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 il letto di san giovanni rotondo... di Carvelli
 
"
Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno.

Henry D. Thoreau
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 29/01/2007 @ 10:32:30, in diario, linkato 1438 volte)
"Questa porta è negra". La frase è uscita dalla bocca di una ragazzetta (14 barra 16) che scendeva a Cinecittà ("che fico che oggi non c'è scola!") davanti alla porta della metro che non si apriva e per la quale un foglio segnalava PORTA GUASTA. "Questa porta è negra" ha detto proprio così per rimarcare che non funzionava. E così ampliava il senso dell'aggettivo NEGRO aggiungendogli la voce "estens. che non va, guasta, inutilizzzabile". Sarebbe triste se si allargasse il lemma.
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Di Carvelli (del 25/01/2007 @ 17:32:27, in diario, linkato 1654 volte)

Saluto la presenza dell'amico Duccio Battistrada e del suo talento nell'antologia esordiente che ha curato Mario Desiati per minimum fax. Con un racconto (credo "quello") che serve a depistare chi sa o saprà che Duccio maneggia le parole altrimenti e altrove. Un altrove che si arricchisce  a quanto pare quindi e ci predisponiamo alla lettura di questa nuova versione del verbo battistradiano. A furia di scrivere mi è venuta la curiosità di leggerlo: sarà un buon segno!?

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Di Carvelli (del 25/01/2007 @ 14:24:50, in diario, linkato 1437 volte)

Alle prese con una verde milonga
il musicista si diverte e si estenua...
E mi avrai verde milonga che sei stata scritta per me
per la mia sensibilità per le mie scarpe lucidate
per il mio tempo  per il mio gusto
per tutta la mia stanchezza e la mia mia guittezza.
Mi avrai verde milonga inquieta che mi strappi un sorriso
di tregua ad ogni accordo mentre mentre fai dannare le mie dita... 
Io sono qui sono venuto a suonare sono venuto ad amare
e di nascosto a danzare... 
e ammesso che la milonga fosse una canzone,
ebbene io, io l'ho svegliata e l'ho guidata a un ritmo più lento
così la milonga rivelava di se molto più,
molto più di quanto apparisse la sua origine d'Africa,
la sua eleganza di zebra, il suo essere di frontiera,
una verde frontiera ...
una verde frontiera tra il suonare e l'amare,
verde spettacolo in corsa da inseguire...
da inseguire sempre, da inseguire ancora,
fino ai laghi bianchi del silenzio fin che Athaualpa
o qualche altro Dio non ti dica descansate niño,
che continuo io... ah ...io sono qui,
sono venuto a suonare, sono venuto a danzare,
e di nascosto ad amare ...

 

E' proprio così: mi accorgo di amare il mio paese nelle sue manifestazioni più maldestre, confuse, complici. Intanto è ben che dica che queste sono parole mie e non di Paolo Conte che invece mi precedono. Quelle di Alle prese con una verde milonga, un pezzo arcifamoso del 1981 che accompagnano le mie parole di oggi. Dell'oggi di un me perso tra uffici e impiegati che catalogano, attribuiscono numeri di protocollo alla vita mia e delle persone che amo. Impiegati che fanno piovere inchiostri in forma di timbro sul nostro star male, sul nostro aver bisogno. E nel frattempo un caffè, una strizzata d'occhio, un compiacimento, un aiuto, una scorciatoio, una semplificazione. Proprio quando non te lo saresti aspettato più. Ma proprio quando è il caso.

 

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Di Carvelli (del 23/01/2007 @ 09:03:14, in diario, linkato 5674 volte)
Nel sogno fumo un pacchetto di sigarette che non esistono. Fumo delle sigarette che ho comprato al tabaccaio, che ho scelte. Le ho indicate in cima ad un mucchio davanti alla cassa e le ho pagate e poi le fumo. Le sigarette sono bianche (filtro e tutto il resto). Sono avvolte in un pacchetto morbido. Di carta bianca. E ad occhio potrebbero somigliare alle sigarette del monopolio di stato meno conosciute e antiche. Tipo nazionali, n80, esportazione. Ma allo stesso tempo sembrano anche sigarette vecchie e basta. Marche che non ci sono più e che ha fumato una volta mio padre prima di decidere di smettere per non far respirare fumo ai figli piccoli. Come un fioretto. Una rinuncia. Una delle tante.
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Di Carvelli (del 19/01/2007 @ 12:45:21, in diario, linkato 1475 volte)

