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 Il letto di ML (particolare)... di Carvelli
 
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Non esistono terre pure o terre impure di per sè, ma solo la bontà o la malvagità della nostra mente.

Nichiren Daishonin
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 17/04/2008 @ 10:21:42, in diario, linkato 768 volte)
Una volta tanto succede anche a me. Di essere distratto, di essere irritabile, di essere intenerito, commosso, irato. Una volta tanto e tanto spesso succede anche a me. E una volta tanto di accorgermene.
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Di Carvelli (del 15/04/2008 @ 15:14:44, in diario, linkato 761 volte)
Siamo invasi da marchi sin troppo efficaci nella comunicazione, apodittici come si dovrebbe dire. Prodotti che si chiamano "seno alto" (niente a che vedere con la scuola californiana di psicoterapia), ridcell (un prodotto che sorride alla cellulite) e altri balsami anti caduta e invecchiamento. Un po' razzisticamente l'attrattiva degli uomini nei confronti delle donne viene misurata a profumi. In un video scorreva l'immagine di un esercito delle 10mila scimmie (donne bellissime, amazzoni assatanate) a caccia di profumi. Immagino che se abbiamo un orizzonte così terraterra ci sarà uno studio o una prova di efficacia comunicativa. Immagino.
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Di Carvelli (del 15/04/2008 @ 11:29:42, in diario, linkato 683 volte)
Essere lì, in un altrove distratto e inattesi come in questo film (LA BANDA). Alle porte del nulla. Dove il poco si confonde col niente in un confine labile che non è questo e non è altro, niente altro di quello che sapevi o eri. E ne ritorni uguale, di un uguale che pare nuovo. Capita spesso di essere in viaggio, in questi luoghi senza luogo e tempo che fanno del tuo viaggio una sacca di ricordi apparentemente vedovi e che solo dopo scopri resistere alla dispersione della memoria.
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Di Carvelli (del 14/04/2008 @ 14:33:04, in diario, linkato 789 volte)
Esce per i tipi Baldini Castoldi un libro da blog, blog che qui già citammo anni or sono www.grassaebella.splinder.com Il libro lo citiamo e basta per non averlo letto ma il programmatico titolo LE CICCIONE LO FANNO MEGLIO, che lascia poco all'immaginazione, ci piace ripeterlo senza fare riferimenti a persone o cose dei fatti o informate sui fatti o informate o quello che vi pare... è solo che ci piace spezzare una lancia (una lancia?) a favore della causa ... -  che brutte parole che vengono (persino quel "ciccione" argh così scolastico) - della causa "in carne". Senza compatimenti - non sia mai - ma con molta convinzione. Blog a parte e grasso in tema...sto leggendo il bellissimo libro di Amanda Davis "Mi chiedo quando ti mancherò". Com-pra-te-lo! Edizioni Terre di mezzo. Era un cambio merce, in mezzo ad una strada con un negro (un nero per chi ha ancora la versione 2.0). Un appuntamento preso il giorno prima. Lui cambia il libro e dice "Tu parole (che vorrebbe dire credo che ero stato di parola) Tu parole, altra gente no parole" (non mantiene le parole?) "Tu buono, tu occhi buoni, lo vedo". Ho pensato all'arte del commercio, alla naturale arte del commercio ...ma avevo pagato già. C'era un velo di stupore e di commozione nell'uomo anziano. Forse un po' di sincerità. Ci ho ripensato un po' dopo. E dopo. E ora.
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Di Carvelli (del 14/04/2008 @ 09:49:04, in diario, linkato 771 volte)
Ieri ho visto Into the wild. Lo sono andato a vedere come si va a vedere un film che sicuramente non ci piace. C'è una specie di conforto nel sapere che c'è qualcosa che c'indispettirà. Non per nulla è vizio praticato. Sono andato a vedere Into the wild e non mi è dispiaciuto (alle simpatiche - le più simpatiche in assoluto - valutazioni di alias il manifesto...avete presente?...aggiungerei questa scarna e odiosa ma significativa valutazione). Mi è sembrato un film troppo americano per essere gustato a pieno a tanti fusi orari di distanza e con un sistema decimale da convertire. Anche se un po' sciaquati (o esibiti) ci ho trovato i capisaldi del naturalismo di Thoreau che ho molto amato e molto amo. E questo mi è bastato per confermarmi in un'osservanza che si fa presto a perdere (in mancanza del wild). In più: mi è sembrato (forse sbaglio) che il regista non abbia ceduto alla tentazione della santificazione e abbia anzi trovato nella parabola prima vincente e poi perdente del mito selvaggio (o selvatico, lo trovo più adatto, del senso snyderiano) del suo protagonista l'equidistanza nei due casi. Il tema è e rimane quello tra i due vettori: da una parte la ubris e dall'altra parte il vedere soluzioni esterne a problemi percepiti come esterni. Penn aggiunge Dio e la luce dell'amore.
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Di Carvelli (del 14/04/2008 @ 09:41:18, in diario, linkato 780 volte)

