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 Letto di L 2... di Carvelli
 
"
Siamo oggi senza ombra e senza mistero,/ In una povertà che lo spirito abbandona;/ Restituiteci il peccato e il sapore della terra/ Perché il nostro corpo si emozioni, tremi e si dia.

Louis Brauquier
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 26/02/2007 @ 16:08:29, in diario, linkato 139761 volte)

Anche se ormai non è più facile che chi entra incontri chi esce (hanno inventato uscite laterali per evitare scambi)...entrando al cinema - andavo a vedere SATURNO CONTRO di Ozpetek - ho sentito una donna dire ad un uomo "è un film sull'amicizia".

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Di Carvelli (del 26/02/2007 @ 09:23:10, in diario, linkato 1351 volte)

Mi vorresti dire che la vita è difficile e che, nonostante questo, dobbiamo morire. Tra l'altro. Che sei sola, che lui è andato via. Che i figli...i figli. Faccio segno di aver capito. Mi vorresti dire è lunedì e già sono stanca che sto qui e mi sbatto ed è appena l'inizio. Non ci si riposa mai. Mai. Sabato e domenica, non ci si riposa mai. Mi vorresti dire che è inutile fare tutti questi sforzi senza risultati che poi tanto nulla cambia. Nulla cambia. Nulla cambia. L'ottimismo era una cosa di prima. Prima potevo essere ottimista. Prima. Ora no. Ora come faccio. L'ottimismo (mi vorresti dire) è una cosa da coglioni. L'ottimismo è per chi c'ha i soldi, per chi non ha problemi. Mi vorresti dire che nulla cambierà, che è inutile. Che è tutta una merda. Che il lavoro è così. Che non troverai nulla di meglio. Che tanto è inutile tentare, provare. Va tutto male. Mi vorresti dire che è una merda. Tutto. Che che palle sempre la stessa storia, non dire nulla, tanto è così, non mi convinci, va male e basta, è una merda e basta. Cose così. Che per esempio tu sì ti stai sforzando e niente. E allora? E' facile parlare, lamentarsi, arrabbiarsi. E' così e non cambia. Tutto va male e andrà sempre peggio. Così mi vorresti dire. Così mi dici.

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Di Carvelli (del 23/02/2007 @ 09:59:58, in diario, linkato 1350 volte)
"Navigo in pessime acque, Utterson; mi trovo in una posizione penosa, sì, una posizione strana, molto strana. Una di quelle che non si raddrizzano a parole". Leggo questa frase da Stevenson IL DOTTOR JECKYLL E MR. HYDE (lo leggo nella versione di Barbara Lanati, edizione Feltrinelli). Leggo questa frase e mi si salda perfettamente in un unico pensiero. Penso a come è detto bene quel "una di quelle che non si raddrizzano a parole". Chissà in inglese. Controllerò. E'  vero che esistono situazioni su cui le parole non possono nulla. Non possono campire le tristezze o le penurie. Non possono disegnare futuro. Né raccontarlo, sia pure con doti fantastiche. Non possono anticipare soluzioni. Né conclusioni. Ci sono cose che non si raddrizzano a parole.
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Di Carvelli (del 22/02/2007 @ 09:38:18, in diario, linkato 1299 volte)
Milioni di insetti ci fissano, piccole tarme rosicchiano silenziosamente il legno su cui mangiamo, mosche e zanzare volteggiano nelle nostre stanze, formiche fanno gallerie sotto di noi, uccelli ci volano sulla testa, gatti si acquattano in attesa della nostra uscita, topi scorrazzano liberamente intorno ai nostri sonni ignari.
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Di Carvelli (del 20/02/2007 @ 15:15:45, in diario, linkato 1396 volte)

Lo so che è un po' scorretto. Che è come ascoltare uno standard o un pezzo a effetto della produzione di un autore di evergreen o un hit... che, insomma, è come giocare sporco, essere troppo assertivi, dare ragione senza pensarci a chi vuoi favorire, essere adulatore di chi vorresti amare o riconquistare, cose così...Lo so, ma è come quando alle volte ti prende la voglia di risentire quel motivetto che fa così...

AMORE A PRIMA VISTA (di Wislawa Szymborska)


Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi ?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole ?
uno “scusi” nella ressa ?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta ?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra ?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia ?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
Subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

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Di Carvelli (del 20/02/2007 @ 08:50:59, in diario, linkato 1623 volte)
Forse se un giorno si disegnasse uno scenario alla Flannery O'Connor o più medievale con imbonitori che cercano di convincere che quella pozione, che quell'unguento, che quella medicina beh forse io sarei lì. Quantomeno ad ascoltare irretito. E così mi accade quando mi imbatto nei mercati in quegli imbonitori che declamano al microfono le meraviglie degli sbucciapatate. Poi magari non compro: è che mi salva la penuria (interna soprattutto) di spazio, l'odio per l'ingombro e una certa ritrosia alla conservazione (se non è accumulo disordinato, allora sì!). Stamattina ho passato il dentifricio sul parabrezza dello scooter. Credo che non mi abbia visto nessuno. Spero che non mi abbia visto nessuno. Vi chiederete: perché lavavo i denti allo scooter? La risposta è che uno mi ha detto che siccome è graffiato se ci passi un panno morbido e il dentifricio torna a brillare e si cancellano i riverberi. La parola italiana (o è solo romana?) per simili figuri è cojone. Così si dovrebbe pensare ma io ci ho risolto alcune sottili problematiche della mia vita come l'herpes. Il tutto solo per aver ascoltato un consiglio un po' fantasioso come quello di quando eri ragazzo e cadevi e ti sbucciavi il ginocchio e uno ti diceva "pisciaci sopra che disinfetta". Era un azzardo allora ascoltare simili buone pratiche? Lo è ancora adesso? Io stamattina lavavo i denti allo scooter. E mi sembra che abbia funzionato.
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Di Carvelli (del 19/02/2007 @ 09:33:20, in diario, linkato 1439 volte)

Così.