«Lei: Credo che potrei innamorarmi di te.
Lui: Perché?
Lei: È una cosa che sento.
Lui: Credi a tutto quello che senti?
»


«A volte pare Altan, a volte Claire Bretécher, o i Peanuts, o Calvin & Hobbes (nomi grossi): ma è sempre lei. I suoi dialoghi sono già delle strisce, su vite e lavori e amori tutti ugualmente precari.»

Queste righe le ha scritte Stefano Bartezzaghi commentando il primo libro di Rossella Messina. Che è un libro fatto per sequenze di dialoghi a volte fulminanti, spiazzanti (vedi in cima e in fondo al post). Prima che sia il 25 gennaio (data dell'arrivo in libreria) mi permetto di consigliarvelo. Io ho letto e conosco Rossella (è lei che ha curato l'editing di Letti quando lavorava in Voland). Ho letto dicevo queste e altre cose e ho anche cercato con poca fortuna di farle arrivare ad un paio di editori ma...è inutile piangere sulle bozze versate (e questo vale per noi come per tutti gli aspiranti inviatori di dattiloscritti)...quello che è certo è che oltre all'arguzia del botta e risposta (leggetevi il suo blog www.pensavopeggio.splinder.com) c'è una sensibilità di racconto che emerge anche nelle cose più naarrative della Messina che spero di cuore che trovino la luce della stampa (specie Limbo che è l'inedito che ho amato durante la fine di un'estate un po' faticosa e vuota). Ma torniamo all'oggi, anzi al domani, o meglio al 25 gennaio e diciamo che se una volta si diceva "ditelo con i fiori"...ora io direi ditelo con Pensavopeggio (e c'è da credere che forse anche Lui capirà).

Lui:

Ho deciso di venirti incontro.

Lei:

Convivenza?

Lui:

Pensavo di passare dalle tue

parti per un caffè.

• • •

Lui:

Certe volte vorrei un figlio,

altre…

Lei:

Un pallone?

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Di Carvelli (del 19/01/2007 @ 09:51:09, in diario, linkato 1316 volte)

"-Sto dicendo, Melissa, che i figli non dovrebbero andare d'accordo con i genitori. Tuo padre e tua madre non dovrebbero essere i tuoi migliori amici. Nel rapporto genitori-figli dovrebbe esserci  qualche elemento di ribellione. E' così che si definisce la propria identità individuale.
-Forse è così che definisci la tua identità, - disse lei. - Ma tu non sei certo un emblema di maturità felice".
(Le correzioni - Franzen)

L'esergo è a dire anzi a seguitare il già detto. Ovvero della capacità di un libro di mettere in campo un dissidio, un contrasto. Partiti in opposizione anche su macrotemi tutti condivisi. Idee su cui ognuno ha una sua opinione (avete presente le trasmissioni tv con tanti litigi?) ma portate avanti con onore, senza quel gusto (o retrogusto di ovvietà) che spesso lasciano i suonatori imporvvisati di tamburi.

 

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Di Carvelli (del 18/01/2007 @ 15:20:47, in diario, linkato 3721 volte)

 

E' sempre un mistero quando  una parola - non il suo solo suono - riesce a portarsi appresso la semplicità e l'assolutezza del suo senso e insieme (semplicità e assolutezza) concorrono a definire un universo personale che è pure universale. Succede così che le cose solo presentandosi (dicendo il loro nome, la parola appunto) riescono a far esplodere un senso compiuto, definitivo ma vivo. Come in questi versi di Annalisa Manstretta.

 

Mi hanno vissuto a lungo
nelle zone più alte della mente
popolazioni di montagna
chiuse in masi, stringendosi tra loro.
Portavano la grande sciarpa dell'inverno
la loro opportuna cornice
la mia dolcezza di gelo.
Venivano senza contratto
ne richiamavano altri.
Mute le mie campagne
ammiravano quella sopravvivenza difficile.
E tu guardi la tua lenta bonifica
cadendo le loro case vuote.
 
