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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 05/09/2006
Canto di un'area dismessa
Lavorarono qui, qui penarono (V. Sereni)
Vedete io non sono bello (o bella dovrei dire?, non conosco il mio sesso) ridotto a sterpaglie, ruggine e amianto un interminabile muro mi copre e mi rapisce dicevo, io non sono bello come una chiesa, fiero come un castello eppure porto l'impronta della vostra vita sono qua da decenni, mi conoscete come conoscete vostro padre o vostro figlio, presenza ormai scontata, eppure sono una forza del passato terribile ma inerme pronta (ecco che divento donna) a tutto. Adesso sembrate temermi, sì, come fossi l'ultimo sforzo andato male.
Lo sforzo di quando ero viva e loro erano vivi e voi lo eravate e tutto aveva un senso, il senso. L'unico possibile e immaginabile, l'unico passabile in una vita senza centro in una vita di cemento, di fibre artificiali e inganni industriali quando bello di una vita moderna e funzionale mi ergevo alla mia condanna, e non lo sapevo, fiero di una fierezza molto anni Cinquanta - gli anni di Bartali Coppi e Mira Lanza - e morivo, e non lo sapevo, di una morte lenta e viscosa.
Un po' come fare la spesa. Biglietti tuoi o non tuoi (chissà perché chi fa la lista della spesa non è così spesso chi va materialmente a farla!) vergati con grafie incerte e non letterarie, illegibili qualche volta. Uno sull'altro prodotti, cose da avere, da comprare, che mancano, che non ci sono più. Che servono, che urgono. In fila. Gli uni sugli altri. Ecco cosa penso quando penso a "fare un elenco" ma non so a quale elenco penso. O non penso ad un elenco particolare ma alla "forma-elenco". All'idea che un campo di desideri/cose da fare/problemi possa essere tradotto in quella forma. Un elenco che non mi riesce facile è quello "delle cose a cui sono disposto a rinunciare". Per cui mi esercito con uno più facile (in fondo è estate, clima da scuole ancora non iniziate o da poco): COSE CHE VORREI. Una fetta di pane di Ceccano/una coppa di fragole di bosco, un libro nuovo, un coltello col manico di legno o d'osso, un gommone o un lettino gonfiabile (ma con un pezzo di mare), un cane da accarezzare, un gatto, un pediluvio, un asino, un pezzo di formaggio morbido, una soma, l'odore di una stalla e del suo fieno, il colore dei cieli di settembre (a mezzanotte, per un minuto), il sole (a mezzanotte), starnutire, bere, il rumore di un braccio nell'acqua, fumare una sigaretta dopo un caffè, essere invisibile o non farmi riconoscere dove mi cercano e io non voglio che mi vedano, avere otto anni, diciannove, piangere per un po', ridere per qualcosa di stupido, un'insalata con la cipolla, il sabato mattina, le torte, milano, torino e belluno (le parole), cancellare un sognoe sostituirlo con la realtà.
Il mare, la notte... Io ricordo la preghiera dei baci, Il verde delle conifere negli occhi di lei Che angeli e diavoli affollavano, finestre Della sua mente povera e plagiata Dai racconti dei miei peccati o stranezze. Conosci tu parole che penetrano il cuore? Non voglio dire basta!, è falso!, oppure addio!. Al tramonto le cose si sdraiano Come un vecchio con la pipa. Ma non c'è riposo Nell'ansia della domanda Che risuona davvero Dentro il cuore.
Questa poesia è di Roberto Varese. Altre poesie si possono leggere qui www.ilprimoamore.com/testo_223.html Poche cose. Spesso la fortuna dei lettori non è la stessa degli editori. Non sto ovviamente parlando di vendite, di ricavi, di ristampe. Sto parlando di quegli incontri casuali ma aperti, dei piccoli vasi di pandora da cui verranno cose per un po'. Spesso la fortuna dei lettori è, definitivamente, l'incontro con un testo felice. Un testo che porterà con sé altri testi (le letture di quei testi) e le sensazioni legate a quelle (letture). Non sempre un testo felice...non sempre la felicità è intonata al clamore della sua conoscenza bensì al suo segreto. Come ad un'iniziazione, il piacere di una religione, la sua meditazione (mai il suo apparato). Con la poesia questa via di accesso si rende più diretta. Con alcuni poeti è così. Con la poesia è spesso così. Vi invito a leggere PICCOLA DEA (Fazi) di Roberto Varese che a un veicolo di amicizia deve ulteriore amicizia e questo succede quando un libro non è un libro. Non solo quello, almeno.
Fotografie del 05/09/2006
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