detto che il film manca nel racconto di questa debolezza miscelandola con una forma poco plausibile di coraggio. Vale però la sigla finale.
http://youtu.be/jdHJEBaERCU
">.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 22/01/2012 @ 10:16:08, in diario, linkato 792 volte)
http://www.paesesera.it/Societa/Una-cosa-toccante-che-non-faro-mai-piu-o-almeno-credo

Una cosa toccante che non farò mai più (o almeno credo)
di Roberto Carvelli

Il titolo, lo avrete riconosciuto, fa il verso al capolavoro di talentuoso umorismo di David Foster Wallace “Una cosa divertente che non farò mai più” (pubblicato da minimum fax). In inglese il titolo suonava così “A supposedly fun thing I’ll never do again”. E in quel “supposedly” (presumibilmente, apparentemente) c’è tutta l’improbabilità della premessa. Il racconto-reportage, inizialmente commissionato dalla rivista Harper’s, prendeva le onde più che le mosse da una crociera ai Caraibi ma l’estro stilistico elefantiaco del compianto David lo aveva reso un libro. In tutto e per tutto. E divertente per lo più. Una lettura che vi consiglio anche in questi giorni di triste attualità navale e vacanziera.

La cosa, più che divertente “toccante”, che ho fatto io sotto Natale è stato andare alla Basilica di San Pietro e mettermi in fila – non so se dalla foto si intuisce – da quasi la metà di un colonnato del Bernini per fare il giro completo del quarto di cerchio e arrivare a completare l’altro emiciclo per raggiungere i varchi. Lì, nonostante il freddo, ci siamo spogliati dei giacconi e li abbiamo passati al metal detector insieme allo svuota-tasche in quei giorni laborioso. Avevo infatti una quantità di spiccioli dei resti infiniti dei regali, viti da cercare in ferramenta, biglietti di appunti vari, telefono, due accendini (uno scarico).

Mi è sembrato assurdo mettermi in coda ma l’amica che accompagnavo non sarebbe venuta così presto a Roma e aveva detto, incoraggiante, “la fila scorre”. In effetti, non so quanto siamo stati ma non doveva essere troppo. La gente che stazionava con noi parlava tutte le lingue europee. C’era un gruppo di francesi un po’ caciaroni e giovani, due preti africani, una coppia lituana con tanto di bandiera sullo zaino e una famiglia allargata veneta che stigmatizzava i furbetti che gli passavano avanti evocando una fatale ora del giudizio. Tutti guardavano per sapere/capire quale fosse la finestra da cui si affacciava il Papa e gli è sembrata di riconoscerla in quella con le tende scostate. Ovviamente ho ripensato ad Habemus papam di Moretti e alla necessaria animazione di quella finestra. Attesa, scontata. Superati i varchi le cose si sono fatte facili almeno per noi che volevamo vedere la sola basilica e abbiamo guardato con un po’ di compiacimento quelli in fila per il museo. La chiesa, come molti di voi sapranno, è bella già dalla Pietà di Michelangelo subito lì a destra (anche se ormai lontana dalle turbe dei vandali). Ma per me è troppo sontuosa e barocca. Le preferisco altre più semplici come San Giorgio al Velabro, Santo Stefano Rotondo e Santa Maria Sopra Minerva (ne dico solo alcune).