**
 
Non ho potuto venire da te.
Sto su piastrelle ordinate
su una sedia chiara,
la stagione distesa ed ampia
mi manda un benessere di cieli
un po' di fiato nel cortile senza voce.
Talvolta in questa luce escono
le mamme senza testa, s'affacciano.
I loro piccoli sono tranquilli
seppelliti sotto laghi allungati
o monti, non le vedono.
Tornano in casa
gonfiano i cuscini dei divani
preparano la cena ai bambini.
 
**
Come sono diverse le notti
Ogni posto ha la sua.
Questa è quella che scende nelle case
dove il buio ha la forma di un cubo
di stanze con la porta chiusa.
E’ quella dove il mondo si divide in due:
le cose impalpabili come l’aria e i pensieri
che abbracciano tutto
e poi le pareti, l’armadio, il letto, la lampada
che non ci sono più, ma lasciano lì sagome
come crisalidi rigide e dure.
Aria immobile con dentro gli ingombri delle cose
E anch’io, tutta compatta e solida,
mi avvicino al regno minerale,
al cemento, all’argilla, al gesso silenzioso
che stanno attorno a me, dentro i muri.
 
**
 
Adesso sono un sentiero di terra battuta
Sperduto in alta montagna
Dove, in questa stagione,
è già caduta un po’ di neve,
e non a un’ora qualunque della giornata
ma un’ora prima dell’alba
nel grande freddo prima del sole
nel grande buio
senza l’aiuto dello sguardo
che fonda le sue colonie nei paesaggi più inospitali.
Nessuno che vede, nessuno che cammina.
 
E in fretta la mia mente
Si è messa a disegnare l’immagine di una casa.
 

Da: La dolce manodopera, di Annalisa Manstretta - Moretti&Vitali, 2006

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Di Carvelli (del 18/01/2007 @ 08:41:31, in diario, linkato 1362 volte)

Dice che ho un carattere duro. Inflessibile. Che non perdono, dice. Che sono severo con me stesso e con gli altri. E che con me stesso va pure bene ma con gli altri...Dice che mi dovrei ammorbidire, essere più flessibile, più permissivo. Dice così, l'oroscopo.

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Di Carvelli (del 17/01/2007 @ 09:19:39, in diario, linkato 1426 volte)
Ancora Franzen. In una sequenza di pagine (sono ancora all'inizio) si discute dei benefici del progresso e mi colpisce quando uno (uno scrittore qui) riesce da un argomento ritrito a fare novità. Intanto perché gli argomenti ritriti sono i più interessanti. Ad esempio l'amore: con l'amore ci fai vagonate di cose e ogni volta è ritrito. Eppure vai sul sicuro. Ma se uno poi riesce a fare del ritrito novità allora è fatta. Dunque il progresso: ha fatto o non ha fatto bane all'umanità? Ha o non ha portato con sé il salto del paradigma? O ha creato nuova disillusione. "Un nonnulla rallegra l'aria" c'è scritto in un libro di un mio allievo (Roberto Cannone...chissà se scrive ancora) nel periodo in cui ho insegnato. E' bello delle volte riprendere in mano pagine che hai perduto o pagine a caso e cercare in mezzo. C'è sempre qualcosa che ti può (rallegrare, anche in una giornata tutta nuvolosa come questa) riguardare.
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Di Carvelli (del 15/01/2007 @ 16:09:27, in diario, linkato 896 volte)

sono seduta in briciole,
gli occhi accecati per pudore,
secondo le istruzioni
di un gioco di mattoni
viene inserito il pezzo.
Scosse che avvisano: i rottami
planano come foglie.

***

quando mi dormi in mente
la stanza ha il tuo profilo
ed ogni cosa un posto
come le vene.
Sei il figlio, e il piccolo animale
fermo sulla terra
annusata cercando la radice
la traccia, la coda di una promessa
che trattengo, fino a che è rotto
questo bavaglio, e il pensiero
si disegna nella linea
aperta delle nostre mani.

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