Inizia così. Con questa canzone di Bobby Womack - Across the 110th street. Per chi l'ha visto e per chi non l'ha visto inizia così il film di Tarantino, Jackie Brown. Che anche se... per me è uno dei suoi film più perfetti. Anche se, dicevo, ci sono Pulp fiction e Le iene alle spalle e un doppio Kill Bill all'orizzonte è uno dei suoi migliori film. Con un'ottima Pam Grier (oggi siamo un po' in un'atmosfera afro power) in uno dei ruoli femminili più sfaccettati che il genere ricordi anche se a Tarantino dare ruoli sfaccettati alle sue attrici sta a cuore. E che è un film noir ok lo so eppure mi è venuto da pensare a certe atmosfere di un libro che giorni fa ho mancato di citare tra i libri (di racconti) d'affezione: L'amore degli adulti di Claudio Piersanti. C'è come l'aria di qualcosa che deve cambiare al fianco all'aria di qualcosa che forse non può cambiare ed è un'elettricità bella se uno la vive bene. E a me interessa pensarla. Quali sono le tue fantasie? (è la domanda che vorrei evitare sempre come se annullasse il fatto stesso di possederle, il dirle). Senza dirlo/e è quest'atmosfera che mi fa provare una scossa. L'età, la ripartenza, la fine e il cominciamento.

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Di Carvelli (del 16/02/2007 @ 13:03:02, in diario, linkato 2749 volte)

Cito ancora dal bellissimo blog www.luxuslinguae.splinder.com

Traduttese

Dall'intervista a Giuseppe Antonelli,  italianista e autore di Lingua ipermedia. La parola di scrittore oggi in Italia, Manni Editori 2006, pubblicata su Stilos e riportata sul sito della casa editrice:

l consolidamento di un italiano che lei definisce «neo-standard» va anche nella direzione di una maggiore volontà, da parte degli autori, di essere traducibili? Che ragioni ha?
 
Oggi la stagione della lingua ipermedia è già finita. Casi editoriali –prima che critici– come Non ti muovere, Vita o, da ultimo, Con le peggiori intenzioni sembrano preludere a un ritorno all’ordine: romanzo benfatto, intreccio, personaggi e lingua tradizionale. Se si guarda alle classifiche, la sensazione è che il punto di riferimento stia diventando la lingua corretta, scorrevole, pacatamente brillante o moderatamente letterata delle traduzioni. Oggi la narrativa italiana vende di più, ma sempre più spesso la sua scrittura somiglia a quella dei libri stranieri così come li conosce il pubblico. Gli editori l’hanno capito e mi sembra di avvertire –nell’editing e prima ancora nella selezione dei testi– una forte spinta all’omologazione sul «traduttese».
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Di Carvelli (del 16/02/2007 @ 10:24:33, in diario, linkato 1356 volte)

Due raccolte di racconti. Tutt'e due belle. Tutt'e due scritte da autrici donne. Tutt'e due esplosive nel racconto del reale. Del nuovo felice ritorno alla narrativa di Carola Susani non avevo parlato per distrazione e mancanza di tempo. Ho letto questo libro in giorni dolorosi e affaccendati e quindi è finito in una sacca del cuore un po' triste e lì è finito per rimanere. Anche se con amicizia. Anche se con ammirazione. Mi piace ora leggendo il racconto che dà il titolo alla raccolta (Pecore vive) che era l'unico rimasto indietro nella lettura che si parla di quello che ho vissuto in quei giorni in cui lo leggevo. Corsie, ospedali, portantini, pigiami. E mi piace scoprire che di tutti è forse il racconto migliore. Anche se mi era piaciuto pure Cinderella. Che tipo di scrittrice è Carola Susani non so dire. Lascio ai critici la complessità e il giudizio. Per me tengo la bellezza di questa lettura e l'idea di costruire un percorso di letture, tematico. La prossima volta che vado in ospedale me lo rileggo questo racconto e lo stesso faccio se cambio orientamento sessuale avendo pensato che Appartamenti della  Lisa Ginzburg sia uno dei racconti letti sull'omosessualità più profondi e intensi. Anche se parlo da estraneo, anche se sto lì di lato. Anche se in fondo (e ritorno a Pecore vive di Carola Susani) spero di non avere mai un tumore e di rendere felici i miei e - per quanto posso - i vostri giorni. Ciao.

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Di Carvelli (del 13/02/2007 @ 14:10:38, in diario, linkato 768 volte)
"Il più delle volte scrittori non si nasce. Non potrebbe essere altrimenti. La scelta di passare ore immobili, costretti in una sedia, accumulando parole su fogli di carta, cercando di far combaciare fatti che non sono mai accaduti, entrando nella testa di persone che non esistono, ha qualcosa di innaturale". Così Tommaso Pincio iniziando la recensione de "l'uomo del banco dei pegni" di Wallant (Baldini&Castoldi)
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