Eppure San Pietro riveste un fascino universale. Un fascino, però, di cui non riesco a essere consapevole. Cioè: non mi dico mai “guarda che è come se stessi a La Mecca… ti rendi conto?” E no, non mi rendo conto. Come tanti romani, forse non ferventi, lo do un po’ per scontato questo pellegrinaggio. Poi quando sono dentro un piccolo orgoglio me lo faccio venire ma è breve. Devo subito andarlo a stipare da qualche parte per non farlo sparire in mezzo a quella aurea grandiosità. E allora cerco la tela nascosta, la cappella meno inginocchiata, la statua meno fotografata, il ritaglio di marmo sfuggito ai passi tutti in fila dei visitatori. Alla fine mi rifugio nella sagrestia. Leggo tutta la lista dei papi e conto quanto spazio è rimasto per incidere i nomi futuri; m’impressiono di quell’unico anno che marca il pontificato di Albino Luciani. La mia amica s’incuriosisce sullo stand di paramenti in attesa della (s)vestizione e dice le magiche parole italiane gucci, prada, dolce&gabbana che in inglese suonano confortevoli e compiacenti. Sorridiamo ma con compostezza anche perché ci viene richiesto di far passare prete e chierichetti al seguito che smontano da una funzione appena conclusa. In breve siamo fuori ma non so se per l’impreparazione alla visita non sento di aver subito quell’impressione toccante che poi, strano a dirsi ma zingarelli docet, viene dal francese touchant. Ecco non ho sentito la touche ma se ci fosse stata? Se uscendo da questo luogo avessi sentito il tremito, la scintilla di un qualcosa, come lo avrei comunicato? Religione e Ufo sono due cose che associo. Religioso lo sono (anche se non cattolico) e ho risolto nel dirlo solo in una comunicazione privata ma se avessi visto un Ufo come lo avrei comunicato? In questi giorni leggevo, a proposito, un articolo di Tommaso Pincio che raccontava di quando Kubrick credette di averne visto uno e di quanto si fosse tormentato prima di sciogliere scientificamente il suo dubbio e lo scrittore italiano si domanda cosa sarebbe successo se non avesse trovato quella risposta. Ecco: e se avessi subito quel tocco, che cosa potrei scrivere ora?

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 20/01/2012 @ 17:57:07, in Diario, linkato 612 volte)
Scrive Elitis: Ma ecco che cosa intendo con tutto questo/ che noi i vivi tra due pericoli/ neppure importanti scioccamente dimentichiamo:/ non è sempre più piccola la casa della montagna/ non è sempre più grande del fiore l'uomo/ sbagliate sono tutte le distanze/ che ci dà l'occhio e ingiustamente credo/ ci vantiamo dicendo/ 'questo è il mondo'.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 20/01/2012 @ 12:16:54, in diario, linkato 637 volte)
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 20/01/2012 @ 12:11:47, in diario, linkato 833 volte)