Ecco la recensione del libro di Carola Susani uscita ieri su l'Adige di Trento.

http://www.ladige.it/giornale_online/a_giornale_index.php?DataPubb=20080327

Se dal deserto del Belice nasce un fiore
di Roberto Carvelli

È il 14 gennaio 1968, ora di pranzo. Per chi scrive è una data di nascita, un marchio indelebile sui documenti e quindi un giorno felice. Per la Valle del Belice e per la Sicilia tutta è il ricordo di un dolore. Quell'ora e quel giorno segnano la prima avvisaglia-scossa di un terremoto che nella notte a cavallo col giorno successivo porterà distruzione e morte. Il libro di Carola Susani «L'infanzia è un terremoto» (Laterza, 142 pagine, 9 euro) aiuta a ricostruire l'altra metà triste di quei giorni. Il libro-inchiesta è una viaggio, in realtà, nella ricostruzione tra l'esperienza (a cui parteciparono i genitori e l'autrice, da piccola) dei volontari di allora e i risultati di oggi di quei grandi sforzi anche ideali. Su tutti spicca Danilo Dolci (e il suo dissidio con Barbera che fa da cartina al tornasole di un separarsi sui modi che travalica quella storia e racconta l'Italia di quegli anni) ma sono molti i ricordi di baracche e giochi della scrittrice nata a Marostica, ma a Roma da anni, a fare da filo conduttore come a dire che proprio da un deserto nasce un fiore.


13/04/2008

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Di Carvelli (del 10/04/2008 @ 16:37:35, in diario, linkato 752 volte)

Ottocento di Fabrizio De Andrè +  Novecento di Paolo Conte

Cantami di questo tempo
l’astio e il malcontento
di chi è sottovento
e non vuol sentir l’odore
di questo motor
che ci porta avanti
quasi tutti quanti
maschi , femmine e cantanti
su un tappeto di contanti
nel cielo blu

Figlia della famiglia
sei la meraviglia
già matura e ancora pura
come la verdura di papà

Figlio bello e audace
bronzo di Versace
figlio sempre più capace
di giocare in borsa
di stuprare in corsa tu
moglie dalle larghe maglie
dalle molte voglie
esperta di anticaglie
scatole d’argento ti regalerò

Ottocento
Novecento
Millecinquecento scatole d’argento
fine Settecento ti regalerò

Quanti pezzi di ricambio
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
quante belle figlie da sposar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie nel mar

Figlio figlio
povero figlio
eri bello bianco e vermiglio
quale intruglio ti ha perduto nel Naviglio
figlio figlio
unico sbaglio
annegato come un coniglio
per ferirmi, pugnalarmi nell’orgoglio
a me a me
che ti trattavo come un figlio
povero me
domani andrà meglio

Ein klein pinzimonie
wunder matrimonie
krauten und erbeeren
und patellen und arsellen
fischen Zanzibar
und einige krapfen
frùer vor schlafen
und erwachen mit walzer
und Alka-Seltzer fùr
dimenticar

Un piccolo pinzimonio
splendido matrimonio
cavoli e fragole
e patelle ed arselle
pescate a Zanzibar
e qualche krapfen
prima di dormire
ed un risveglio con valzer
e un Alka-Seltzer per
dimenticar.

Quanti pezzi di ricambio
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
quante belle figlie da sposar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie nel mar.

