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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 31/10/2006
Gentile ... grazie della tua mail intanto. Per quel che mi riguarda io ho pubblicato tanto su riviste per anni e poi mi è capitata l'occasione di esordire. E poi ancora di esordire. Insomma, mi sembra di aver sempre esordito ogni libro e di dover esordire ancora. Sempre. Mi sembra che un libro alla fine sia un esordio e per quanto mi è dato di vedere lo stesso vale per tutti. Quasi tutti (a meno di vendite clamorose o critica incessante). Ieri sera un cantante (?) mi raccontava: "hai venduto 1000 CD...allora ti dicono che se sei fico ne devi vendere 4mila. Ne vendi 4mila e ti dicono che se sei fico ne devi vendere 8mila e poi 20mila e poi..." Insomma si deve essere sempre più fichi: è la vita. Dicono che sia la vita. Non credo di essere un buon tramite per la scrittura altrui. Mi è già capitato sai, di credere in un libro e... E niente. Cionondimeno continuo a credere a quello che leggo e se vuoi ti leggo. E se mi piace ne parlo ma scrivendo a me miri basso. Scusa l'understatement ma sono abbastanza fico anch'io per rendermi conto di quello che sono (un non fico) e te lo dico da subito. Continua a scrivere sempre sapendo come mi ricorda sempre la mia cara D che le cose più belle stanno tutte nei cassetti e ancora non hanno visto la luce. Esordire alle volte vuol dire far vedere la luce a quel grande patrimonio ma più spesso no...però r
"Gli è se mai che ne andrebbe della sua dignità, non mica di uomo ma di giocatore; gli è soprattutto, forse, che verrebbe a mancargli la chance sovrana e più imperiosa, la perdita". Così scrive(va) Tommaso Landolfi  in Rien va, una disamina sul gioco e non solo. Anche sulla paternità, la maternità, il concetto di democrazia. Un diario sulla linea dell'esistente. Un pensiero scomodo sulla linea d'ombra del male. Questa frase del giocatore votato alla perdita per definizione (o per conferma) mi ha fatto pensare agli amatori, alle amatrici. A chi persegue la strada dell'amore con ricadute continue, non per forza con fissità ma con insistenza sì. la verifica è anche lì la perdita, l'abbandono, il tradimento. Come una pace. Un riappianamento. Una prova. Ma alla fine "Di vero non v'è se non che lo spirito giace eternamente in catene, poco importa da chi forgiate". (ancora Landolfi) A chi rompere le catene? E' come dire che se non c'è l'avvertimento dell'eterno, dell'assoluto, della vita, a rompere le catene (all'impressione di romperle) vada dato il joystick. E forse anche all'amore. E sempre e comunque (al massimo di queste due esperienze) alla perdita. L'impressione di una libertà.
Fotografie del 31/10/2006
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