E vissero felici e disgiunti
di Roberto Carvelli

Ogni volta che ci passo davanti quando è domenica mattina o una qualsiasi sera penso a tutti quelli che varcheranno il giorno dopo questo portone in procinto di decisioni definitive, carichi di attese interminabili. Penso in particolare alle coppie. A tutti quegli ex-mariti o mogli che passeranno attraverso questo arco per concludere per legge quel che avevano iniziato per scelta e passione. Mi immagino tutto il bagaglio d’amore e disamore messo insieme negli anni che dopo averlo aperto e riaperto all’infinito domani finirà chiuso per legge. Ma penso pure a quante altre volte soli o in compagnia ricreeranno il loro immaginario processo fuori da queste aule di viale Giulio Cesare 54 b. E sorrido al fatto che la via ove ha sede il tribunale sia stata intitolata a un grande stratega-guerriero. Lo sapranno che tutto quello che domani succederà in una delle infinite salette di questo palazzo chiuderà solo una parte – tutto sommato anche la meno ingombrante – di questo bagaglio di gravità? E mi rispondo di sì, che lo sanno. E a saperlo sono in tanti. Separazioni e divorzi sono sempre più comuni. “Quel che dio ha unito...”: non finisce più come una volta la formula dell’inseparabilità coniugale. Ne sa qualcosa l’avvocato romano Maria Luisa Missiaggia con studio in via Veneto nel cuore della ex Dolce Vita. Ho chiesto a lei se crede che sarà dolce la vita di chi si lascia? Lei crede di sì se... “Se, come cerco di comunicare noi tecnici avvocati supportati da psicologi sociologi forniamo sempre più tecniche alternative al conflitto invitando la gente ad iniziare un percorso conciliativo, le persone smettono di vedere la separazione come la panacea dei mali considerandola un’occasione per rendere la propria vita di relazione più soddisfacente magari con un partner che la riconosca e la faccia sentire bene. La separazione deve essere il punto di arrivo non il punto di partenza di una coppia che ha deciso di dividersi. Facciamo corsi per tutto ma non ci educano ad andare d’accordo o a comunicare le nostre richieste in modo costruttivo. Tutto è frutto di un’esperienza di cui siamo carenti. Possiamo imparare a stare insieme come coppia e poi come genitori come se fosse un mestiere. Un concetto che non abbiamo più – che va insegnato ed imparato nella pratica”. Avevo conosciuto la Missiaggia nella preparazione del mio libro Amarsi a Roma. Le chiedevo se, per deformazione personale sua, fosse consequenziale immaginarsi una fase B del mio libro, “separarsi a Roma”, e abbiamo discusso di come e dove. “La cosa più macroscopica che sto riscontrando” mi aveva raccontato “è che la grande crisi economica spinge la gente a pensarci sopra un po’ prima di imbarcarsi nella disavventura di dover cercare due case, pensare al mantenimento e seguito. È per questo che io invito a intraprendere la strada della conciliazione, del concludere accordi e, se proprio la devo dire tutta, sono una fautrice dei contratti prematrimoniali e, per estremo, anche del matrimonio a tempo determinato salvo disdetta, che è un istituto presente in Olanda con la durata di due anni e invece assolutamente nullo in Italia. Non credo che depotenzino il sentimento forme di accordo, anzi lo amplificano. È più facile accordarsi in tempo di pace quando ci si ama che in tempo di guerra quando ci si vorrebbe eliminare a vicenda. Servono vie per la responsabilizzazione e non è da escludere che, in definitiva, sia una mancanza di cultura dello stare insieme quella che porta al separarsi. La gente si autoconvince di non stare bene e non accetta il cambiamento dell’altro quando non coincide con il proprio. È un fatto scientifico: la passione dura sette mesi, la serotonina scende e ci si vede per quello che si è. Se l’amore che stordisce finisce, e non c’è un valore dietro lo stare insieme, tutto muore”. Ripenso nel piccolo alla mia storia. A come sono arrivato a 44 anni scansando le scelte definitive, la paternità, la comunione dei beni. Mi domando se in fondo non sia nato tutto dalla paura di varcare quel portone di viale Giulio Cesare. Se sia stato incoraggiato dalla paura omologa di chi con me divideva il peso di quelle scelte. Un po’ razionalmente mi dico che forse se quel che poteva succedere non è successo non doveva succedere. Ma è un gioco del destino un po’ lasco. Mi dico che, in fondo, siamo sempre noi che scegliamo di scegliere e anche di non scegliere. Certo c’è un fatto generazionale: la convinzione politica o civile che non sia il contratto matrimoniale a garantire la felicità che magari non abbiamo visto trionfare nelle coppie che conoscevamo. Ma mi domando quanto questa cautela un po’ cinica abbia contraffatto la necessaria cecità che il fidarsi mette in gioco e quanto, quindi, il nostro (non) scegliere sia il frutto di una moda, di un’epoca. Metto insieme una casistica più felice, quella dei compagni duraturi, quelli che hanno retto negli anni gli scossoni e mi sembra di pensare che la loro resistenza sia fatta di grande tolleranza e, in molti casi, di un po’ di riusciti meccanismi apotropaici personali per vincere il rischio della fine. Lascio questa parte del quartiere Prati con il dispiacere di quelli che domani saranno lì dentro per mettere un punto definitivo alla loro storia fatta di passeggiate, coni gelati, pacchetti da scartare, finesettimana in Umbria, album o VHS del matrimonio, ricordi del viaggio di nozze ai Caraibi. Penso a quanti verrano a contaminarsi nell’aria marziale che questa parte di Roma conserva come un sacrificio necessario alla città e di quanto questo sacrificio possa averla resa una brutta foto dell’album immaginario dei nostri ricordi.
http://www.paesesera.it/Societa/E-vissero-felici-e-disgiunti