___________________________

Dicono che quei cieli siano adatti
al cavalli e che le strade
siano polvere di palcoscenico
Dicono che nelle case donne pallide
sopra la vecchia «Singer» cuciano
gli spolverini di percalle,
abiti che contro il vento stiano tesi
e tutto il resto siano balle,
vecchio lavoro da cinesi… eh… eh…
Dicono che quella vecchia canzoncina
dell’ottocento fa sorridere
in un dolce sogno certe bambole
tutte trafitte da una freccia indiana,
ricordi del secolo prima, roba di un’epoca lontana,
epoca intravista nel bagliore bianco
che spara il lampo di magnesio
sul rosso folle del manganesio.. eh… eh…
Indacato era il silenzio e il Grande Spirito,
che rellentava la brina, scacciava
i corvi dalla collina…
come una vecchia cuoca in una cucina
sgrida i fantasmi del buongustai
in una lenta cantilena…
Lasciamo stare, lasciamo perdere, lasciamo andare
non lo sappiamo dov’eravamo
in quel mattino da vedere… eh… eh…
Dov’eravamo mai in quel mattino
quando correva il novecento
le grandi gare di mocassino…
lassù, sui palcoscenico pleistocenico,
sull’altopiano preistorico
prima vulcanico e poi galvanico…
dicono che sia tutta una vaniglia,
una grande battaglia,
una forte meraviglia… eh… eh…
Galvanizzato il vento spalancava
tutti i garages e liberava grossi motori entusiamati…
la paglia volteggiava nell’aria gialla
più su del regno delle aquile
dove l’aereo scintilla…
l’aereo scintillava come gli occhi
del ragazzi che, randagi,
lo guardavano tra i rami del ciliegi… eh…eh…

 

 

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Di Carvelli (del 10/04/2008 @ 09:33:23, in diario, linkato 714 volte)
Mi sono svegliato con la parola "togo" in mente e con rincrescimento. Mi risuonava "tooogo" (credo si debba pronunciare così) e "toghissimo" ma con una piccola scossa di fastidio, un brivido di freddo, un disappunto. Che cos'è successo ieri? Non so dire. Passano ore senza attenzione e anche a starci attenti non te ne accorgeresti: che passano, che vanno, che non riesci a tenerle. E con rincrescimento anche questo: questo passare inflessibile. Eternarsi è forse dei morti, solo loro. Con collaborazioni: dei biografi, dei preti, dei buoni propositi.
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Di Carvelli (del 09/04/2008 @ 16:54:41, in diario, linkato 830 volte)

L'altro giorno il poeta e non solo Majorino compiva ottant'anni

Tu che guardi...

tu che guardi
la purezza delle cose
la loro sicurezza
tu che guardi
alterata dall'ignoto
che fa da tuorlo al corpo
pure porgendo il profilo inviti a qualcosa
d'intensamente stabile e fluttuante
quindi con la voce battezzante
nomini dividi esponi l'ombra
sorella misteriosa
persona corporale più ricca di ogni cosa


Giancarlo Majorino (da: Autoantologia)

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Di Carvelli (del 09/04/2008 @ 10:49:33, in diario, linkato 693 volte)

Tutta la vita davanti (ieri): brava la Ragonese e bravo Germano. Spendo ancora due parole per Non pensarci. Avete presente quell'impressione di naturalezza, scioltezza che ti fa dire: questi si sono proprio divertiti sul set! Così deve essere stato. Come se fosse venuto tutto facile. Persino una piccola parte come quella della Murino o di Briguglia o di Abbrescia risultano non camei ma di una dignità tipica dei personaggi secondari che - lo diciamo spesso - ci piacciono quasi quanto o più dei protagonisti, malati come siamo di secondarietà. C'è in tutto il film quel vuoto speciale (carico di premesse conseguenze) che hanno i momenti storti (nel senso di sbilanciati non brutti) dell'esistenza. Quando - linea d'ombra - la giovinezza è andata e la maturità stenta a presentarsi bene, coi suoi indubbi ma indefinibili o definitivi vantaggi. Uno spaccarsi del suolo esistenziale talmente perfetto nella sua assenza d'acqua da meritare nuova secchezza. Accadeva altrettanto ieri, a mille passi cinema-casa, appena spiovuto, con un cetriolo nella tasca 40 centesimi, tutti i negozi chiusi, qualche o nessun pensiero.

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