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 19/01/2012 @ 13:00:40, in diario, linkato 799 volte)

Mai come questo Natale ho ricevuto regali belli. E utili. Non ho avuto la sensazione del riciclo che pure sarebbe potuto essere, stante la crisi, materia dell'economia gestionale natalizia. E invece, a conferma della proporzionalità inversa tra crisi e valori, così non è stato. Cito da un libriccino piccolo ma ricco di spunti che ho ricevuto. Un piccolo diario-intervista del grande poeta Andrea Zanzotto. Il titolo è Ascoltando dal prato (interlinea). Scrive Zanzotto. "L'idea capitalistica del Pil che dice che tutto deve crescere porterà al disastro, mentre la legge della natura prevede una nascita, una crescita e un declino. E' una cosa immonda che non si diano notizie su quello che sta accadendo. Tutti cercano di dimostrare che possono sopravvivere. Sopravvivono i più forti e i più stolti. La fabbrica del cretinismo del mercato domina su tutto e i pubblicitari sono dei cinici spaventosi". Poi dicono che i poeti dovrebbero occuparsi solo di poesia! Non sarebbe più saggio chiedere agli economisti di occuparsi di poesia?

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 17/01/2012 @ 12:37:18, in diario, linkato 554 volte)
Alla fine è arrivato il mio birthday cake. Quando meno me lo aspettavo eccolo lì. Anche se oggi non è più il giorno e io continuo a stare modestamente male. E' arrivato in una busta gialla e senza costringermi a trovare qualcuno che me lo andasse a prendere all'ufficio postale che io di uscire proprio non se ne parla. Lì in mezzo al giardino. E' arrivato in tempo per dire che le cose belle sono anche buone e sono quelle che costano un certo impegno. Che io, se ci penso, continuo a reputare immeritato. Ma tant'è.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 16/01/2012 @ 14:00:20, in diario, linkato 706 volte)
Il regalo più bello che non ho ricevuto sarebbe dovuto arrivare per posta aerea per il mio compleanno. Era stato spedito da fuori Italia ed era il dolce fatto in casa per il mio compleanno. Cucinato in un’altra casa e mangiato in casa mia (da me). Non proprio in linea con il chilometri0 ma era un pensiero bello. Partito il martedì doveva arrivare il venerdì. Ma, come detto, non è giunto. Dunque: 1) il dolce l'ha mangiato un postino goloso (che suona tipo il delfino curioso della pubblicità ma se lo becco lo schioppo); 2) all'ufficio postale ci hanno fatto merenda; 3) nelle operazioni di imbarco-sbarco qualche scaricatore dei due aeroporti ha fatto un break; 4) il concetto topo, sì il concetto topo ovunque quel plico stazionasse in attesa delle mie fauci. Considerazione finale: il mio regalo di compleanno è stato un invito alla dieta. Riuscito e naturale. Con febbre tosse nausea eccetera eccetera. Ma il pensiero va detto era dolce, davvero.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Ci sono 1047 persone collegate

< ottobre 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
 
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
     
             

Cerca per parola chiave
 

Titolo
diario (3972)

Catalogati per mese:
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024
Maggio 2024
Giugno 2024
Luglio 2024
Agosto 2024
Settembre 2024
Ottobre 2024

Gli interventi più cliccati

Titolo
casa (8)
diario (1)
Letti di Amicizia (81)
libri (7)
Roberto (9)

Le fotografie più cliccate


Titolo

 


webmaster
www.lorenzoblanco.it








14/10/2024 @ 02:17:59
script eseguito in 261 ms